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LA BOLIVIA VERSO L’ABISSO?
4 maggio: verso i referendum per la nuova Costituzione del Paese e per l’autonomia di Santa Cruz
*Alex Contreras Baspineiro
[24/04/2008 21.58.42]



Il Paese situato nel cuore del continente americano e si trova ad un incrocio: oltre ai referendum nazionali sulla Costituzione e sul limite del latifondo, quattro dei nove dipartimenti avanzano verso il referendum sullo statuto autonomico, che in realtà è il pretesto per creare degli stati all’interno dello Stato Boliviano.
Il 4 maggio a Santa Cruz si realizzerà il primo referendum per l’autonomia e, dopo meno di un mese, innescherà un effetto domino in Tarija, Beni e Pando. Questi quattro dipartimenti  rappresentano i due terzi del territorio boliviano, un terzo della popolazione e il 60 per cento della produzione nazionale. Altri due dipartamenti, Chuquisaca e Cochabamba, tenteranno la stessa via autonomista.

Lo statuto autonomico cruceño, spinto inizialmente da coloro che erano al potere durante i governi neoliberali, è stato qualificato da diversi settori del governo “illegale” e “incostituzionale.
Però potrà essere negata la sua legittimità?

Ricordiamo che nei governi precedenti, i settori sociali con misure contrarie alla legge e all’attuale costituzione hanno compiuto una serie di azioni, appoggiate dal popolo, che non erano legali però sono state riconosciute legittime.

La guerra dell’acqua del 2000 arrivò dopo un referendum illegale però legittimo perchè la trasnazionale Aguas del Tunari se ne andasse da Cochabamba; 
nella guerra della foglia di Coca, considerata al di fuori della legge, non c’è stata maggiore legittimità da parte della popolazione  nel difendere le coltivazioni di coca.
E nella guerra del gas del 2003 l’espulsione dell’ex Presidente Gonzales Sanchez del Lozada non è stata legale ne costituzionale ma scuramente la più legittima.
La forza sovrana è sempre sinonimo di legittimità.

Il Presidente della Repubblica, Evo Morales Ayma, nell’ultimo intervento sopra il referendum autonomico, lo ha dipinto come “una consulta o un sondaggio in cui vengono spesi moltissimi soldi, che vuole dividere i boliviani e non vincola la Costituzione politica dello Stato”.

In un incontro realizzato nella zona dello Yungas (La Paz), il Capo di Stato ha precisato che la divisione e il razzismo dei promotori dell’autonomia cruceña si riflette nelle stesse dichiarazioni dei loro principali rappresentanti che lo hanno esplicitamente chiamato “animale” e  “scimmia”  per il solo fatto di essere indigeno.

In cambio i rappresentanti regionali della denominata “mezza luna”  all’inizio della loro campagna accusavano il capo di stato di essere centralista, dittatore, autoritario e fondamentalista; adesso, messi da parte insulti e accuse dirette, focalizzano la loro strategia tentando di aggregare la maggior parte degli aderenti alla loro causa.

Il Prefetto del dipartimento di Santa Cruz, Rubén Costas, ha affermato che il referendum autonomico è una risposta del popolo cruceño al centralismo del governo.

Preoccupate per il lancio dei referendum diverse delegazioni internazionali sono arrivate nel Paese. Il segretario politico della Organizzazione degli stati americani (OEA), Dante Caputo, ha espresso le sue preoccupazioni perché la tensione e le controversie tra i var attori politici possano sfociare in un confronto violento con il pericolo di contaminare altri Paesi latinoamericani.


Autonomisti o secessionisti?

Malgrado la maggior parte dei mezzi di comunicazione commerciali sia controllata totalmente dai  settori orientali del Paese che detengono un forte potere economico, politico e sociale, gran parte della popolazione qualifica gli statuti come secessionisti.

Alcuni giorni fa l’inviato speciale dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite in Bolivia, Rodolfo Stavenhagen, ha detto che lo statuto autonomico di Santa Cruz è incostituzionale e contiene disposizioni razziste, come l’articolo 161 che riconosce con “orgoglio” la condizione razziale del dipartimento nella maggioranza “meticcia”.

Lo statuto autonomico cruceño – sulle competenze dipartamentali – pretende di imporre una cittadinanza regionale, un’educazione esclusiva solo per chi vive in questo dipartimento, la ritenuta delle imposte nazionali a favore di questa regione, un regime elettorale proprio, la formazione di una politica dipartimentale parallela, l’amministrazione esclusiva delle proprie risorse naturali , la concessione dei titoli di proprietà terriera togliendola alle competenze presidenziali, e altri attentati all’unità nazionale.

L’attuale Costituzione politica dello Stato non riconosce il regime delle autonomie dipartimentali.

Però chi ha sospinto l’autonomia cruceña? Secondo diverse inchieste sono stati inizialmente meno di un centinaio di potenti clan familiari che in Bolivia dispongono approssimativamente di 25 milioni di ettari di terre e controllano l’industria agro-alimentare, il commercio estero, la banca e i grandi mezzi di comunicazione . Questi gruppi insieme ai politici che furono “colleghi” degli ex Presidenti Gozalos Sanchez de Lozada, Jorge Quiroga e Jaime Paz Zamora, sono diventati i principali oppositori del governo di Evo Morale Ayma.

Secondo uno studio del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, questi clan familiari detengono 25 millioni di ettari, cinque volte in più di due milioni di contadini boliviani.

Secondo l’Istituto Nazionale  della Riforma Agraria (INRA), solo 15 famiglie dispongono di mezzo milione di ettari di terre fertili vicine ai mercati, che corrispondono a 25 volte la superficie di tutta la città di Santa Cruz dove abitano un milione di persone.

Senza dubbio, nell’ultimo periodo, il potere di queste famiglie ha generato un potere politico-sociale senza precedenti nella storia democratica del Paese: le autonomie.
 
Un sondaggio dell’agenzia Equipos Mori rileva che nella capitale e nella provincia di Santa Cruz l’84% della popolazione è sicura di recarsi alle urne per i referendum. Tra di loro il 76% ha manifestato l’intenzione di votare per lo statuto autonomico, il 29% per la Costituzione dello Stato Boliviano

Interrogata su altri temi il 78% della popolazione pensa che il Paese stia imboccando una via pericolosa, mentre il 68% giudica deludenti i primi due anni del governo Morales.

Contraddizioni ufficiali
 
Mentre l’opposizione ha insistito da mesi sulla sola idea che il processo autonomico “sia un processo irreversibile”, diverse voci del governo, dei movimenti sociali – e di alcuni parlamentari e costituenti – hanno dato un’infinità di risposte contraddittorie che non hanno fatto che consolidare le iniziative dei settori più reazionari.

Nell’intento di frenare il processo autonomico, le posizioni espresse sono passate dalla minaccia dell’uso della forza a quella di aprire un giudizio di responsabilità sul processo referendario, fino a concludersi, in questi ultimi giorni,  nella riduttiva idea di considerare il referendum “una semplice consulta milionaria”.
Iniziative che nella loro totalità sono naufragate nella pericolosa congiuntura attuale.

Alcuni esempi di seguito lo dimostrano.
Il Presidente della Repubblica, Evo Morales Ayma, parlando del referendum ha spiegato che le autonomie dipartimentali sono già garantite all’interno della nuova Costituzione, però “per il popolo e non per i clan che hanno perso il potere e che adesso vogliono soltanto riacquistarlo attraverso il centralismo regionale”.

Poi ha qualificato il referendum come “un’inchiesta, un sondaggio di opinioni”, e coloro che lo promuovono espressione di oligarchie economiche che “non accettano un indigeno alla presidenza della Bolivia”.

“Siamo convinti che garantiremo le autonomie per i popoli e non per le caste, questa è una lotta del movimento indigeno, la lotta per l’autodeterminazione”, ha dichiarato.

Il vicepresidente Alvaro Garcìa Linera, nelle suoi ultimi interventi sui temi delle autonomie, ha chiesto al Comitato Civico di Santa Cruz – il fulcro dell’indipendentismo regionale – di non giocare con il sentimento del popolo cruceño con uno statuto “tutt’altro che serio”, i cui articoli vengono modificati continuamente.

Secondo il vicepresidente boliviano, il referendum si è ridotto ad una consulta senza alcuna validità giuridica né legale, e che non vincolerà la Costituzione politica dello Stato.

”Questo referendum è un’ inchiesta senza alcun carattere vincolante che costa 11 milioni di bolivianos e che nessuna autorità, istituzione o cittadino è obbligato a considerare” ha spiegato Garcìa Linera.

Il comandante delle Forze Armate Boliviane, il generale Luis Trigo Antelo, dopo aver denunciato le numerose minacce ricevute dalla sua famiglia, è stato categorico: “sappiamo che il referendum autonomico sarà portato avanti, la popolazione deciderà con il proprio voto”

“Questa consulta sullo statuto autonomico di Santa Cruz  prevista per il 4 maggio prossimo sarà solo un’inchiesta pubblica senza alcun valore legale richiesta da distinti settori e che non rappresenta alcuna preoccupazione per il governo”, ha detto il ministro Juan Ramòn Quintana, che soli pochi giorni prima in una dichiarazione pubblica aveva chiamato alla mobilitazione contro la cospirazione oligarchica.
“Il referendum che vogliono portare avanti nel dipartimento di Santa Cruz deve essere fermato per la volontà unanime di tutti i i boliviani che amano questo Paese e i mezzi di comunicazione hanno il mandato storico di preservare l’unità nazionale”
 
Oltretutto, dirigenti sociali e altri ministri del governo hanno ammesso che in questo momento non esiste una posizione unitaria né una struttura solida che permetta un’azione collettiva.
 
Le loro dichiarazioni vanno dal boicottaggio, alla marcia verso Santa Cruz, alla minaccia di bruciare le urne e i libri referendari fino alla mobilitazione per gli scontri.
Alla fine, nei fatti, si sono limitati a promuovere il giudizio di responsabilità per il processo referendario, a creare un Ministero delle autonomie e a denunciare possibili attentati verso il Capo dello Stato.

E nessuna di queste azioni ha potuto frenare né paralizzare il processo referendario sullo statuto economico che si realizzerà il 4 maggio.

 

Per l’Unità della Patria.

Di fronte agli intenti secessionisti dei settori conservatori e reazionari di questo Paese, la maggioranza dei boliviani e boliviane della campagna e della città vogliono l’unità della Patria.

Da differenti parti del territorio nazionale si ascoltano voci che chiedono unità.

Considerando che alcuni settori prevedono un 4 maggio violento addirittura con spargimento di sangue, la maggioranza spera che il referendum autonomista sia reintegrato all’interno del processo democratico e risolto attraverso soluzioni concertate. 

Ma intanto il tempo scorre e si avvicina “el dìa D”, mentre membri  dell’Unión Juvenil Cruceñista reclutano migliaia di giovani, futuri guardiani del processo autonomico, mentre settori vicini al Mas (il partito del Presidente Evo Morales) si organizzano per impedirlo.

Da San Julián, Cuatro Cañadas, Plan 3000, Yapacaní da altre regioni controllate dal Mas, hanno fatto sapere che non permetteranno la realizzazione del referendum, anche se i settori vicini al Comitato Civico di Santa Cruz hanno risposto che niente e nessuno lo fermerà.

 E’ certo che in entrambi i settori esistono soggetti che vogliono gli scontri.

Il Presidente della Repubblica, Evo Morales Ayma,  per il 4 maggio ha chiamato i boliviani all’unità e al rispetto della mobilitazione nazionale.
“Autonomia e uguaglianza sì, statuti e divisioni no. Dobbiamo lottare per l’Autonomia del Paese, gli statuti dividono la Boliva”.
 
Anche la comunità internazionale si è pronunciata sugli effetti del referendum autonomico.

Nelle ultime ore, il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chavez Frìas, ha denunciato che “la Bolivia è in un punto di stallo provocato dall’impero e dalla destra fascista che vuole la guerra”. Anche il leader cubano Fidel Castro prevede che in questo Paese ci saranno scontri violenti il rischio di una disintegrazione dell’unità nazionale”.

Bolivia verso l’abisso? No. Malgrado alcuni settori dell’opposizione concordano che il Governo Nazionale subirà la sconfitta politica più profonda dei suoi due anni di gestione, nello stesso modo rilevano che l’unico modo di uscire dalla crisi sia attraverso il dialogo, nel tentativo di rendere compatibili gli statuti autonomici e la Costituzione politica dello Stato. 



*Alex Contreras Baspineiro, uno dei collaboratori più stretti di Evo Morales, è diventato suo portavoce da quando è arrivato al potere nel gennaio 2006, il 2 aprile del 2008 ha presentato le proprie dimissioni "irrevocabili" dall'incarico, sostenendo che il governo ha bisogno di un "cambio di rotta" e che i movimenti sociali devono essere i guardiani della svolta in Bolivia "recuperando protagonismo e partecipazione attiva".


Traduzione di Enzo Vitalesta da ALAI-Agenzia Latinoamericana de Informacion

Articulo en castellano

Ultimo aggiornamento
23.10.2012 ore 20.44
AGENDA
Le nostre iniziative
ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità

In un momento storico di attacco alle risorse della Madre Terra, le donne a vari livelli ritornano al centro della politica come nuove parole ed antiche pratiche in difesa della vita. L'acqua, oggetto di privatizzazioni e violenze, diventa un paradigma della vita svenduta agli interessi di pochi. La difesa di questo elemento diventa a sua volta la proposizione di una visione alternativa della produzione, della partecipazione, della gestione dei beni comuni.

Che richiama anche antiche ritualità, quando il femminile si fonde con il significato stesso del ciclo generatore della Natura.

ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità, che verrà presentato a Trento dal 25 al 28 ottobre 2012, fa parte di una delle attività proposte dal gemellaggio di due gruppi di ricerca teatrale: una italiana la Bottega Buffa CircoVacanti di Trento e una brasiliana la Cia Buffa de Teatro di Salvador Bahia.

Insieme a Yaku ed altre realtà trentine, per tre giorni affronterà questa tematica da diversi punti di vista - culturalu, politici, sociali- insieme a molti compagni di viaggio e con la partecipazione straordinaria di Ekedy Sinha, rappresentante del Terreiro Ilê Axé Iyá Nassô Oká–Bra.

Giovedì 25 alle ore 16.30, con ACQUA MATER, tavola rotonda presso l'Università di Lettere e Filosofia di Trento (Via Tomaso Gar, 14 ), parleremo di acqua partendo dal ruolo delle donne in tre paesi chiave: Brasile, Colombia, Mozambico, fra solidarietà, territori di conflitto e megaprogetti, come la diga di Belo Monte in Brasile.

Un confronto che vede anche noi, donne europee ed italiane, al centro di un movimento di presa di coscienza delle nostre responsabilità. A partire dalla dichiarazione delle donne del mondo, presenti al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Marsiglia.


Firenze 10+10

A dieci anni di distanza da quell'enorme spazio di discussione e dibattito aperto che fu il primo Forum Sociale Europeo, reti, gruppi e movimenti fiorentini hanno avviato un percorso inclusivo per costruire nella città un appuntamento con cui rimettere insieme legami, riflessioni e azioni intorno alla costruzione di un'Europa sociale e dei beni comuni, come risposta alla crisi economica, sociale, ambientale e di democrazia in cui siamo immersi.

Questo evento si svolgerà nell'arco di quattro giorni nel prossimo mese di novembre e vi troveranno spazio attività autorganizzate e incontri di convergenza finalizzati al lancio di azioni e campagne europee e del bacino del Mediterraneo.

Ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che vogliono contribuire a costruire e progettare insieme il percorso collettivo verso Firenze 10 + 10, alle donne e agli uomini che furono con noi protagonisti del FSE del 2002, ma anche a tutti i gruppi e i soggetti sociali che si sono affacciati sulla scena nazionale ed internazionale nel corso dei dieci anni trascorsi: insieme abbiamo davanti un altro decennio di lavoro comune. A tutti chiediamo di aderire alla costruzione di Firenze 10 + 10 portando il proprio contenuto di azione e le reti di relazioni con cui ciascuno opera, indirizzato anche all'organizzazione di eventi preparatori di avvicinamento.

E' un grande impegno che ci aspetta ma anche una sfida attraente: ricostruire uno spazio di discussione e azione in una fase in cui sui territori si manifestano gli effetti dei tanti volti della crisi, ma dove si attivano anche numerose forme di conflitto sociale e di proposta alternativa, capaci di assumere anche dimensioni di massa; lo dimostrano, ad esempio, l'affermazione al referendum del 2011 sull'acqua, la rete di opposizione alle grandi opere inutili, il diffuso contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Sul sito www.firenze1010.eu, si possono trovare tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, per conoscere luoghi e tempi degli incontri preparatori e per contribuire ai gruppi di lavoro a cui tutti possono fornire il loro apporto: programma; logistica; partecipazione e accoglienza; comunicazione; risorse.

Comitato promotore di “Firenze 10 + 10”

Contatto: info@firenze1010.eu


1 OTTOBRE ORE 13.30 CONFERENZA STAMPA / ORE 15.30 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


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Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25 Justicia y Paz en Italia

Los bienes comúnes entre conflicto y solidaridad 

Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25, el sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, secretario ejecutivo de la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz de Bogotá, estará presente en varias reuniones en el departamento  Trentino de Italia


Università estiva di Attac;

Università estiva di Attac: “Buttiamo a mare i mercanti!”

FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


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SPICCHI D'ACQUA
Hidronotizie dall’Italia
No Eni? NO Party!

Da alcuni giorni sul programma del Forum sulla Cooperazione che si terrà il 1 e il 2 ottobre a Milano campeggiano gli sponsor dell’iniziativa, attesa da molti come uno spartiacque per la rinascita dell’aiuto allo sviluppo italiano. Tre società sono note a tutti: Microsoft, Banca Intesa e soprattutto Eni. 


Roma non si vende

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.


Vicenza: NO alla base militare

Vicenza i No dal Molin tagliano la rete della base, entrano nell'area facendo molte scritte sulle costruzioni e attaccando striscioni.


"Roma non si vende!"

L'ampia coalizione di associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali che ha lanciato nelle scorse settimane la campagna cittadina di informazione e mobilitazione contro la manovra di bilancio della Giunta Alemanno, ha sottolineato durante la conferenza stampa tenutasi alle 15.30 di oggi in Piazza del Campidoglio, la gravità della scelta, di responsabilità del gabinetto del sindaco Alemanno, di vietare al corteo in programma per il prossimo sabato 5 di maggio l'arrivo in Piazza del Campidoglio.


In Abruzzo si ripubblicizza!

L’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “ la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda pubblica di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale” .

 


La Radio del CSO Bruno!

http://centrosocialebruno.it/node/17680


venerdì 23 febbraio conferenza stampa a Dolomiti energia

 

Per il lancio dell’importante iniziativa di martedì 28 febbraio, ovvero l’autoconvocazione cittadina presso il Consiglio Comunale di Trento,  il Coordinamento trentino Acqua bene Comune sul tetto di Dolomiti Energia!

 


 


la val di Susa inondata di colore
Una folla di oltre 75.000 persone ha marciato da Bussoleno a Susa sabato scorso, in un pomeriggio assolato e ventoso, quasi estivo.

No alla grande Multiutility del nord

Leggiamo con preoccupazione il rapido delinearsi della grande Multiutility del nord, di cui l'integrazione di Iren e A2A, sponsorizzata da Fassino, Tabacci è il primo passo.

 


Al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua il Premio Personaggio Ambiente 2011!!!!

OJOS INQUIETOS
Sguardi sull’america latina
Terremoto Colombia

Il 30 Settembre 2012 forte scossa in Colombia fortunatamente molto profonda

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Central Hidroeléctrica Neltume en Panguipulli,

Representantes de las comunidades mapuche huilliche afectadas por el proyecto Central Hidroeléctrica Neltume que la transnacional Enel-Endesa proyecta instalar en Panguipulli, concurrirán a las embajadas de Italia y España este este Viernes 18 de Mayo a las 10:00 horas para entregar una solicitud a los respectivos Estados para que la empresa de capitales Españoles e Italianos desista de la construcción de la central hidroeléctrica

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Argentina, Cordoba: agua derecho fundamental

Reclamo por agua potable en Cañada Larga: La municipalidad de mina clavero aprovisiona  en camiones "agua no apta para el consumo humano", osea agua de pozo sin tratar , donde muchas familias la terminan consumiendo por no contar con otra opcion con los riesgos de salud que esto conlleva...

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rassegna stampa di Stop Enel 30 aprile a Roma

“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave

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Miles marchan por el Agua en Ecuador

"A mí no me diste, a mi no me diste, todo el Oro que a la China diste, luego me engañaste, luego me mentiste, con la derecha amaneciste… con las mineras amaneciste"

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MARCHA PLURINACIONAL POR EL AGUA, LA VIDA Y LA DIGNIDAD DE LOS PUEBLOS

In Ecuador dall'8 marzo, dai quattro punti cardinali del Paese: verso Quito per l'Acxqua e la vita.

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El Quimbo inundará seis municipios del Huila

Para construir la hidroeléctrica de El Quimbo, en el Huila, será necesario inundar un área mayor que el tamaño de Pereira. La obra, según sus opositores, se construirá a costa de diversas alteraciones y cambios sociales, ambientales, económicos y culturales, a seis municipios: Gigante, El Agrado, Garzón, Tesalia, Altamira y Paicol; cubriendo un total de 8.586 hectáreas que serían inundadas.

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LA TIERRA, EL AGUA Y LA RESISTENCIA

Lo que está sucediendo en América Latina en relación con los bienes comunes (agua, tierra, biodiversidad) es algo más que una sucesión de conflictos locales. Por momentos la intensidad de los enfrentamientos da la impresión de que marchamos hacia una conflagración general, que por ahora tiene expresiones locales y regionales, pero que se repiten en casi todos los países.

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INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA

l 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9.

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FINALMENTE PIOVE, MA IN TANTE CASE PALESTINESI MANCA L’ACQUA

a scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

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