Francesca Caprini – Beni comuni: un’unica lotta.
Questa sera 3 febbraio ci sarà a Trento Alberto Lucarelli per partecipare ad un’assemblea pubblica dal titolo contundente: “Beni comuni: una sola lotta”. E’ organizzata dai comitati cittadini che in Trentino si occupano di difesa dell’acqua, e da coloro che localmente si stanno organizzando per dare risposte concrete su tematiche fondamentali quali il lavoro, l’inceneritore, il territorio, le energie alternative, l’istruzione, in una sola parola, i beni comuni ed i diritti dei cittadini.
Una serata puntuale, quella di oggi (ore 20.00 presso la sala di rappresentanza della Regione, in Piazza Dante 15): in Trentino si sta portando a termine un’operazione complessa e di cui si sa poco, ovvero la costituzione di una Società per Azioni a capitale pubblico per gestire le risorse idriche in questo momento in mano a Dolomiti Reti. Le perplessità sono di due ordini: la prima è che questa operazione avviene all’indomani di un referendum per l’acqua bene comune votato da più di metà degli italiani e migliaia di trentini, che ha disegnato un percorso normativo ma anche culturale che va nella direzione opposta: porre i beni essenziali, l’acqua in primis, fuori dal mercato; andare oltre la dicotomia pubblico privato per fondare nuovi percorsi di partecipazione collettiva. Una Spa In House risponde invece alle regole del diritto privato. Inoltre, Dolomiti Reti possiede l’acquedotto, stimato 42 milioni di euro. Che i Comuni di Trento e Rovereto si dovranno ricomprare. Chi metterà questi soldi?
Alberto Lucarelli ci farà partecipi di un’esperienza alternativa ed unica in Italia: giurista e professore ordinario di diritto pubblico alla Federico II di Napoli e alla Sorbonne di Parigi, componente della commissione Rodotà e redattore dei quesiti referendari, Lucarelli è oggi a Napoli è anche assessore con delega ai beni comuni. Napoli è stata infatti la prima città d’Italia ad applicare il referendum acqua bene comune, traghettando la Arin Spa (una In House, come quella che vorrebbero fare a Trento e Rovereto) verso una azienda speciale che manco a dirlo, si chiamerà Acqua Bene Comune. Nell’ambito del Forum del Comune dei Beni Comuni, un evento che sabato scorso che ha convogliato a Napoli migliaia di sindaci che vogliono seguire le orme del Municipio di De Magistris, Lucarelli ha aggiunto: “La Rete dei Comuni per il Bene Comune potrebbe promuovere una campagna di disobbedienza verso gli artt. 4-5 della legge n. 148/2011 che reintroducono processi forzati di privatizzazione dei servizi pubblici locali, determinando de facto il tradimento della volontà referendaria”. Insomma, i cittadini possono “disobbedire” quando la legge è dalla loro. Ed è questo anche il senso della campagna di Obbedienza Civile lanciata dal Forum dell’acqua il mese scorso (per cui, ad esempio ad Arezzo, già mille famiglie non pagano la quota di bolletta dell’acqua da addurre alla remunerazione del capitale investito che il secondo quesito referendario ha stralciato).
Anche Trento non è rimasta insensibile: questa sera ci saranno anche rappresentanti di istituzioni locali fra cui il vicesindaco di Tassullo Marco Benvenuti, la cui giunta proprio ieri ha votato un atto d’indirizzo sulla salvaguardia dei beni comuni: “Tassullo da tempo difende l’acqua come bene comune, anche attraverso la modifica dello statuto comunale. Oggi le scelte di Palazzo Thun sull’acqua ci lasciano perplessi. Noi guardiamo avanti e i beni comuni sono il futuro”. Ci sarà anche una rappresentanza da Tione per l’Azienda Speciale locale, una delle ultime d’Italia. Questo per sottolineare ancora una volta la ricchezza trentina non solo in termini di risorse: il Decreto Monti da poco emanato ha stralciato i servizi idrici, una vittoria dei comitati dell’acqua che si erano mobilitati sdegnati. Per lo stesso decreto gli altri servizi pubblici, fra cui i rifiuti, sono da mettersi sul mercato, e le Aziende speciali in pericolo. Insomma: la nostra Provincia ancora una volta pare seguire e a volte anticipare le orme che sanno di privatizzazioni del Governo, quando potrebbe legittimamente costruire la propria via proponendosi anzi come capofila di percorsi innovativi così come Parigi e Berlino (che in piena ondata neoliberista hanno ripubblicizzato le gestioni idriche fondando assessorati ad hoc).
Sulle scelte della PAT il Professor Lucarelli spiega come alla luce dell'esito del referendum nonchè della normativa comunitaria, l'adozione del modello in house non è l'unica via percorribile bensì sia l’azienda speciale, soggetto di diritto pubblico disciplinato dall'art. 114, a rappresentare un modello formalmente e sostanzialmente pubblico in quanto risulta più congeniale per servire l'interesse generale. Sarebbe interessante se ci fossero anche i nostri assessori, questa sera, per un sereno confronto.
Alberto Lucarelli presenterà mercoledì mattina presso la facoltà di Sociologia il suo libro “Beni comuni. Dalla teoria all’azione politica” con contributi di L. De Magistris e A. Zanotelli, Dissensi Ed.