Documento senza titolo
In un documento inviato al direttore di Ecopetrol – sezione Gestione Sociale, signor Napo León Gómez, e al tenente Colonnello Juan Carlos González, Comandante del Battaglione Speciale Energético Vial No.1, la comunità U’wa dichiara ancora una volta il proprio rifiuto verso qualsiasi tipo di attività all’interno del proprio territorio che metta in pericolo la propria cosmovisione, in particolare lo sfruttamento degli idrocarburi e la militarizzazione, che oltre che invadere il territorio della popolazione, mettono in pericolo la sopravvivenza stessa della cultura e delle tradizioni ancestrali della comunità.
In una riunione realizzata il 5 maggio scorso, presso il Municipio Cubará, Boyacá, territorio ancestrale U’wa, la comunità indigena aveva già espresso le proprie esigenze sia all’impresa petrolifera che alle forza armate militari.
Nonostante siano state fatte alcune verifiche precauzionali da parte di Ecopetrol per valutare lo sconfinamento nei territori U’wa per la costruzione di una base militare; e nonostante il comandante di battaglione che opera nella zona si fosse preso l’impegno di riprendere con gli incontri organizzati dalle associazioni di Diritti Umani e per i Diritti Umani Indigeni per determinare il tipo di relazione fra popolazioni indigene e forze militari, la comunità U’wa considera inufficienti queste
misure.
L’impresa petrolifera si è installata esattamente nel luogo dei nostri cerimoniali più sacri, dove facciamo i nostri canti per ringraziare la Madre Terra: questa è la violazione più grave che si possa fare contro gli U’wa.
Noi non negozieremo con l’impresa nè ora nè mai, e vogliamo sia ben chiaro che qualsiasi cosa succeda agli U’wa, verranno considerati responsabili fin da ora sia l’impresa che il governo nazionale.
In ogni caso, gli U’wa fanno appello al Governo perché mantenga gli accordi fatti con la comunità fin dal 1999, soprattutto circa la bonifica del resguardo (territorio indigeno riconosciuto formalmente). “Invieremo i documenti corrispondenti al Ministero degli Interni e al Ministero dell’Agricoltura per esigere la conclusione del procedimento di bonifica e delimitazione del nostro resguardo”.
L’incontro è avvenuto con la presenza di osservatori della Fundación Hemera, Censat Agua Viva - Amigos de la Tierra Colombia, Onic e con il rappresentante della Defensoría del pueblo de Arauca per questioni indigene, l’avvocato John Moreno.
Infine, il popolo U’wa reclama l’assenza della Procura Generale della Nazione e del Ministero degli Interni, istituzioni che sono state invitate alla riunione e che non si sono presentate affatto.
Condizioni della Comunità U’wa ad Ecopetrol e alle Forze Militari
Rifiutiamo qualsiasi tipo di intervento nel territorio ancestrale U’wa che attenta contro la nostra cultura. Secondo la nostra cosmovisione il territorio è uno dei valori fondamentali che identifica la nostra visione del mondo e della costruzione del futuro. Fa parte di un Tutto integrale che ci dà identità e che rappresenta la base per esigere i nostri diritti collettivi speciali. Pertanto, le attività che l’impresa Ecopetrol realizza dal 1990 sul sentiero Cedeño violano i nostri diritti culturali poiché invadono uno dei nostri luoghi sacri impedendo la pratica delle nostre cerimonie tradizionali.
Secondo la Costituzione Nazionale e le disposizioni legali posteriori, il territorio sul quale le comunità aborigene esercitano la sovranità, comprende la zona delimitata del resguardo e dei territori che nonostante non siano inclusi dentro il resguardo sono proprietà e per l’uso culturale della rispettiva comunità indigena.
Il territorio dove attualmente l’impresa Ecopetrol sviluppa la sua attività di sfruttamento del Pozzo Gibraltar 3 è territorio U’wa. È un luogo sacro concepito come centro di apprendimento per le conoscenze della medicina tradizionale U’wa.
Ci opponiamo alla limitazione che la Forza Pubblica e l’impresa hanno imposto alla nostra comunità di fronte all’accesso e alla libera circolazione dentro il territorio tradizionale U’wa, del quale siamo padroni ancestrali.
Non riconosciamo l’autorità di qualsiasi attore armato, perché rompono la tranquillità e la cosmovisione, poiché noi U’wa crediamo che le armi nel nostro territorio e soprattutto nel territorio sacro contaminano con cattive energie lo spazio, lasciando in questo un’energia di guerra, desiderio di morte, ostilità e cattiveria, così da danneggiare il nostro intorno, soprattutto nei tempi dei rituali culturali di digiuno che inizieranno il 15 di giugno.
Continueremo con il rafforzamento della campagna per la difesa del territorio degli U’wa “la Cultura che ha dei principi non ha prezzo” visualizzando la nostra problematica e stabilendo alleanze strategiche con differenti attori sociali nell’ambito nazionale e internazionale.
Esigiamo la smilitarizzazione immediata del territorio ancestrale sia all’interno del resguardo che negli altri luoghi sacri al di fuori di esso.
In particolare del luogo sacro dove c’è il pozzo Gibraltar.
Esigiamo il rispetto dei nostri tempi necessari a svolgere i rituali di digiuno compromessi dalla presenza dell’esercito. La presenza di estranei che hanno pensieri di guerra perturbano la realizzazione dei rituali di purificazione e ringraziamento.
Esigiamo che il Governo Nazionale e l’impresa Ecopetrol rispettino il territorio sacro degli U’wa nella sua totalità. Dal momento che attualmente l’impresa porta avanti le attività di esplorazione in un luogo culturalmente protetto da qualsiasi tipo di sfruttamento o intervento che colpisca la Madre Terra.
Esigiamo la restituzione legale del territorio che ci corrisponde e che è stato acquisito dall’impresa violando i nostri diritti ancestrali.
Esigiamo l’immediato rispetto della recente decisione (004) presa dalla Corte Costituzionale il 29 gennaio di questo anno, in difesa delle comunità indigene che a causa del conflitto armato sono in via di estinzione, e tra loro la Comunità U’wa. Come in altre esperienze nel Paese, lo sfruttamento delle risorse come il petrolio e le dispute per il territorio generano conflitti e profughi cause dirette dell’estinzione di gruppi etnici come il caso del popolo Yariguì nel Magdalena Medio, il popolo Guayabero, nella Orinoquìa e i rischi potenziali dei popoli Baì e U’wa.
Esigiamo che sia consegnata al popolo U’wa una mappa dove siano indicate le attuali basi militari costruite senza consultarci che prestano servizi di sicurezza alla impresa e che colpiscono le fattorie di cui siamo proprietari.
Esigiamo si consegni un memoriale completo sulle attività che continuano a realizzarsi nel pozzo Gibraltar 3 e altri progetti che coinvolgono il territorio ancestrale, in modo tale che sia rispettato l’esercizio del nostro diritto all’informazione.
Luis Tegría Tegría -Sirakubo,
presidente Asou’wa
“La cultura che ha dei principi non ha prezzo”