INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA
Gaia Capogna
Il 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9. Partirà dalle lagune della sierra cajamarchina che rischiano di scomparire se si realizzerà il progetto d’estrazione di oro chiamato Conga, voluto da un consorzio il cui maggior azionista è la multinazionale statunitense Newmont Mining Corporation, 51,35% delle azioni, l’impresa di produzione di oro più grande del mondo; fanno parte del consorzio anche la Compagnia Buenaventura , 43,65 %, del gruppo peruviano Benavides, e la CFI – Corporación Financiera Internacional, 5%, istituzione affiliata alla Banca Mondiale.
La Marcia, dalle lagune andine minacciate dal progetto, si recherà alla capitale di Cajamarca dove è prevista una fortissima adesione, passerà per Choropampa, località dove si continua a morire e la maggioranza dei bambini nasce gravemente malata per l’intossicazione da mercurio dovuta alla fuoriuscita, il 2 giugno del 2000, di 151 chili di mercurio allo stato puro, durante un trasporto dalla miniera Yanacocha a Lima, fatto per cui nessuno ha dovuto rispondere davanti alla legge (vedi: Choropampa El Precio del Oro Ocho años después, Choropampa, el precio del oro parte 2-Ernesto Cabellos su youtube) e seguirà lungo la costa attraversando città, paesi e piccoli insediamenti, da dove via via si uniranno alla marcia sempre più persone.
Nelle altre zone del Perù, centro, sud e selva, ci saranno mobilitazioni locali, e da ognuna di queste zone partirà una delegazione per ricevere a Lima, il 9, i partecipanti alla marcia. La marcia non è organizzata da nessun partito politico né dalle tre Confederazioni Contadine del Perù. L’idea è partita da Marco Arana[1], prete da tempo impegnato in prima persona nelle lotte ambientali della zona di Cajamarca, e subito accettata con entusiasmo dal Frente de Defensa Ambiental de Cajamarca e da gran parte della popolazione ed organizzazioni sociali della zona, contadini, studenti, impiegati, intellettuali, uniti dal rifiuto per il nuovo progetto d’estrazione di oro nella loro regione, che finirebbe di distruggere quello che rimane da distruggere dopo 19 anni di devastazione ambientale, avvelenamento delle acque, disgregazione sociale, morti, feriti e contaminati tra la popolazione, il tutto dovuto all’attività della potentissima Empresa Minera Yanacocha, chiamata abitualmente Yanacocha-Newmont.
La lunga triste storia della miniera Yanacocha a Cajamarca
L’Empresa Minera Yanacocha RSL, questo il nome del consorzio, iniziò la sua attività a Cajamarca nel 1992, ed iniziò subito male, comprando le terre dei contadini poverissimi della zona a prezzi irrisori, o espropriandole con l’inganno. Prende il nome dalla laguna Yanacocha (negra laguna) sotto alla quale si trovava l’oro, e che ora non esiste più.
Nel 1993, ad esibire con orgoglio la prima barra d’oro estratta della miniera Yanacocha, fu l’allora presidente del Perù Alberto Fujimori, oggi in prigione per scontare una condanna di 25 anni per gravi violazioni dei diritti umani. Già nel 1999 l’ingegnere Reihnard Seifert, allora presidente del Patronato Culturale di Cajamarca, denunciò pubblicamente l’alto tasso d’inquinamento dell’acqua potabile, ma nell’indagine che seguì le responsabilità della Yanacocha-Newmont furono prima sminuite, e in seguito il processo venne archiviato. Nel corso del tempo si sono succeduti una quantità inverosimile di soprusi per i quali Yanacocha non ha mai risposto: dalla devastazione portata alla cittadina di Choropampa, dove morti, ciechi, malati cronici per intossicazione di mercurio non si contano più, perché sono tuttora, dopo 12 anni dai fatti, il 70% della popolazione, alla dimostrazione, dopo ripetute analisi specialistiche, della presenza di dosi massicce di alluminio, zinco, arsenico ed altri materiali pesanti nel sottosuolo, nelle acque di vari fiumi e nelle viscere dei pesci. Cosa tutto questo abbia potuto rappresentare per la salute della gente e per l’agricoltura della zona è facile immaginarlo, anche tenendo presente che Cajamarca è una delle zone più povere del Perù, dove il 77% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il 55,8 di questa, in una situazione di povertà estrema.
La miniera Yanacocha si trova a soli 48 chilometri a nord della città di Cajamarca, ha 5 impianti d’estrazione a cielo aperto, ed è la più grande miniera di oro dell’America Latina. Il suo giro d’affari e la sua potenza manipolatrice sono immensi, ma quando nel 2004 decise lo sfruttamento del monte Quilish, che nella sua parte più alta dista solo 8 chilometri dalle fonti di acqua potabile e fa parte di un ecosistema molto fragile che, se danneggiato, avrebbe comportato gravi conseguenze per 15.000 contadini della zona e 120.000 abitanti della città, i contadini reagirono con forti azioni di protesta, appoggiati dalla cittadinanza, e li progetto fu annullato.
Non finirono però gli irrevocabili danni all’ambiente nella totale indifferenza del consorzio, che ha sempre dichiarato di rispettare gli standard di sicurezza ambientale e di far progredire la regione, malgrado lo stesso New York Time abbia pubblicato il memorandum su Yanacocha di Lorenzo Kulander (ex vice-presidente della Newmont), diretto a Wayne Murdy, massimo rappresentante della Newmont, in cui Kulander ammette di aver constatato, nel corso di un viaggio in Perù con una equipe di dirigenti della Newmon, che lì non operavano usando gli stessi standard di protezione ambientale che adoperano negli Stati Uniti. In previsione del futuro esaurimento della miniera Yanachoca, la Newmon vuole iniziare lo sfruttamento di altre montagne limitrofe, da qui il tentativo d’esplorazione del Charachugo, a cui i contadini reagiscono con blocchi stradali e fortissima determinazione, che porteranno a scontri con le forze di sicurezza private dell’impresa, in cui rimarrà ucciso un contadino.
Recentemente Yanacocha – Newmon decide lo sfruttamento di un nuovo giacimento d’oro, ottiene l’ok dal governo di Alan García, ma sottovaluta i contadini e la popolazione urbana della coraggiosa Cajamarca. Per mettere in moto questo nuovo progetto estrattivo bisogna distruggere quattro “cabeceras de cuenca”, le fonti da cui nasce l’acqua, quattro luoghi di bellezza indicibile, fonti di vita per persone, animali e piante, un ecosistema che, se danneggiato, è irriproducibile. Lo chiamano progetto Conga, ma la popolazione non è disposta a sopportare questo nuovo, violentissimo sopruso ai danni della sua salute, della sua vita, della natura e di un rapporto di rispetto e reciproco amore tra l’essere umano e la natura che da tempo innumerevole fa parte della sua idea di vita, e quindi il grido di battaglia di Cajamarca d’ora in poi sarà: Conga no va!
Ollanta, ridammi il mio voto!
Al primo turno delle elezioni presidenziali, 11 aprile 2011, il più votato dei 5 candidati è Ollanta Humala, con il 31,8 di preferenze, che andrà al ballottaggio contro Keiko Fujimori, la figlia di Alberto. Humala viene definito dai mass media un ex-militare di sinistra, immagine che nella seconda fase della competizione elettorale lui tenderà a smorzare, ma non del tutto, perché i voti della “sinistra” gli servono, eccome! Chi è in realtà Humala? Non si capisce bene, almeno qui in Europa. Promette “la grande trasformazione”. Nei suoi comizi elettorali a Cajamarca, regione rossa, povera e combattiva, che da 19 anni ha grossi problemi con l’acqua per la via della Yanacocha-Newmont, fa delle affermazioni clamorose in favore “dell’acqua che vale più dell’oro”, sembra invitare allo sciopero generale e ai blocchi stradali se la questione dell’acqua non sarà risolta nella forma che vogliono i cajamarchini, lui è indubitabilmente con loro, in poncho e cappello locale si mischia ai contadini che lo applaudono, che gli credono. Che lo votano. Per fortuna esistono i video di questi comizi, sennò, chi crederebbe ai cajamarchini, chi crederebbe al presidente regionale di Cajamarca, Gregorio Santos, in prima fila nel difendere la popolazione di Cajamarca contro gli abusi della multinazionale, quando afferma che Ollanta gli chiese il suo appoggio per avere i voti della regione?
Il 5 giugno Ollanta Humala vince il secondo turno elettorale, diventa presidente del Perù, e il suo atteggiamento nei confronti della lotta della popolazione di Cajamarca contro la Newmont inizia a cambiare, e mano a mano che si acutizza lo scontro tra la popolazione e la multinazionale cambierà sempre di più. Il 24 novembre 2011 comincia a Cajamarca un “paro indefinido”, uno sciopero a oltranza convocato dal Frente de Defensa Ambiental de Cajamarca contro il progetto Conga, progetto rifiutato quasi all’unanimità dalla popolazione di Cajamarca per i disastrosi e irrevocabili impatti ambientali che comporterebbe. Dichiarano che lo sciopero durerà fino al ritiro definitivo del progetto. Il primo giorno di sciopero e la marcia nel centro di Cajamarca, capitale dell’omonima regione, sono un successo, pochi giorni prima Humala ha dichiarato che rispetterà gli accordi presi dallo Stato con la multinazionale, ma che è suo dovere garantire l’acqua alla popolazione. Come farà, se l’acqua a Cajamarca già scarseggia perché utilizzata in gran parte dall’attività mineraria, e la distruzione delle cabeceras de cuenca, che fanno parte del progetto Conga, renderà la situazione molto più grave? E perché i cajamarchini dovrebbero rimanere senz’acqua e dovrebbero abituarsi a vivere in un paesaggio lunare, devastato, affinché la Yanacocha- Newmont possa portarsi via l’oro delle Ande? Sono forse le multinazionali le vere padrone del mondo, e i governi eletti dei fantocci corruttibili? Sembrerebbe di si a dar retta ai fatti, perché il governo eletto, di cui Humala è il presidente, a pochi giorni dalla convocazione dello sciopero, che continua in modo pacifico, manderà le forze dell’ordine a sparare sulla gente che protesta disarmata contro la multinazionale e ci saranno feriti gravi tra chi sta gridando no alla Newmont, un ragazzo di 31 anni resterà paraplegico e senza la possibilità di curarsi perché molto povero, un altro contadino rimarrà cieco, lo sciopero a oltranza verrà interrotto dalla dichiarazione di Stato d’Emergenza nella regione di Cajamarca, si incarcereranno a Lima per alcune ore, senza nessun motivo, i dirigenti del Fronte di Difesa Ambientale, si intavoleranno trattative-farsa con rappresentanti che non rappresentano nessuno, e che saranno poi definiti dai cajamarchini “i traditori” perché nessuno li aveva delegati ad andare a Lima a trattare, si farà annunciare ufficialmente da un rappresentante della Newmont, non dello Stato, la sospensione momentanea dei lavori della miniera per favorire il “dialogo”, un dialogo che spudoratamente ammettono debba servire “a convincere la popolazione che ecc…”, quando la popolazione si è espressa chiaramente: il progetto Conga non si fa, no lo vogliamo. E il progetto Conga, e il no al progetto Conga, diventano così un caso emblematico del significato delle lotte ambientali, lotte in cui è messa a nudo la verità su chi veramente detiene il potere nel mondo attuale.
La storia prosegue con il governo che vira a destra con la sostituzione dei ministri più “morbidi”, con le sue posizioni che diventano sempre più intransigenti; promette un nuovo studio d’impatto ambientale visto che quello della multinazionale risulta palesemente bugiardo, ma nel prometterlo già affermano che servirà affinché la popolazione si convinca che l’acqua gli verrà fornita ugualmente e che “non aveva capito bene”, e poi documenti che spariscono, dichiarazioni contrastanti, e così via…
Di serio rimane solo la gente che il 1° febbraio marcerà dalle montaGne fino alla capitale perché il Perù si renda conto di quello che gli stanno facendo, mentre il nazionalista Ollanta Humala, a Davos, lo offre in vendita.
Un saluto agli italiani che solidarizzano con la marcia per l’acqua da parte di Hugo Blanco, uno degli organizzatori e partecipanti alla marcia:
Spero che il popolo italiano, che nel referendum dell’anno passato ha dimostrato l’amore che ha per l’acqua e che continua a lottare per il rispetto nei confronti della natura contro la TAV, si solidarizzi con la difesa dell’acqua e della vita. Mi auguro che i peruviani residenti in Italia saranno in prima fila in questa solidarietà.
Hugo Blanco
adia