Una manifestazione massiccia sotto il parlamento. Iniziative territoriali coordinate. Mailbombing a raffica a tutti i parlamentari – piu' di tremila mail inviate nei giorni scorsi. Lettere, incontri, cartelloni, articoli, raccolta firme: fermento allo stato puro per un’indignazione forte, ma pronta da tempo a scattare. E’ la Campagna salva l’Acqua, lanciata in ottobre dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
Mercoledì 4 novembre, in un silenzio più rumoroso del solito, il senato ha approvato l’articolo 15 del decreto legge numero 135, sull’“Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica”. Privatizzazione è il suo secondo nome. Senza tanti giri di parole e più approrpiato. Gas, trasporti, ma soprattutto acqua, sono i servizi che il centrodestra, avvallato con pochi sensi di colpa dalla quasi totalità dell’opposizione, ha deciso che debbano essere gestiti dai privati.
Mentre gran parte del mondo va esattamente nel senso contrario, l’Italia patria dell’old style guarda nostalgicamente ai magnifici anni Ottanta e Novanta, ed in nome del profitto – e , bisogna dire, in un’epoca particolarmente lungimirante, quella della crisi globale - prega la fiananza creativa di gestirci la vita.
Ora si attende il passaggio alla Camera in settimana. Giornate di passione ma non di disperazione, costellate di appuntamenti ed iniziative perchè ormai quella parte del popolo che sa alzare la testa c’è, non si lascia intimidire, e ha le sue controproposte.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua è la piattaforma della società civile all’interno della quale si coordinanano le attività di contrasto al giro di vite di novembre, che proprio perchè riguarda la gestione del servizio idrico in primis, risulta emblematico.
Sabato scorso la riunione mensile del coordinamento, a Firenze. Tania è una di quelle voci fresche che fanno del Forum un posto interessante. E’ avvocatessa a Grosseto: “Col mio lavoro credevo già di fare la mia parte. Poi ho provato a parlare con le istituzioni ed erano tutti sordi”. Era successo che l’ATO Ombrone aveva raccolto la proposta del gestore privato Acquedotto del Fiora Spa, di istituire una cauzione obbligatoria di 40 euro – il cosiddetto “balzello” - per chi fosse sprovvisto di domicilio bancario. I grossetani si sono organizzati: banchetti nelle piazze e fuori dai supermercati in piena estate a raccogliere firme. “Gente normale, cioè ribelle” che ha fatto i salti mortali per venire a capo della burocrazia. Alla fine questi sparuti – che nel frattempo fondano il Comitato per il Bene Comune - sono andati con 5000 firme dal sindaco e gli hanno detto “E allora?”. E il balzello si fermò. Tania è una che ci guarda e dice: “Forza ragazzi. Qui la situazione è grave, ma siamo tutti ai blocchi, pronti a partire”. La situazione è grave: l’articolo 15 impone che:
- siano fatte gare d’appalto per la gestione dei servizi pubblici, con una quota pubblica – ove ci sia - non oltre il 30 per cento
- i soggetti attualmente affidatari possono tuttavia partecipare alla prima gara di affidamento del servizio sul territorio in cui attualmente operano
- i privati che fanno parte della società mista devono avere specifici compiti operativi (l’introduzione del termine “specifici” modifica in parte la versione precedente dell’articolo 23 bis, quello approvato dal ministro Tremonti in nell’agosto degli europei di calcio)
- l’Authority non deve più dare parere preventivo sulle richieste di deroga.
Il decreto diventerà attuativo il 31 dicembre 2009, mentre entro la stessa data del 2011 cessano di esistere le cosiddette in house, ovvero le gestioni attraverso società per azioni a totale controllo pubblico, che ad oggi sono 64. Una legge che scavalcherà anche la sovranità delle Regioni e dei Comuni.
Acqua bene comune dell’umanità, diritto sancito da dichiarazioni per i diritti umani e da fior di Costituzioni illuminate in America latina – Uruguay, Ecuador, Bolivia, Paraguay – acqua ripubblicizzata nel cuore dell’Europa e nella culla delle grandi multinazionali – Suez, Veolia, etc – cioè Parigi. Acqua sacra per le popolazioni indigene. Da noi c’è Gasparri:” “Il Senato ha varato una riforma straordinaria, che mai nessun governo era riuscito a compiere. Una riforma per il mercato; per innestare la competitività all'interno di settori che ne sono stati per troppo tempo al riparo”. Al Forum si raccolgono anche dati: le tariffe nel decennio ’97 – 2006, cioè quello in cui è stata data l’acqua ai privati, sono aumentate del 61, 5% a fronte di un’inflazione del 25%. Gli investimenti sono diminuiti di due terzi. Le statistiche prevedono un incremento dei consumi del 17%. Nell’Italia che è in cime alle classifiche mondiali per consumo d’acqua. Sempre Gasparri chiarisce a che punto stiamo: “La gestione, anche del servizio idrico integrato, dovrà rispettare le modalità individuate dal nuovo testo di riforma, la proprietà della risorsa resterà sempre e comunque pubblica”. Ecco spiegato come l’acqua sia l’affare del secolo: incrementi dei consumi e delle tariffe, gestione ai privati che ci possono lucrare sopra, ma la proprietà – cioè i costi – rimane al pubblico, cioè al cittadino, che paga ma non può mettere becco sull’erogazione dell’acqua.
Lunedì 9 il Forum e la regione Puglia hanno fatto una conferenza stampa congiunta per la ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese: un segnale forte e ripetibile in altri territori. “L’acqua privatizzata è una bestemmia contro Dio”, ha detto il governatore Vendola, presentando anche la delibera regionale che entro l’anno sancirà l’acqua “Bene comune dell’Umanità” e impugnerà davanti alla Corte Costituzionale l'articolo 15, rivendicando alla Regione la competenza esclusiva in materia. Il popolo dell’acqua dunque non demorde: ha studiato l’escamotage per salvare le 64 in house, che possono diventare aziende speciali e sfilarsi dalle grinfie dell’articolo 15. Decine di Comuni stanno inserendo nel proprio statuto la dicitura “acqua diritti umano, e servizio a non rilevanza economica”. E 3 sono le richieste precise inviato alla Commissione Affari Costituzionali della Camera: il ritiro dell'articolo 15; scorporo servizio idrico dall'articolo 15 e dall'Art. 23 bis, il ripristino gestione "in house" come via ordinaria di affidamento. L’acqua mercificata diventerà un vestito troppo pesante anche per questo governo.
Nel Forum s’incontrano oggi un migliaio di comitati territoriali e settanta associazioni nazionali, e la neonata rete degli Enti Locali. Nasce nel 2005 dalla correlazione fra realtà sociali che decidono di rendere più incisive le reciproche lotte in difesa dell’acqua. Nel 2007 raccoglie e consegna oltre 400.000 firme per una legge di iniziativa popolare per l’acqua pubblica, che giace inascoltata, e Il primo dicembre porta in piazza a Roma 40.000 persone. Per il 20 marzo 2010 è prevista una grande manifestazione nazionale. www.acquabenecomune.org
L’acquedotto pugliese è il più grande d’Europa, con i suoi 20.000 chilometri, appartiene per il 95% alla Puglia e per il 5% alla Basilicata. Gestito in house, come spa a totale capitale pubblico, viene ora ripubblicizzato, grazie anche alla mobilitazione del Comitato Pugliese Acqua Bene Comune (30.000 cittadini, 44 enti locali, 180 associazioni locali). Prevede investimenti per 130 milioni l'anno con tariffe bloccate per tre anni; le perdite sono sotto al 28% con un risparmio di 25 milioni di metri cubi d'acqua l'anno.
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