Marujo cammina correndo. Galoppa, ride e beve mate, dalla mattina alla sera. Ha occhi di agnello e muscoli di toro. In 66 anni non è mai uscito dall’umida prateria del Rio de la Plata. È nato e cresciuto nell’Uruguay profondo, l’Uruguay della terra e dei tierratenientes.
La sua è una lotta contro il tempo. O forse una lotta senza tempo, visto che poco si preoccupa dei ritmi frenetici della città. E non lo fa per moda o per incoscienza. Il suo è un ritmo a suon di lavoro. Ha costruito da solo la propria casa. Fango mescolato allo sterco, calpestato dai cavalli e cotto nei forni costruiti nel mezzo della prateria. Mattoni appoggiati uno per uno fino a costruirsi una modesta abitazione, ma calda e accogliente anche per i maldestri viaggiatori della città che arrivano nella comunitá de Los Furtados. Un comunitá fondata da alcune famiglie brasiliane, nel secolo scorso, o forse ancora prima.
La comunità conta con 90 abitanti. È gente di acqua e di terra. È gente che non possiede né acqua né terra. È gente di fango. Vivono in un Uruguay che pochi conoscono. Uruguay dove non arriva la rete elettrica, nè la rete idrica. Pochi fortunati hanno un pozzo. Gli altri raccolgono acqua di pioggia. Ed i pochi pozzi si stanno seccando. Il cambio climatico conta solo in parte. La comunità è circondata da monocolture forestali. Soprattuto Eucalipti, alberi non autoctoni usati per l´industria della carta, che succhiano acqua con le loro radici. Acqua virtuale che se ne va. Vite in carne ed ossa che restano a secco. Non hanno acqua per l’igiene, per cucinare, per coltivare.
Lo scorso aprile la comunitá ha avuto degli ospiti venuti dall´altro lato dell´Atlantico. Raffaella e Tiziano, dell´associazione Filo Rosso. Filo Rosso, trentina di nascita e latinoamericana di adozione, sta concludendo un progetto con l´associazione Bertold Brecht di Montevideo. Un progetto sui generis, dove una volta tanto cultura fa rima con sviluppo. Un progetto di comunicazione partecipativa per il diritto all´acqua. Dove i ¨beneficiari¨ sono attori ed ideatori di una storia in 35 mm. Un progetto dove girare un documentario é solo una scusa ed uno strumento per innescare processi di riflessione sulla gestione delle risorse idriche. In questo modo quattro comunitá del paese hanno avuto la possibilitá di scoprire, o riscoprire, i problemi legati alla gestione dell´acqua nel proprio territorio e di riflettere su possibili soluzioni. Al progetto ha partecipato anche la Commisione Nazionale per la Difesa dell'Acqua e la Vita, una rete di organizzazioni che nel 2004 ha promosso uno storico plebiscito che fa introdotto nella costituzione del paese il principio della gestione pubblica e partecipativa delle risorse idriche. Scusate se é poco.
Oltre a Los Furtados, le altre comunitá protagoniste del progetto si ritrovano in diversi punti del paese. Nel profondo nord si trova Bella Unión, storica terra della lotta dei cañeros, coltivatori di canna da zucchero. Lotta che contribuí alla nascita del movimento armato dei Tupamaros. Oggi i cañeros reclamano la possibilitá di diversificare la produzione, in quanto il raccolto della canna é un lavoro stagionale e poi, non si vive di solo zucchero! A questo si aggiungono le enormi quantitá di acqua necessarie per l´irrigazione di questa coltura ed i prezzi elevati che pesano sulle spalle dei cañeros. Nellèmoca del raccolto sono immersi nel fango fino alle caviglie. Vivono nel fango e del fango.
Un poco più a sud, si trova la città di Durazno, la piú colpita dall'inondazione nel maggio del 2007. Quell'anno, un paese che non conosceva disastri climatici si è ritrovato sott`acqua in poche ore. Oltre la metà degli abitanti di Durazno, circa 12.000 persone, hanno visto la propria casa riempirsi di acqua e di fango. Molti sono tornati a casa, altri hanno perso per sempre la propria dimora. Alcune famiglie, a due anni dall`accaduto, sono ancora in alloggi di emergenza. In realtá le inondazioni non sono un fenomeno nuovo: "nel 1959 mio padre sedette davanti all`uscio di casa con una bottiglia di vino e li passò la nottata. Controllava il fiume che si avvicinava. Quando vide che il pericolo era passato se ne andò a letto" racconta il signor Ramirez, che ha vissuto due grandi inondazioni nella sua vita. L`ultima volta nel 2007, non gli è andata tanto bene. L`acqua gli è arrivata fino all`altezza della finestra. In realtà a Durazno ogni anno il fiume cresce un poco e qualche baracca rimane sempre sotto l`acqua. Ma un paio di famiglie, povere e marginate che perdono tutto non fanno notizia. Questa volta, però, è stato impossibile tacere l'impatto del fiume in piena. Un mostro in movimento, un mostro di fango.
Ultima tappa del progetto, Casabò quartiere della periferia occidentale di Montevideo. All`interno di Casabó si trova una baraccopoli di 700 famiglie, una delle tante baraccopoli nascoste della capitale. Le abitazioni sono baracche costruite ai margini di un ruscello, che negli ultimi anni si è trasformato in una fogna a cielo aperto ed in una discarica di rifuti. La rete fognaria è inesistente. La rete idrica, abusiva come in tutte le baraccopoli del mondo, viene facilmente contaminata dai residui fecali. Oltre la metá della popolazione infantile possiede parrassiti intestinali. I bambini vomitano vermi. Hanno stomaci di fango. Sono bambini di fango.
L'acqua, insieme alla terra ed al fango, é il filo conduttore di queste storie che grazie ad un nastro registrato arriveranno fino in Trentino. E non sarà fiction. Sono storie vere, sono storie di fango.