Documento senza titolo
Durante quasi due mesi di lotta il “governatore” del Morelos ha fatto finta in varie occasioni di dialogare con i maestri. Ora è il turno del governo federale. Durante la marcia nel DF (Città del Messico), che è arrivato alla Segreteria di Governo nel tardo pomeriggio, la Commissione è stata informata che non poteva essere ricevuta dal Sottosegretario di Governo perchè si trovava a Morelos negoziando per risolvere il conflitto magistrale. La realtà era che sì si incontrava nel Morelos, però dirigendo tutto l’operativo di repressione poliziesco/militare.
Allo stesso tempo, ingannavano diffondendo una “negoziazione” con deputati di tutti i partiti e si convocava la Commissione per un colloquio con il governatore di stato, alla quale non ha mai assistito mai. Tutta questa simulazione era il segnale d’attacco all’esercito, senza dare nessuna soluzione favorevole alle basi e distraendo la direzione con la simulazione di una negoziazione. Tutto ciò non coincide con i fatti conosciuti fino ad ora e con il fatto che la stessa dirigenza faccia un’analisi particolareggiata che possa servire a tutto il movimento.
In sintesi la politica yunquista si è espressa offrendo il dialogo per la soluzione nello stesso momento in cui reprimeva brutalmente il magistero e il popolo, giocando con la possibilità di un accordo che mai è arrivato, ma che ha fonto di offrire. Una politica traditrice e calcolata, semplicemente fascista.
Il pomeriggio di Giovedì 9, il presidio si trasferì di fronte alla plaza de armas, appoggiato dai commercianti delle strade sgombrate, e minacciato dal governo di sgomberarli con la forza se non accettavano di farlo volontariamente.
L’informazione ricavata rispetto la repressione da distinte fonti, riporta il seguente
Mercoledì 8 ottobre
14:56 La repressione a Amayuca (a oriente di Morelos) è intensa, si riportano vari feriti e detenuti. Elicotteri sorvolano il paese, e 700 granatieri intimidiscono quelli che cercano di manifestare nei dintorni del congresso locale.
16:00 La polizia torna ad attaccare gli abitanti di Amayuca. Con maniere deplorevoli detengono persone di tutte le età; al suo passaggio la polizia realizza qualsiasi tipo di violenza e abuso per incolpare la popolazione, come rompere i vetri delle auto. Detengono qualsiasi persona come sospettosa.
Informano che in questo momento gli abitanti di Xoxocotla si stanno scontrando con elementi della Polizia Federale con pietre e petardi. Si stima che sul luogo sono arrivati circa 500 unità federali per ritirare il blocco stradale della via Alpuyeca-Jojutla.
Questo è il secondo tentativo di sgombrare questa via, dato che ieri si presentò lo scontro tra la polizia e gli abitanti, scontro che lasciò come saldo 5 poliziotti detenuti che furono consegnati dopo la mezzanotte.
18:00 Si informa che la polizia federale si dirige verso Xoxocotla. Inoltre si informa che elicotteri dell’Esercito e della PFP sorvolano Temixco.
19:30 La popolazione continua resistendo a Amayuca. Ci sono vari feriti, decine di detenuti. Iniziano le perquisizioni alle case da parte della PFP, bloccano tutte le entrate e impediscono il passaggio. È molto probabile che spieghino le forze verso Xoxocotla.
20:30 Si informa che ci sono scontri a Xoxo e più tardi si conferma che vi furono scontri a Xoxocotla, nei dintorni del paese. Ci sono tre granatieri detenuti dagli abitanti.
21:30 Corre la voce che la polizia sta sgombrando il presidio del centro di Cuernavaca.
22:30 Gli abitanti informano che stanno passando elicotteri militari, sopra il centro di Cuernavaca.
23:00 I militari e la polizia minacciano che, in caso di mancata consegna dei poliziotti, l’esercito entrerà con camionette e autoblindo per “liberarli”.
23:30 Si conferma l’entrata dell’Esercito a Xoxocotla. Hanno chiuso il paese. Gli abitanti pianificano di ritirarsi. Il paese decide di consegnare i poliziotti federali. C’erano 100 soldati, tre hummer, quattro jeep, più di 1200 effettivi, 4 autoblindo e 5 elicotteri.
La stampa nazionale riporta che:
Alla fine la comunità indigena di Xoxocotla è stata isolata, da circa 100 militari e 900 poliziotti, in un tentativo di riscattare 5 poliziotti che riuscirono a trattenere gli abitanti durante gli scontri. Intorno alle 11 di sera di oggi sono stati liberati i 5 poliziotti, per opera di 100 soldati della 24° zona militare a bordo di due autoblindo, tre hummer e quattro jeep e 900 poliziotti federali. Tuttavia le note giornalistiche non approfondiscono i fatti del giorno prima, come tentando di minimizzare la situazione.
Un elicottero sorvola il presidio di maestri nella città di Cuernavaca. Un convoglio di più di 3000 soldati vestiti con uniformi della PFP si approssima all’autostrada in direzione della città di Cuernavaca, esiste la possibilità che questa forza tenti lo sgombero del presidio. Nel municipio di Xoxocotla tre elicotteri sorvolano la popolazione e la polizia ha cessato l’attacco nell’attesa di rinforzi.
Giorno 9
Non ci sono dubbi, l’”eroico” esercito messicano sta reprimendo la popolazione civile, tutti i discorsi di democrazia, stato di diritto, ecc. di tutti i partiti sono stati fatti a pezzi.
Di nuovo il regime militare si fa presente per reprimere un movimento completamente pacifico. I partiti politici, giocando il proprio ruolo, hanno lasciato intendere in modo chiaro da che parte stanno, hanno chiuso il Congresso per “timore che i maestri potessero occuparlo”. Non era vero, al contrario ciò che sapevano era che l’esercito stava reprimendo e ciò che fecero fu lasciargli mano libera. Fu così che l’Esercito si accanì con i maestri e coloni che stavano nella totale indifesa.
Più di 2 mila soldati ed elementi della PFP e statale repressero i padri di famiglia del paese di Xoxocotla. Questo con l’obiettivo di togliere base d’appoggio al magistero. Con questo si prova che il servizio di intelligenza non rastrella i narcos, bensì i movimenti di massa, e in questo modo si spiega che capirono quanto gli abitanti di questo luogo erano una forza molto importante di appoggio al magistero e per questo focalizzarono così gli attacchi. Con questo attacco fanno tre giorni consecutivi di repressione.
Il primo, fu nell’abitato di Tres Marías, poi fu contro quelli della Unión de los Pueblos de la Zona Oriente e il terzo, fu contro Xoxocotla. Questa repressione evidenzia che Gordillo e Calderón non sono altro che cani fedeli dell’imperialismo e che non gli importa reprimere padri di famiglia, bambini e donne che hanno manifestato contro la pro imperialista Alianza por la Calidad de la Educación, purché il loro padrone non si arrabbi.
La repressione fu intrapresa contro tutto ciò che si muoveva per più di tre ore, e nonostante questa offensiva, il popolo gli rispose con molta dignità lanciando razzi, pietre, cerchioni e bombe molotov. E fu in questo modo che i militari e la polizia non riuscirono a ridurre il coraggio di un popolo offeso e quindi furono costretti a chiedere rinforzi, perchè gli abitanti salivano da ogni strada, e già avevano indietreggiato al loro paese. E solo con i rinforzi hanno potuto disperdere le forze che li affrontavano. Furono centinaia di soldati che parteciparono a questo atto di repressione e arrivarono con autoblindo e camionette Hummer.
Con loro sorpresa la gente già non c’era, così che lo spiegamento tanto spettacolare risultò ridicolo e all’alba dovettero ritirarsi. Una volta che si ritirarono, gli abitanti ritornarono ad organizzarsi e a chiudere un’altra volta la viabilità federale. Di fronte a questa manifestazione l’esercito attaccò la popolazione come se si stesse scontrando con un altro esercito, lasciando come risultato decine di detenuti e feriti, ai quali vogliono attribuire il delitto di terrorismo; la popolazione denuncia che ci sono molti dispersi, i governi fascisti riconoscono solo alcuni detenuti e presentano una lista dove non compaiono molti che i testimoni hanno visto detenere dalla polizia. La solidarietà per il popolo di Morelos si è fatta presente, così come il ripudio a queste azioni fasciste: professori di Puebla, Guerrero, Michoacán, Chihuahua, Jalisco, Distrito Federal e principalmente Oaxaca, tra le altre entità, hanno marciato esigendo il cessare della repressione.
Cosa segue?
Secondo la logica della repressione scatenata ciò che segue è l’evacuazione violenta del presidio contro la protesta sociale usando tattiche militari e di intelligenza di sicurezza nazionale. Reprimendo per primi ai contingenti di coloni, padri di famiglia e contadini che bloccavano le strade e le entrate alla città, stanno preparando il colpo al presidio. La repressione non ha cessato.
10 ottobre, mattina, si riportano assediati Jonacatepec, Xoxocotla, Miacatlàn. La tattica militare fascista si propone di occupare o sottomettere la piazza, cioè, che gli accampamenti sospendano i blocchi e che per paura i maestri abbandonino il presidio (e riprendano le lezioni), o di sgomberarli con la forza.
Si rende di urgente necessità la somma di altre forze di lotta contro l’imposizione de la ACE e delle sue implicazioni: scomparsa delle scuole statali, privatizzazione dell’insegnamento, violazione dei diritti del lavoro e sindacali, subordinazione del Messico ai piani imperialisti della OCDE e del BM, ecc.
Oggi contro Morelos, come ieri contro Oaxaca, si è scatenata la violenza di Stato: non è solo la politica statale, ma anche l’esercito e la PFP. Con il silenzio complice di radio, stampa e TV più le rabbiose campagne diffamatorie pubblicitarie. La solidarietà corporativa deve accelerare il passo affinché lo sciopero nazionale sia realtà.
Non resta nessuna speranza che si possa trovare una soluzione soddisfacente. Lo Stato ha già deciso la strada della repressione. Sono passati dalle vociferanti minacce (di Fecal, Josefina, Elba), alla brutale repressione, e se non li fermiamo con una forza magistrale popolare superiore a quella di Morelos, andranno contro tutti gli altri settori che protestano e lottano.
Preparare lo sciopero indefinito, organizzare carovane di solidarietà al presidio a Cuernavaca. Fare del presidio a Cuernavaca il centro di riserva di tutta la solidarietà del magistero e dei padri di famiglia; queste carovane organizzate dal magistero del DF per regioni, per delegazioni o per scuole, possono essere molto numerose e costanti senza aspettare che si dichiari lo sciopero indefinito e possono essere molto utili per la preparazione.
Compagni:
La lotta nel Morelos rappresenta l’interesse di tutto il magistero e il popolo del Messico. È l’opposizione alla privatizzazione dell’educazione, il rifiuto alla chiusura delle scuole statali, il rifiuto a essere un Messico di truccatori, turismo e migranti.
La riforma educativa deve cominciare col considerare la nostra realtà nazionale. La nostra storia, la nostra sovranità. Le nostre aspirazioni come popolo e come nazione libera dal dominio dello straniero. Una riforma così può venire solo dalle basi magistrali e dal popolo in lotta. La ACE è un accordo tra i padroni imperialisti e i suoi servi locali. La vogliono imporre col sangue e il fuoco. Si tratta né più né meno di impedirlo con la forza unita del magistero e del popolo, come a Morelos.
Fuori l’esercito da Xoxocotla e dagli altri paesi!
Morelos non è una caserma. Fuori l’esercito!
Viva l’eroico popolo morelense!
Se Zapata fosse vivo starebbe con la nostra lotta!
VEDI IL VIDEO DELLA REPRESSIONE MILITARE A XOXOCOTLA, MORELOS
Traduzione di Cristina Coletto
Documento senza titolo
Nel corso di quasi due mesi di lotta il “governatore” de Morelos ha simulato in varie occasioni di dialogare con i maestri. Ora toccò il turno del governo federale. Durante la marcia nel DF, che arrivò alla Segreteria di Governo nel tardo pomeriggio, la Commissione fu informata che non poteva essere ricevuta dal Sottosegretario di Governo perchè si trovava a Morelos negoziando per risolvere il conflitto magistrale. La realtà era che sì si incontrava a Morelos, però dirigendo tutto l’operativo di repressione poliziesco/militare.
Allo stesso tempo, ingannavano diffondendo una “negoziazione” con deputati di tutti i partiti e si convocava la Commissione per un colloquio con il governatore di stato, alla quale non assistette mai. Tutta questa simulazione era il segnale d’attacco all’esercito senza dare nessuna soluzione favorevole alle basi e mantenendo distratta la direzione con la simulazione di una negoziazione. Questo si distacca dai fatti conosciuti fino ad ora con riserva che la stessa dirigenza faccia un’analisi particolareggiata che possa servire a tutto il movimento.
In sintesi la politica yunquista si espresse offrendo il dialogo per la soluzione allo stesso tempo che reprimeva brutalmente al magistero e al popolo, manipolando con la possibilità di un accordo che mai arrivò, ma che finse di offrire. Una politica traditrice e calcolata, semplicemente fascista.
Il pomeriggio di Giovedì 9, il presidio si trasferì di fronte alla plaza de armas, appoggiato dai commercianti delle strade sgombrate, e minacciato dal governo di sgomberarli con la forza se non accettavano di farlo volontariamente.
L’informazione ricavata rispetto la repressione da distinte fonti, riporta il seguente.
Mercoledì 8 ottobre
14:56 La repressione a Amayuca (a oriente di Morelos) è intensa, si riportano vari feriti e detenuti. Elicotteri sorvolano il paese, e 700 granatieri intimidiscono quelli che cercano di manifestare nei dintorni del congresso locale.
16:00 La polizia torna ad attaccare gli abitanti di Amayuca. Con maniere deplorevoli detengono a persone di tutte le età; al suo passaggio la polizia realizza qualsiasi tipo di violenza e abuso per incolpare la popolazione, come rompere i vetri delle auto. Detengono qualsiasi persona come sospetto.
Informano che in questo momento gli abitanti di Xoxocotla si stanno scontrando con elementi della Polizia Federale con pietre e petardi. Si stima che sul luogo sono arrivati circa 500 elementi federali per ritirare il blocco stradale della via Alpuyeca-Jojutla.
Questo è il secondo operativo per sgombrare questa via, dato che ieri si presentò lo scontro tra la polizia e gli abitanti, scontro che lasciò come saldo 5 poliziotti detenuti che furono consegnati passata la mezzanotte.
18:00 Si informa che la polizia federale si dirige verso Xoxocotla. Inoltre si informa che elicotteri dell’Esercito e della PFP sorvolano Temixco.
19:30 La popolazione continua resistendo a Amayuca. Ci sono vari feriti, decine di detenuti. Iniziano le perquisizioni alle case da parte della PFP, bloccano tutte le entrate e impediscono il passaggio. È molto probabile che spieghino le forze verso Xoxocotla.
20:30 Si informa che ci sono scontri a Xoxo e più tardi si conferma che vi furono scontri a Xoxocotla, nei dintorni del paese. Ci sono tre granatieri detenuti dagli abitanti.
21:30 Corre la voce che la polizia sta sgombrando il presidio del centro di Cuernavaca.
22:30 Gli abitanti informano che stanno passando elicotteri militari, sopra il centro di Cuernavaca.
23:00 I militari e la polizia minacciano che, in caso di mancata consegna dei poliziotti, l’esercito entrerà con camionette e autoblinda per “liberarli”.
23:30 Si conferma l’entrata dell’Esercito a Xoxocotla. Hanno chiuso il paese. Gli abitanti pianificano di ritirarsi. Il paese decide di consegnare i poliziotti federali. C’erano 100 soldati, tre hummer, quattro jeep, più di 1200 effettivi, 4 autoblinda e 5 elicotteri.
La stampa nazionale riporta che:
Alla fine la comunità indigena di Xoxocotla fu isolata, da circa 100 militari e 900 poliziotti, in un operativo per riscattare 5 poliziotti che riuscirono a trattenere gli abitanti durante gli scontri. Intorno alle 11 di sera di oggi si liberarono i 5 poliziotti, per opera di 100 soldati della 24° zona militare a bordo di due autoblinda, tre hummer e quattro jeep e 900 poliziotti federali. Tuttavia le note giornalistiche non approfondiscono i fatti del giorno prima, come tentando di minimizzare la situazione.
Un elicottero sorvola il presidio di maestri nella città di Cuernavaca. Un convoglio di più di 3000 soldati vestiti con uniformi de la PFP si approssima all’autostrada in direzione della città di Cuernavaca, esiste la possibilità che questa forza tenti lo sgombero del presidio. Nel municipio di Xoxocotla tre elicotteri sorvolano la popolazione e la polizia ha cessato l’attacco nell’attesa di rinforzi.
Giorno 9
Non ci sono dubbi, l’”eroico” esercito messicano sta reprimendo la popolazione civile, tutti i discorsi di democrazia, stato di diritto, ecc. di tutti i partiti elettori e gli altri sono stati fatti a pezzi.
Di nuovo il regime militare si fa presente per reprimere un movimento completamente pacifico. I partiti politici, giocando il proprio ruolo, lasciarono intendere in modo chiaro da che parte stanno, chiusero il Congresso per “timore che i maestri potessero occuparlo”. Non era vero, al contrario ciò che sapevano era che l’esercito stava reprimendo e ciò che fecero fu lasciargli mano libera. Fu così che l’Esercito si accanì con i maestri e coloni che stavano nella totale indifesa.
Più di 2 mila soldati ed elementi della PFP e statale repressero i padri di famiglia del paese di Xoxocotla. Questo con l’obiettivo di togliere base d’appoggio al magistero. Con questo si prova che il servizio di intelligenza non rastrella ai narcos, bensì ai movimenti di massa, e in questo modo si spiega come capirono che gli abitanti di questo luogo erano una forza molto importante di appoggio al magistero e per questo focalizzarono così gli attacchi. Con questo attacco fanno tre giorni consecutivi di repressione.
Il primo, fu nell’abitato di Tres Marías, poi fu contro quelli della Unión de los Pueblos de la Zona Oriente e il terzo, fu contro Xoxocotla. Questa repressione evidenza che Gordillo e Calderón non sono altro che cani fedeli dell’imperialismo e che non gli importa reprimere padri di famiglia, bambini e donne che hanno manifestato contro la pro imperialista Alianza por la Calidad de la Educación, purché il loro padrone non si arrabbi.
La soldatesca fu intrapresa contro tutto ciò che si muoveva per più di tre ore, e nonostante questa offensiva, il popolo gli rispose con molta dignità lanciando razzi, pietre, cerchioni e bombe molotov. E fu in questo modo che i militari e la polizia non riuscirono a ridurre il coraggio di un popolo offeso e quindi furono costretti a chiedere rinforzi, perchè gli abitanti salivano da ogni strada, e già avevano indietreggiato al loro paese. E solo con i rinforzi hanno potuto disperdere le forze che li affrontavano. Furono centinaia di soldati che parteciparono a questo atto di repressione e arrivarono con autoblinda e camionette Hummer.
Con loro sorpresa la gente già non c’era, così che lo spiegamento tanto spettacolare risultò ridicolo e all’alba dovettero ritirarsi. Una volta che si ritirarono, gli abitanti ritornarono ad organizzarsi e a chiudere un’altra volta la viabilità federale. Di fronte a questa manifestazione l’esercito attaccò la popolazione come se si stesse scontrando con un altro esercito, lasciando come risultato decine di detenuti e feriti, ai quali vogliono attribuire il delitto di terrorismo; la popolazione denuncia che ci sono molti dispersi, i governi fascisti riconoscono solo alcuni detenuti e presentano una lista dove non compaiono molti che i testimoni hanno visto detenere dalla polizia. La solidarietà per il popolo di Morelos si è fatta presente, così come il ripudio a queste azioni fasciste: professori di Puebla, Guerrero, Michoacán, Chihuahua, Jalisco, Distrito Federal e principalmente Oaxaca, tra le altre entità, hanno marciato esigendo il cessare della repressione.
Cosa segue?
Secondo la logica della repressione scatenata ciò che segue è l’evacuazione violenta del presidio contro la protesta sociale usando tattiche militari e di intelligenza di sicurezza nazionale. Reprimendo per primi ai contingenti di coloni, padri di famiglia e contadini che bloccavano le strade e le entrate alla città, stanno preparando il colpo al presidio. La repressione non ha cessato,
10 ottobre, mattina, si riportano assediati Jonacatepec, Xoxocotla, Miacatlàn. La tattica militare fascista si propone di occupare o sottomettere la piazza, cioè, che gli accampamenti sospendano i blocchi e che per paura i maestri abbandonino il presidio (e riprendano le lezioni), o di sgomberarli con la forza.
Si rende di urgente necessità la somma di altre forze di lotta contro l’imposizione de la ACE e delle sue implicazioni: scomparsa delle scuole statali, privatizzazione dell’insegnamento, violazione dei diritti del lavoro e sindacali, subordinazione del Messico ai piani imperialisti della OCDE e del BM, ecc.
Oggi contro Morelos, come ieri contro Oaxaca, si è scatenata la violenza di Stato: non è solo la politica statale, ma anche l’esercito e la PFP. Con il silenzio complice di radio, stampa e TV più le rabbiose campagne diffamatorie pubblicitarie. La solidarietà corporativa deve accelerare il passo affinché lo sciopero nazionale sia realtà.
Non resta nessuna speranza che si possa trovare una soluzione soddisfacente. Lo Stato ha già deciso per il cammino della repressione. Sono passati dalle vociferanti minacce (di Fecal, Josefina, Elba), alla brutale repressione, e se non li fermiamo con una forza magistrale popolare superiore a quella di Morelos, andranno contro tutti gli altri settori che protestano e lottano.
Preparare lo sciopero indefinito, organizzare carovane di solidarietà al presidio a Cuernavaca. Fare del presidio a Cuernavaca il centro di riserva di tutta la solidarietà del magistero e dei padri di famiglia; queste carovane organizzate dal magistero del DF per regioni, per delegazioni o per scuole, possono essere molto numerose e costanti senza aspettare che si dichiari lo sciopero indefinito e possono essere molto utili per la preparazione.
Compagni:
La lotta a Morelos rappresenta l’interesse di tutto il magistero e il popolo del Messico. È l’opposizione alla privatizzazione dell’educazione, il rifiuto alla chiusura delle scuole statali, il rifiuto a essere un Messico di truccatori, turismo e migranti.
La riforma educativa deve cominciare col considerare la nostra realtà nazionale. La nostra storia, la nostra sovranità. Le nostre aspirazioni come popolo e come nazione libera dal dominio dello straniero. Una riforma così può venire solo dalle basi magistrali e dal popolo in lotta. La ACE è un accordo tra i padroni imperialisti e i suoi servi locali. La vogliono imporre col sangue e il fuoco. Si tratta né più né meno di impedirlo con la forza unita del magistero e del popolo, come a Morelos.
Fuori l’esercito da Xoxocotla e dagli altri paesi!
Morelos non è una caserma. Fuori l’esercito!
Viva l’eroico popolo morelense!
Se Zapata fosse vivo starebbe con la nostra lotta!
VEDI IL VIDEO DELLA REPRESSIONE MILITARE A XOXOCOTLA, MORELOS
Traduzione di Cristina Coletto