Yaku è una Non-associazione. Le persone che la compongono Non-sono ancora.
Partiamo da un Noi. Che non spiega. Non identifica.
Un Noi che in modo semplice e con l’umiltà delle esperienze di ognuno, nega, disimparando.
E inizia a camminare.
Non siamo ancora. Un mondo migliore non è ancora.
E a meno che non crediamo che la storia dell’uomo sia finita qui, dire che un mondo migliore non può esistere, dire che un uomo più umano non può esistere, non è un buon argomento.
Yaku in quechua significa Acqua.
Partiamo dall’assenza di potere dell’uomo sull’uomo.
Dall’assenza di espropriazione dell’uomo all’uomo.
Da un Noi Non-identitario.
Da un Noi a cui viene negata l’acqua. E la dignità.
L’Acqua negata all’uomo è l’uomo che nega la sua umanità.
La Non-acqua è il limite stesso della disumanizzazione a cui è soggetta l’umanità.
La Non-acqua è il Non-uomo. È l’uomo disumanizzato, privato della sua dignità.
Ma l’acqua non può essere racchiusa in una gabbia, come l’uomo non può essere disumanizzato e ridotto a niente.
L’Umanità, come l’Acqua, continua ad esistere nella forma stessa della sua negazione.
Nella visione delle culture dei millenari popoli andini l’acqua è di tutti e di nessuno.
Nella difesa dei “beni comuni” il Non-uomo cammina verso la riconquista della sua umanità.
E Noi, la Non-associazione, iniziamo da qui.
Nel cammino di adesso, prendiamo forma nella lotta contro la mercificazione dell’umanità.
Per la difesa dell’acqua, dei beni comuni, delle culture originarie, della dignità umana.
Alle domande di adesso, rispondiamo con la pratica dell’orizzontalità, partecipazione, solidarietà, riconoscimento reciproco, autonomia, creatività, movimento.
Ma Yaku non è. E Noi non siamo ancora.
Abbiamo solo iniziato a camminare.