La Scuola Andina dell’Acqua è nata.
La prima pietra è stata posta. Con una cerimonia sacra officiata dall’intera comunità indigena quechua di Flores Rancho, nella zona rurale di Cochabamba, Bolivia, l’inizio dei lavori è stato salutato con il ringraziamento della Pachamama, la sacra Madre Terra, il cui spirito accompagnerà il cammino della Scuola Andina “nel Qollasuyo, nel Tawantinsuyu, e in tutti i paesi dell’Abya Ayala”.
La Scuola Andina dell’Acqua è un progetto di cooperazione che vede molte realtà collaborare assieme in difesa dell’acqua come bene comune, come “essere vivo, sangue della terra”, come paradigna politico per un mondo libero dalle sole briglie di un’economia disumana, come simbolo della cultura andina che con la sua “visione” ci vuole insegnare a riappropriarci del concetto di bene comune.
La Scuola Andina dell’acqua è di più: è un sogno che ha accomunato donne e uomini di una parte del mondo e di quell’altra, uniti nella speranza e nella convinzione che un mondo più semplice, più felice, più giusto, fosse possibile. Partendo dalle lotte in difesa dell’acqua.
In Bolivia, la collaborazione fra la Coordinadora del Agua y la Vida di Cochabamba, con la Fundacion Abril, con le comunità quechua, con i contadini Regantes, i comitati di base per l’acqua, con l’appoggio del Ministero dell’Acqua boliviano; nell’area andina, con i rappresentanti dei movimenti e delle associazioni in difesa dell’acqua dei cinque Paesi andini – oltre la Bolivia, il Perù, la Colombia, l’Ecuador, l’Argentina; in America latina, l’appoggio della rete interamericana dei movimenti in difesa dell’acqua Red Vida; in Italia, per cui Yaku è referente, con la Provincia Autonoma di Trento, la Provincia di Napoli, quella di Milano, l’appoggio della Regione Toscana.
Una filiera di istituzioni, di movimenti di base, di persone combattive, di politici coraggiosi che si è messa in moto due anni fa. Domenica scorsa, la simbolica posa della prima pietra di un edificio che sarà molto di più che una casa, che verrà costruito in materiali tipici della cultura andina (adobe), utilizzando metodologie ecologiche (fitodepurazione), seminari, incontri internazionali ed attività di autopedagogia che privilegeranno le donne e i bambini delle comunità.
Per noi di Yaku, che abbiamo lottato e creduto in questo percorso, l’emozione è forte. Così come l’onore di essere parte di quello che sarà un lungo cammino, simbolo di volontà di rispetto, di cambiamento positivo, simbolo di quella forza di sperare che ha sempre fatto muovere gli uomini e il mondo nella giusta direzione.