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GLI U'WA PRONTI A TUTTO
Francesca Caprini per Left
[08/04/2010 21.08.49]



CUBARA', AVAMPOSTO DELLA CIVILTA'

Cubarà è una cittadina ai limiti del resguardo unido, il territorio degli indigeni U'wa, nel nord est della Colombia. Quattro strade polverose, dieci posadas, una scuola. Ma è il centro di passaggio della regione di Boyacà: nell'unica via asfaltata, un andirivieni di camion dalle vite più o meno fortunate. A due passi c'è il Venezuela, tutt'intorno il verde smeraldo della foresta equatoriale.

In città il verde è ben altro, quello dell'esercito. Cubarà è militarizzata. “Da tre anni il numero dei soldati è aumentato”, ci spiega Sara Mogollon, insegnante e sindacalista, attiva nei programmi d'insegnamento speciali per le scuole indigene.

Il “così” di Sara sono picchetti militari, mitra spianati, blocchi stradali e perquisizioni. Noi che arriviamo dalla vicina Saravena, dove c'è il piccolo aereoporto militare, vieniamo fermati quattro volte: ad ogni alt, controllo bagagli e documenti, domande, sguardi obliqui.

Cubarà è il segno tangibile della tolleranza zero contro la guerriglia del presidente colombiano Alvaro Uribe: una bandiera politica che ha volteggiato in abbondanza durante i suoi due mandati - l'ultimo dei quali terminerà con le elezioni del 30 maggio, dopo che il suo progetto di rielezione è stato bloccato dalla Corte Costituzionale – ma anche ferocemente criticata. Con il programma “sicurezza democratica” , Uribe ha fatto accordi con le Autodefensas Unidas de Colombia e in parte con l'Esercito di Liberazione Nazionale. Ma ha fallito clamorosamente con le FARC, ostili alla sua alleanza con gli Stati Uniti. Una postura politica che gli oppositori interni definiscono “guerrista”. E che il nemico di sempre, il presidente venezuelano Hugo Chavez, tacciava nel 2007 con dure parole: “La Colombia non ha sentimento umanitario, né volontà di pace. E' terribile quando l'inumanità diventa governo”. Era appena sfumata una sua mediazione per la liberazione di alcuni ostaggi.

Le montagne coperte dalla vegetazione equatoriale che circondano Cubarà sono l'habitat naturale di Farc ed Eln: due guerriglie che da più di mezzo secolo insanguinano la Colombia, e che oggi traducono i loro distorti discorsi rivoluzionari in narcotraffico, omicidi e sequestri, e con picchi di violenza inaudita come l'episodio che mentre stiamo scrivendo ha guadagnato le prime pagine dei giornali: 10 morti per un'autobomba, un ragazzino usato come kamikaze.

Boyacà, la regione di Cubarà, e più in generale tutta la zona nordestina, sono un serrato riassunto delle facce più dure della Colombia. E pensare che a Boyacà il 7 agosto 1819 Simon Bolivar vinceva la battaglia decisiva e veniva eletto primo presidente della Repubblica di Gran Colombia.

IL “KAJKA IKA”: UN PARADISO ALL'INFERNO

Qui non manca nulla: guerriglie, narcotraffico, militarizzazioni controverse sulla scia del Plan Colombia, per molti null'altro che la longa manu armata degli Usa.

L'obbiettivo è unico: una ricchezza incalcolabile di petrolio, gas, minerali, preziosi, acqua, terra. Bocconi prelibati per multinazionali di mezzo mondo. Cartelli industriali e finanziari che hanno complicato la topografia della zona, portandosi dietro paramilitarismo e desplazamentos forzati di tutti coloro che sono un impedimento al diktat imperante, il profitto.

Questo intreccio di guerre, droga e mercato che ogni anno fa decine di morti e feriti, lambisce ed attraversa il Kajka Ika, il territorio sacro della popolazione indigena locale, gli U'wa: 220.500 ettari circa di una purezza quasi intatta, dal '91 riconosciuti legalmente come resguardo unido U'wa. Fa sorridere che Cubarà,appena fuori il resguardo, sia considerato l'ultimo avamposto della civiltà.

Per incontrare l'antico popolo U'wa bisogna aspettare il responso dei werjayà, i saggi del popolo che vivono sulle montagne. E poi quello del cabildo mayor, la massima autorità politica. A Cubarà, dove ci fermiamo alcuni giorni prima di entrare nel resguardo, non veniamo mai lasciati soli. I werkajà hanno raccomandato prudenza. Gli eserciti guerriglieri pattugliano i dintorni, e si combattono l'uno con l'altro. Ed è ancora fresco il ricordo dei 3 volontari statunitensi ammazzati dalle FARC – l'esercito guerrigliero delle Forze armate rivoluzionarie colombiane – nel 2001, fra cui Terence Freitas, coordinatore della campagna “La cultura con principios no tiene precio” in difesa del popolo U'wa.

IN DIFESA DEL PLANETA AZUL

Siamo pronti ad un nuovo levantamento del popolo in resistenza”.

Il cabildo mayor del popolo U’wa è riunito al completo nella sede di latta e mattoni nel centro dell’abitato di Cubarà. La pioggia batte sulle lamiere del tetto con meditata forza. La stagione bagnata, in questa zona della Colombia che lambisce l’equatore, dura praticamente metà dell’anno. Rinvigorendo ogni giorno la vita di una foresta multiforme che pare infinita e di cui si sente costantemente la presenza.

Nuovi megaprogetti stanno minacciando il resguardo. Per questo stiamo tornando ad organizzarci. Il governo ha cambiato tattica, prova a dividerci con la corruzione, con le regalie. Ma sa che gli U'wa non negoziano. E che mai si arrenderanno”.

Gilberto Cubaria, presidente del cabildo mayor, che rappresenta le 17 comunità di questa popolazione indigena che oggi conta 6200 persone, non usa giri di parole. ”Se il territorio U'wa verrà violato, ci batteremo per difenderlo. Noi lotteremo per la Madre Terra fino a che non rimarrà uno solo di noi”.

Chi conosce la storia di questo popolo che dieci anni fa riuscì con la forza della propria missione ancestrale a scacciare una delle multinazionali del petrolio più imponenti, la statunitense Occidental Petroleum Inc – Oxy per gli “amici” - sa bene che gli U'wa non scherzano. La loro visione è limpida: loro sono Kajkrasaq Ruyina, i guardiani della terra. E' così da sempre. E finchè loro sopravviveranno, sempre sarà così.

A pochi passi dal cuore del mondo, ecco dove siamo. Il territorio U'wa è il centro del Pianeta Azzurro, la Madre Terra. E' creato da Sira, il dio sole. La raffinata cosmogonia lo colloca in equilibrio fra un mondo sovrastante ed uno sottostante. Una burocratica legislazione lo ha invece diviso amministrativamente fra 5 province, Arauca, Boyocà, Santander, Norte di Santander e Casanare.

Il resguardo, meno del 20% di quello che fu il territorio degli U'wa, si arrampica sulla parte nord della Cordillera Orientale colombiana. Un tempo si estendeva fino alla Sierra Nevada di Merida, confinando con il popolo Bari al nord, e i Sikuoani al sud.

Una terra che sa di primordi, che viene ringraziata e curata con riti e premure: gli U'wa quasi non cacciano e coltivano poco. Questo giardino ancestrale che include 4 microclimi – dalla foresta equatoriale con palme e grandi agave, fino ai prati radi ai piedi del nevaio del Cucuy – è molto generoso. Grandi quantità d'acqua lo attraversano con fiumi e torrenti pescosi. E un numero davvero considerevole di commestibili piante spontanee.

L'hortigo è la nostra carne ”, dice Daris, mentre strappa con sapienza una pianta simile alle nostre ortiche, che scova in mezzo ad un groviglio di tante altre. “Gli U'wa quasi non cacciano. Kakina è lo spirito delgi animali e si arrabbia”. Daris Cristancho è della comunità U'wa di Bachira, una delle più lontane. E'quella che si dice una leader, impegnata da anni per il suo popolo e per i diritti delle donne indigene. Assieme a Berito Kowaria, il viso internazionalmente riconosciuto della lotta degli U'wa e premio Goldman nel Daris partecipa a numerosi incontri internazionali. Ma poi torna sempre qui, nella sua terra e dai suoi cinque figli. “Mia nonna quando ero piccola mi aveva detto che io avrei difeso il mio popolo, e questo sarebbe stato il mio destino”. Con lei percorriamo il sentiero verso la comunità di Fatima, dove ci aspettano per un rituale. La natura è potente, le scimmie araguaro urlano d'amore fra gli alberi, i torrenti sono trasparenti e l'acqua è buona. Daris rompe quella specie di ipnosi. Getta lo sguardo lontano e ricorda: “Passavano elicotteri e c'erano i lacrimogeni. A decine siamo stati arrestati e picchiati. Mi ricordo i fratelli uccisi. Mi ricordo le madri che piangevano. Ora nuove battaglie ci aspettano. Guarda le montagne, non si vedono: questa nebbia perenne le copre. E' el micero del gas che brucia notte e giorno. E il cielo da mesi non è più lo stesso”. “Ecco perchè il cabildo mayor è sul piede di guerra: la colombiana Ecopetrol, che non ha mai smesso di proseguire con le attività estrattive, ha nuove mire sul resguardo, fra cui un gasdotto. La vittoria planetaria che gli U'wa ottennero contro la Oxy, che lasciò a Ecopetrol il proseguimento delle esplorazioni petrolifere non è bastata? Pare di no. Eppure, la lotta degli U'wa fece storia.

RIOWA, IL SANGUE DELLA TERRA

Nel '92 la multinazionale Occidental Petroleum tenta di affondare i denti nel territorio indigeno U'wa nel Blocco Samoré: un miliardo e mezzo di barili di petrolio è la promessa, e tre anni dopo, attraverso la risoluzione 0788, l'allora ministro dell'ambiente Juan Mair dà il premesso di scavare il primo pozzo Gibraltar 1.

Gli U'wa insorgono disperati: il petrolio è il sangue della terra, estrarlo è un delitto. Il governo colombiano, che partecipa con quote azionarie all'affare attraverso la locale Ecopetrol, manda 5000 soldati a fronteggiare 5000 indigeni seminudi e disarmati: è un macello. Una bambina di quattro mesi muore asfissiata, 3 ragazzini annegano nel Rio Cubucòn mentre fuggono da un attacco stile Apocalyps Now. Undici Guahibos, indigeni giunti in appoggio alla causa degli U'wa, spariscono nel nulla, così come una neonata, strappata dalle mani della madre mentre viene arrestata. E' l'11 febbraio del 2000. Il durissimo scontro va avanti nei mesi successivi a suon di arresti, trasferimenti coatti, violenze, ma anche un'imponente campagna mediatica che allerta l'attenzione internazionale. Questo pugno di indigeni analfabeti resiste e affronta da una parte uno dei colossi finanziari più agguerriti, dall'altra un governo cinico che non riconosce i loro diritti sanciti dall'articolo 7 della Costituzione. Il petrolio è la linfa vitale. Stanno ammazzando nostra madre”, dicono gli U'wa. Minacciano pubblicamente il suicidio collettivo. L'avevano già fatto per non vivere da schiavi dei conquistadores: si decimarono buttandosi da una rupe. Il luogo è ricordato come il Peñón de los muertos, e il fiume, raccontano, deviò il suo corso per la mostruosa montagna di corpi umani.

Nel 2000, delegazioni internazionali – anche italiane – partono alla volta di questo angolo un tempo disconosciuto della Colombia, e sfidano governo e guerriglie per partecipare alle manifestazioni pubbliche contro la Oxy.

U'wa si, Oxy no!”

Diventa questo lo slogan gridato nelle tante marce. I contadini di Arauca solidarizzano e bloccano più volte l'intera regione.

Il saldo di anni di resistenza è alto. Gli U'wa si appellano alla Corte Interamericana dei Diritti Umani e citano lo stesso Stato colombiano: è il 2002. Vinceranno. La Oxy si ritira, cedendo i propri diritti alla Ecopetrol. In quei giorni, i media alternativi di mezzo mondo, battono le parole di Berito Kuwaria, allora presidente del cabildo: “Siamo tutti figli della terra”.

Berito vinse il Premio Goldman. Quando lo andiamo a trovare, ci accoglie con il suo largo sorriso e gli occhi posseduti da sciamano: “Hermanitos, siete tornati!”, ci dice. “Guardate, questi sono i miei dollari!”, e indica la fila di bambini che alla spicciolata stanno arrivando alla sua capanna. Berito vive con la famiglia allargata e una moltitudine di animali di ogni grandezza ed età. Ha sofferto di tubercolosi e ha superato la cinquantina – sull'età le notizie sono discordanti. La sua casa sta in piedi per qualche miracolo. Il Premio Goldman – 125 mila dollari – lo ha regalato. “Questi sono i miei dollari!”, e quasi canta. I bambini – insieme alle madri e ai padri, che sopraggiungono - sono pronti per il rito che prevede il nostro battesimo come membri del popolo U'wa. Poi la notte balleranno e canteranno nenie antiche come il mondo, che solo l'oralità tramandata fra generazioni permette di far sopravvivere.

Il caso degli U’wa, contro lo stato colombiano e la multinazionale petrolifera Oxy è stato esemplare :mai prima di allora una popolazione indigena era riuscita in Colombia a dare tanto risalto internazionale ad una lotta, ad utilizzare tanti strumenti giuridici e ottenere l’appoggio e la visibilità della stampa. In più, la loro lotta ha fatto da detonatore per mettere in crisi il rapporto fra stato, multinazionali e popolazioni tradizionali, che per la prima volta prendono coscienza dei propri diritti e del proprio potere, riuscendo come mai prima a discutere le prorpie istanze da una posizione privilegiata, impedendo la costruzione di un megaprogetto devastante.

Ecco perchè quando il presidente dell'Assouwa Gilberto Cobaria parla di levantamento, vuol dire solo una cosa: che sta succedendo qualcosa di grave.

I MEGAPROGETTI

I megaprogetti di cui parla sono principalmente tre. La colombiana Ecopetrol non ha mai smesso di proseguire con le attività estrattive. Pur sfiorando il resguardo, vi entra sotterraneamente. Il nuovo Gibraltar 3 si trova in un luogo considerato sacro. Si parla della costruzione di un gasdotto.

Il secondo progetto è la costruzione di un'autostrada che dovrebbe segare in due il territorio U'wa: è la carretera binacional fra Venezuela e Colombia. Infine, il Parco Nazionale del Cucuy.

Per noi Parco nazionale sa di buono. Non in Colombia, dove un progetto di “ecoturismo” prevede un ampliamento del Parco nel territorio U'wa. Il Cucuy è il cuore del territorio, la parte più sacra. Secondo gli U'wa, non si può nemmeno calpestare. Secondo il governo, ci si dovrà costruire una funivia.

“Questi progetti si portano dietro la militarizzazione del territorio. Uomini armati attraversano continuamente il nostro territorio con i loro pensieri di morte”, spiega Daris.
L'Asouwa, la associazione delle autorità tradizionali, rimarca che la posizione degli U'wa è: no alle perforazioni, no all'estrazione di qualsiasi ricorso naturale, no alla violazione del territorio ancestrale. La campagna internazionale
“La cultura con principios no tiene precio” , partita nel '96 alla prima audiencia por la vida chiasmata dagli U'wa, continua il suo cammino.

Il nostro viaggio prevedeva l'appoggio politico agli U'wa, ma anche pogetti con le donne: la costruzione di una sartoria e una farmacia indigena a Cubarà. “I fratelli U'wa che vivono qui o che arrivano in città per barattare il cibo o le chakara (le borse di fibra, bisacce di valore culturale e spirituale), hanno bisogno di trovare i loro medicamentos. Sono anche aumentati i morsi di serpente: servono l'antidoti, che sono costosi”. Forse siamo suggestionati, forse la magia di questo popolo è vera, forse noi l'abbiamo solo sepolta da qualche parte. Ma facciamo uno strano collegamento: i morsi dei serpenti che aumentano. Il pozzo Gibraltar 3, nella vereda Cedeña, ha violato il luogo per la cura delle malattie. In particolare, dei morsi dei serpenti.


 

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Ultimo aggiornamento
23.10.2012 ore 20.44
AGENDA
Le nostre iniziative
ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità

In un momento storico di attacco alle risorse della Madre Terra, le donne a vari livelli ritornano al centro della politica come nuove parole ed antiche pratiche in difesa della vita. L'acqua, oggetto di privatizzazioni e violenze, diventa un paradigma della vita svenduta agli interessi di pochi. La difesa di questo elemento diventa a sua volta la proposizione di una visione alternativa della produzione, della partecipazione, della gestione dei beni comuni.

Che richiama anche antiche ritualità, quando il femminile si fonde con il significato stesso del ciclo generatore della Natura.

ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità, che verrà presentato a Trento dal 25 al 28 ottobre 2012, fa parte di una delle attività proposte dal gemellaggio di due gruppi di ricerca teatrale: una italiana la Bottega Buffa CircoVacanti di Trento e una brasiliana la Cia Buffa de Teatro di Salvador Bahia.

Insieme a Yaku ed altre realtà trentine, per tre giorni affronterà questa tematica da diversi punti di vista - culturalu, politici, sociali- insieme a molti compagni di viaggio e con la partecipazione straordinaria di Ekedy Sinha, rappresentante del Terreiro Ilê Axé Iyá Nassô Oká–Bra.

Giovedì 25 alle ore 16.30, con ACQUA MATER, tavola rotonda presso l'Università di Lettere e Filosofia di Trento (Via Tomaso Gar, 14 ), parleremo di acqua partendo dal ruolo delle donne in tre paesi chiave: Brasile, Colombia, Mozambico, fra solidarietà, territori di conflitto e megaprogetti, come la diga di Belo Monte in Brasile.

Un confronto che vede anche noi, donne europee ed italiane, al centro di un movimento di presa di coscienza delle nostre responsabilità. A partire dalla dichiarazione delle donne del mondo, presenti al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Marsiglia.


Firenze 10+10

A dieci anni di distanza da quell'enorme spazio di discussione e dibattito aperto che fu il primo Forum Sociale Europeo, reti, gruppi e movimenti fiorentini hanno avviato un percorso inclusivo per costruire nella città un appuntamento con cui rimettere insieme legami, riflessioni e azioni intorno alla costruzione di un'Europa sociale e dei beni comuni, come risposta alla crisi economica, sociale, ambientale e di democrazia in cui siamo immersi.

Questo evento si svolgerà nell'arco di quattro giorni nel prossimo mese di novembre e vi troveranno spazio attività autorganizzate e incontri di convergenza finalizzati al lancio di azioni e campagne europee e del bacino del Mediterraneo.

Ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che vogliono contribuire a costruire e progettare insieme il percorso collettivo verso Firenze 10 + 10, alle donne e agli uomini che furono con noi protagonisti del FSE del 2002, ma anche a tutti i gruppi e i soggetti sociali che si sono affacciati sulla scena nazionale ed internazionale nel corso dei dieci anni trascorsi: insieme abbiamo davanti un altro decennio di lavoro comune. A tutti chiediamo di aderire alla costruzione di Firenze 10 + 10 portando il proprio contenuto di azione e le reti di relazioni con cui ciascuno opera, indirizzato anche all'organizzazione di eventi preparatori di avvicinamento.

E' un grande impegno che ci aspetta ma anche una sfida attraente: ricostruire uno spazio di discussione e azione in una fase in cui sui territori si manifestano gli effetti dei tanti volti della crisi, ma dove si attivano anche numerose forme di conflitto sociale e di proposta alternativa, capaci di assumere anche dimensioni di massa; lo dimostrano, ad esempio, l'affermazione al referendum del 2011 sull'acqua, la rete di opposizione alle grandi opere inutili, il diffuso contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Sul sito www.firenze1010.eu, si possono trovare tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, per conoscere luoghi e tempi degli incontri preparatori e per contribuire ai gruppi di lavoro a cui tutti possono fornire il loro apporto: programma; logistica; partecipazione e accoglienza; comunicazione; risorse.

Comitato promotore di “Firenze 10 + 10”

Contatto: info@firenze1010.eu


1 OTTOBRE ORE 13.30 CONFERENZA STAMPA / ORE 15.30 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

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Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25 Justicia y Paz en Italia

Los bienes comúnes entre conflicto y solidaridad 

Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25, el sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, secretario ejecutivo de la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz de Bogotá, estará presente en varias reuniones en el departamento  Trentino de Italia


Università estiva di Attac;

Università estiva di Attac: “Buttiamo a mare i mercanti!”

FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


SPICCHI D'ACQUA
Hidronotizie dall’Italia
No Eni? NO Party!

Da alcuni giorni sul programma del Forum sulla Cooperazione che si terrà il 1 e il 2 ottobre a Milano campeggiano gli sponsor dell’iniziativa, attesa da molti come uno spartiacque per la rinascita dell’aiuto allo sviluppo italiano. Tre società sono note a tutti: Microsoft, Banca Intesa e soprattutto Eni. 


Roma non si vende

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.


Vicenza: NO alla base militare

Vicenza i No dal Molin tagliano la rete della base, entrano nell'area facendo molte scritte sulle costruzioni e attaccando striscioni.


"Roma non si vende!"

L'ampia coalizione di associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali che ha lanciato nelle scorse settimane la campagna cittadina di informazione e mobilitazione contro la manovra di bilancio della Giunta Alemanno, ha sottolineato durante la conferenza stampa tenutasi alle 15.30 di oggi in Piazza del Campidoglio, la gravità della scelta, di responsabilità del gabinetto del sindaco Alemanno, di vietare al corteo in programma per il prossimo sabato 5 di maggio l'arrivo in Piazza del Campidoglio.


In Abruzzo si ripubblicizza!

L’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “ la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda pubblica di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale” .

 


La Radio del CSO Bruno!

http://centrosocialebruno.it/node/17680


venerdì 23 febbraio conferenza stampa a Dolomiti energia

 

Per il lancio dell’importante iniziativa di martedì 28 febbraio, ovvero l’autoconvocazione cittadina presso il Consiglio Comunale di Trento,  il Coordinamento trentino Acqua bene Comune sul tetto di Dolomiti Energia!

 


 


la val di Susa inondata di colore
Una folla di oltre 75.000 persone ha marciato da Bussoleno a Susa sabato scorso, in un pomeriggio assolato e ventoso, quasi estivo.

No alla grande Multiutility del nord

Leggiamo con preoccupazione il rapido delinearsi della grande Multiutility del nord, di cui l'integrazione di Iren e A2A, sponsorizzata da Fassino, Tabacci è il primo passo.

 


Al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua il Premio Personaggio Ambiente 2011!!!!

OJOS INQUIETOS
Sguardi sull’america latina
Terremoto Colombia

Il 30 Settembre 2012 forte scossa in Colombia fortunatamente molto profonda

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Central Hidroeléctrica Neltume en Panguipulli,

Representantes de las comunidades mapuche huilliche afectadas por el proyecto Central Hidroeléctrica Neltume que la transnacional Enel-Endesa proyecta instalar en Panguipulli, concurrirán a las embajadas de Italia y España este este Viernes 18 de Mayo a las 10:00 horas para entregar una solicitud a los respectivos Estados para que la empresa de capitales Españoles e Italianos desista de la construcción de la central hidroeléctrica

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Argentina, Cordoba: agua derecho fundamental

Reclamo por agua potable en Cañada Larga: La municipalidad de mina clavero aprovisiona  en camiones "agua no apta para el consumo humano", osea agua de pozo sin tratar , donde muchas familias la terminan consumiendo por no contar con otra opcion con los riesgos de salud que esto conlleva...

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rassegna stampa di Stop Enel 30 aprile a Roma

“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave

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Miles marchan por el Agua en Ecuador

"A mí no me diste, a mi no me diste, todo el Oro que a la China diste, luego me engañaste, luego me mentiste, con la derecha amaneciste… con las mineras amaneciste"

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MARCHA PLURINACIONAL POR EL AGUA, LA VIDA Y LA DIGNIDAD DE LOS PUEBLOS

In Ecuador dall'8 marzo, dai quattro punti cardinali del Paese: verso Quito per l'Acxqua e la vita.

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El Quimbo inundará seis municipios del Huila

Para construir la hidroeléctrica de El Quimbo, en el Huila, será necesario inundar un área mayor que el tamaño de Pereira. La obra, según sus opositores, se construirá a costa de diversas alteraciones y cambios sociales, ambientales, económicos y culturales, a seis municipios: Gigante, El Agrado, Garzón, Tesalia, Altamira y Paicol; cubriendo un total de 8.586 hectáreas que serían inundadas.

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LA TIERRA, EL AGUA Y LA RESISTENCIA

Lo que está sucediendo en América Latina en relación con los bienes comunes (agua, tierra, biodiversidad) es algo más que una sucesión de conflictos locales. Por momentos la intensidad de los enfrentamientos da la impresión de que marchamos hacia una conflagración general, que por ahora tiene expresiones locales y regionales, pero que se repiten en casi todos los países.

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INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA

l 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9.

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FINALMENTE PIOVE, MA IN TANTE CASE PALESTINESI MANCA L’ACQUA

a scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

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