Documento senza titolo
L’immagine con cui parte il Quinto Forum Mondiale per l’Acqua ad Istanbul, Turchia, dal 16 al 22 marzo, è Leana che viene trascinata via da tre poliziotti in tenuta antisommossa che le piegano le braccia dietro la schiena. Lei è minuta, i capelli neri le si mescolano in bocca assieme alle grida “Acqua e libertà”, e quasi sparisce dentro i manganelli, i caschi, i fucili le divise di questi militari immensi che se la portano via chissà dove e chissà come.
Leana fa parte degli attivisti turchi che si battono per la difesa dell’acqua pubblica. Lunedì 16 marzo viene arrestata con altri 17 ragazzi turchi, che assieme a centinaia di attivisti provenienti da ogni parte del mondo e facenti parte del Forum Alternativo dell’Acqua – e sotto gli occhi della stampa internazionale – stavano manifestando per l’inizio ufficiale del World Water Forum a pochi passi dal Sütlüce Culture and Congress, dove è ospitato. La polizia ha accerchiato i manifestanti e gli ha dispersi con brutalità a manganellate e idranti, perfino mentre un politico in lizza per le amministrative del prossimo 29 marzo , Hasan Sen del partito al governo APK, aveva approfittato di tanta visibilità per imbastire al volo un comizio sull’acqua, tema – a detta dei compagni turchi – di cui mai si era interessato prima. I ragazzi arrestati fanno parte di una delle due organizzazioni che In Turchia si battono contro la privatizzazione delle risorse idriche, la Suyun Ticarilestirilmesine Hayir Platforum. Assieme, ma non in accordo, con la “Another Water Management is Possible Campaign”, Platform e le realtà internazionali – oltre 150 fra organizzazioni e reti mondiali, fra cui il Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, la rete interamericana Red Vida, la Rete Africana, rappresentanti della neonata rete Europea per l’acqua, e numerosi esponenti dei movimenti africani ed asiatici – le due realtà turche hanno organizzato il Forum Alternativo per l’Acqua, che con incontri, seminari ed iniziative, vuole contestare le linee del forum ufficiale e produrre la propria proposta di gestione delle risorse idriche a livello globale.
L’immagine di questa ragazza portata in carcere è significativa a più livelli: siamo in Turchia, il Paese dei 122 ragazzi morti nelle prigioni per mano dei militari che tentavano di porre fine allo sciopero della fame di 816 detenuti politici. Dove la minoranza etnica curda viene imprigionata anche se parla la propria lingua in pubblico – come per l’ex deputata curda Leyla Zana, condannata in gennaio a 10 anni di carcere per propaganda terroristica - dove la tortura è prassi così come la violazione dei diritti umani, e le contraddizioni sociali, culturali, religiose di cui è fucina ne ostacolano la tanto agognata entrata nella Unione Europea.
Siamo poi di fronte ad uno dei vertici mondiali più contestati, Il Forum Mondiale dell’Acqua. Organizzato con cadenza triennale da un organismo privato voluto dalla Banca Mondiale, il World Water Council, questo summit viene disconosciuto dalle reti mondiali per l’acqua pubblica di tutto il mondo per il modello di gestione della risorsa idrica e di sviluppo proposti: “Come a Città del Messico nel 2006, a Kyoto nel 2003 e a L’Aia nel 2000, dobbiamo contestare i programmi neoliberisti degli organizzatori del Forum e spingere i governi perché si uniscano ai governi dell'Uruguay, della Bolivia, del Venezuela e di Cuba, che nel 2006 hanno sottoscritto la controdichiarazione del 4° Forum Mondiale dell'Acqua”, era stato detto dai movimenti, freschi del Controforum di Belem, che aggiungevano: “Questa crisi mondiale si manifesta anche per l’accesso alle risorse idriche e servizi igienico-sanitari , che riflettono i principi economici in cui si sono sviluppati, dividendo l’umanità in inclusi o esclusi”.
All’ultimo Forum dell’Acqua, il presidente del Consiglio Mondiale dell'Acqua Téniére-Buchot aveva dichiarato che: "Devono aumentare le tariffe, le imposte, ciò che è necessario, perché l'acqua gratuita è molto pericolosa per le persone, per la salute pubblica, per lo Stato”. Ci sono dunque forti dubbi che in questo Quinto Forum vengano davvere prese in considerazione le 348 pagine del rapporto Onu “L’acqua nel mondo che cambia”: piu' di un miliardo e 200 milioni di persone non hanno accesso alle fonti di acqua pulita e quasi altri due miliardi di esseri umani vivono senza servizi igienici.
Altra immagine: mentre il presidente turco Abdullah Gül, assieme ad alcune teste coronate - Alberto di Monaco e il principe ereditario giapponese – dava il benvenuto ai 180 ministri di altrettanti Paesi, ai venti capi di Stato, alle 3000 organizzazioni, per cominciare a “colmare il divario” ("Bridging Divides for Water” è il titolo dato al Forum) dell’acqua nel mondo, due attiviste facenti parte del controforum – la statunitense Payal Perek e la tedesca Ann – Kathrin Schneider, entrambe di International Rivers, entrano regolarmente con il loro pass da 500 euro e srotolano uno striscione con la scritta: “No risky dams”, “no alle dighe pericolose”, slogan che ripetono anche a voce, ricevendo pure qualche tiepido applauso. Le due vengono immediatamente arrestate e rimpatriate per reato d’opinione. Il comunicato ufficiale rilasciato qualche ora dopo, parla di “magnanimità del governo turco, che altrimenti prevede l’incarcerazione minima di un anno per questo tipo di trasgressioni”. La Schneider con un piede sull’aereo ha il tempo di parlare del progetto Gap (Guneydogu Anadolu Projesi, Progetto dell'Anatolia del sud est), un piano governativo turco al quale partecipa anche l’italiana Unicredit, che vuole la costruzione di una serie di dighe – 1024 - una delle quali, la diga di Ilisu, prevede la cancellazione di un’intera vallata nel territorio curdo: “E’ il simbolo delle politiche sull’acqua e l’energia che distruggono le comunità e l’ambiente. I partecipanti al World Water Forum devono interprendere soluzioni più avvedute e trasparenti, che sono già attuabili!”, dice. E intanto, dopo nemmeno due giorni in Turchia, è di nuovo a casa per aver srotolato uno striscione.
I primi giorni del Forum danno bene il polso della situazione. Non solo turca, ma dell’interesse economico e politico ormai conclamato che gira attorno all’acqua. Ce lo spiega Maude Barlow, nota attivista e scrittrice canadese, nominatea recentemente “Senior Advisor on Water Issues” per l’Onu dallo stesso presidente dell’Assemblea Generale, Miguel d'Escoto : “Quello che è successo è l’esempio della debolezza dei gruppi economici presenti all’interno del Forum Sociale dell’acqua. Rispetto a Città del Messico, il Consiglio si sente assediato, i movimenti hanno preso maggiore coscienza e consapevolezza. Dalla Guerra dell’Acqua di Cochabamba i processi di ripubblicizzazione e i fallimenti delle gestioni private hanno fatto enormi passi avanti”. Pensiamo alla ripubblicizzazione dell’acqua a Parigi e alle stesse piccole vittorie del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. “E’ paradossale – continua Maude - che il Water Forum, presentato come un foro democratico aperto a tutti, poi se uno tira fuori uno striscione viene rispedito a casa. E’ evidente che l’unica cosa che conta in questo luogo sono il profitto e il potere sulle risorse”. Sarà importante dunque l’appuntamento di giovedì 19, quando Miguel d’Escoto parteciperà al Controforum dei movimenti, così come il 21 marzo, giornata del Newroz curdo, e il 22 marzo, giornata conclusiva dei lavori e giornata internazionale per l’acqua.