Gli ultimi provvedimenti legislativi in materia di gestione del servizio idrico segnano una
decisa affermazione della concezione liberista e privatistica che considera l'acqua non più un bene
comune privo di rilavanza economica e quello dell'acqua non più un diritto di tutti gli esseri umani,
ma un bisogno e il cui soddisfacimento va affidato alle regole del mercato
Infatti, il D.L. n° 133/2009, approvato da tutti i gruppi parlamentari, afferma il principio che la
gestione del servizio idrico debba essere assegnata mediante gara d'appalto, mentre il D.L. n°
135/2009 prevede l'ingresso, con quote via via crescenti, dei privati nelle società pubbliche di
gestione del servizio idrico.
Il prevalere di tale concezione liberista e privatistica, la sua traduzione legislativa, il quadro
politico attuale e futuribile, il forte interesse delle grandi società per un business sicuro e senza
rischi quale è il servizio idrico porteranno inevitabilmente, prima o poi, Carniacque SpA e, quindi
anche i Comuni ad essa aderenti, nell'oceano aperto del mercato, finendovi fagocitati secondo la
legge per cui il pesce più grosso mangia quello più piccolo.
Di fronte allo scenario presente e a quello futuro che ormai chiaramente si sta delineando
sarebbe opportuno che i Comuni montani li valutino con attenzione e, sottolineando i propri
caratteri specifici di montanità ed avvalendosi degli stessi, evitino di finire in tale contesto di
mercato a loro oggettivamente avverso, ma ne restino fuori e preservino così la loro libertà ed
autonomia.
Tanto più che la vigente legislazione (art. 148, comma 5 del D.L. n°152/2006 e sue
modificazioni) riconosce la specificità dei Comuni montani per quanto attiene al servizio idrico ed
attribuisce agli stessi, limitatamente ai Comuni sino a 1.000 abitanti, la facoltà di gestire
autonomamente il servizio idrico.
Proprio tali riconosciute specificità e facoltà permettono ai Comuni montani di evitare che il
loro servizio idrico finisca sul mercato e in mani private, ma bensì resti ben radicato alla comunità
locale garantendo così la diretta partecipazione democratica dei cittadini.
La legge della Provincia di Bolzano del 18.6.2002 n°8, attuativa della legge nazionale
"Galli", può essere assunta a positivo esempio di tale radicamento. Infatti tale legge attribuisce ai
Comuni, montani e non, tutti i compiti relativi all'approvigianamento idrico, nonché tutti quelli
riguardanti il servizio di fognatura interno ai centri abitati, lasciando alla gestione associata dei
Comuni solo la realizzazione e la gestione delle reti fognarie esterne e degli impianti di
depurazione, che sono per lo più sovracomunali.
La gestione autonoma del servizio idrico da parte dei Comuni sul modello di quella della
provincia di Bolzano è la più rispondente, sotto una molteplicità di aspetti quali la montanità,
l'economia, la partecipazione, l'immediatezza degli interventi, il rapporto diretto degli utenti con il
gestore-Comune, alle caratteristiche delle nostre comunità ed alla opportunità di eliminare enti e
strutture inutili, quali l'ATO e la stessa Carniacque.
Circa l'affermazione che Carniacque abbia titolo di continuare a gestire il servizio idrico in
quanto ha scelto con gara il socio tecnico privato, cioè l'AMGA, vanno chiariti alcuni aspetti anche
in relazione ai possibili ricorsi che il business stimolerà. AMGA, appartenente al Comune di Udine
al 60%, è privata? E' vero o no che AMGA è subentrata a tre privati azionisti carnici per creare le
condizioni, quale partner tecnico, per ottenere la gestione "in house", con l'accordo che
successivamente sarebbe uscita da Carniacque? Ebbene, il risultato è che con la nuova normativa ci
rimane e con quote azionarie aumentate rispetto a quelle iniziali, perché una sua uscita
comporterebbe la messa in gara d'appalto del servizio. Risultato tutto diverso da quello annunciato!
E' vero o no che lo scopo dichiarato della costituzione di Carniacque era quello di evitare la
venuta in montagna dei "foresti"? Ebbene, con la recente normativa la quota azionaria dell'udinese
AMGA in Carniacque dovrà aumentare sino al 40%, che andrà via via aumentando. Ma basta il
40% più la gestione degli impianti e reti per fare di AMGA la reale proprietaria di Carniacque e la
gestrice monopolista del servizio idrico in montagna. Risultato opposto a quello dichiarato: i
"foresti" se la faranno da padroni! Inoltre la stessa AMGA finirà per fondersi con altre società o
preda di qualche pescecane del settore.
E ancora: il partner tecnico che opera sulle reti idriche e fognarie e contemporaneamente è
azionista di Carniacque fa l'interesse proprio o quello della società di cui è azionista? C'è o non c'è
conflitto d'interessi?
Domanda: chi l'ha fatto fare ai Comuni montani di consegnare se stessi ed i propri cittadini
ad un groviglio del genere? Sarebbe un vero dispiacere se alcuni lo avessero fatto per liberarsi dalle
responsabilità.
In sede di modifica della vigente legge regionale in materia di servizio idrico è opportuno
che, oltre all'abolizione dell'ATO, sia riconosciuta a tutti i Comuni montani, indipendentemente
dalla loro popolazione e senza autorizzazioni di chichessìa, la facoltà di gestire in proprio il servizio
idrico, se lo ritengono. E' una questione di libertà e di autonomia dei Comuni, di federalismo, di
efficienza e di vicinanza del servizio alla gente. E' una questione di democrazia e di partecipazione.
Agli scettici sulle capacità dei piccoli comuni, il ministro Giolitti così rispondeva nella
seduta della camera dei Deputati del 29.11.1902 sulla municipalizzazione dei servizi pubblici:"Nei
piccoli Comuni il contribuente può controllare direttamente se si amministra bene o male". Un
esempio eloquente più recente è stata la ricostruzione del Friuli terremotato di cui i piccoli Comuni
sono stati attori primari. Ora i Comuni piccoli hanno un ulteriore strumento per gestire i servizi: le
Associazioni di Comuni.
La maggioranza che governa la Regione - e la Lega in particolare - hanno una buona
occasione per dimostrare che "autonomia locale" e "federalismo" non sono solo parole vuote. Le
traducano in fatti! Su questi temi il Comitato per la tutela delle acque svolgerà una serie di iniziative
pubbliche nei Comuni montani e presenterà un apposito ordine del giorno all'esame dei consigli
comunali.
http://www.peraltrestrade.it/download/MessVeneto_La_gestione_acqua_Comuni_montani_Barazzutti.26.01.2010.pdf