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IL SIGNIFICATO STORICO DELLO SCIOPERO DELLA FAME DEI METALMECCANICI DI COCHABAMBA
Oscar Olivera
[10/07/2008 20.54.03]



Documento senza titolo

6 luglio 2008

Cochabamba, Bolivia

Scriviamo da un luogo molto importante per noi, donne e uomini del sindacato dei metalmeccanici di Cochabamba, il nostro antico edificio del sindacato in pieno centro di Cochabamba. Questo edificio non è solo il patrimonio ereditato dai vecchi operai che negli anni ’60 lo comprarono con i fondi comuni della Cassa Operaia della Previdenza Sociale, è stato in altri tempi un hotel dove alloggiava, ballava e si divertiva l’oligarchia cochabambina.

Questo edificio da 50 anni è diventato uno spazio da dove non solo hanno parlato importanti militanti, uomini e donne, lottatori e lottatrici, ma è anche uno spazio condiviso dalla gente della campagna e della città, uno spazio di autonomia, di liberazione, di dignità, di decisioni di lotta e azione collettiva per recuperare la nostra VOCE, e la capacità di indignarci e decidere.

Questo edificio è stato testimone dei piani del Che, secondo quanto ci raccontano i vecchi operai comunisti, dei pochi che rimangono del ’66, quando questo semplice uomo è venuto in Bolivia a organizzare la Guerriglia.

Questo edificio è stato anche scenario di prigionia, di uffici convertiti in celle, delle pene sofferte da decine di militanti, uomini e donne che sono stati torturati e torturate, violentate, umiliate… ancora possiamo ascoltare il pianto di fratelli e sorelle testimoni di quanto è successo durante la dittatura, quando i paramilitari hanno occupato questo edificio e hanno proscritto i nostri sindacati. In altre parole questo edificio è erede di queste lotte e azioni collettive, orizzontali, allegre e degne degli uomini e le donne di questa valle.

È qui, in questi giorni freddi di giugno e luglio, che un pugno di operai metalmeccanici stanno facendo lo sciopero della fame. Dirigenti giovani come Mario Quilo e Mario Céspedez; saggi ex dirigenti come Max Fuentes, José Santa Cruz e José Chalar; e i nostri compagni dirigenti della Confederazione Generale dei Lavoratori Metalmeccanici, Hernán Vásquez, Jaime Siñani e Rene Albino, che sono arrivati da La Paz per appoggiarci, come facciamo sempre, gli uni con gli altri, questa volta per gli operai della Manaco, una fabbrica di calzature sussidiaria della multinazionale Checa “Bata”.

Stiamo qui appoggiando la lotta per il diritto al lavoro e alla vita di Alessandro Saravia, un anziano operaio di 56 anni, 28 dei quali sono stati spesi sotto l’intesa disciplina del capitale in questa fabbrica che oggi conta quasi 700 lavoratori.

Alessandro semplice operaio del calzaturificio, legato al lavoro rurale, vive insieme alla sua sposa, seria e amabile, di nome Petrona, e ai suoi figli, uno dei quali è motivo di grandi preoccupazioni, perché Cesare, così si chiama, di 18 anni, sta partendo per il servizio militare.

Queste riflessioni sono il prodotto del nostro incontro – con alcuni ci siamo conosciuti solo adesso – e insieme stiamo condividendo la preoccupazione quotidiana di Alejandro, che si sveglia alle cinque del mattino perché l’abitudine quotidiana ha ormai fissato le lancette del suo orologio biologico all’alba di ogni giorno per arrivare in tempo in fabbrica.

Questi sei giorni di sciopero ci hanno permesso di ri-creare, tra coloro che lavorano e lavoravano nella Manaco, queste storie cariche di dignità, di solidarietà e reciprocità, di angustia e allegria, di lotte comuni e incontri tra gli operai e le operaie durante questi ultimi 30 anni. Cominciamo a ricordare la vicinanza dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, ma anche le persecuzioni, la clandestinità e l’assassinio dei nostri compagni di lotta. Da qui sono nate queste righe, da questa ri-creazione della nostra memoria storica, che meravigliosamente resta fresca e intatta, meraviglia e benedizione di questo sciopero, come dice Max.

Se qualcosa non ha potuto fare il neoliberalismo è distruggere il movimento dei Metalmeccanici, degli operai industriali delle città. Malgrado le difficoltà di questi 25 anni di lotta, siamo riusciti a mantenere la nostra cultura e i nostri valori quasi occulti nel nostro cuore, nelle nostre vene, nelle nostre case, nelle nostri sedi sindacali.

Il movimento dei minatori vive un momento di ri-strutturazione, organica, culturale e ideologica; il movimento edile resta isolato negli angoli dei municipi; lo stesso vale per i sindacati delle ferrovie e dei grafici; il proletariato resiste praticamente decimato, malgrado gli impiegati dei settori dell’acqua, luce, gas e telefono, tentano di ri-strutturarsi anche se in una prospettiva strettamente corporativa.

Il movimento Metalmeccanico e manifatturiero, quasi per il cento per cento resta sottomesso al capitale delle grandi multinazionali come Vitro, Coca Cola, Pepsi, Bata, Unilever e altre che hanno configurato uno scenario comune in ogni parte, con un proletariato giovane, tuttavia timoroso, ignorante dei suoi diritti, dove la cultura neoliberale ha penetrato in modo infame con l’individualismo e l’irriverenza. In altre parole ha eliminato la memoria storica degli operai, e i compagni e le compagne NON SANNO chi sono, hanno perso la loro identità.

Il caso di Manaco è la dimostrazione più chiara di questa situazione e questa è una lotta che viene crescendo dalle fabbriche. La mobilitazione dei sindacati che oggi hanno rialzato la testa è il risultato dell’unione di pochi vecchi operai che siamo rimasti in fabbrica e che siamo riusciti a resistere alla corruzione da parte dei padroni, agli attacchi violenti governativi, alle poltrone concesse dal governo, e ci manteniamo in lotta, grazie all’appoggio dei nostri compagni e al Foro sindacale che ancora continua ad esistere. Anche grazie a questa gioventù operaia che non è immune alla prepotenza dei padroni, allo sfruttamento, che vive in mezzo al terrore aziendale e, molte volte, senza nessuna protezione dei suoi dirigenti che – come nella Manaco – sono diventati servi incondizionati dei padroni. Lo scenario è quello di fabbriche con piccole concentrazioni di operai e operaie, dell’emergenza dei piccoli reparti dai 20 ai 60 lavoratori, creati con l’obiettivo di distruggere il potere operaio; ciò rende più difficile il lavoro per la ricostituzione del nostro movimento come corpo organizzato dei nostri fratelli e delle nostre sorelle della Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici di Cochabamba.

Per questo motivo il nostro è uno sciopero della fame di ex dirigenti e compagni pensionati, che cercano di recuperare quella cultura della solidarietà, della reciprocità, del rispetto, del vederci come uguali, della somma e della unità come uniche forme di azione e lotta per avanzare e trionfare, perchè i giovani operai e operaie delle fabbriche non potranno lottare da soli e avanzare nel recupero dei loro diritti. Dobbiamo essere tutti lì per ottenerlo, e noi, i vecchi operai, non possiamo vedere il nostro sogno di costruire una società più giusta senza la completa partecipazione dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.
Per questo motivo, gli operai e le operaie di ieri e di oggi dobbiamo sentirci orgogliosi e orgogliose della nostra identità di essere i produttori dei beni materiali che noi e gli altri necessitano per vivere adesso: siamo coloro che rendono possibile con la forza delle nostre braccia, delle nostre menti e dei nostri cuori, la trasformazione di ciò che generosamente ci regala la Pachamama (Madre Terra) per creare il benessere.

Siamo riusciti a resistere, siamo riusciti a sopravvivere come corpo organizzato, siamo riusciti a non farci togliere totalmente i nostri diritti, abbiamo passato il tunnel scuro e lungo di questi anni di invisibilità e ora siamo disposti, e lo stiamo ottenendo, a renderci visibili un’altra volta indignandoci per le condizioni nelle quali stiamo lavorando.

Lo facciamo così anche per l’indifferenza di questo governo, che per più di due anni ci ha ignorato. Nonostante che gli operai abbiano lottato con grande forza per questo governo, per porlo lì dove adesso sta, questo governo si è dimenticato di noi: per questo motivo le nostre lotte nelle strade dall’aprile di quest’anno sono per il PANE, il LAVORO, la CASA, perchè non ci ascoltano, non ci vedono, non ci sentono; perché hanno smesso di vivere come noi, gente semplice e lavoratrice che vive del proprio lavoro e non del lavoro altrui.

Per questo motivo dobbiamo sentirci orgogliosi e orgogliose, perché con le nostre lotte stiamo portando avanti il cosiddetto processo di cambiamento, perché questo processo non sia solamente una consegna, una delega ad altri, ma una realtà. Poiché l’unica forma di cambiare le cose, di cambiare le nostre condizioni di lavoro, la nostra vita, è l’unità, l’organizzazione, la mobilitazione, il recupero della nostra memoria, dei nostri valori, di ricordarci dei nostri padri e dei nostri nonni, delle nostre madri e delle nostre nonne, dei nostri fratelli e sorelle maggiori, per domandar loro, in faccia, se quello che stiamo facendo oggi è giusto e quanto ancora ci manca, perché l’eredità venga recuperata e aumentata per il benessere dei nostri figli e dei nostri nipoti, cioè, perchè la vita dignitosa continui e continui, per sempre.

Per questo motivo questo sciopero della fame – che è il prolungamento della costante e permanente fame che soffrono migliaia di famiglie operaie a Cochabamba e in Bolivia -, non solo reclama la restituzione di Alejandro alla propria fonte di vita, ma il ritorno della dignità nelle fabbriche del paese, dove il capitale pretende di continuare a regnare, ad addomesticare, a colpire, e dove la paura sembra essere una male ereditario. È per questo che abbiamo detto BASTA!, come lo stiamo facendo dal 200 ad oggi nelle differenti lotte per la nostra emancipazione come uomini, donne, bambini e bambine, anziani e anziane, tutti figli e figlie di questa terra.

Cochabamba, giugno-luglio del 2008

Oscar Olivera è operaio della Manaco da 30 anni e dirigente metalmeccanico a Cochabamba

Ultimo aggiornamento
23.10.2012 ore 20.44
AGENDA
Le nostre iniziative
ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità

In un momento storico di attacco alle risorse della Madre Terra, le donne a vari livelli ritornano al centro della politica come nuove parole ed antiche pratiche in difesa della vita. L'acqua, oggetto di privatizzazioni e violenze, diventa un paradigma della vita svenduta agli interessi di pochi. La difesa di questo elemento diventa a sua volta la proposizione di una visione alternativa della produzione, della partecipazione, della gestione dei beni comuni.

Che richiama anche antiche ritualità, quando il femminile si fonde con il significato stesso del ciclo generatore della Natura.

ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità, che verrà presentato a Trento dal 25 al 28 ottobre 2012, fa parte di una delle attività proposte dal gemellaggio di due gruppi di ricerca teatrale: una italiana la Bottega Buffa CircoVacanti di Trento e una brasiliana la Cia Buffa de Teatro di Salvador Bahia.

Insieme a Yaku ed altre realtà trentine, per tre giorni affronterà questa tematica da diversi punti di vista - culturalu, politici, sociali- insieme a molti compagni di viaggio e con la partecipazione straordinaria di Ekedy Sinha, rappresentante del Terreiro Ilê Axé Iyá Nassô Oká–Bra.

Giovedì 25 alle ore 16.30, con ACQUA MATER, tavola rotonda presso l'Università di Lettere e Filosofia di Trento (Via Tomaso Gar, 14 ), parleremo di acqua partendo dal ruolo delle donne in tre paesi chiave: Brasile, Colombia, Mozambico, fra solidarietà, territori di conflitto e megaprogetti, come la diga di Belo Monte in Brasile.

Un confronto che vede anche noi, donne europee ed italiane, al centro di un movimento di presa di coscienza delle nostre responsabilità. A partire dalla dichiarazione delle donne del mondo, presenti al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Marsiglia.


Firenze 10+10

A dieci anni di distanza da quell'enorme spazio di discussione e dibattito aperto che fu il primo Forum Sociale Europeo, reti, gruppi e movimenti fiorentini hanno avviato un percorso inclusivo per costruire nella città un appuntamento con cui rimettere insieme legami, riflessioni e azioni intorno alla costruzione di un'Europa sociale e dei beni comuni, come risposta alla crisi economica, sociale, ambientale e di democrazia in cui siamo immersi.

Questo evento si svolgerà nell'arco di quattro giorni nel prossimo mese di novembre e vi troveranno spazio attività autorganizzate e incontri di convergenza finalizzati al lancio di azioni e campagne europee e del bacino del Mediterraneo.

Ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che vogliono contribuire a costruire e progettare insieme il percorso collettivo verso Firenze 10 + 10, alle donne e agli uomini che furono con noi protagonisti del FSE del 2002, ma anche a tutti i gruppi e i soggetti sociali che si sono affacciati sulla scena nazionale ed internazionale nel corso dei dieci anni trascorsi: insieme abbiamo davanti un altro decennio di lavoro comune. A tutti chiediamo di aderire alla costruzione di Firenze 10 + 10 portando il proprio contenuto di azione e le reti di relazioni con cui ciascuno opera, indirizzato anche all'organizzazione di eventi preparatori di avvicinamento.

E' un grande impegno che ci aspetta ma anche una sfida attraente: ricostruire uno spazio di discussione e azione in una fase in cui sui territori si manifestano gli effetti dei tanti volti della crisi, ma dove si attivano anche numerose forme di conflitto sociale e di proposta alternativa, capaci di assumere anche dimensioni di massa; lo dimostrano, ad esempio, l'affermazione al referendum del 2011 sull'acqua, la rete di opposizione alle grandi opere inutili, il diffuso contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Sul sito www.firenze1010.eu, si possono trovare tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, per conoscere luoghi e tempi degli incontri preparatori e per contribuire ai gruppi di lavoro a cui tutti possono fornire il loro apporto: programma; logistica; partecipazione e accoglienza; comunicazione; risorse.

Comitato promotore di “Firenze 10 + 10”

Contatto: info@firenze1010.eu


1 OTTOBRE ORE 13.30 CONFERENZA STAMPA / ORE 15.30 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25 Justicia y Paz en Italia

Los bienes comúnes entre conflicto y solidaridad 

Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25, el sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, secretario ejecutivo de la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz de Bogotá, estará presente en varias reuniones en el departamento  Trentino de Italia


Università estiva di Attac;

Università estiva di Attac: “Buttiamo a mare i mercanti!”

FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


SPICCHI D'ACQUA
Hidronotizie dall’Italia
No Eni? NO Party!

Da alcuni giorni sul programma del Forum sulla Cooperazione che si terrà il 1 e il 2 ottobre a Milano campeggiano gli sponsor dell’iniziativa, attesa da molti come uno spartiacque per la rinascita dell’aiuto allo sviluppo italiano. Tre società sono note a tutti: Microsoft, Banca Intesa e soprattutto Eni. 


Roma non si vende

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.


Vicenza: NO alla base militare

Vicenza i No dal Molin tagliano la rete della base, entrano nell'area facendo molte scritte sulle costruzioni e attaccando striscioni.


"Roma non si vende!"

L'ampia coalizione di associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali che ha lanciato nelle scorse settimane la campagna cittadina di informazione e mobilitazione contro la manovra di bilancio della Giunta Alemanno, ha sottolineato durante la conferenza stampa tenutasi alle 15.30 di oggi in Piazza del Campidoglio, la gravità della scelta, di responsabilità del gabinetto del sindaco Alemanno, di vietare al corteo in programma per il prossimo sabato 5 di maggio l'arrivo in Piazza del Campidoglio.


In Abruzzo si ripubblicizza!

L’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “ la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda pubblica di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale” .

 


La Radio del CSO Bruno!

http://centrosocialebruno.it/node/17680


venerdì 23 febbraio conferenza stampa a Dolomiti energia

 

Per il lancio dell’importante iniziativa di martedì 28 febbraio, ovvero l’autoconvocazione cittadina presso il Consiglio Comunale di Trento,  il Coordinamento trentino Acqua bene Comune sul tetto di Dolomiti Energia!

 


 


la val di Susa inondata di colore
Una folla di oltre 75.000 persone ha marciato da Bussoleno a Susa sabato scorso, in un pomeriggio assolato e ventoso, quasi estivo.

No alla grande Multiutility del nord

Leggiamo con preoccupazione il rapido delinearsi della grande Multiutility del nord, di cui l'integrazione di Iren e A2A, sponsorizzata da Fassino, Tabacci è il primo passo.

 


Al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua il Premio Personaggio Ambiente 2011!!!!

OJOS INQUIETOS
Sguardi sull’america latina
Terremoto Colombia

Il 30 Settembre 2012 forte scossa in Colombia fortunatamente molto profonda

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Central Hidroeléctrica Neltume en Panguipulli,

Representantes de las comunidades mapuche huilliche afectadas por el proyecto Central Hidroeléctrica Neltume que la transnacional Enel-Endesa proyecta instalar en Panguipulli, concurrirán a las embajadas de Italia y España este este Viernes 18 de Mayo a las 10:00 horas para entregar una solicitud a los respectivos Estados para que la empresa de capitales Españoles e Italianos desista de la construcción de la central hidroeléctrica

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Argentina, Cordoba: agua derecho fundamental

Reclamo por agua potable en Cañada Larga: La municipalidad de mina clavero aprovisiona  en camiones "agua no apta para el consumo humano", osea agua de pozo sin tratar , donde muchas familias la terminan consumiendo por no contar con otra opcion con los riesgos de salud que esto conlleva...

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rassegna stampa di Stop Enel 30 aprile a Roma

“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave

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Miles marchan por el Agua en Ecuador

"A mí no me diste, a mi no me diste, todo el Oro que a la China diste, luego me engañaste, luego me mentiste, con la derecha amaneciste… con las mineras amaneciste"

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MARCHA PLURINACIONAL POR EL AGUA, LA VIDA Y LA DIGNIDAD DE LOS PUEBLOS

In Ecuador dall'8 marzo, dai quattro punti cardinali del Paese: verso Quito per l'Acxqua e la vita.

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El Quimbo inundará seis municipios del Huila

Para construir la hidroeléctrica de El Quimbo, en el Huila, será necesario inundar un área mayor que el tamaño de Pereira. La obra, según sus opositores, se construirá a costa de diversas alteraciones y cambios sociales, ambientales, económicos y culturales, a seis municipios: Gigante, El Agrado, Garzón, Tesalia, Altamira y Paicol; cubriendo un total de 8.586 hectáreas que serían inundadas.

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LA TIERRA, EL AGUA Y LA RESISTENCIA

Lo que está sucediendo en América Latina en relación con los bienes comunes (agua, tierra, biodiversidad) es algo más que una sucesión de conflictos locales. Por momentos la intensidad de los enfrentamientos da la impresión de que marchamos hacia una conflagración general, que por ahora tiene expresiones locales y regionales, pero que se repiten en casi todos los países.

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INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA

l 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9.

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FINALMENTE PIOVE, MA IN TANTE CASE PALESTINESI MANCA L’ACQUA

a scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

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