http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/30/allassemblea-enel-diritti-delle-popolazioni-minacciate-dalle-dighe-america-latina/213614/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/30/allassemblea-enel-diritti-delle-popolazioni-minacciate-dalle-dighe-america-latina/213614/
http://www.asca.it/news-Enel__vescovo_del_Guatemala_all_assemblea_in_difesa_indigeni_Coatzal-1149463-ECO.html
http://borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia-dettaglio.html?newsId=985907&lang=it
http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201204301840001719&chkAgenzie=PMFNW&titolo=UPDATE:%20proteste%20indios;%20Enel,%20pieno%20rispetto%20leggi%20locali
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=5&ved=0CEsQFjAE&url=http%3A%2F%2Fwww.ilsostenibile.it%2F2012%2F04%2F30%2Fazionisti-critici-oggi-allassemblea-enel-contro-dighe-e-centrali-in-sud-america%2F&ei=2K6eT92iM-nm4QTJ2v2pDg&usg=AFQjCNFGmkiTp9sAqiGGNRCu_8_h-PyPkg
Misna
“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave. Il nostro messaggio è diretto per prima cosa al governo italiano, perché sappiamo che possiede il 31% delle azioni di Enel e quindi rappresenta fondamentalmente l’interesse dei cittadini italiani. Chiediamo che venga stabilito un controllo sulle attività di questa azienda che in ultima istanza sta distruggendo l’ambiente del nostro paese ma sta anche colpendo duramente i diritti umani di tutte le persone interessate dai suoi progetti.”.
Miller Armin Dussan Calderón, docente dell’Università Surcolombiana e presidente di Assoquimbo, associazione dei comitati locali colombiani contro la costruzione della diga Enel di Quimbo, nel dipartimento di Huila (Colombia centro-meridionale), parla alla MISNA da Roma, di fronte alla sede dell’Enel, dove oggi, in occasione dell’assemblea annuale degli azionisti, esponenti della società civile di Guatemala, Cile, Colombia, ma anche Russia, Romania, Albania e del Comitato No Coke di Civitavecchia e del Comitato Ambiente Amiata, si sono dati appuntamento per far sentire la loro voce contro i mega progetti energetici portati avanti dall’azienda italiana. E’ stata l’occasione per il lancio della campagna “Stop Enel. Per un nuovo modello energetico”, a cui hanno aderito già oltre 60 realtà italiane e internazionali, tra cui A Sud, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Centro studi Juan Gerardi, Cevi – Centro di Volontariato Internazionale, Punto pace Pax Christi Reggio Emilia, Retenergie, Selvas.org, Servizio Civile Internazionale e numerose altre. Presente oggi in 40 paesi nel settore dell’energia elettrica e del gas, nel 2009, con la definitiva acquisizione della società elettrica spagnola Endesa, Enel ha ereditato impianti e progetti in numerosi paesi dell’America Latina che incontrano la ferma opposizione delle comunità locali.
“Voglio rivolgere un appello anche agli azionisti dell’Enel – dice Dussan – affinché si ritirino il prima possibile dal nostro territorio, perché la resistenza è molto forte e non permetterà per nessun motivo che si continui a portare avanti il progetto del Quimbo. Un progetto – sottolinea – che ha già causato molti danni: ha distrutto tutta la catena produttiva, minato la sicurezza alimentare, provocato molti sfollati per mano dello Stato e distrutto il nostro patrimonio archeologico. La situazione è talmente grave che grazie alla società civile oggi tutte le stesse istituzioni statali preposte stanno indagando, la Contraloría General de la Nacion, la Fiscalia, la Procuradoría General de la Nación e la Defensoría del Pueblo ha sollecitato che venga sospesa la licenza ambientale del progetto, in modo definitivo. Abbiamo già un dato che gli azionisti devono conoscere: i danni causati all’ambiente e alle comunità locali superano gli investimenti destinati alle compensazioni. E’ un dato comprovato, registrato, il governo ne è a conoscenza, così come le comunità interessate e per questo la resistenza è molto forte. Gli azionisti devono sapere che hanno una responsabilità imprenditoriale e sociale e che devono assumersela. Sappiano che si stanno violando le raccomandazioni della Commissione mondiale delle dighe, quanto stabilito dal Protocollo di Kyoto, che stanno mercificando le nostre risorse, il nostro ossigeno. Chiediamo loro di pensare alla gente, all’umanità e di ritirarsi dal nostro territorio”.
Dussan non è il solo a parlare oggi a Roma. Monsignor Alvaro Ramazzini, vescovo di San Marcos, testimone d’onore delle comunità nel dialogo con l’Enel per la diga di Palo Viejo in Guatemala, chiede “che si tenga conto della comunità indigena Ixil di San Juan Coxal che vuole un trattamento da pari a pari nelle trattative perché da sempre abita nella regione, curandosi del territorio, dei fiumi e della natura, e vuole essere ascoltata” dice il presule alla MISNA. “I mega-progetti – osserva il vescovo – non tengono conto delle necessità reali della popolazione né della realtà di povertà in cui operano. Sono benefici che vanno a chi ha i grandi capitali e ha la possibilità di investire, ma in paesi dove non è stata fatta una riforma tributaria o le leggi sulle esportazioni e le importazioni favoriscono le multinazionali, i danni sono sempre per la popolazione povera che resta povera. E’ necessario applicare il Convegno 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro”, che impone di consultare le popolazioni indigene su progetti che interessano il loro territorio.
Dal Guatemala viene anche Concepción Santay, sindaco indigeno Maya Ixil di San Juan Cotzal, nel dipartimento del Quiché, tra l’altro duramente colpito dalla lunga guerra civile che insanguinò il paese centroamericano dal 1960 al 1996: “Basta con le violazioni dei diritti dei popoli! E’ questo il mio messaggio principale all’Enel – dice alla MISNA – perché è arrivata nella nostra regione senza aver consultato veramente le comunità locali, causando profondo malessere, violando le leggi nazionali e internazionali. Ci ha promesso una strada ma sono i suoi camion che la stanno sfruttando per portare suoi prodotti e non ci sono stati benefici per il municipio, anzi. Due giovani sono anche stati travolti dai suoi camion e le famiglie sono state messe a tacere con una somma di denaro. Ci sono prove documentate di tutto questo e io le posso mostrare. Riteniamo i soci dell’Enel responsabili, non solo per le violazioni commesse in Guatemala ma anche in altri paesi dell’America Latina. Per favore, dovete smetterla di continuare a violare i diritti degli indigeni, siamo persone, siamo esseri umani, abbiamo diritti sui nostri fiumi e le nostre montagne, grazie ai nostri avi li abbiamo ereditati e ora ce ne stanno privando di nuovo…Patiamo grandi sofferenze e siamo anche perseguiti perché reclamiamo il rispetto dei nostri diritti. La repressione l’ho provata anche in prima persona, hanno emesso un mandato di cattura contro di me perché parlo a nome della gente. Sono solo un povero contadino, eppure vogliono fermarmi. Enel, ascoltaci, con tutti i tuoi soci: rispetta il diritto alla vita e al territorio”.
Di fronte alla sede dell’Enel oggi c’è anche Jorge Eladio Hueche Catriquir, in rappresentanza della comunità indigena Mapuche di Panguipulli, nella Patagonia cilena. “Come ‘werkén’ (messaggero) del Parlamento Mapuche di Koz Koz sono qui a Roma per fermare questa forma di sterminio che l’Enel sta applicando nel nostro territorio perché non rispetta le autorità ancestrali sta danneggiando anche i siti cerimoniali, sacri per gli indigeni e per noi Mapuche in particolare” dice alla MISNA. “Stiamo unendo le forze contro tutti gli interventi che l’Enel porta avanti nel mondo e chiediamo che l’Italia controlli questo processo di sterminio della sua azienda contro popoli indifesi. Non rispettare l’ambiente e i luoghi sacri significa violare i diritti inerenti all’essere umano, la sua storia, l’identità la cultura, la religiosità, i diritti fondamentali. Il popolo Mapuche già soffre di una discriminazione antica. Si usa il pretesto di portare sviluppo, ma questo sviluppo non è mai arrivato ai Mapuche; al contrario, c’è sempre più povertà e questo concetto viene anche sfruttato da governo e imprese. Non vogliamo aziende e governi totalitari che applicano leggi della dittatura per impadronirsi del nostro territorio e dell’acqua. Siamo qui – conclude – per difendere la vita”.
ENERGIA. PRESIDIO ASSOCIAZIONI A ENEL: NO CARBONE, NO MEGADIGHE
MANIFESTANO RAPPRESENTANTI DI COMUNITA' ITALIANE ED INDIGENE.
(DIRE) Roma, 30 apr. - Un presidio di associazioni
ambientaliste e no, con una delegazione di rappresentanti di
comunita' italiane ed indigene, protesta contro la realizzazione
di dighe in Sudamerica (Cile e Guatemala) e contro l'uso del
carbone, una protesta nella quale "si salda l'opposizione ai
megaprogetti" Enel. Questa la protesta inscenata oggi a Roma, di
fronte alla sede del gruppo energetico, in occasione
dell'assemblea degli azionisti. A simboleggiare l'opposizione ai
progetti idroelettrici del gruppo in Sudamerica, i manifestanti
espongono una grossa 'diga gonfiabile', eretta di fronte alla
sede del gruppo energetico.
L'assemblea degli azionisti della principale azienda
energetica del nostro Paese e' coincide inoltre con il lancio
della campagna 'Stop Enel, per un nuovo modello energetico', a
cui hanno gia' aderito oltre sessanta realta' italiane e
internazionali. Fra le sigle che organizzano l'azione la Campagna
per la riforma della Banca mondiale- Crbm, la Confederazione dei Cobas, il circolo Carlos
Fonseca, Attac Italia, il Movimento No Coke Alto Lazio, Sos geotermia coordinamento dei comitati per
l'Amiata.
Due rappresentanti delle campagne italiane e internazionali
hanno preso la parola durante l'assemblea per portare a
conoscenza degli azionisti tutti "i conflitti socio-ambientali
attualmente esistenti al mondo causati da progetti targati Enel,
direttamente o tramite le sue controllate". (SEGUE)
(Ran/Dire)
16:10 30-04-12
NNNN
ENERGIA. PRESIDIO ASSOCIAZIONI A ENEL: NO CARBONE... -2-
(DIRE) Roma, 30 apr. - Dagli indios della Patagonia cilena ai
no-coke, dagli abitanti dell'Amiata a Greenpeace passando per i
no coke del Lazio: questo il variopinto 'parterre' della
protesta.
La diga di Palo Viejo, in Guatemala, e' "un progetto respinto
dalle comunita' indigeni- dice Monsignor Alvaro Ramazzini,
intervenendo nel corso dell'assemblea degli azionisti Enel- le
comunita' indigeni vanno consultate prima di qualsiasi progetto
di sviluppo, ma si e' trovato l'accordo senza la consultazione
delle comunita' indigene", che vorrebbero "essere considerati
co-partner nei benefici". Infatti, e' stato avviato un dialogo,
"ma senza alcun successo", perche' "il modo di analizzare il
problema era diverso", spiega Ramazzini. Le comunita' indigene,
"riconosciute dal governo del Guatemala, esigono una
partecipazione giusta nei guadagni del progetto", prosgeue, ma "i
rappresentanti Enel nel Paese hanno detto loro che questo tipo di
rapporto non e' possibile". E allora, dice Ramazzini, "un
cambiamento della politica commerciale dell'Enel sarebbe un segno
di una vera responsabilita' sociale nel modo di fare business".
Infine, conclude il religioso, "in Europa si parla di tanto di
questa crisi che soffrite, ma noi viviamo in una crisi continua e
permanente da secoli", per questo "vi rivolgo un appello alla
solidarieta'" per "umanizzare la globalizzazione".
Dopo monsignor Ramazzini, all'assemblea degli azionisti Enel
e' il turno di Miller Armin Dussan Calderon, professore della
Universidad Surcolombiana (Colombia) e presidente di Assoquimbo
(che si oppone al progetto della diga di El Quimbo, in Colombia)
Calderon dice che "Enel e' responsabile della promozione ed
esportazione di un modello energetico insostenibile ed obsoleto,
aggravato da un atteggiamento autoritario e non rispettoso dei
territori locali, basato sulla produzione centralizzati con
grandi impianti imposti alle comunita' locali".(SEGUE)
(Ran/Dire)
16:47 30-04-12
ENERGIA. PRESIDIO ASSOCIAZIONI A ENEL: NO CARBONE... -3-
(DIRE) Roma, 30 apr. - Quello Enel, denuncia Miller Armin Dussan
Calderon, professore della Universidad Surcolombiana,
intervenendo all'assemblea degli azionisti, e' un modello di
produzione all'ombra del quale "si annida la corruzione, la
speculazione, il conflitto di interesse" e "si ottengono i
maggiori guadagni a spese dell'ambiente e dei diritti delle
comunita'". Percio' Calderon chiede "un modello energetico
alternativo, che metta al centro i diritti umani, la difesa della
salute dei cittadini e del territorio come bene comune, che
appoggi le rivendicazioni delle comunita' locali in Italia e a
livello internazionale".
(Ran/Dire)
16:47 30-04-12
NNNN
ENERGIA. CONTI (ENEL) A COMUNITA' INDIGENE: NOI RISPETTIAMO LEGGI
NON FACCIAMO INVESTIMENTI 'CONTRO QUALCUNO' MA A 'FAVORE'.
(DIRE) Roma, 30 apr. - Enel porta avanti i propri progetti in
tutto il mondo "rispettando le leggi del paese" dove questi si
realizzano. Lo dice Fulvio Conti, amministratore delegato e
direttore generale Enel, rispondendo alle domande degli azionisti
nel corso dell'assemblea Enel di oggi. Domande ed interventi fra
i quali ce ne sono stati due critici nei confronti dei progetti
in America Latina del gruppo.
Rispondendo a Monsignor Alvaro Ramazzini, intervenuto in
difesa degli indios Coatzale, criticando la diga di Palo Viejo in
Guatemala, Conti spiega che "parliamo di paesi che cercano di
emergere, ed in alcuni casi emergono, favorendo un clima di
investimenti, soprattutto attraverso lo sviluppo dell'energia,
perche'- celia l'ad e dg Enel- oltre quella che viene dalla fede
c'e' quella che viene dalle macchine, illumina le case e
possibilmente automatizza il lavoro nei campi". E allora, "se
questi paesi hanno governi che spingono lo sviluppo dell'energia
elettrica- prosegue Conti- uno dei fattori di sviluppo
dell'economia mondiale e dello sviluppo sociale, mi sembra
doveroso che un'azienda che ha cuore lo sviluppo anche
sostenibile questi paesi usi le risorse naturale per promuovere
lo sviluppo. In che modo? Rispettando le leggi del Paese,
rispettando i progetti che i Paesi approvano nelle loro forme
democraticamente costituite". Un rispetto "massimo e assoluto,
senza scorciatoie e falsita', per l'etica in ogni momento",
sottolinea l'ad e dg Enel.(SEGUE)
(Ran/Dire)
17:33 30-04-12
NNNN
ENERGIA. CONTI (ENEL) A COMUNITA' INDIGENE: NOI RISPETTIAMO LEGGI -2-
(DIRE) Roma, 30 apr. - Rispondendo a Miller Armin Dussan
Calderon, professore della Universidad Surcolombiana (Colombia) e
presidente di Assoquimbo (che si oppone al progetto della diga di
El Quimbo, in Colombia), Fulvio Conti, ad e dg Enel, spiega che
"noi investiamo quando c'e' un permesso a farlo, non facciamo
investimenti 'contro qualcuno', ma a favore di qualcuno".
L'investimento di Quimbo, "come tutti gli altri investimenti, e'
debitamente autortizzato in base alle leggi della Colombia, un
paese democratico". Il progetto Quimbo "e' totalmente autorizzato
e gode dell'appoggio del governo colombiano- spiega l'ad e dg
Enel- che vede con grande favore lo sviluppo di nuove fonti di
produzione di energia elettrica, perche' c'e' un fabbisogno
enorme grazie alla crescita impetuosa del paese".
Infine, aggiunge Conti, "non veniamo a predare il Paese di
risorse da portar fuori, siamo li' con voi, siamo colombiani come
voi, cerchiamo sempre di essere buoni cittadini".
A protestare fuori della sede Enel esponenti delle comunita'
locali che vogliono uno stop ad opere in fase di realizzazione,
come le dighe nella Patagonia cilena e nei territori Mapuche, e
delle "giuste compensazioni" per quelle gia' in fase di
completamento, come El Quimbo e Palo Viejo, comunita'
rappresentate da due interventi nel corso dell'assemblea degli
azionisti ai quali risponde Conti. In strada, oltre alle
comunita' indigene sudamericane che criticano i progetti
idroelettrici, anche quelle italiane che si oppongono al carbone,
come Civitavecchia e Porto Tolle, insieme a quelle di Porto
Romano (Albania) e Galati (Romania).
(Ran/Dire)
17:33 30-04-12
NNNN
ENERGIA. CONTI (ENEL): APERTI AL DIALOGO CON COMUNITA' INDIGENE
MA C'E' LIMITE LOGICO-ECONOMICO, E NESSUNO E' STATO DEFRAUDATO.
(DIRE) Roma, 30 apr. - Nel caso degli interessi delle comunita'
indigene coinvolte dai progetti Enel in America Latina "che non
si contentano piu' o che vogliono altre cose, siamo aperti al
dialogo, siamo qui e da buoni cittadini cercheremo di fare del
nostro meglio". Lo dice Fulvio Conti, amministratore delegato e
direttore generale Enel, rispondendo alle domande degli azionisti
nel corso dell'assemblea Enel di oggi, nello specifico a quelle
che hanno presentato critiche nei confronti dei progetti
idroelettrici in America Latina. "Non si puo' dire che non
rispettiamo gli accordi- dice Conti- li rispettiamo: possono
essere inufficienti, possono essere nate altre ambizioni delle
comunuita' locali, e allora sediamoci e parliamone, saremmo
felici di poterlo fare".
Da questo punto di vista "siamo persone serie- afferma l'ad e
dg Enel- ma non c'e' comunita' che possa sentirsi in qualche modo
defraudata da noi". Pero', sottolinea, "c'e' un limite logico
nell'economicita' di una gestione che ha visto le autorizzazioni
ed un processo amministrativo trasparente e disponibile a tutti".
(Ran/Dire)
18:10 30-04-12
NNNN