Uribe bombarda la Pace. È questo in sintesi, il sentimento che vige attualmente nel continente latinoamericano. Opinione condivisa dalla società civile e dalla maggior parte dei Leader Politici della regione.
Lo scorso sabato l’esercito colombiano ha sconfinato 10 chilometri all’interno del territorio Ecuadoriano, per uccidere Raul Reyes, numero due delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) insieme ad altri 17 guerriglieri.
Mentre Bogotà afferma che l’azione è avvenuta durante un inseguimento dei ribelli, le prove dimostrano che l’esecuzione è avvenuta a sangue freddo. I guerriglieri sono morti nel sonno, o semplicemente presi alla sprovvista durante un attacco mirato in territorio Ecuadoriano.
Quito e Caracas hanno immediatamente rotto le relazione diplomatiche con il “fratello” caribeño, seguiti qualche giorno dopo da Managua, mentre la maggior parte degli altri leader latinoamericani hanno condannato l’accaduto.
Da Bachelet a Castro, si è alzato un coro di voci contro la violazione della sovranità nazionale. Anche l’organizzazione degli stati americani (OEA) ha condannato l’accaduto, sebbene avvierà una commissione di inchiesta per chiarire i fatti.
Pochi giorni prima della matanza le FARC avevano liberato quattro ostaggi storici, ex deputati del congresso colombiano, mentre Chavez andava avanti con le trattative.
Pochi sanno, in aggiunta, che anche il ministro per la sicurezza dell’Ecuador era implicato nelle trattative di pace. Anna Maria Larrea, membro dell’assemblea costituente del paese, afferma che “il ministro era impegnato nel processo di negoziazione per la liberazione degli ostaggi ed Uribe ne era a conoscenza”.
In aggiunta “l’attacco è avvenuto un giorno dopo che l’Assemblea Costituente ha approvato i primi articoli della nuova costituzione” continua Larrea “uno dei quali dichiara l’Ecuador territorio di pace, escludendo la presenza e la permanenza di basi militari nel nostro paese”. È chiaro il riferimento alla base nordamericana di Manta, in via di chiusura.
Il processo di pace è ormai in agonia. Secondo Larrea infatti “a giorni era prevista la liberazione di altri 12 prigionieri, tra cui Ingrid Bentacourt… dietro l’attacco c’è l’intenzione di regionalizzare il conflitto non solo nell’area andina ma in tutto il Sud America”. L’ Ecuador, attualmente, accoglie oltre 50.000 rifugiati colombiani.
C’è chi è più ottimista, come Heinz Dieterich, tedesco ed ideatore del socialismo del XXI secolo. Secondo Dieterich, intervistato dall’agenzia di notizie IPS “ il conflitto, che ha generato l’invio di truppe ecuadoriane e venezuelane alla frontiera con la Colombia e l’interruzione delle relazioni diplomatiche, si spegnerà grazie alla pressione dei paesi latinoamericani ed europei”
L’altra faccia della Colombia è quella di un paese che vive una situazione umanitaria disperata. Secondo la Commissione Economica per l’America Latina (CEPAL) oltre il 49% della popolazione è al di sotto della soglia della povertà.
Secondo Manuel Manrique Castro, direttore nazionale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) 20.000 bambini minori di 12 mesi muoiono ogni anno nel paese per cause prevenibili, ossia per diarrea, problemi respiratori o denutrizione
Nonostante queste cifre, la priorità numero uno di Washinghton nel paese è la lotta al narcotraffico attraverso il Plan Colombia. Per questo gli Stati Uniti hanno speso 3 miliardi di dollari solo nel periodo tra il 2000 ed il 2005.
Da aggiungere che la Colombia si ritrova in una zona geostrategica. A metà strada tra il Plan Puebla Panama centroamericano e l’Iniziativa per le integrazione dell’ Infrastruttura Regionale Sudamericana (IIRSA) due megaprogetti che creeranno una rete di trasporti, telecomunicazioni, gasdotti ed oleodotti dal Messico all’Argentina.
Molte le critiche ad entrambi i progetti, visti piuttosto come strategie per l’esportazione delle risorse della regione verso i paesi del Nord. Ma ormai tra USA e Colombia è un patto di sangue sigillato dal Trattato di Libero Commercio (TLC) tra i due paesi.
Nonostante la repressione, la violenza e le ingiustizie sociali, i movimenti sociali colombiani non mollano.
Il 6 di marzo vi è stata a Bogotà una marcia contro il paramilitarismo e la violenza. Il Presidente Uribe viene accusato di sabotaggio del processo di pace e i mezzi di comunicazione di complicità attraverso il silenzio e la diffusione del pensiero unico.
In aggiunta, a febbraio è giunte la notizia dell’approvazione della prima tappa verso il referendum costituzionale per il diritto all’acqua. In fine ai primi di marzo si è concluso proprio a Bogotà il primo congresso mondiale dei raccoglitori informali di residui solidi.
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