Una riforma dei servizi pubblici locali neoliberista, privatizzatrice e che salvaguarda le “rendite dei poteri forti”
1. Il Parlamento ha approvato la legge di conversione del decreto legge 112, ricorrendo al voto di fiducia e con la riscrittura complessiva del dl attraverso un maxiemendamento che ha raccolto tutte le modifiche intervenute. Tra le tante norme lì contenute, su cui abbiamo avuto modo di intervenire più volte ci interessa soffermarci su quanto previsto in materia di servizi pubblici locali a rilevanza economica (art.23 bis che vi alleghiamo).
2. Il testo è stato modificato più volte nel corso della discussione; quello finale approvato, in ogni caso, non si discosta, sin dall’inizio, dalla logica neoliberista che l’ha sempre ispirato (al comma 1 si specifica che esso è costruito “al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale”) e che si sostanzia nel fatto che il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria, a imprenditori o società mediante il ricorso a gara. In deroga a questa modalità di affidamento, ma con il vincolo di doverlo motivare, attraverso una relazione da trasmettere all’Antitrust (che può esprimersi su di essa entro 60 giorni), “per situazioni che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace ed utile ricorso al mercato”, l’affidamento può avvenire “ nel rispetto dei principi della disciplina comunitaria”.
Ciò, in buona sostanza, significa che, pur con una procedura restrittiva, rimane possibile l’affidamento diretto alle società a totale capitale pubblico che abbiano i requisiti dell’”in house” e viene estesa anche ad Enti di diritto pubblico, come le Aziende speciali e i Consorzi, visto che la giurisprudenza europea si è più volte pronunciata in questa direzione.
E’ stato fatto notare, per esempio da parte della ministra ombra Lanzillotta e dall’On. Casini dell’Udc, come tale impostazione non aprirebbe a sufficienza al mercato e, sostanzialmente, non conterrebbe grandi novità rispetto alla situazione attuale. Per quanto ci riguarda, non possiamo che constatare come, effettivamente, l’ultimo testo Lanzillotta fosse ancor più liberista dell’attuale, visto che apriva ai privati anche la proprietà delle reti e che l’unica deroga all’affidamento tramite gara era quella della gestione “in house” e in termini ancora più restrittivi. In ogni caso, va comunque rimarcato come il testo approvato spinga in una direzione ben precisa di messa sul mercato dei servizi pubblici rispetto a quanto finora esistente, e cioè l’art. 113 dei Testo Unico Enti Locali 267/2000 che lasciava libertà di scelta agli Enti Locali sulle tre forme di affidamento (gara, SpA mista, SpA “in house”).
Peraltro, a quest’impronta neoliberista si affianca – ma non c’è da stupirsi ed è questo semmai il vero rilievo da eccepire, l’emergere di una logica di protezione corporativa,- un’impostazione tesa a non colpire i soggetti forti del sistema, e in specifico le SpA miste quotate in Borsa. Infatti, se, in termini generali, i soggetti gestori cui è stato affidato il servizio in modo diretto non possono acquisire la gestione di ulteriori servizi né in altri ambiti territoriali, questo non vale per le SpA miste quotate in Borsa, che potranno continuare a “fare shopping” in Italia e in giro per il mondo.
Per quanto riguarda più in specifico il settore dell’acqua, viene introdotta una norma (art. 9 bis), in base alla quale “le concessioni relative al servizio idrico integrato rilasciate con procedure diverse dall’evidenza pubblica cessano comunque entro e non oltre la data del 31 dicembre 2010, senza necessità di apposita deliberazione dell’ente affidante. Sono escluse dalla cessazione le concessioni affidate ai sensi del comma 3” (e cioè le SpA “in house” e gli Enti di diritto pubblico). Ora, al di là dell’intento “punitivo” per il servizio idrico che, anche grazie alla nostra iniziativa, è quello che ha più resistito ai processi di privatizzazione, tale formulazione significa che, al termine massimo del gennaio 2011 si dovrà necessariamente andare a nuove assegnazioni in tutti gli ATO nei quali : a) il servizio non è ancora stato affidato, b) esistono le gestioni salvaguardate”e c) esistono le gestioni affidate a SpA miste.
Infine, il Governo, su proposta del Ministro per i rapporti con le Regioni, dovrà emanare, entro 6 mesi, uno o più regolamenti per normare diverse questioni, tra cui quella di “prevedere l’assoggettamento dei soggetti affidatari diretti di servizi pubblici locali al patto di stabilità interno e l’osservanza da parte delle società in house e delle società a partecipazione mista pubblica e privata di procedure ad evidenza pubblica per l’acquisto di beni e servizi e per l’assunzione di personale”, con il chiaro intento di rendere ancora più residuali tali forme di affidamento.
3. E’ evidente il giudizio che si può esprimere sull’impianto e la filosofia del provvedimento. Siamo di fronte ad unainaccettabile logica neoliberista e privatizzatrice a cui si assomma l’idea di salvaguardare le “rendite dei poteri forti”, in particolare le SpA quotate in Borsa. Per dirla in estrema sintesi, possiamo sostenere che su questo terreno si è realizzata una piccola “summa” del tremontismo, che accoppia nei fatti, al di là di quanto dichiarato, liberismo e rapporto privilegiato con i poteri forti.
Va tuttavia notato come la normativa che esce dal provvedimento, anche perché su questo punto sono state avanzati rilievi specifici da parte del Servizio studi della Camera, recepisca gli orientamenti dell’Unione Europea in materia di affidamento diretto a soggetti pubblici, riaprendo di fatto la possibilità, seppure limitata dalle procedure previste e dal fatto di assoggettarla al Patto di stabilità interno, del ricorso all’affidamento tramite Enti di diritto pubblico.
4. Si tratta, in definitiva, di un provvedimento profondamente negativo che rischia di aprire la strada a processi di privatizzazione ben più estesi di quelli che abbiamo conosciuto negli anni passati. Ancora più forte e determinata dovrà dunque essere, pur nelle mutate condizioni, l’iniziativa che abbiamo finora messo in campo, per opporsi direttamente e per riaffermare il ruolo fondamentale dell’intervento pubblico e della partecipazione sociale in servizi che garantiscono fondamentali diritti di cittadinanza. Più in particolare per quanto riguarda la nostra lotta per la ripubblicizzazione del servizio idrico a partire dai territori, occorre la forte consapevolezza di come la nostra impostazione non sia messa in discussione dall’approvazione di tale provvedimento.
Viene infatti confermata la possibilità dell’affidamento a Enti di diritto pubblico, e acquisisce ancor più ragioni la nostra battaglia politica per il riconoscimento del servizio idrico come servizio privo di rilevanza economica, dunque non soggetto alla legislazione nazionale, questa compresa, bensì gestibile, sulla base della volontà degli Enti Locali, attraverso affidamento ad Enti di diritto pubblico.
Perfino la scadenza del dicembre 2010 come termine per le concessioni rilasciate senza gara, può, addirittura, essere vista come un’opportunità, se, ovviamente, saremo in grado di intervenire adeguatamente, in coerenza con quanto da noi definito. Da questo punto di vista, lo stesso svolgimento del 2° Forum Nazionale dei Movimenti per l’acqua del prossimo autunno, deciso nell’ultima riunione del Coordinamento nazionale dei Movimenti per l’acqua, può costituire un passaggio assai importante per rilanciare le nostre politiche e un appuntamento nel quale il nostro contributo può essere fondamentale perché ciò possa realizzarsi.
FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA