Almeno in 100.000 hanno sfilato per il centro di Roma, il 26 novembre.
Una manifestazione riuscita, oltre le aspettative. E coraggiosa: dopo i fatti del 15 ottobre, che hanno visto mettere a ferro e fuoco la capitale non era facile.
In piazza questa volta c’era solo il Popolo dell’Acqua. - niente sigle sindacali o partitiche, nessun’ altra vertenza. - che chiedeva a gran voce il rispetto del voto referendario. Decine di migliaia di persone da tutta Italia, con la consueta allegria, vestiti da gocce, da mari, con striscioni e palloncini colorati e le nueve bandiere con il logo “Il mio voto va rispettato”. Un popolo pacifico ma determinato, rappresentativo di un Paese in movimento, propositivo.
"La maggioranza del popolo italiano ha votato per l'affermazione dell'acqua come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio” – dicono dal palco allestito alla Bocca della Verità, il teatro dei grandi festeggiamenti dello scorso 13 giugno, mentre si annuncia il prossimo incontro con il neo Premier Monti. “Ma, ad oggi, nulla di quanto deciso ha trovato attuazione. Dalla crisi non si esce se non cambiando sistema per vedere garantiti il benessere sociale, la tutela dei beni comuni e dell'ambiente, la fine della precarietà del lavoro e della vita delle persone, un futuro dignitoso e cooperativo per le nuove generazioni".
C’era anche un pezzo di Trentino, che marciava per difendere le montagne “madri delle acque” dallo sfruttamento intensivo di idroelettrico ed innevamento artificiale. “Sono azioni queste – spiega Francesca, che viene da Trento – che fanno parte di un modo vecchio di guardare al territorio, e di sfruttarlo”. Un Trentino le cui istituzioni provinciali stanno approvando a breve la costituzione di una Spa per gestire l’acqua di metà dei cittadini (lo scorporo da Dolomiti Reti del Servizio Idrico entro fine anno per la costituzione di una Spa In House):“Una contraddizione netta con i principi politici ed i valori espressi dal voto referendario di 11.000 trentini”, dice Andrea, ingegnere roveretano.
Il referendum Acqua Bene Comune si richiama infatti alla Legge di Iniziativa popolare, il cui fatico iter è appena ripreso in Commissione Ambiente che dice acqua pubblica senza se e sena ma. E le Spa, ancorché 100 capitale pubblico, sono enti di diritto privato.
“Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, riproponendo il famigerato “Decreto Ronchi” abrogato dal referendum – dice Paolo Carsetti, del Forum dei Movimenti dell’Acqua. ”Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua.