Marcelo è studente ed è abbastanza bravo, nonostante quell'”odore di dittatura” che gira fra le scuole di Buenos Aires, un po' di anni fa. Si diploma, si sposa, nasce il primo figlio. Lavora nella grande fabbrica della Mercedes.
Un giorno si sveglia e l'Argentina sta crollando pezzo a pezzo. Marcelo perde il lavoro, perde la casa, perde tutto. Quasi. Non il sogno. Storia di un uomo che era “normale”, scivola nel buio degli ultimi, risorge assieme a molti e con molta luce fra le mani. Come?
Reciclando Sueños. Ovvero, come trasformare la nostra immondizia in una speranza molto politica.
Sono gli anni Novanta. L'Argentina vacilla fra le redini neoliberiste del presidente Menem e del superministro» dell'economia Domingo Cavallo. Svetta il debito estero, la disoccupazione, la povertà.
Marcelo Loto si ritrova senza lavoro. I suoi genitori sono senza lavoro. La giovane moglie ha il piccolo Camilo fra le braccia.
Ancora si ricorda la prima sera che assieme ad alcuni scende per la calle a raccogliere spazzatura. La vergogna. Il freddo. L'incredulità.
Marcelo diventa un cartonero.
Cartonero ora si dice con orgoglio. Allora era disperazione.
Ma la disperazione si può ...organizzare.
La sopravvalutazione della moneta locale (il cambio tra peso argentino e dollaro alla pari) fa esplodere il deficit della bilancia commerciale. Le fabbriche statali vengono privatizzate, così come la previdenza sociale. Il duplice saccheggio, esterno (il pagamento del debito) e interno (gli immensi profitti dei grandi gruppi economici) distrugge un'economia già in gravi difficoltà. In pochi anni, nella decade dei Novanta, il tasso di disoccupazione svetta e sorpassa il 16%. Il numero di poveri a Buenos Aires e nelle periferie supera i tre milioni e mezzo di persone. Aggiungendo le province, soprattutto le più isolate (Corrientes, Chaco, ecc.) dove si concentra la maggiore povertà, l'Argentina conta alla fine del decennio 14 milioni di poveri, più di 3 milioni di indigenti e oltre 2 milioni di disoccupati.
Per fronteggiare la crisi, la gente riscopre l'importanza di unirsi, solidarizzare. Ci sono i piqueteros, le madres de Plaza de Mayo, gli operai delle fabbriche recuperate, le assemblee popolari. Assistenza laddove lo Stato non arriva. Spazi di discussione per una politica ufficiale che non dà loro voce. E i cartoneros. Migliaia di persone cominciano a vivere così: frugando nell'immondizia.
Le discariche di Buenos Aires sono mostri. 300.000 tonnellate compattate in montagne maleodorani. Un'umanità nascosta che ogni giorno scala questi monumenti dell'idiozia umana per raccogliere materiali e venderli. E per mangiare. Marcelo non è fra questi “io sono sempre andato per le strade, mai nei recenos sanitarios”, tiene a precisare. Come dire, c'è sempre qualcuno che sta peggio di te. Con i suoi compagni va su e giù per il quartiere di Aldo Bonzi (il nome è di un medico piemontese), nel municipio di La Matanza. Il carretto da riempire di cartoni e bottiglie di plastica, il ritorno a casa, la sera, distrutti e con pochi pesos in tasca. Parecchio frustrante, ma pare che ogni tanto non ci sia troppo spazio per potersi abbattere. Dunque, o si crolla o si reagisce: andiamo a raccogliere l'immondizia direttamente nelle case. Why not?, direbbe qualcuno. Marcelo coordina i compagni, bussa alle porte delle istituzioni, e proprio cominciando dai quartieri benestanti va casa per casa a raccogliere i rifiuti delle famiglie bene. Poi va casa per casa a spiegare che l'immondizia va divisa - carte e cartoni, bottiglie di plastica, vetro eccetera – così loro possano avere un lavoro più facilitato. Lavoro. Hanno di nuovo un lavoro. Dignitoso, ecologista. E' il 2003 e nasce “Reciclando Sueños”, cooperativa in cui ora lavorano 18 famiglie e il cui nome non ha bisogno di gran traduzioni.
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