Sia Acea che Suez Environnement, sono state accusate di avere violato le leggi di mercato, di aver esercitato pressioni sulle concorrenti, di avere agito in segreto e pianificato strategie per dividersi quote del “mercato acqua” in Italia.
Il 22 novembre del 2007, neanche due mesi fa, per violazione dell’articolo 81 CE, una sentenza dell’antitrust ha condannato ACEA al pagamento di una multa di 8 milioni e 300 mila euro e SUEZ Environnement a 3 milioni di euro in merito alla partecipazione al bando di concorso vinto per la gestione dell’ATO 3 in Toscana.
E appunto, solo dopo appena due mesi da questa sentenza, si pensa di accorpare in Toscana le gestioni degli ATO 2, 3 e 6, in un nuovo soggetto unico di cui ovviamente ACEA sarebbe capofila insieme alla multinazionale Suez. Un mercato valutato intorno ai 250 milioni di euro, senza contare i probabili aumenti di tariffa.
Il progetto votato favorevolmente dai comuni di Pisa e Siena è stato stoppato al comune di Firenze dalle forze della sinistra arcobaleno – mancanza del numero legale durante le votazioni – e nel mitico comune di Vicchio.
Ma la battaglia si è ora spostata alla regione Toscana in cui la maggioranza delle forze politiche tentano di portare a termine il “piano di controllo” del mercato acqua.
Inutile dire che sarebbe una diretta violazione della moratoria introdotta nella finanziaria su ogni affidamento in corso nella gestione degli ATO (una vittoria dei movimenti).
Sarebbe anche in diretto contrasto con la legge d’iniziativa popolare presentata sempre dai movimenti in Parlamento.
A parte queste ovvie considerazioni la sentenza dell’antitrust, oltre alla violazione delle leggi di mercato, mette in luce il reale volto di ACEA, che, fino a prova contraria, è ancora per il 51% in mano al Comune di Roma.
Ma da quanto si legge dalla sentenza dell’Antitrust sulle azioni e gli obiettivi di ACEA, di pubblico e della sua funzione di municipalizzata, al di là della percentuale azionaria, è rimasto ben poco.
ACEA ha agito come una normale Spa o multinazionale a capitale privato. E l’unico fine di una normale Spa o multinazionale a capitale privato è quella di massimizzare i profitti. E massimizzare i profitti in un sistema economico senza regole, o in cui le regole non vengono rispettate, significa conquistare fette di mercato profittevoli (quote di prodotto e di consumatori) attraverso pressioni e accordi segreti con altre imprese, creare situazioni di monopolio, sbaragliare la concorrenza in modo lecito e illecito.
Sarebbe sbagliato anche se si parlasse di “banane”.
Mentre in gioco c’è il “bene comune acqua” considerato alla stregua di un “normale” prodotto e quindi a “normali” considerazioni di mercato.
E il mercato dell’acqua è stato quindi giudicato profittevole.
E’ infatti illuminante analizzare come i dirigenti di SUEZ percepiscono l’affare “acqua in Italia” e il conseguente ruolo di ACEA all’interno di tali strategie.
Si legge dai carteggi riportati nella sentenza dell’antitrust:
Un mercato considerato profittevole grazie agli aumenti tariffari
17 dicembre 2002 (doc. 165) “L’Italia è il mercato municipale dell’acqua e della purificazione con il maggior potenziale di sviluppo per SUEZ all’interno dell’Unione Europea nei prossimi anni in quanto: l’intervento del privato è indotto dalla legislazione (legge Galli); le dimensioni del mercato cresceranno grazie ai futuri aumenti di tariffa.
La scalata di Acea da parte di Suez
Nel maggio 2002 risale ad esempio un memo interno a Suez (doc. 149), dove viene fissato un vero e proprio schema procedurale: premesso che “l’evoluzione della legge Galli è lenta e l’acquisizione di una massa critica è difficile”, il responsabile per l’Italia di SUEZ ricorda ad altri dirigenti dell’impresa che “per questa ragione abbiamo proposto un’alleanza con ACEA che potrebbe evolversi in un’acquisizione di partecipazioni nella società romana, nel momento in cui il Comune decidesse di ridurre la sua partecipazione al di sotto del 51%. Questo progetto prevede dunque tre fasi: accordo di collaborazione nell’energia; accordo di collaborazione nell’acqua; eventuale acquisizione di partecipazioni”.
Acea braccio armato di Suez
Di estremo interesse è quanto viene poi considerato circa le conseguenze della presenza azionaria del gruppo Suez in ACEA rispetto ai rapporti di questa con SUEZ: “il gruppo Suez possiede l’1,9% di Acea. Suez potrebbe nominare a novembre un amministratore con il 3% del capitale […] Obiettivo: utilizzare Acea come ‘braccio armato’ di Suez per l’acqua in Italia”.
(Al momento attuale SUEZ possiede l’8,5% del capitale di ACEA. Nel consiglio di amministrazione della municipalizzata 2 consiglieri su 9 sono espressione degli interessi della multinazionale francese).
Toscana: un mercato da 250 milioni di euro
Si legge in un memo dal titolo ‘Interesse strategico delle offerte di Pisa, Firenze e Siena’ [‘Interet strategique des offres de Pise, Florence et Sienne’] inviato il 4 dicembre 2002 dal responsabile di SUEZ per l’Italia, ing. Giani, ai massimi dirigenti di SUEZ(doc. 146)
“Le offerte in Toscana rappresentano un’opportunità interessante, perché ci permettono di cominciare questa cooperazione in una regione d’Italia ricca e senza problemi di corruzione. D’altra parte, l’amministrazione regionale ha chiaramente manifestato la sua volontà di costituire un soggetto regionale per la gestione dell’acqua, a partire da Pisa, Firenze, Siena ed eventualmente Arezzo. Se questo progetto si realizza, si tratterà di una gestione di più di 2,5 milioni di abitanti e un volume d’affari di circa 250 milioni di euro”.
Pianificazione di una impresa unica in Toscana Acea/Suez
In un documento intitolato ‘Rafforzamento del partenariato con ACEA: formalizzazione di un accordo’ [‘Renforcement du partenariat avec ACEA: Formalisation d’un accord’], con specifico riferimento alle gestioni degli ATO dove SUEZ ed ACEA sono già presenti attraverso partecipazioni azionarie nei soggetti gestori si propone la “messa in comune delle partecipazioni di ACEA e SUEZ in Toscana (comprese Arezzo e Acque Toscane) in seno a un’impresa comune ad hoc ‘NewCo Toscana’. La ripartizione SUEZ/ACEA potrebbe essere 40/60 o 50/50 il che sembra vicino alla risultante dei rispettivi apporti”. Ancora, viene proposta la “creazione di un’impresa comune con ACEA per servizi diversi al fine di non lasciare Acea ad approfittare da sola dei margini realizzabili nel settore non regolamentato. […] I clienti sarebbero gli ATO che noi gestiamo così come altri ATO della regione toscana”.
La Toscana come modello di gestione dell’acqua in Italia
In un altro documento specificamente dedicato ai rapporti tra ACEA e SUEZ in Toscana, dal significativo titolo di ‘accordo di collaborazione toscana – linee guida’ [‘Tuscan Partnership Agreement – Guidelines’], si delineano alcune considerazioni generali e obiettivi più specifici dell’accordo: “visione: creare in Toscana il modello della gestione delle risorse idriche in Italia. Impresa idrica dominante in Toscana con partenariati pubblico-privati profittevoli con ATO, attività di servizio profittevoli riconosciute come il miglior fornitore di servizi in Italia. Finalità: creare una profittevole attività operativa in Toscana; rafforzare la cooperazione esistente; crescita nell’Italia centrale; ottimizzazione delle risorse. Obiettivi: sviluppo: Toscana, Emilia Romagna & Veneto: ATO ed altro; progetti italiani; opportunità internazionali […] Esclusiva e non-concorrenza: Toscana, Emilia Romagna, Veneto”.
Strategie di controllo del mercato dell’acqua
Le principali attività dell’impresa comune ACEA-SUEZ vengono individuate nella “supervisione delle attuali attività operative e definizione delle politiche delle parti in Toscana nel settore dell’acqua e della depurazione, in particolare attraverso: attività di holding, controllo di sussidiarie e partecipazioni finanziarie; coordinamento e responsabilità gerarchica sui manager locali delle società operative; definizione di una comune politica di voto nei consigli di amministrazione e assemblee di tutte le sussidiarie e società operative […] implementazione di sinergie attraverso le società operative”.