ROMA - Quando i primi sono arrivati in piazza Navona, gli ultimi percorrevano ancora via Cavour. Non erano 7mila come dichiarato dalla questura. "Siamo più di 150mila" annunciano gli organizzatori dal furgone che apre il corteo. Sono venuti da tutta Italia. Dal Nord, dal Sud. Per difendere un bene comune, contro la privatizzazione del servizio idrico prevista dal decreto Ronchi approvato dal governo. In prima fila i gonfaloni delle città, da Napoli a Bassano a Modica, sorretti dai vigili urbani degli stessi comuni. Ma anche l'Arci, le Acli, rappresentanze sindacali della Cgil, dei Cobas e degli altri sindacati di base così come le maggiori associazioni ambientaliste dal Wwf a Legambiente. A dare la loro adesione anche l'Idv e tutte le sigle politiche della sinistra attualmente extraparlamentare, da Rifondazione comunista, Sinistra ecologia e libertà ai Verdi, tutti rimasti in fondo al corteo, come da richiesta degli organizzatori. Poi anche il Jesuit social network, Libera, Pax Christi, fino alla diocesi di Termoli. La mente della manifestazione, il Forum italiano dei movimenti per l'acqua, un'organizzazione nata dalla fusione e dal coordinamento dei forum regionali per un servizio idrico pubblico. Il merito, di quattro centri sociali romani: La Torre, Acrobax, il Forteprenestino e il Volturno occupato. I nuclei che, a detta del Forum, "hanno organizzato e gestito la giornata, fornito i furgoni e dato colore alla protesta".
Il servizio idrico è il tema principale ma la piattaforma della manifestazione indica un orizzonte più ampio: la tutela dei beni comuni, della biodiversità, la lotta ai cambiamenti climatici, la democrazia partecipativa. Non solo. Quella del 20 marzo è una protesta di tutti, contro tutto. I protagonisti sono loro, gli stessi del no B-day, quelli in prima linea contro la riforma Gelmini e per la libertà di stampa: sono gli studenti dell'Onda, i sindacati, i collettivi universitari, gli immigrati, i Viola. E anche gli slogan e gli striscioni sono gli stessi sfoggiati durante quelle manifestazioni: "No dal Molin, "No Tav", "No ponte a Reggio Calabria e Messina", "Palestina libera", "Via la mafia dallo Stato", "Beni comuni, beni di tutti". Eccolo, il popolo dell'acqua italiana, tutto in piazza. Compatto.
"La protesta - spiega Gabriel, napoletano, 22 anni - è volta a ottenere un diverso modello di consumi e di stile di vita". Una protesta ma non solo. "Questa è una festa", spiegano gli organizzatori. E infatti la musica non mente. "L'acqua - recita il testo di una canzone diffusa a tutto volume lungo via dei Fori Imperiali - è un liquido magico che mescola e rimescola. L'acqua è l'anima del mondo, il sangue della terra. L'acqua scorre libera". Un augurio. "Ci stiamo muovendo in questo senso. Per far sì che la realtà cambi di nuovo. "La raccolta firme prosegue - spiega un membro del Forum nazionale 'Salva l'acqua' - porteremo avanti una proposta di legge di iniziativa popolare, poi la presenteremo agli Enti locali. La nostra vita è cambiata a causa della privatizzazione del sistema Italia". Contro il monopolio dell'acqua e contro tutte le privatizzazioni. Un'esperienza collettiva, perché "si scrive acqua ma si legge democrazia" spiega Nadia, vicentina, 55 anni.
Partiti da piazza della Repubblica, i manifestanti sono arrivati in via dei Fori Imperiali. Dove sono caduti nel vuoto gli allarmi per l'ordine pubblico paventati dalla Prefettura di Roma: le due piazze - in contemporanea, alle spalle di Piazza Venezia, sfilava il corteo del Pdl - sono rimaste a debita distanza grazie a un cordone di militari schierato davanti al Colosseo. Una barriera umana che ha impedito alle due manifestazioni di incrociarsi. Anche se in realtà il "corteo blu" era più concentrato sulla propria protesta che non intenzionato a contestare i manifestanti diretti verso San Giovanni (nemmeno uno striscione contro il governo o Berlusconi).
Alle 18 il "popolo blu" è arrivato in piazza Navona e in migliaia si sono seduti in terra per ascoltare gli interventi dal palco. Proprio da una delle voci più seguite della chiesa italiana, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, è giunto uno dei primi appelli: "Privatizzare un bene comune come l'acqua è un rischio. Significa la vittoria del mercato, la mercificazione della 'creatura' più sacra che abbiamo: sorella acqua. Questo decreto - conclude il sacerdote - sarà pagato a caro prezzo dalle classi deboli di questo Paese per le quali, con l'aumento delle tariffe, sarà sempre più difficile pagare le bollette. Ma soprattutto la privatizzazione dell'acqua sarà pagata dai poveri del Sud del mondo con milioni di morti di sete. Destra e sinistra devono muoversi insieme. Il movimento deve partire dal basso''.
E ancora. Sul palco la rappresentante dell'Abruzzo Social Forum ha ricordato come sia stato "solo grazie alla gestione pubblica dell'acqua che è stato possibile scoprire, in Abruzzo, mezzo milione di tonnellate di rifiuti tossici che inquinavano le acque potabili". Poi, l'intervento di Margherita Ciervo del Comitato pugliese "Acqua comune": "La Regione Puglia e i comitati sono riusciti a realizzare insieme un disegno di legge già approvato dalla giunta per rendere di nuovo pubblico l'acquedotto della nostra Regione. La politica ascolti: tutti i voti della Puglia si giocano sul tema dell'acqua". E ancora. L'intervento del coordinamento campano, di quello toscano, di quello del Molise. Centinaia di storie di "acque" privatizzate e di cittadini "preoccupati" per il futuro dei propri figli: "Lasciare pubblico il servizio idrico significa insegnare alle nuove generazioni a gestire la res publica".
Lunedì sarà il giorno mondiale dell'acqua e il 2010 - spiega un rappresentate del Forum - sarà l'anno dell'acqua. "Noi ci proponiamo un obiettivo ambizioso ma realistico: entro la primavera del 2011 ci sarà un referendum contro il decreto Ronchi e per 'ripubblicare' l'acqua. Nell'aria c'è ottimismo. Lo vinceremo".