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Con lo slogan “Riprendiamoci il futuro!”, l’Italia che lotta per l’acqua pubblica
si è data appuntamento nella città simbolo delle lotte civili in difesa dell’acqua: centinaia di persone e di organizzazioni per ricostruire dal basso la democrazia del Paese.
Aprilia è una cittadina dura. L’architettura ne ricorda la fondazione fascista, le chiese sono spigolose. E la nebbia novembrina non aiuta.
Ma proprio qui, in questo comune dell’agro pontino che Mussolini voleva richiamasse, almeno nel nome, la dea Venere, si sta svolgendo una delle battaglie civili più coraggiose d’Italia: un decimo della cittadinanza da oltre tre anni ha deciso di non pagare più l’acqua privatizzata, ma solo la parte di competenza municipale. L’acqua, ad Aprilia è infatti diventata carissima, con bollette rincarate del 300%. Questo perché nel 2004 la multinazionale dell’acqua Veolia, una che allunga i suoi tentacoli in 50 e più paesi e che fornisce il proprio servizio a 116 milioni di abitanti nel mondo, attraverso il proprio braccio italiano Acqualatina spa – di cui possiede il 46,5 %, il resto è in mano ai comuni pontini – e con l’avvallo delle istituzioni, non si è fatta scrupolo di infliggere aumenti delle tariffe idriche esorbitanti ad una cittadinanza dove molti sono i pensionati e i disoccupati.
Proprio qui ad Aprilia, dunque, si è svolto il Secondo Forum dei Movimenti per l’Acqua: questa cittadina un po’ spartana e con le chiese strane è divenuta il simbolo italiano della lotta dal basso contro la mercificazione selvaggia dei beni comuni, che a livello globale sta tentando di dare il proprio colpo di coda mentre la finanza affonda nelle sue contraddizioni. Per due giorni lo scorso 22 e 23 novembre, decine di organizzazioni, sindacati e vertenze da tutta Italia, e centianaia di persone, si sono date appuntamento ad Aprilia perché l’acqua in Italia è diventata una merce, perché la gente può ancora morire per l’acqua insana, per protestare contro bollette inumane. Insomma, come recitava lo slogan dell’incontro, per “Riprendersi il futuro”.
Ma se qualcuno ancora pensa - o spera - che il “popolo dell’acqua sia un movimento caotico, agguerrito sì, ma disordinato, deve cominciare a ricredersi: la due giorni di Aprilia era strutturata ed estremamente “concentrata”, aveva ospiti stranieri da mezzo mondo e professionisti da mezza Italia, che fra medici, geologi, ingegneri ed esperti vari – fra cui contadini ed operai, ben s’intenda – confermava anche che quell’arma che è la scienza dal basso in Italia c’è ed è a disposizione della difesa dell’acqua come bene comune.
I movimenti italiani in difesa dell’acqua si sono riuniti nel loro Secondo Forum dopo lo svolgimento del primo nel 2006, la raccolta di oltre 400.000 firme per la Legge di iniziativa popolare per l’acqua pubblica, la marcia cittadina di 40.000 persone a Roma, il primo dicembre 2007. Ad Aprilia si volevano dare risposte concrete, in particolare alla Legge 133 approvata il 6 agosto scorso da Pdl e Pd a braccetto, che oltre a smantellare il sistema universitario italiano, nel suo comma 23 obbliga i Comuni a mettere le loro reti idriche sul mercato entro il 2010 – e che infatti tre regioni, Piemonte, Liguria e Emilia Romagna hanno già impugnato per incostituzionalità.
Così è stato: gli 8 gruppi di lavoro che alternativamente hanno affrontato per due giorni le varie tematiche legate all’acqua in Italia – dalle acque minerali, al sistema di finanziamento per la gestione pubblica dell’acqua, la connessione con le altre vertenze presenti oggi in Italia (rifiuti, università, turbogas), fino alla questione internazionale, sanitaria e dei lavoratori – sono giunti ad un documento finale che esige in primis il servizio idrico integrato come “servizio privo di rilevanza economica”, che propone l'affidamento diretto ad Enti di diritto pubblico (enti strumentali degli enti locali), e stabilisce le prossime iniziative di mobilitazione civile, perché la battaglia per l’acqua pubblica abbia quella centralità dentro l’agenda politica nazionale che le compete, ridando aria alla legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua (il documento e gli interventi sono reperibili sul sito www.acquabenecomune.org).
Ad Aprire il Forum, nel grande teatro Europa nel centro città, erano intervenuti i rappresentanti delle vertenze internazionali più rilevanti: Bassam Saleh, di Acqua in Palestina e il kurdo Mehmet Yuksel, che hanno sottolineato come l’acqua stia diventando in Medio Oriente l’arma contro i popoli. Boris Rios Brito, della Coordinadora de defensa del agua y la vida di Cochabamba, assieme all’associazione italiana Yaku ha invece portato la solidarietà della Bolivia alla popolazione di Aprilia , ricordando la coraggiosa - e vittoriosa - lotta della sua gente in difesa dell’acqua come bene comune. Dall’Europa delle luci e delle ombre, le testimonianze da Parigi, dove è stata appena ripubblicizzato l’acqua, e da Madrid, dove è in corso invece una feroce privatizzazione. Il Forum era stato introdotto il giorno prima dall’assemblea degli Enti Locali, svoltasi a Roma alla Sala della Pace della Provincia di Roma, a cui hanno partecipato decine di amministratori locali in rappresentanza di Comuni e Province aderenti alla legge d’iniziativa popolare e alla Campagna Acqua Bene Comune, è nella quale è stato formalmente fondato il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per l’Acqua Pubblica.
I risultati delle mobilitazioni civili di Aprilia e del Forum dell’Acqua comunque già si vedono: il presidente della regione Piero Marrazzo, il 28 novembre, ha dichiarato: “La Regione intende garantire i diritti dei cittadini e degli utenti di Acqualatina. Per questo motivo la Giunta Regionale ha dato incarico oggi al direttore del Dipartimento Territorio di chiedere chiarimenti all’Ato 4 sulle anomalie riscontrate nella gestione del servizio idrico integrato in provincia di Latina”. Nei prossimi mesi è atteso anche lo svolgimento del referendum promosso da ben 144 comuni della Lombardia per l'abrogazione di alcuni articoli della legge regionale 18/2006 grazie a cui si è stabilita la consegna ai privati dell'erogazione dell'acqua.