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La Corte Nazionale Elettorale (CNE) della Bolivia ha denunciato che  alle irregolarità del referendum autonomista che si svolgerà il 22 giugno nel  Dipartimento di Tarija, si sommano minacce di possibili sanzioni per coloro che  respingono questa votazione.  
  D’accordo con le  autorità della massima istanza elettorale, è illegale l'avviso della Corte  Dipartimentale di multare gli elettori che decideranno di restare a casa loro  quella domenica.  
  Come a Santa Cruz il 4  maggio, a Beni e a Pando il 1° giugno, il referendum di Tarija è  anticostituzionale e per questo i cittadini hanno tutto il diritto d’ignorarlo,  ha affermato il presidente della CNE, José Luis Exeni.  
“La Corte di Tarija, ha detto Exeni a Prensa Latina, sta  commettendo anche il delitto di voler sanzionare con limitazionibancarie le  persone che non conteranno sul certificato elettorale o sulla ricevuta del pagamento  della multa”.  
  Exeni ha chiarito che  la consultazione che spinge il prefetto Mario Cossio, oppositore all'attuale  governo, all’incostituzionalità, non obbliga la cittadinanza a votare e tanto  meno le autorità ad imporre sanzioni.   
  Per il governo  centrale, dietro i referendum autonomisti voluti dalle quattro regioni della  zona detta Mezza Luna, si nascondono interessi secessionisti.  
  A Tarija, lo sostengono  anche vari funzionari, come il ministro della presidenza, Juan Ramon Quintana,  l'assenteismo sarà la principale caratteristica.  
  Quintana ha criticato  la presenza in questi territori di organizzazioni come la “Unione Giovanile di  Santa Cruz”, di carattere estremista e braccio violento del comitato civico di  Santa Cruz, avversario dell'attuale processo di cambiamento della  Bolivia.  
  Il ministro ha  dichiarato che queste manovre evidenziano le pretese di mantenimento di  privilegi di fronte a una nuova congiuntura nel paese.  
  Il presidente Evo  Morales ha affermato che qualunque referendum dipartimentale o nazionale  dev’essere approvato dal Congresso, e non può essere convocato da alcuni  gruppi. 
“Tutte queste  consultazioni illegali fanno parte di un piano contro il governo e che vuole  annullare le importanti trasformazioni economiche e sociali a favore della  popolazione della Bolivia e della sovranità del paese”.