Da cosa nasce la volontà di cooperare? Perché facciamo cooperazione?
Perché sentiamo il bisogno e l’urgenza di farla.
Percepiamo in ogni angolo del mondo, in ogni sua voce o colore, in ogni persona o cultura, un continuo e intenso moto disumanizzante in cui le relazioni umane, quelle che ci stringono gli uni agli altri, sono guidate dall’egoismo e dall’utilitarismo, da atteggiamenti di potere dell’uno sull’altro
E come singoli individui l’isolamento lascia spazio ad un immobilismo che spesso ci travolge e sommerge: assistiamo a questo processo distruttivo con apatica consapevolezza, inermi, come se fossimo realmente incapaci di cambiarci e di cambiare.
Ma la società, le istituzioni, le relazioni tra le persone sono state create da donne e uomini in carne ed ossa, e noi, fatti di carne ed ossa, possiamo cambiare e trasformare l’esistente.
Cooperazione, per noi, è rifiutare l’accettazione del mondo in cui viviamo come l’unico mondo in cui possiamo vivere, è negare la natura utilitarista dei rapporti umani, è lottare contro la mercificazione dei beni comuni e contro il disprezzo verso la dignità dei popoli.
Più di 80 anni fa Marcel Mauss nel Saggio sul Dono scriveva: una parte considerevole della nostra morale e della nostra stessa vita staziona tuttora nell’atmosfera del dono, dell’obbligo e, insieme, della libertà. Non tutto, per fortuna, è ancora esclusivamente classificato in termini di acquisto e di vendita. Le cose hanno ancora un valore sentimentale oltre al loro valore venale.
La Cooperazione deve partire da qui. Bisogna tessere nuove relazioni sociali riniziando da quel sentimentale che ancora sopravvive su questo mondo.
Di fronte al debito inquantificabile che il Nord del mondo deve all’umanità, alla lenta distruzione della biosfera, al saccheggio delle risorse naturali, alla scomparsa di foreste e ghiacciai, allo sterminio di comunità e culture millenarie, alle guerre tra i popoli per il controllo delle risorse, la cooperazione internazionale diventa per noi una infinitesima e lenta restituzione.
Significa riappropriazione della dignità umana, significa ridare all’umanità ciò che le è stato tolto e che lentamente cerchiamo di riscoprire, valorizzare, reinventare: relazioni umane solidali e reciproche, fiducia tra le persone, nuove strutture sociali, fino a intravedere qualcosa che ancora non c’è, ma che insieme possiamo costruire.