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OFFENSIVA STATUNITENSE IN AMERICA LATINA E MILITARIZZAZIONE DEI TERRITORI
Aldo Zanchetta
[21/07/2008 20.17.52]



Documento senza titolo

Oggi in America latina si assiste ad un duplice fenomeno: il crescente impiego degli eserciti nazionali in operazioni di ordine pubblico e di dispiegamento sul territorio per operazioni di “controinsurgenza” e di vera o presunta lotta alla droga e la crescente presenza militare statunitense, scoperta (basi militari in zone strategiche) o mascherata (operazioni “umanitarie” in territori critici). La “criminalizzazione” accentuata dei movimenti sociali porta in molti casi all’impiego delle forze armate in azione di repressione sia urbana (vedi i ripetuti interventi nelle favelas delle città brasiliane[1]) che nelle zone indigene ove più alta è la resistenza in difesa dei propri territori (Messico, Brasile, Ecuador etc). In un continente in cui le spese militari erano più contenute rispetto ad altre zone del mondo, negli ultimi anni esse hanno cominciato nuovamente a crescere particolarmente in alcuni paesi quali il Cile, il Venezuela e il Brasile.

La recente riattivazione, dopo 58 anni dal suo scioglimento, della IV flotta statunitense per la vigilanza del Mar dei Caraibi e dell’ Atlantico del sud è il segnale più eclatante della controffensiva yankee oggi in corso e coerente alla “dottrina Monroe”mai sconfessati. La ricerca spasmodica del controllo dei territori ricchi di risorse strategiche essenziali per la sopravvivenza del V capitalismo, quello globalizzato, contempla sempre più il ricorso alle Forze armate. La nuova dottrina statunitense, quella dell’ “intervento preventivo”, fa da sfondo alla accresciuta militarizzazione del continente. E i paesi chiave attraverso cui questa offensiva si sviluppa nell’ area sudamericana, la più riottosa verso l’ingerenza statunitense, sono la Colombia e il Perù, sedi, sembra certo, delle prossime nuove basi militari yankee. Si è inoltre dimenticato che prima della crisi argentina venne esplorata la possibilità di condonare il debito del paese in cambio di istallazioni militari vicine all’ Antartico, altra zona strategica, e oggi questo paese è al centro di preoccupanti manovre reazionarie che non vedono estranee istituzioni “private” spagnole e tedesche.

 Dall’ Alca ai Tlc : un “riposizionamento” del progetto egemonico statunitense

Quando nel dicembre 2005 il progetto statunitense dell’ Alca – il mercato comune dall’ Alaska alla Patagonia - venne sconfitto nella riunione dell’ Organizzazione degli stati americani (Osa) a Mar del Plata, troppo superficialmente molti analisti di sinistra esultarono e parlarono di una ormai avvenuta “espulsione” degli Stati uniti dall’ area latinoamericana. Pochi si soffermarono sul fatto che su 34 paesi presenti alla Conferenza, solo 5 si opposero fermamente all’ Alca e precisamente i 4 che conformavano il Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) oltre al Venezuela, mentre gli altri, con in testa il Messico, si erano di fatto allineati alla proposta statunitense. Lo stesso Lula dichiarò poco dopo che non si trattava di una bocciatura definitiva dell’ Alca, ma anche questo fu sottovalutato e poco dopo egli dapprima ricevette il presidente Bush nel suo viaggio in 5 paesi latinoamericani mentre l’Uruguay, nel corso dello stesso viaggio, firmava un trattato di collaborazione commerciale con gli Usa, preludio, si disse ad un Tlc.

La controffensiva statunitense non tardò ad articolarsi, centrandosi sulla firma di Trattati di libero commercio bilaterali (Cile) o multilaterali (Cafta, con i 5 paesi centroamericani). Le trattative per un Tlc sono inoltre in corso con i 4 paesi del Can, da cui nel frattempo è uscito il Venezuela, (Comunidad andina de naciones – Colombia, Ecuador, Bolivia, Perù)[2]. Ma la controffensiva si è sviluppata anche tramite l’ intensificazione dell’ azione delle due agenzie di Cooperazione, Usaid (United state agency for international development) e Ned (National endowement for democracy), che sono nient’altro che due facce più <presentabili> della Cia (Central intelligence agency) e che continuano sotto altre spoglie, più <umanitarie>, il lavoro di infiltrazione e destabilizzazione già portato avanti dalla stessa Cia e dalla Dea (Drug enforcement agency) in nome della cooperazione nella lotta alla droga e al terrorismo, i nuovi nemici storici dopo la caduta dell’Urss e attorno ai quali si vuole perpetuare la politica di ingerenza.

 Per quanto concerne l’ America latina studi recenti di Washington segnalano che da tempo l’ agenda emisferica ha cessato di essere una competenza del Dipartimento di stato ed è passata a essere una competenza del Pentagono e del Comando sud dell’ Esercito degli Stati uniti. Ciò significa che ha cessato di essere un problema politico per convertirsi in un tema completamente militare. Nel novembre 2004 ha avuto luogo a Quito, Ecuador, la VI Conferenza dei ministri della difesa delle Americhe alla quale ha partecipato il capo del Pentagono Ronald Rumsfield. Nell’ ambito della discussione sulle <<nuove concezioni della sicurezza e della difesa e le sue implicazioni per la struttura della sicurezza emisferica>> Rumsfield tornò a insistere sulle necessità della cooperazione (regionale) in materia di sicurezza per sconfiggere il terrorismo e quella che ha definito <<guerriglia internazionale>>,  alludendo al dato non confermato che le organizzazioni Hezbolla e Hamas starebbero <<raccogliendo fondi>> in America latina.[3] Washington ha utilizzato la Colombia come portavoce per avanzare la proposta della creazione di una <<forza multinazionale>> per combattere la <<narcoguerriglia>>. Però l’iniziativa è stata respinta da un blocco capeggiato dal Brasile e sostenuto da Argentina, Venezuela e Bolivia, sostenendo che le principali <minacce alla sicurezza emisferica sono la fame e la povertà. Il gruppo ha respinto anche un’esortazione del presidente della Colombia, Alvaro Uribe, affinché l’organizzazione degli stati americani (OEA) elaborasse una lista di terroristi e gruppi insurrezionali della regione per evitare che ottengano visti e circolino nelle diverse nazioni, ed in questa maniera sia possibile perseguirli e controllarli. Con chiara allusione alla richiesta di Rumsfield il Brasile ha puntualizzato che in Sudamerica non esistono fondamentalismi religiosi o etnici. (Carlos Fazio, Alca e militarizzazione, in America latina, l’ arretramento de ‘los de abajo’).

Naturalmente queste azioni sono coordinate dalle Ambasciate statunitensi nei vari paesi che coltivano in particolare politiche separatiste di regioni ricche all’interno di alcuni Stati – vedi il caso di Zulia in Venezuela e della <medialuna> ovvero della parte orientale in Bolivia – coltivando ambizioni locali e rispolverando vecchie tensioni. Così in Bolivia da due anni è presente come ambasciatore quel Philip Goldberg che fu il braccio destro del regista della frantumazione jugoslava, Holbrooke.

Per una migliore comprensione delle strategie statunitensi è opportuno riferirsi ai poco ricordati ma altamente significativi quattro <Documenti di Santa Fe>, la città Nuovo Messico dove si sono riuniti periodicamente fin dal 1980 alcuni falchi del partito repubblicano, soprattutto diplomatici o consiglieri militari esperti in problemi di geopolitica, in particolare dell’ America Latina, per disegnare strategie alle quali si sono successivamente ispirati i governi di Ronald Reagan, di George Bush Sr. ed ora di George Bush Jr. Il gruppo estensore dei documenti è un gruppo informale le cui proposizioni hanno avuto grande influenza sulle strategie latinoamericane dei governi repubblicani ora ricordati.

  I grandi piani strutturali : Plan Puebla Panama e Iirsa

            I grandi piani infrastrutturali, che erano la condizione operativa dell’ Alca per poter trasportare prodotti e materie prime da nord a sud e da est a ovest, stanno avanzando. Il Plan Puebla Panama (Ppp) che prevede una serie di infrastrutture stradali, aeree, portuali, telefoniche, telematiche e oleodotti fra Puebla, nel centro del Messico, al canale di Panama, avviato nel 2000 dal governo dell’ allora presidente messicano Fox, è stato successivamente esteso fino al territorio colombiano. Qui si raccorda col megaprogetto della <Integrazione dell’ infrastruttura regionale Sua Americana> che prevede 12 assi di sviluppo articolati con oltre 300 sottoprogetti, il cui valore iniziale era di 40 miliardi di $. Quando sarà terminato grandi battelli da trasporto potranno viaggiare dal Rio della Plata al Rio delle Amazzoni e viceversa (Progetto Red fluvial sudamericana Sars-Ifsa che dall’ Orinoco via Rio Negro, Rio delle Amazzoni, Rio Madeira etc giungerà al Parana e infine al Mar del Plata).

                                                       PPP E IIRSA
Il Ppp include una regione che si estende dal centro del Messico (la città di Puebla) fino al Canale di Panama, mentre il secondo, Iirsa (Integracion de la infraestructura regional sudamericana)parte da dove termina il primo per coprire tutta l’ America meridionale. Essi sono due pezzi di un puzzle più ampio che include il Nafta, il Tlc fra Usa, Canada e Messico (gennaio 1994), il progetto Alca (lanciato nel 1994), i vari Tlc suoi attuali surrogati. il Plan Colombia (1999). Essi vanno quindi analizzati congiuntamente e, nonostante il primo ufficialmente sia stato presentato come elaborazione del governo messicano (presidenza Fox) e il secondo del governo brasiliano (presidenza Cardoso) durante una conferenza dei capi di stato sudamericani, la loro ideazione è stata fatta probabilmente altrove, più a nord, e subito accolta e sostenuta dai grandi organismi finanziari internazionali.
Come scrive Lusbi Portillo: <Questa realtà complessa è l’ integrazione per e dagli Stati Uniti, è la nuova organizzazione del suo patio trasero in tempi di globalizzazione.>
E Raúl Zibechi rafforza : <L’ aspetto più conturbante é se la creazione di questa enorme rete infrastrutturale non riuscirà, alla fine, ad imporre gli stessi obiettivi dell’ Alca però senza il suo nome, senza dibattiti, in modo verticale, da parte dei mercati e delle élites. (Da <America latina, l’ arretramento de ‘los de arriba’)

La presenza militare statunitense

Dalla enunciazione della <dottrina Monroe> (1824) in poi l’ America latina è stata oggetto di decine di interventi militari statunitensi diretti e di interferenze indirette. Oggi vi si sono presenti molte basi militari situate in zone strategiche mentre contemporaneamente ogni anno migliaia di militari latinoamericani ricevono addestramento nella famosa <Escuela de las Americas>[4] che dal 1946, anno della sua creazione, fino al 2000 operava a Panama e che fu trasferita poi a Fort Benning in Georgia col nuovo nome di The western hemisphere institute for security cooperation. Le relazioni fra forze armate statunitensi e latinoamericane vengono poi promosse con periodiche Conferenze di vertice dei comandi e con manovre militari congiunte sia terrestri che navali. Tutte queste operazioni militari sono coordinate dal Comando sud del Pentagono (USSouthcom)[5], incaricato delle operazioni in America latina e dotato anche di una relativamente estesa autonomia politica, recentemente riorganizzato e ristrutturato. Da qualche tempo vengono anche coltivate, sempre sotto forma di addestramento, di equipaggiamento e di strutture di collegamento, le relazioni con le forze di polizia dei vari stati e nell’ aprile 2008 a Bogotà è stata inaugurata la sede di <Ameripol>, l’ organismo creato nel 2007 in occasione III incontro di Comandanti e Capi di polizia dell’ America latina e del Caribe, che conta sull’ appoggio dell’ Ufficio delle polizie dell’UE di Bruxelles, della polizia canadese e naturalmente di quella statunitense[6].

Una descrizione dettagliata della presenza militare statunitense in America latina è stata fatta nel 2007 da Carlos Fazio[7], uno dei più documentati giornalisti operanti in Messico, che sarà a settembre in Italia per alcune conferenze, e per un approfondimento rinviamo a questo testo. Ma chi volesse rendersi conto meglio della strategicità del posizionamento delle basi militari in relazione alle risorse acquifere, petrolifere e biologiche, o in funzione del contrasto ai principali movimenti di resistenza, può sovrapporre le relative mappe territoriali[8].

Qui vogliamo analizzare invece i fatti recenti più significativi e che fanno capire come in caso di necessità la opzione militare sia una soluzione possibile per gli Stati uniti, con buona pace di chi ritiene che essi non abbiano la forza di esercitarla finché sono impegnati in medio e in estremo Oriente. Il fatto recente più significativo è la sopra ricordata ricostituzione della IV Flotta Usa, creata nel 1943 per contrastare la presenza di sottomarini tedeschi e sciolta nel 1950, ora di nuovo operativa dall’ aprile scorso e dotata di una portaerei con testate missilistiche nucleari, avente come sede la base statunitense a Curaçao, nelle Antille olandesi. E’ evidente che questa ricostituzione ha una rilevanza enorme sia dal punto di vista militare che politico e riafferma in modo inequivocabile gli interessi statunitensi nell’area, particolarmente in un momento in cui si da per certa l’ esistenza di grandi giacimenti petroliferi sottomarini nel Golfo del Messico e lungo le coste brasiliane e in cui la Cina si avvia a diventare il primo partner commerciale di questo paese, grazie anche ai due Assi stradali interoceanici dell’Iirsa, quello del <Capricorno> (via Bolivia e Ecuador) e quello <Amazzonico> via Manaus[9].

Ma si parla anche di istallazioni di nuove basi militari in Perù - nella zona di Ayacucho, la tradizionale roccaforte di Sendero luminoso e doveancora sono presenti alcuni gruppi residui - dove da alcuni mesi sono presenti alcune centinaia di militari statunitensi per <operazioni umanitarie> di assistenza alla popolazione civile – e in Colombia, dove è noto che circa 800 militari statunitensi sono presenti sotto forma di consiglieri militari, oltre ad un imprecisato numero di mercenari della Dyna corp. Ora, come dichiarato nei giorni scorsi dall’ ambasciatore statunitense nel paese, si sta esaminando la possibilità di una vera e propria base militare permanente nel paese. E una nuova situazione si va delineando anche in Messico il cui presidente Felipe Calderon lo scorso anno, nel corso di un incontro a Merida (Yucatan) col presidente Bush, ha firmato un accordo che va appunto sotto il nome di Plan Merida o Plan Mexico, che ha tutte le caratteristiche per essere assimilato al Plan Colombia, prevedendo come questo assistenza finanziaria, tecnica e militare per la lotta alla droga.

Amazzonia, punto focale di interessi internazionali

Il Brasile, apparentemente fuori dalle mire statunitensi, si trova invece in una situazione delicata, visto gli appetiti che la ricca ed estesa Amazzonia suscita. Una sua <internazionalizzazione> viene ogni tanto invocata anche in sede Onu col motivo dell’importanza della zona per gli equilibri ecologici del pianeta[10]. Così quest’ area è oggetto di ambizioni esterne, oltre che di appetiti interni da parte dell’ agrobusiness, alla ricerca di sempre nuove aree di produzione (riso, soia, e ora coltivazioni per biocarburanti, di cui il paese è il primo produttore mondiale). Il suo progressivo disboscamento, che ha portato alle dimissioni recenti della ministra brasiliana dell’ ambiente Marina Silva, potrebbe essere la ragione capace di far scattare la molla <virtuosa> della protezione ecologica internazionale. E’ noto che da tempo sui libri di scuola statunitensi sulla carta geografica dell’ Amazzonia campeggia la scritta <zona di interesse internazionale>. Ma anche l’ internazionalizzazione del conflitto colombiano è una minaccia latente per la parte occidentale dell’ Amazzonia. Da tempo gli Stati uniti corteggiano il Brasile per poter <affittare> il poligono spaziale brasiliano di Alcantara situato appunto in Amazzonia. 

            Spesso si è parlato delle mire statunitensi sull’ acqua dell’ Acquifero Guaranì, il secondo bacino acquifero del continente situato alla Triple frontera, al confine di Brasile, Argentina e Paraguay, dove la Casa bianca sostiene esistere un nucleo di cellule <dormienti> di Al Qaeda. Ma assai meno si parla della Triple frontera amazzonica al confine fra Brasile, Perù e Colombia. Sulle sponde peruviana e colombiana, a Iquitos e a Leticia, sono istallate potenti stazioni radar statunitensi. Di fronte, a Tabatinga[11], in piena foresta amazzonica, a 1300  km di distanza da Manaus, la città brasiliana più vicina, i brasiliani stanno potenziando il proprio presidio. E qui istruttori vietnamiti addestrano i militari brasiliani alla guerriglia in foresta, nel timore di una invasione. Di chi ? Quale dei due paesi confinanti potrebbe avere la forza di attaccare il Brasile? E’ evidente che la paura viene da più a nord, anche se i brasiliani sono reticenti a fare nomi. Ma di questo addestramento da parte di un esercito che ha sconfitto gli Stati uniti in una guerriglia nella foresta se ne trova notizia sul sito dell’ esercito brasiliano e gli scambi di delegazioni militari fra i due paesi sono ripetuti. Che le preoccupazioni in questa zona siano forti lo si vede dal fatto che in questa zona le poche centinaia di militari brasiliani finora stanziati vengono rafforzate fino a giungere a 26.000 unità. E grazie a un accordo fra Lula e Chavez le forze aeree dei due paesi sorvegliano lo spazio amazzonico notte e giorno. Perché oltre il Brasile, anche il Venezuela ha i suoi buoni motivi di preoccupazione nella zona amazzonica di sua pertinenza ove esiste probabilmente il più esteso giacimento mondiale di petrolio, quella della <faglia dell’ Orinoco>.

Chi si oppone alla <militarizzazione> statunitense

        Sono soprattutto le organizzazioni sociali e indigene, oltre ovviamente ad alcuni governi progressisti di Stati che si sentono maggiormente minacciati nella loro sovranità : Venezuela, Bolivia, Ecuador. Ma a preoccuparsi, come abbiamo visto, è anche il meno <progressista> Brasile, che oltre alla cooperazione militare col Venezuela a nord, rafforza quella con l’ Argentina a sud, paese che ha pure buoni motivi di preoccupazione. Alcuni militari nazionalisti o più ligi al proprio dovere di difesa nazionale hanno talora contrastato questa egemonia militare statunitense, fomentando anche colpi di stato nazionalisti (Perù, Bolivia). Secondo Raul Zibechi con la nuova situazione creata dalla globalizzazione, e la conseguente perdita di poteri degli Stati nazionali, questi militari sono disturbati dall’ idea di vedere sminuito il proprio ruolo e quindi propensi a riaffermarlo rivendicando forme di indipendenza nazionale. Da qui, accanto alla politica di addestramento e di <sudditanza>, la decisione statunitense di rafforzare la propria presenza diretta nell’ area latinoamericana.

Nel maggio del 2003 alcuni movimenti sociali latinoamericani organizzarono a San Cristobal de las Casas (Chiapas – Mx) il <Primer encuentro emisferico frente a la militarizacion>, che avrà seguito nel II nel prossimo ottobre in Honduras[12]. Obiettivo di queste organizzazioni è denunciare la situazione e chiedere la demilitarizzazione delle aree critiche[13].

Come sottolinea Bonaventura de Souza Santos[14], chi più preoccupa il governo statunitense come ostacolo alle proprie politiche sono i movimenti indigeni, indicati nel documento Tendencias globales 2020 redatto dal Consiglio nazionale di informazione (Cni), branca della Cia, <la maggiore minaccia proviene da coloro che invocano i diritti ancestrali sopra i territori dove risiedono le risorse naturali, ossia dai popoli indigeni […] Prendendo come esempio le lotte indigene del Chiapas, Ecuador, Bolivia, Cile e Sud dell’ Argentina, (nel documento del Cni) si dice che “all’ inizio del secolo XXI esistono gruppi indigeni radicali nella maggioranza dei paesi latinoamericani che nel 2020 potranno crescere esponenzialmente, ottenendo l’ adesione della maggioranza dei popoli indigeni……Questi gruppi potranno stabilire relazioni con gruppi terroristi internazionali e gruppi antiglobalizzazione……che si contrapporranno alle politiche economiche delle élites di origine europea” >. E’ così individuato il nemico principale e questo giustifica l’ accanimento nel contrastare le minoranze indigene, dal Chiapas al Cile, criminalizzandone i leaders indigeni.

Uno scenario complesso quindi, già sede di eventi tragici come la Colombia, ma dove altre scenari di guerra possono aggiungersi, dai Caraibi alla Patagonia.

 

Referenze per un approfondimento

1 - Ceceña, Ana Esther 2004 <Estrategias de construcción de una hegemonía sin límites> en Ceceña, Ana Esther (comp), Hegemonías y emancipaciones en el siglo XXI (Buenos Aires: CLACSO).
2 - Ceceña, Ana Esther <La territorialidad de la dominacion. Estados unidos y America latina>, Rivista Chiapas, n.12, Mexico, Era 2001
3 – Petras J. La economia politica de la politica exterior de Estados unidos para America latina, Osal n. 17, 2005.
4 - Zanchetta A., a cura di, America latina, l’ arretramento de los de arriba, Massari-Fondazione Neno Zanchetta 2006
5 – Zibechi R., Las armas de America del sur, www.ircamericas.org

 


[1] Come è noto ad Haiti è presente una forza Onu - comandata da un generale brasiliano e con forte contingente di truppe di questo paese - che è ripetutamente intervenuta in azioni di repressione sanguinosa con decine di morti e feriti. Si è adombrata l’ipotesi che l’esercito brasiliano ha visto questa operazione come occasione privilegiata di un addestramento delle truppe a operazioni urbane e come ha dichiarato un alto ufficiale brasiliano, sparare in situazioni reali è ben più efficace che non farlo durante esercitazioni tradizionali……

[2] In realtà il trattato con la Colombia è stato firmato nel 2006 ma ad oggi non ratificato dal Senato statunitense data la situazione di gravi violazioni dei Diritti umani nel paese. L’ attuale operazione di <legittimazione> del presidente Uribe potrebbe sbloccare l’ impasse.

[3] Agenzia Reuters Pide EU apoyo regional , Giornale Reforma, Messico , 17 Nov. 2004

[4] Secondo il generale messicano <epurato> J. Francisco Gaillardo <il governo degli Stati uniti fornisce ogni anno addestramento su tecniche di combattimento, metodi e dottrina poliziesca e militare statunitense a un minimo di 100.000 poliziotti o militari stranieri provenienti da 150 paesi>. La cifra ci pare eccessiva ma è certamente elevata (vedi www.soag.org).

[5] Una dettagliate descrizione delle forze Usa dislocate in America è contenuta in <El Comando sur de los Estados unidos. America latina militarizada> di P.A.Mendiondo, 22.6.2006.

[6] Ne fanno parte Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Costarica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Paraguay, Perù, Repubblica Domenicana e Uruguay. Sede dell’organizzazione è Bogotà e comandante per il primo biennio sarà il generale J.A.Bernal, Direttore generale dei <Carabineros> del Cile.

[7] Fazio C., Alca e militarizzazione, in America latina, l’ arretramento de <los de arriba>, a cura di A. Zanchetta, 2006. Fra basi militari vere e proprie e controllo di postazioni radar di grande portata sono almeno 30 i luoghi di presenza militare statunitense in America latina.

[8] www.visionesalternativas.com/militarizacion/mapas/mapahegem.htm

[9] Come è noto il presidente ecuadoriano Correa non ha intenzione di rinnovare nel 2009 la concessione agli Stati uniti della base navale di Manta e sta trattando con la Cina per farne un porto privilegiato di arrivo delle merci cinesi sul continente e di partenza delle materie prime verso la Cina.

[10] <Al contrario di ciò che i brasiliani pensano, l’ Amazzonia non è loro, ma di tutti noi> (Albert Gore, già vicepresidente statunitense e preteso leader ecologista). <Rispetto all’ Amazzonia è necessario applicare la dottrina della ‘sovranità limitata’ e del ‘diritto di ingerenza’> (Francois Mitterand, già presidente francese). <Il Brasile deve delegare parte dei suoi diritti sull’ Amazzonia agli organismi internazionali competenti> (Michail Gorbaciov, ex presidente dell’ Urss).

[11] Tabatinga, la otra triple frontiera. Un nuevo Vietnam? (Brecha del 30.12.05).

[13] Vedi il sito www.nobases.net.

[14] www.jornada.unam.mx/2008/03/17/index.php?section=opinion&articles=020a1pol

Ultimo aggiornamento
23.10.2012 ore 20.44
AGENDA
Le nostre iniziative
ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità

In un momento storico di attacco alle risorse della Madre Terra, le donne a vari livelli ritornano al centro della politica come nuove parole ed antiche pratiche in difesa della vita. L'acqua, oggetto di privatizzazioni e violenze, diventa un paradigma della vita svenduta agli interessi di pochi. La difesa di questo elemento diventa a sua volta la proposizione di una visione alternativa della produzione, della partecipazione, della gestione dei beni comuni.

Che richiama anche antiche ritualità, quando il femminile si fonde con il significato stesso del ciclo generatore della Natura.

ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità, che verrà presentato a Trento dal 25 al 28 ottobre 2012, fa parte di una delle attività proposte dal gemellaggio di due gruppi di ricerca teatrale: una italiana la Bottega Buffa CircoVacanti di Trento e una brasiliana la Cia Buffa de Teatro di Salvador Bahia.

Insieme a Yaku ed altre realtà trentine, per tre giorni affronterà questa tematica da diversi punti di vista - culturalu, politici, sociali- insieme a molti compagni di viaggio e con la partecipazione straordinaria di Ekedy Sinha, rappresentante del Terreiro Ilê Axé Iyá Nassô Oká–Bra.

Giovedì 25 alle ore 16.30, con ACQUA MATER, tavola rotonda presso l'Università di Lettere e Filosofia di Trento (Via Tomaso Gar, 14 ), parleremo di acqua partendo dal ruolo delle donne in tre paesi chiave: Brasile, Colombia, Mozambico, fra solidarietà, territori di conflitto e megaprogetti, come la diga di Belo Monte in Brasile.

Un confronto che vede anche noi, donne europee ed italiane, al centro di un movimento di presa di coscienza delle nostre responsabilità. A partire dalla dichiarazione delle donne del mondo, presenti al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Marsiglia.


Firenze 10+10

A dieci anni di distanza da quell'enorme spazio di discussione e dibattito aperto che fu il primo Forum Sociale Europeo, reti, gruppi e movimenti fiorentini hanno avviato un percorso inclusivo per costruire nella città un appuntamento con cui rimettere insieme legami, riflessioni e azioni intorno alla costruzione di un'Europa sociale e dei beni comuni, come risposta alla crisi economica, sociale, ambientale e di democrazia in cui siamo immersi.

Questo evento si svolgerà nell'arco di quattro giorni nel prossimo mese di novembre e vi troveranno spazio attività autorganizzate e incontri di convergenza finalizzati al lancio di azioni e campagne europee e del bacino del Mediterraneo.

Ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che vogliono contribuire a costruire e progettare insieme il percorso collettivo verso Firenze 10 + 10, alle donne e agli uomini che furono con noi protagonisti del FSE del 2002, ma anche a tutti i gruppi e i soggetti sociali che si sono affacciati sulla scena nazionale ed internazionale nel corso dei dieci anni trascorsi: insieme abbiamo davanti un altro decennio di lavoro comune. A tutti chiediamo di aderire alla costruzione di Firenze 10 + 10 portando il proprio contenuto di azione e le reti di relazioni con cui ciascuno opera, indirizzato anche all'organizzazione di eventi preparatori di avvicinamento.

E' un grande impegno che ci aspetta ma anche una sfida attraente: ricostruire uno spazio di discussione e azione in una fase in cui sui territori si manifestano gli effetti dei tanti volti della crisi, ma dove si attivano anche numerose forme di conflitto sociale e di proposta alternativa, capaci di assumere anche dimensioni di massa; lo dimostrano, ad esempio, l'affermazione al referendum del 2011 sull'acqua, la rete di opposizione alle grandi opere inutili, il diffuso contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Sul sito www.firenze1010.eu, si possono trovare tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, per conoscere luoghi e tempi degli incontri preparatori e per contribuire ai gruppi di lavoro a cui tutti possono fornire il loro apporto: programma; logistica; partecipazione e accoglienza; comunicazione; risorse.

Comitato promotore di “Firenze 10 + 10”

Contatto: info@firenze1010.eu


1 OTTOBRE ORE 13.30 CONFERENZA STAMPA / ORE 15.30 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25 Justicia y Paz en Italia

Los bienes comúnes entre conflicto y solidaridad 

Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25, el sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, secretario ejecutivo de la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz de Bogotá, estará presente en varias reuniones en el departamento  Trentino de Italia


Università estiva di Attac;

Università estiva di Attac: “Buttiamo a mare i mercanti!”

FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


SPICCHI D'ACQUA
Hidronotizie dall’Italia
No Eni? NO Party!

Da alcuni giorni sul programma del Forum sulla Cooperazione che si terrà il 1 e il 2 ottobre a Milano campeggiano gli sponsor dell’iniziativa, attesa da molti come uno spartiacque per la rinascita dell’aiuto allo sviluppo italiano. Tre società sono note a tutti: Microsoft, Banca Intesa e soprattutto Eni. 


Roma non si vende

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.


Vicenza: NO alla base militare

Vicenza i No dal Molin tagliano la rete della base, entrano nell'area facendo molte scritte sulle costruzioni e attaccando striscioni.


"Roma non si vende!"

L'ampia coalizione di associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali che ha lanciato nelle scorse settimane la campagna cittadina di informazione e mobilitazione contro la manovra di bilancio della Giunta Alemanno, ha sottolineato durante la conferenza stampa tenutasi alle 15.30 di oggi in Piazza del Campidoglio, la gravità della scelta, di responsabilità del gabinetto del sindaco Alemanno, di vietare al corteo in programma per il prossimo sabato 5 di maggio l'arrivo in Piazza del Campidoglio.


In Abruzzo si ripubblicizza!

L’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “ la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda pubblica di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale” .

 


La Radio del CSO Bruno!

http://centrosocialebruno.it/node/17680


venerdì 23 febbraio conferenza stampa a Dolomiti energia

 

Per il lancio dell’importante iniziativa di martedì 28 febbraio, ovvero l’autoconvocazione cittadina presso il Consiglio Comunale di Trento,  il Coordinamento trentino Acqua bene Comune sul tetto di Dolomiti Energia!

 


 


la val di Susa inondata di colore
Una folla di oltre 75.000 persone ha marciato da Bussoleno a Susa sabato scorso, in un pomeriggio assolato e ventoso, quasi estivo.

No alla grande Multiutility del nord

Leggiamo con preoccupazione il rapido delinearsi della grande Multiutility del nord, di cui l'integrazione di Iren e A2A, sponsorizzata da Fassino, Tabacci è il primo passo.

 


Al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua il Premio Personaggio Ambiente 2011!!!!

OJOS INQUIETOS
Sguardi sull’america latina
Terremoto Colombia

Il 30 Settembre 2012 forte scossa in Colombia fortunatamente molto profonda

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Central Hidroeléctrica Neltume en Panguipulli,

Representantes de las comunidades mapuche huilliche afectadas por el proyecto Central Hidroeléctrica Neltume que la transnacional Enel-Endesa proyecta instalar en Panguipulli, concurrirán a las embajadas de Italia y España este este Viernes 18 de Mayo a las 10:00 horas para entregar una solicitud a los respectivos Estados para que la empresa de capitales Españoles e Italianos desista de la construcción de la central hidroeléctrica

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Argentina, Cordoba: agua derecho fundamental

Reclamo por agua potable en Cañada Larga: La municipalidad de mina clavero aprovisiona  en camiones "agua no apta para el consumo humano", osea agua de pozo sin tratar , donde muchas familias la terminan consumiendo por no contar con otra opcion con los riesgos de salud que esto conlleva...

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rassegna stampa di Stop Enel 30 aprile a Roma

“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave

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Miles marchan por el Agua en Ecuador

"A mí no me diste, a mi no me diste, todo el Oro que a la China diste, luego me engañaste, luego me mentiste, con la derecha amaneciste… con las mineras amaneciste"

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MARCHA PLURINACIONAL POR EL AGUA, LA VIDA Y LA DIGNIDAD DE LOS PUEBLOS

In Ecuador dall'8 marzo, dai quattro punti cardinali del Paese: verso Quito per l'Acxqua e la vita.

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El Quimbo inundará seis municipios del Huila

Para construir la hidroeléctrica de El Quimbo, en el Huila, será necesario inundar un área mayor que el tamaño de Pereira. La obra, según sus opositores, se construirá a costa de diversas alteraciones y cambios sociales, ambientales, económicos y culturales, a seis municipios: Gigante, El Agrado, Garzón, Tesalia, Altamira y Paicol; cubriendo un total de 8.586 hectáreas que serían inundadas.

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LA TIERRA, EL AGUA Y LA RESISTENCIA

Lo que está sucediendo en América Latina en relación con los bienes comunes (agua, tierra, biodiversidad) es algo más que una sucesión de conflictos locales. Por momentos la intensidad de los enfrentamientos da la impresión de que marchamos hacia una conflagración general, que por ahora tiene expresiones locales y regionales, pero que se repiten en casi todos los países.

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INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA

l 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9.

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FINALMENTE PIOVE, MA IN TANTE CASE PALESTINESI MANCA L’ACQUA

a scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

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