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Il Consiglio di Stato ieri ha deciso di bloccare il referendum contro l’ampliamento della base USA sul quale i vicentini si sarebbero pronunciati il prossimo 5 ottobre.
Attraverso ragioni di carattere esclusivamente politico Vicenza ha subito l’ennesimo attacco alla propria libertà di decidere il proprio futuro.
La decisione di due giorni fa da parte del commissario Paolo Costa di consegnare agli Stati Uniti l’aera per la costruzione della base aveva riconfermato la volontà del governo di calpestare la consulta popolare della società civile vicentina.
La decisione di ieri umilia il processo democratico come meccanismo di risoluzione dei conflitti, marcando in maniera netta ancora una volta il confine tra Stato e Società, tra Potere e Non-potere, tra Legalità e Legittimità.
Invece che aprire spazi di confronto e di dialogo il Governo decide chiudere tutte le porte di una possibile risoluzione istituzionale del conflitto e lascia i comitati No Dal Molin nella condizione di non potersi esprimere legalmente per decidere collettivamente sul futuro degli spazi che da sempre i vicentini condividono.
Come in altre parti del mondo anche qua in Italia i cittadini si trasformano in senza-volto, privati del diritto più inalienabile, quello di poter decidere sulla propria vita, che è poi quel diritto che ci permette di essere appunto cittadini e non sudditi.
Ma ormai il nuovo quadro politico nazionale, rinnovato dall’ultima decisione del Consiglio di Stato, evidenzia non solo la vacuità democratica degli spazi istituzionali ma addirittura la volontà degli stessi di frenare ogni spinta che dal basso esige il rispetto dei valori costituzionali e della dignità della gente.
È la dignità di Vicenza che ieri sera ha portato in piazza 12mila persone, che spontaneamente sono scese in strada per protestare contro la decisione del Consiglio di Stato, che si sono auto-mobilitate comunicando tra loro la notizia attraverso sms e a voce.
“La sovranità appartiene al popolo, la Costituzione lo dice, lo Stato lo nega”, questo messaggio, che si leggeva in piazza ieri sera, dimostra la consapevolezza nella gente della frattura, di quella polarità conflittuale di intenti, di procedimenti tra chi chiede democrazia e chi la toglie, chi protesta e chi reprime.
Il popolo vicentino ha deciso di votare lo stesso, non dentro le scuole, con il controllo dei vigili urbani e secondo le norme della Magistratura, ma fuori dalle scuole, nei gazebo, con il controllo dei “vigili” d’occasione, i cittadini stessi, che in maniera autogestita rivendicheranno al mondo la leggittimità della propria consulta.
Poiché di questo si tratta, di comprendere che ormai lo spazio della Legalità non contiene più lo spazio della Legittimità, infinitamente più grande e quindi incontenibile, che i meccanismi del Potere non potranno sopravvivere se illegittimi ma verranno rimpiazzati da quelli legittimi del Non-potere, di una società che come a Vicenza decide per se stessa, rifiutando l’imposizione, riappropriandosi del proprio fare, decidere, attuare.
Vedi il video della manifestazione notturna di ieri 1 ottobre a Vicenza