E' terminata questo venerdi' con un grande concerto in  piazza la Cumbre de los Pueblos di Lima. L'incontro, anche noto come  "Enlazando Alternativas 3", era iniziato il 13 maggio nei locali  dell'Universita' di Ingegneria della capitale peruviana; per quattro giorni  associazioni, comunita´indigene, sindacati , ong, studiosi e curiosi di America  Latina e Europa si sono confrontati e scambiati idee, storie, esperienze e  alternative; obiettivo finale: dipingere insieme un nuovo quadro della  cooperazione tra i due continente.
  Giunta ormai alla sua terza edizione, la Cumbre e' nata come  manifestazione alternativa al vertice di capi di Stato e di Governo dell'Unione  Europea e dell'America Latina e Caraibi che ogni anno vede i "grandi"  riuniti intorno a un tavolo per discutere di questioni economiche, politiche e  sociali; e si pone come assunto la ricerca di alternative possibile alle  politiche neoliberali imposte dall'Europa attraverso l'istallazione di  multinazionali al centro e sud America.
  Da tre anni la Cumbre rappresenta una piattaforma speciale  in cui si intrecciano realtà da ogni parte del mondo, ma quest'anno si  e`impreziosita di esperienze nuove: il primo giorno di lavori e`stato  inaugurato da una partecipatissima Cumbre Indígena, in cui le comunita' originarie  del continente si sono confrontate per un'intera giornata. A favorire la  partecipazione, la scelta di riunirisi a Lima: la capitale di un paese, il  Peru', che detiene una delle piu alte percentuali di popolazioni indigene al  mondo, con quasi nove milioni di indigeni a rappresentare circa un terzo dei 27  milioni di abitanti del paese.
 Mentre riunioni e  seminari si intavolavano nei diversi locali dell'universita', nel teatro  dell'istituto i giudici del Tribunale Permanente dei Popoli ascoltavano le testimonianze  e le denunce  contro venti multinazionali  europee operanti nel continente latino. Solo per citarne alcune: Union Fenosa e  Suez Energy in Colombia, Nicaragua e México, Repsol e Shell in Spagna, Peru',  Argentina, Bolivia Ecuador, Brasile e Argentina; Majaz e Bayer in Peru' Tra le  venti imprese sotto accusa, l'italianissima Telecom, che fino al 2006 era  proprietaria del 50% delle azioni dell'impresa nazionale di telecomunicazioni  boliviana Entel; ironia della sorte, proprio mentre a Lima si svolgeva l'udienza,  la Telecom richiedeva al Ciadi - centro di risoluzione delle controversie  relative agli investimenti appartenente al sistema della Banca Mondiale - un  risarcimento milionario per i rischi agli investimenti rappresentati dalle  politiche del presidente boliviano Evo Morales. L'impresa italiana aveva  acquistato il 50% delle azioni dell'impresa durante l'ondata di privatizzazioni  portate avanti dal governo di Sanchez de Lozada, ma l'anno scorso e'stata  rinazionalizzata dal governo Morales. Oggi la Telecom chiede circa sessanta  milioni di dollari di indennizzo, e intanto la Sovraintendenza delle  Banche  congela i conti della boliviana  Entel. La Bolivia pero' non si piega, e si rifiuta di eleggere il giudice che gli  spetta all'interno dal Ciadi, dal momento che la nazione andina aveva  annunciato sei mesi fa di voler ritirarsi dal Tribunale.
   
  Non sono mancati i momenti di svago: il penultimo giorno di  lavori il presidente boliviano Evo Morales ha partecipato a una partita di  calcio nel campo dell'universita', richiamando l'attenzione di media e curiosi  accorsi così numerosi da creare interminabili code davanti ai cancelli  dell'ateneo. Non tutti sono riusciti a entrare, ma chi cel'ha fatta ha potuto  anche brindare a un gol marcato dal presidente. Ogni sera concerti e spettacoli  intrattenevano centinaia di partecipanti e l'ultimo giorno un corteo colorato  ha attraversato la città fino a raggiungere la gigantesca Plaza 2 de Mayo, dove  un concerto e un discorso di Morales hanno suggellato la fine dell'evento. Nonostante  le dichiarazioni del presidente peruviano Alan Garcia, che aveva comandato alle  forze dell'ordine di "mantenere la sicurezza con ogni mezzo a loro  disposizione", e i conseguenti timori dei manifestanti, marcia e concerto  si sono svolti in piena tranquillità, anche se in una piazza circondata da  poliziotti a piedi e a cavallo. Scarsa però la presenza dei veri partecipanti  di questa terza Cumbre, che dopo una passeggiata tra tubi di scappamento di  camion e automobili hanno preferito in gran parte tornare a casa, lasciando lo  spazio a rappresentanti di partiti e sindacati.
   
  In attesa del próssimo incontro, previsto per  il 2010 in Spagna, la Cumbre ha prodotto una  dichiarazione finale, che e' stata letta nel Colosseum dell'universita' e  salutata da migliaia di applausi. "Esigiamo dai governi di rispondere alle  domande dei popoli per costruire un altro tipo di relazioni tra le regióni,  basate nella superazione del modello di mercato. Ci appelliamo alla popolazione  affinchè non si lascino ingannare dai governi autoritari che pretendono  criminalizzare la giusta protesta civile", conclude la Carta.