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Si rompe il dialogo tra i  prefetti autonomisti della “mezza luna” orientale e il governo di Evo Morales.  Si allontana la possibilità di integrare la nuova Costituzione di Oruro con gli  statuti autonomici dei dipartimenti di Santa Cruz, Beni, Pando, e Tarija. Al di  là delle dichiarazioni di principio, degli appelli ai valori della democrazia,  delle bandiere dei nazionalismi sventolate da entrambe le parti, pesa sul tavolo  della contesa il controllo di terre, acqua, risorse naturali, gas e petrolio  delle regioni orientali. 
Giovedi 14 agosto è  quindi fallita la prima tavola rotonda tra il Governo e i Prefetti della Mezza  Luna. I Prefetti autonomisti, prima di ammainare le bandiere della nazione  “Camba” (così si identificano i bianchi e i meticci dell’Oriente boliviano) e  annacquarle integrandole nella nuova Costituzione di Oruro considerata da loro  il figlio disconosciuto della nazione K’olla (gli indigeni originari dell’Altipiano)  hanno chiesto un “bel gesto” preliminare al governo Morales. Un bel gesto che  solo per il Dipartimento di Santa Cruz ammonterebbe a circa 5 milioni e mezzo  di dollari.  Insomma le Prefetture  autonomiste prima di ogni altra cosa rivogliono indietro i soldi che il governo  centrale  ha tolto alle Regioni  convogliando le entrate della IDH (tassa diretta sugli idrocarburi) per la  Renta Diginidad, un’operazione da 1.700 milioni di dollari che dovrebbe portare  nelle tasche di tanti poveri anziani  della  Bolivia circa 32 dollari all’anno.
  E quindi il governo non è  certo tornato sulle sue decisioni che trovano, dopo il referendum, l’appoggio  dei due terzi della popolazione boliviana. I Prefetti autonomisti, forti anche  loro, dopo il referendum, dell’appoggio nei loro feudi dipartimentali della  maggioranza della popolazione hanno abbandonato il tavolo della “concertazione”  chiamando il popolo “Camba” allo sciopero generale nei dipartimenti della Media  Luna per martedì 19 agosto, e minacciando altre mobilitazioni nelle piazze  orientali.
  Ma il confronto tra gli  statuti autonomici e la nuova Costituzione, tra l’oriente boliviano e  l’altipiano andino, tra Cambas e Kollas, è ovviamente una disputa neanche  troppo celata per il controllo delle risorse economiche dei ricchi dipartimenti  orientali, dove si concentra il 70% della ricchezza del Paese, il petrolio, il  gas, i latifondi, le culture intensive, i grandi allevamenti. Per questo il  Governo Morales continua con le aperture al dialogo ai Prefetti autonomisti,  perché i loro statuti siano integrati nella nuova costituzione, magari cedendo  su alcuni principi, come allargare il concetto di “nazionalità” per ora  riservato ai soli 36 popoli considerati   “originari”, ma sicuramente tenendosi stretto il controllo di petrolio,  gas, acqua e terre.
  Ed è proprio su questo che  statuti autonomici e nuova Costituzione non collimano, e probabilmente mai lo faranno.  
Lo statuto di Santa Cruz stabilisce infatti l’esclusiva gestione su terre e  acqua, e una competenza condivisa sulle risorse naturali. E su questo il  governo di Morales appare ovviamente fermissimo nelle sue posizioni, con  l’intenzione di non lasciarasi sfuggire il controllo delle royalty petrolifere  e del gas che, con l’utima ricontrattazione con le multinazionali presenti in  Bolivia, chiamata in modo rivoluzionariamente generoso “nazionalizzazione”, ha  portato nelle casse dello Stato circa 1700 milioni di dollari. Lo stesso vale  per la gestione dell’acqua e delle terre. In particolare sui latifondisti di  Beni, Pando e Santa Cruz pesa come una scure il referendum sul limite dei  latifondi che Evo Morales agita come uno spauracchio per tenere buoni i falchi  dell’Oriente. Ma alla fine il Referendum si farà e il popolo boliviano sarà  chiamato a decidere se il limite dei latifondi dovrà essere di 10 o 5 mila  ettari. In entrambi i casi l’inserimento della legge  nella nuova Costituzione porterebbe al crollo  delle Oligarchie latifondiste che finanziano le imprese e alimentano i consumi,  la fine dei feudi familiari che alcuni, oltre a disporre di oltre centomila  ettari di terreno tra allevamenti e culture intensive di soia, controllano la  politica dei dipartimenti orientali e le televisioni nazionali. Ma l’applicazione  efficace e senza compromessi politici della legge sui latifondi, dipenderà molto  dalle prossime tavole rotonde, dagli accordi presi sotto banco, dal livello del  conflitto nei dipartimenti della Media Luna, ma soprattutto dal popolo  boliviano.