Incontro magico, ma anche politicamente forte, fra la delegazione colombiana in visita in Italia con l’associazione Yaku e le istituzioni ed i movimenti in difesa del territorio del Salento rappresenta dal Comitato SS275.
Giovedì 15 luglio, Berito Kuwaria e Daris Cristancho della popolazione U’wa, assieme a Danilo Urrea - appartente all’associazione ecologista Censat e alla Red Vida, la Rete latinoamericana dei Movimwenti per l’acqua e collaboratore dell’associazione di Justicia y Paz - che assieme rappresentano le istanze delle popolazioni indigene unite alle proposte coraggiose delle organizzazioni umanitarie, in un partecipato incontro ad Alessano nel cuore del Salento sono riusciti ad annullare distanze culturali e territoriali fra la meravigliosa terra salentina e i territori colombiani.
Megaprogetti, multinazionali e spregio delle voci delle comunità locali: questi i comuni denominatori che hanno avvicinato la Colombia ed il Salento, gli U’wa e il Comitato 275 - formatosi per arginare la costruzione dell’omonima statale, ennesima ed inutile violenza contro un territorio già fiaccato da speculazione e sfruttamento. Coinvolgendo le decine di persone presenti nell’elaborazione di una visione comune. In difesa della terra, dei diritti civili, delle culture ancestrali ed antiche.
Partendo dalle toccanti testimonianze degli U’wa, che impersonano la persecuzione e la resistenza delle popolazioni indigene in Colombia, Danilo Urrea ha colpito per la descrizione puntuale della situazione in cui versa il suo Paese e sulle prospettive con il neoletto Presidente della Repubblica Juan Manuel Santos, il candidato conservatore delfino del presidente uscente Alvaro Uribe.
“Otto anni di Uribe, con il programma di Sicurezza Democratica, hanno aperto le porte del Paese agli investimenti stranieri appoggiando aggressive politiche estrattiviste attraverso la militarizzazione dei territori, le cosiddette “leggi di spogliazione”, le leggi forestali e sulle gestioni dell’ acqua, lo sviluppo rurale e la riforma del codice minerario. Il popolo U’wa sono un esempio classico di questo tipo di militarizzazione del territorio esercitato con la scusa della difesa delle infrastrutture volute dalle multinazionali”, ha detto Danilo. “Santos ha già annunciato progetti di sfruttamento minerario nel 90% del territorio colombiano, e l’ampliamento delle coltivazioni di agrocombustibile, coltivazioni di palme che stanno creando uno sfollamento massivo di milioni di contadini ed indigeni dal loro stesso territorio”. “La creazione della piattaforma del Trattato del Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti, e delle condizioni per un trattato commerciale simile con l’Unione Europea – ha proseguito Urrea - ha articolato l’economia colombiana nei confronti del Governo statunitense.Esempio lampante ne è il progetto IIRSA – Integrazione Infrastrtturale Regionale per il Sudamerica – che progetta una serie di grandi strade per permettere la circolazione delle materie prime verso il Pacifico, per permettere agli USA di competere con il mercato asiatico”.
“Tutto questo ha creato una forma ben definita di intendere il Paese. Che di fatto sta creando 4 milioni e mezzo di sfollati e la ruberia di oltre 6 milioni e mezzo di ettari di territorio a contadini e poolazioni indigene, con un saldo in termini di sangue e violenza praticamente incalcolabile”.
Alla descrizione scarna e precisa della situazione colombiana, seguono però pe proposte dei movimenti colombiani: “Innanzitutto l’acqua: come lemento comune, senza colore, che ci sta permettendo di creare una piattaforma comune di lotta e che da tre anni ci vede impegnati in una importante raccolta firme verso il referendum per l’acqua bene comune, che ci fa sentire vicini all’Italia”. “L’acqua – ha continuato Danilo – sarà la prima vera vittima dell’industria mineraria e di quella degli agrocombustibili. Dall’altra, è l’elemento che ci permette di mettere in discussione il programma estrattivista del governo colombiano, e rimettere al centro la costruzione politica del Paese. Chiedete alla gente se è meglio subire le decisioni delle multinazionali o mettere insieme i vari soggetti della società, per decideredel proprio futuro e della propria vita. La unica possibilità che abbiamo per un cambiamento radicale è la costruzione di solidarietà concrete ma con obiettivi concreti!”.
Parole che hanno risuonato potenti. Non solo perché hanno regalato una lucida descrizione della Colombia di oggi, alle prese con il cambio presidenziale e la difficle battaglia referndaria per l’acqua come diritto umano. Ma anche per la molte similitudini con la situazione salentina. Ha spiegato Vito Lisi, del Comitato SS275: “Centrali di biomassa, con agrocombustibili importati; le pale eoliche, e la follia dei paqnnelli fotovoltaici, chhe distruggono forzatamente ettari di buon terreno agricolo, ci fanno unire la voce ai movimenti e ai popoli originari colombiani, per la ricerca comune di soluzioni razionali e logiche per la salvaguardia del territorio e delle persone che lo abitano, che siano fuori dal profitto!”.