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GUERRERO: DOVE SI CASTIGA LA POVERTÀ E SI CRIMINALIZZA LA PROTESTA
Dichiarazione dei popoli e delle organizzazioni durante il Forum
[01/07/2008 22.34.25]



Documento senza titolo

In Messico continuano aumentando le violazioni dei diritti umani da parte di un governo sempre più deciso a terminare con la questione indigena. Si inasprisce il livello di repressione, aumenta la militarizzazione dei territori indigeni. Dopo l’articolo di Magdalena Gómez, pubblicato su La Jornada, da noi tradotto la settimana passata, che illustra la preparazione di una forte offensiva contro le comunità zapatiste, pubblichiamo la dichiarazione di alcune popolazioni autoctone e organizzazioni dello Stato Federale di Guerrero, in lotta contro una deriva sempre più autoritaria e repressiva delle istituzioni del paese.

Oggi che le nostre voci si sono incontrate nel 14° anniversario del Centro dei Diritti Umani della Montaña Tlachinollan, siamo consapevoli che la nostra sofferenza ha una stessa origine che risale alla colonizzazione spagnola, che volle strappare le nostre radici con un solo colpo. Le politiche etnocide e l’estirpazione delle idolatrie contribuirono a seppellire le nostre lingue e la nostra cultura per impossessarsi di ciò che i governi hanno sempre voluto: sfruttare i nostri territori e tutta la ricchezza biotica che abbiamo saputo conservare in maniera responsabile.

Condividiamo una storia di ignominia, e invece di far sì che le nostre lingue, le nostre conoscenze, le nostre forme di vita comunitaria e i nostri valori relazionati ad una democrazia partecipativa fossero aggiunti al patrimonio nazionale e di tutta l’umanità, i governi si sono sposati con il libero mercato per prostituire le nostre civiltà mesoamericane. Come popoli indigeni e contadini mai abbiamo cercato di distruggere un’altra cultura o di fare guerra ad altri popoli, e neanche ci siamo ossessionati per conquistarli e imporre loro altri nomi e altri governi; non abbiamo il minimo interesse a convertire altre popolazioni alle nostre credenze né di approfittare del potere per lucrare sulla ricchezza collettiva.

Questo nostro atteggiamento rispettoso verso gli altri è stato inteso dalla società dominante e dai suoi governi creoli come ingenuità, debolezza e mancanza di raziocinio. Ci considerano di età inferiore volendo scambiare piccoli specchi con il nostro oro, utilizzando le leggi del dominatore per sottometterci, cooptarci, e farci sentire i privilegiati dei governi dispotici. La nostra memoria collettiva è il bagliore che continua a darci la luce per non titubare e non perdere la strada della dignità e della nostra identità come popoli differenti, portatori di una grande civiltà.

La distruzione della nostra civiltà come figlie e figli del mais, si esprime adesso con l’imposizione di politiche e programmi che ci denigrano, ci dividono e ci trattano come oggetti da assistenza sociale. Quando ci organizziamo e assumiamo una coscienza di popolo con pieni diritti e esercitiamo le nostre libertà, i governi in maniera razzista e discriminatoria intraprendono una repressione sproporzionata contro le nostre lotte che si incentrano sulla esigenza dei nostri diritti basici. Lottiamo contro la fame, contro l’analfabetismo, contro le malattie, contro la povertà, contro l’ingiustizia, contro le leggi che ci opprimono e contro i malgoverni che ci reprimono.

Siamo stati obbligati a recuperare la nostra parola per portarla nelle piazze pubbliche e non ci siamo adeguati a circolare per le strade come esseri sottomessi, rassegnati a sopportare le nostre miserie. Davanti agli spazi chiusi e alla mancanza di canali di dialogo, le strade adesso sono i nostri spazi per esprimerci come popoli, come soggetti con diritto, per evocare ai governi questo atteggiamento insolente, superbo e colmo di disprezzo così da obbligarli affinchè rispondano alle loro responsabilità costituzionali e agli accordi internazionali circa i diritti umani.

Ci siamo resi conto che a maggiore organizzazione del nostro popolo segue una maggiore persecuzione, più cresce la nostra capacità per poter ricostruire la nostra storia e le nostre utopie, più si rafforzano gli apparati repressivi dello Stato. I governi preferiscono investire più nella tecnologia e negli armamenti come strategia di una guerra preventiva invece di fare un tutt’uno con i più poveri per poter così combattere dalle radici le cause della miseria. Con l’inasprimento del conflitto sociale, il governo tenta di metterci con le spalle al muro: ha circondato i nostri popoli con maggiore polizia, ha voluto appropriarsi dei nostri territori, e le cupole dei partiti si sono alleate per imporre leggi che cercano di spogliarci dei nostri diritti e del nostro patrimonio.

Di fronte ai conflitti sociali che ogni anno si moltiplicano all’interno del nostro stato, il governo ha trovato una forma facile e irresponsabile per posticipare la soluzione di queste problematiche, collocandole nel campo penale: giudica i conflitti per poter così definire i nostri lottatori sociali come delinquenti e lucratori sociali.

Dobbiamo alzare ancora di più la voce per affermare che la protesta sociale è un diritto fondamentale di tutti i cittadini ed è ciò che ci permette di esercitare le nostre libertà e gli altri diritti fondamentali. Dobbiamo denunciare che le leggi sono ingiuste nei confronti del popolo impoverito e che la forma di accogliere le richieste della società è coniugata ad una guerra di bassa intensità che cerca il controllo politico dei popoli per rendere invisibile l’impunità e la corruzione di un sistema che vuole distruggere la speranza in un nuovo modo di vivere nel sogno della giustizia.

Il governo, giudicando i conflitti e trasferendoli ad un confronto legale, scomette in un contenzioso lungo e debilitante con i popoli e preferisce lasciare alle agenzie dei ministeri pubblici un problema che ha un origine marcatamente sociale; il nuovo governo preferisce detenere i lottatori sociali nelle carceri poiché punta allo smantellamento e alla frammentazione dei popoli pensando di poter incarcerare i desideri di giustizia ed i sogni di libertà.

Nonostante esistano più di 200 denuncie nei ministeri pubblici contro i difensori dei diritti umani nel Guerrero, si sono moltiplicati i movimenti di resistenza i quali, creativamente, hanno reinventato forme di lotta per conquistare quegli spazi civili che sono stati privatizzati da un governo gerarchico e poliziesco. Le statistiche della repressione ci parlano di un governo poco incline al dialogo, autoritario e incapace di dare risposte alle richieste della società. Il carattere poliziesco ha sostituito la politica e le carceri si sono trasformate nei nuovi territori della negoziazione politica attraverso il processo penale.

I casi del Consiglio Cittadino di Chilapa e della Norma Rurale di Ayotzinapa, sono un esempio di questa criminalizzazione della protesta. La persecuzione e l’imprigionamento dei membri della radio Ñomndaa, del Consiglio del popolo Bátháá, della Polizia Comunitaria, dei leader del Cecop e la persecuzione nei confronti della PIM di Ayutla, ci mostrano uno scenario avverso che annuncia un ambiente di scontro politico dove le autorità svolgono il triste ruolo di difendere gli interessi del grande capitale e di chiudere in carcere coloro che lavorano affinchè ci sia giustizia per tutti.

Con questa dichiarazione i popoli e le organizzazioni qui riunite, rivendichiamo davanti all’opinione pubblica il diritto inalienabile di protestare contro le ingiustizie e gli abusi di potere, chiediamo:

  • La fine della criminalizzazione della lotta sociale;
  • Che si fermi la militarizzazione delle regioni indigene;
  • Punizione per le autorità militari e civili che hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani;
  • Libertà immediata per i 5 compagni di El Camalote, i quali si trovano detenuti presso il carcere di Ayutla e che sono vittime di una campagna di dequalificazione e criminalizzazione della loro lotta indipendente;
  • che il governo dello stato rispetti completamente la raccomandazione emessa dalla Commissione Nazionale dei Diritti Umani a favore dei 14 indigeni me’phaa di El Camalote che sono stati sterilizzati forzatamente;
  • rispetto per le raccomandazioni emesse dai relatori delle Nazioni Unite e delle commissioni pubbliche dei diritti umani;
  • circa la libera determinazione dei popoli indigeni, riconoscimento e appoggio al Sistema di Giustizia e Sicurezza Comunitaria implementata dalla Coordinadora Regionale delle Autorità Comunitarie;
  • rispetto per la decisione dei popoli contadini di La Parota che votarono contro il progetto della diga idroelettrica, secondo gli usi e costumi che sono riconosciuti dalla Dichiarazione Universale sui Diritti dei Popoli Indigeni;
  • la fine della persecuzione e della prigione per Cándido Félix Santiago, leader morale del Consiglio del popolo Bátháá;
  • rispetto per il progetto della radio comunitaria Ñomndaa de Xochistlahuaca e la fine della persecuzione dei suoi fondatori;
  • esigiamo rispetto per le richieste legittime degli studenti della Normale Rurale di Ayotzinapa che contrastano l’imposizione di politiche di privatizzazione e la minaccia di cancellare il progetto di educazione popolare implementato dalla loro fondazione. Contemporaneamente esigiamo che il governo federale e statale smetta di “giudicare” la richiesta legittima degli studenti che apirano a ottenere una piazza, così come maestri.
  • Richiediamo la desistenza degli ordini di arresto contro gli indigeni nauas del Consiglio Cittadino di Chilapa e contro il direttore del Centro Regionale dei Diritti Umani José María Morelos, Pavón e Manuel Olivares.
  • Da queste montagne ci uniamo alla campagna della Rete Nazionale dell’Organismo Civile dei Diritti Umani “Tutti i Diritti per Tutte e Tutti”, in relazione con il diritto alla protesta che rappresenta il diritto fondamentale che ci garantisce l’esercizio degli altri diritti.

La Montaña fiorirà quando la giustizia abiterà tra i me’phaa, i na savi, i nauas, gli amuzgos ed i meticci.

 

ATTENTAMENTE

Consejo de Ejidos y Comunidades Opositores a La Parota (Cecop),
Consejo para el Desarrollo del Pueblo Indígena Me´phaa de la variante lingüística Bátháá.
Consejo Ciudadano de Chilapa
Asamblea General de Ejidatarios de Carrizalillo
Organización del Pueblo Indígena Me’phaa (OPIM)
Organización para el Futuro del Pueblo Mixteco
Unión de Mujeres Ecologistas de la Sierra de Petatlán
Escuela Normal Rural de Ayotzinapa Raúl Isidro Burgos
Coordinadora Regional de Autoridades Comunitarias
Cooperativa Kimi Taxa
Colectivo Torito A.C
Consejo de Jornaleros Agrícolas de la Montaña
Radio Comunitaria Ñomndaa de Xochistlahuaca
Programa de Aprovechamiento Integral de los Recursos (PAIR)
Movimiento de Campesinos Indígenas de la Montaña
Movimiento de resistencia civil de Tlapa
Instituto Guerrerense de Derechos Humanos
Red Guerrerense de Organismos Civiles de Derechos Humanos.
Centro Regional de Derechos Humanos José María Morelos y Pavón.
Centro de Derechos Humanos de la Montaña Tlachinollan

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Traduzione di Andrea Lorini

Ultimo aggiornamento
23.10.2012 ore 20.44
AGENDA
Le nostre iniziative
ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità

In un momento storico di attacco alle risorse della Madre Terra, le donne a vari livelli ritornano al centro della politica come nuove parole ed antiche pratiche in difesa della vita. L'acqua, oggetto di privatizzazioni e violenze, diventa un paradigma della vita svenduta agli interessi di pochi. La difesa di questo elemento diventa a sua volta la proposizione di una visione alternativa della produzione, della partecipazione, della gestione dei beni comuni.

Che richiama anche antiche ritualità, quando il femminile si fonde con il significato stesso del ciclo generatore della Natura.

ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità, che verrà presentato a Trento dal 25 al 28 ottobre 2012, fa parte di una delle attività proposte dal gemellaggio di due gruppi di ricerca teatrale: una italiana la Bottega Buffa CircoVacanti di Trento e una brasiliana la Cia Buffa de Teatro di Salvador Bahia.

Insieme a Yaku ed altre realtà trentine, per tre giorni affronterà questa tematica da diversi punti di vista - culturalu, politici, sociali- insieme a molti compagni di viaggio e con la partecipazione straordinaria di Ekedy Sinha, rappresentante del Terreiro Ilê Axé Iyá Nassô Oká–Bra.

Giovedì 25 alle ore 16.30, con ACQUA MATER, tavola rotonda presso l'Università di Lettere e Filosofia di Trento (Via Tomaso Gar, 14 ), parleremo di acqua partendo dal ruolo delle donne in tre paesi chiave: Brasile, Colombia, Mozambico, fra solidarietà, territori di conflitto e megaprogetti, come la diga di Belo Monte in Brasile.

Un confronto che vede anche noi, donne europee ed italiane, al centro di un movimento di presa di coscienza delle nostre responsabilità. A partire dalla dichiarazione delle donne del mondo, presenti al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Marsiglia.


Firenze 10+10

A dieci anni di distanza da quell'enorme spazio di discussione e dibattito aperto che fu il primo Forum Sociale Europeo, reti, gruppi e movimenti fiorentini hanno avviato un percorso inclusivo per costruire nella città un appuntamento con cui rimettere insieme legami, riflessioni e azioni intorno alla costruzione di un'Europa sociale e dei beni comuni, come risposta alla crisi economica, sociale, ambientale e di democrazia in cui siamo immersi.

Questo evento si svolgerà nell'arco di quattro giorni nel prossimo mese di novembre e vi troveranno spazio attività autorganizzate e incontri di convergenza finalizzati al lancio di azioni e campagne europee e del bacino del Mediterraneo.

Ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che vogliono contribuire a costruire e progettare insieme il percorso collettivo verso Firenze 10 + 10, alle donne e agli uomini che furono con noi protagonisti del FSE del 2002, ma anche a tutti i gruppi e i soggetti sociali che si sono affacciati sulla scena nazionale ed internazionale nel corso dei dieci anni trascorsi: insieme abbiamo davanti un altro decennio di lavoro comune. A tutti chiediamo di aderire alla costruzione di Firenze 10 + 10 portando il proprio contenuto di azione e le reti di relazioni con cui ciascuno opera, indirizzato anche all'organizzazione di eventi preparatori di avvicinamento.

E' un grande impegno che ci aspetta ma anche una sfida attraente: ricostruire uno spazio di discussione e azione in una fase in cui sui territori si manifestano gli effetti dei tanti volti della crisi, ma dove si attivano anche numerose forme di conflitto sociale e di proposta alternativa, capaci di assumere anche dimensioni di massa; lo dimostrano, ad esempio, l'affermazione al referendum del 2011 sull'acqua, la rete di opposizione alle grandi opere inutili, il diffuso contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Sul sito www.firenze1010.eu, si possono trovare tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, per conoscere luoghi e tempi degli incontri preparatori e per contribuire ai gruppi di lavoro a cui tutti possono fornire il loro apporto: programma; logistica; partecipazione e accoglienza; comunicazione; risorse.

Comitato promotore di “Firenze 10 + 10”

Contatto: info@firenze1010.eu


1 OTTOBRE ORE 13.30 CONFERENZA STAMPA / ORE 15.30 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25 Justicia y Paz en Italia

Los bienes comúnes entre conflicto y solidaridad 

Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25, el sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, secretario ejecutivo de la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz de Bogotá, estará presente en varias reuniones en el departamento  Trentino de Italia


Università estiva di Attac;

Università estiva di Attac: “Buttiamo a mare i mercanti!”

FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


SPICCHI D'ACQUA
Hidronotizie dall’Italia
No Eni? NO Party!

Da alcuni giorni sul programma del Forum sulla Cooperazione che si terrà il 1 e il 2 ottobre a Milano campeggiano gli sponsor dell’iniziativa, attesa da molti come uno spartiacque per la rinascita dell’aiuto allo sviluppo italiano. Tre società sono note a tutti: Microsoft, Banca Intesa e soprattutto Eni. 


Roma non si vende

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.


Vicenza: NO alla base militare

Vicenza i No dal Molin tagliano la rete della base, entrano nell'area facendo molte scritte sulle costruzioni e attaccando striscioni.


"Roma non si vende!"

L'ampia coalizione di associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali che ha lanciato nelle scorse settimane la campagna cittadina di informazione e mobilitazione contro la manovra di bilancio della Giunta Alemanno, ha sottolineato durante la conferenza stampa tenutasi alle 15.30 di oggi in Piazza del Campidoglio, la gravità della scelta, di responsabilità del gabinetto del sindaco Alemanno, di vietare al corteo in programma per il prossimo sabato 5 di maggio l'arrivo in Piazza del Campidoglio.


In Abruzzo si ripubblicizza!

L’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “ la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda pubblica di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale” .

 


La Radio del CSO Bruno!

http://centrosocialebruno.it/node/17680


venerdì 23 febbraio conferenza stampa a Dolomiti energia

 

Per il lancio dell’importante iniziativa di martedì 28 febbraio, ovvero l’autoconvocazione cittadina presso il Consiglio Comunale di Trento,  il Coordinamento trentino Acqua bene Comune sul tetto di Dolomiti Energia!

 


 


la val di Susa inondata di colore
Una folla di oltre 75.000 persone ha marciato da Bussoleno a Susa sabato scorso, in un pomeriggio assolato e ventoso, quasi estivo.

No alla grande Multiutility del nord

Leggiamo con preoccupazione il rapido delinearsi della grande Multiutility del nord, di cui l'integrazione di Iren e A2A, sponsorizzata da Fassino, Tabacci è il primo passo.

 


Al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua il Premio Personaggio Ambiente 2011!!!!

OJOS INQUIETOS
Sguardi sull’america latina
Terremoto Colombia

Il 30 Settembre 2012 forte scossa in Colombia fortunatamente molto profonda

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Central Hidroeléctrica Neltume en Panguipulli,

Representantes de las comunidades mapuche huilliche afectadas por el proyecto Central Hidroeléctrica Neltume que la transnacional Enel-Endesa proyecta instalar en Panguipulli, concurrirán a las embajadas de Italia y España este este Viernes 18 de Mayo a las 10:00 horas para entregar una solicitud a los respectivos Estados para que la empresa de capitales Españoles e Italianos desista de la construcción de la central hidroeléctrica

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Argentina, Cordoba: agua derecho fundamental

Reclamo por agua potable en Cañada Larga: La municipalidad de mina clavero aprovisiona  en camiones "agua no apta para el consumo humano", osea agua de pozo sin tratar , donde muchas familias la terminan consumiendo por no contar con otra opcion con los riesgos de salud que esto conlleva...

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rassegna stampa di Stop Enel 30 aprile a Roma

“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave

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Miles marchan por el Agua en Ecuador

"A mí no me diste, a mi no me diste, todo el Oro que a la China diste, luego me engañaste, luego me mentiste, con la derecha amaneciste… con las mineras amaneciste"

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MARCHA PLURINACIONAL POR EL AGUA, LA VIDA Y LA DIGNIDAD DE LOS PUEBLOS

In Ecuador dall'8 marzo, dai quattro punti cardinali del Paese: verso Quito per l'Acxqua e la vita.

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El Quimbo inundará seis municipios del Huila

Para construir la hidroeléctrica de El Quimbo, en el Huila, será necesario inundar un área mayor que el tamaño de Pereira. La obra, según sus opositores, se construirá a costa de diversas alteraciones y cambios sociales, ambientales, económicos y culturales, a seis municipios: Gigante, El Agrado, Garzón, Tesalia, Altamira y Paicol; cubriendo un total de 8.586 hectáreas que serían inundadas.

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LA TIERRA, EL AGUA Y LA RESISTENCIA

Lo que está sucediendo en América Latina en relación con los bienes comunes (agua, tierra, biodiversidad) es algo más que una sucesión de conflictos locales. Por momentos la intensidad de los enfrentamientos da la impresión de que marchamos hacia una conflagración general, que por ahora tiene expresiones locales y regionales, pero que se repiten en casi todos los países.

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INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA

l 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9.

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FINALMENTE PIOVE, MA IN TANTE CASE PALESTINESI MANCA L’ACQUA

a scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

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