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1. Noi, degni abitanti di questo continente, Abya Yala(1), lottiamo da  secoli per ristabilire il Sumak Kawsay(2) (il buon vivere) che ci è  stato sottratto dagli invasori e dai colonizzatori. In ogni epoca essi  hanno assassinato i bravi dirigenti e usurpato le ricchezze dei popoli  e al colmo della loro avidità hanno violato tutti i diritti umani e  quelli della Pachamama(3) con la complicità e il sostegno dei membri  delle gerarchie religiose, che sono scesi a patti con il potere  politico ed economico in tutte le epoche storiche.
2. A 516 anni dall'inizio della conquista del nostro continente, i  nuovi invasori e conquistatori stanno cercando di far abortire il nuovo  movimento di liberazione in America Latina, e dunque i discendenti  degli assassini e degli usurpatori ritornano con le loro politiche  neoliberiste provocando nuovi massacri e razzie.
3. L'imperialismo usamericano e i settori oligarchici dell'America  Latina suoi alleati cercano di bloccare i processi di liberazione in  paesi come Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Paraguay e Nicaragua. Gli  oppressori lasciano dunque cadere le loro maschere di agnello per  rivelare appieno la propria natura di lupi voraci, pronti a tutto per  salvare un sistema politico, economico, sociale e culturale ormai  vacillante. La Bolivia è oggi vittima della massiccia offensiva di  questi settori che credono di essere i padroni del mondo e intendono  appropriarsi per sempre dell'acqua, del gas, del petrolio e della terra  che appartengono al popolo boliviano.
4. In Bolivia i gruppi che formano la cosiddetta "media luna"(4) sono  gruppi fascisti civico-prefettizi, eredi degli uomini che avevano  servito Hitler nel suo progetto di morte e che dopo la sconfitta del  1945 sono fuggiti in diversi paesi, tra cui la Bolivia. Questi gruppi  sono incapaci di comprendere che è giunta l'ora di restituire ciò che è  stato rubato ai suoi legittimi proprietari.
Non sopportano che in Bolivia, per la prima volta nella storia  dell'America Latina, il popolo abbia eletto presidente, con più del 53%  dei voti, il fratello aymara Evo Morales Ayma, erede delle ribellioni  di Tupac Katari, Bartolina Sisa, Tupak Amaru e del Che Guevara; un  figlio della Pachamama che si è formato nella rivolta sociale alla luce  del fuoco millenario della foglia sacra della coca; un uomo che ha  convocato la nuova Assemblea Costituente e ha vinto in modo limpido e  valoroso tutte le battaglie; che lotta per una vera riforma agraria in  un paese nel quale più dell'80% degli abitanti è povero e che è stato  confermato come presidente con il 67,4 % dei voti al referendum del 10  agosto; che ha nazionalizzato le risorse strategiche come il petrolio e  il gas naturale; che ha messo in atto delle misure di solidarietà  sociale a favore dei diseredati; che con un gesto degno ha espulso  l'ambasciatore degli Stati Uniti a La Paz, Philip Goldberg, che  cospirava contro la sovranità della Bolivia e non rispettava il diritto  all'autodeterminazione dei popoli. Queste e altre misure illustrano  l'impegno irrevocabile di Evo a servire il popolo che lo ha eletto e  confermato nel suo incarico.
5. Questi settori antidemocratici che non accettano la sconfitta e  si disperano all'idea di perdere i propri privilegi hanno promosso il  piano di divisione del paese per l'autonomia degli Stati di Santa Cruz,  Tarija, Beni e Pando, e hanno messo in atto una nuova fase del loro  progetto golpista per mezzo del gruppo terrorista battezzato "juventud  cruceñista" ("gioventù di Santa Cruz"), prendendo il controllo delle  istituzioni pubbliche. Guidati dal frenetico desiderio di  destabilizzare il governo legittimo di Evo Morales, massacrano e  uccidono decine di indigeni e di contadini disarmati a Porvenir  (Pando), che con il loro sacrificio si aggiungono alle migliaia di eroi  e di martiri che hanno dato la vita per la riconquista definitiva del  Sumak Kawsay nel nostro continente.
6. Di fronte a questa situazione, in nome del grido d'amore e di  ribellione della Pachamama per il bene della giustizia, in nome delle  donne e degli uomini che desiderano lasciare ai propri figli e figlie  un pianeta in cui vivere in universale fratellanza esercitando il  proprio diritto a una vita degna, all'autodeterminazione dei popoli e  nel rispetto della coesistenza interculturale e multinazionale, per un  mondo giusto e fraterno, facciamo appello a tutte le organizzazioni  indigene, afroamericane, contadine, operaie, femminili, ai movimenti  sociali e studenteschi, alle reti, agli intellettuali, ai personaggi  pubblici, alle amiche e agli amici delle cause rivoluzionarie, perché  partecipino all'Incontro internazionale di solidarietà con la Bolivia  che si terrà a Santa Cruz, Bolivia, dal 23 al 25 ottobre 2008, per  unire le forze e i cuori e testimoniare insieme davanti al mondo che la  Bolivia non è sola nella sua lotta.
Perciò facciamo nostre queste parole del presidente Evo Morales :
"Mi sbaglierò spesso – e chi non si sbaglia mai? – ma nella lotta  contro la colonizzazione neoliberista non mi sbaglierò mai, non vi  tradirò mai".
(Evo Morales, Umala, 3 maggio 2008)
Appello lanciato da:
* Confederación de Pueblos de la Nacionalidad Kichwa del  Ecuador/Confederazione dei popoli di nazionalità kichwa dell'Ecuador  (ECUARUNARI) – Ecuador
* Confederación de Nacionalidades Indígenas del  Ecuador/Confederazione delle nazionalità indigenene dell'Ecuador  (CONAIE) - Ecuador
* Organización Nacional Indígena de Colombia/Organizzazione nazionale indigena della Colombia (ONIC) - Colombia
* Consejo de Todas las Tierras/Consiglio di tutte le terre – Cile
* Movimiento Sin Tierra/Movimento dei Senza Terra (MST) - Brasile
* Vía Campesina - Brasile
Note di Tlaxcala
1) Abya Yala: è il nome scelto nel 1992 dalle nazioni indigene  d'"America" per indicare il continente invece di richiamarsi ad Amerigo  Vespucci. L'espressione "Abya Yala" viene dalla lingua dei kunas,  popolo indigeno di Panama e della Colombia che così chiamava l'America  prima dell'arrivo di Colombo. Le parole significano "Terra nel pieno  della sua maturità". Il capo indigeno boliviano aymara Takir Mamani ha  proposto che tutti i popoli indigeni delle Americhe chiamino così le  loro terre d'origine, e utilizzino questa espressione nelle loro  dichiarazioni ufficiali, affermando che "dare nomi stranieri ai nostri  villaggi, alle nostre città e ai nostri continenti equivale ad  assoggettare la nostra identità alla volontà degli invasori e dei loro  eredi". La proposta di Takir Mamani è stata accolta favorevolmente da  diversi settori. Il primo incontro continentale dei popoli e dei gruppi  etnici d'Abya Yala si è tenuto a La Paz nell'ottobre 2006.
2) Sumak Kawsay: "buon vivere", espressione di un concetto  ancestrale degli indigeni dell'Ecuador, del Perù e della Bolivia sulla  maniera di stare al mondo nel rispetto degli uomini e della natura,  sulla cui introduzione nella nuova Costituzione si sta attualmente  discutendo in Ecuador per segnalare una rottura con la concezione  capitalista della società, della crescita e dello sviluppo.
3) Pachamama: Terra-Madre nella civiltà Tiwanaku (V-XI secolo) e poi  nella civiltà inca, alla quale i quechua e gli aymara continuano a fare  offerte (challa o pago) il 1° agosto di ogni anno. È associata alla  fecondità e dunque a una donna e una madre generosa che cura e nutre i  suoi figli. Il termine deriva dalle parole quechua pacha, che significa  sia "terra" che "tempo", e mama, "madre".
4) Media Luna: mezzaluna, termine che designa i 4 dipartimenti della  Bolivia orientale i cui prefetti si sono messi a capo della rivolta  "secessionista" contro il governo.