GLI U’WA E IL Kajka – Ika
IN DIFESA DEL GHIACCIAO DEL COCUY
La raffinata cosmogonia U’wa gli definisce “I Guardiani della Terra”. La loro missione è quella di difendere la Madre Terra. Non solo con i tanti canti e cerimonie che ciclicamente le dedicano. Gli U’wa sono stati capaci, nel 2000, di cacciare una delle multinazionali del petrolio più potenti, la statunitense Occidental Petroleum, che aveva individuato sotto il loro territorio ancestrale – 225.000 ettari di intatta bellezza – un grande quantitativo di gas e petrolio. Allora, questi 5000 indigeni analfabeti e disarmati affrontarono l’esercito che il Governo colombiano inviò loro per mettere a tacere le loro proteste. Imbastirono una impressionante campagna mediatica che fece accorrere volontari e forze politiche in appoggio da ogni parte del mondo. Tutto questo, con una sola, semplice convinzione: se tolgono il sangue alla Madre terra (il petrolio), noi moriamo. Se perforeranno la Madre Terra, noi tutti ci suicideremo.
Il Kajka – Ika, così chiamano la loro terra, è per la raffinata cosmogonia U’wa il centro dell’universo. Ed il suo luogo più sacro è rappresentato dal ghiacciaio andino del Cocuy, 5400 metri di picchi e nevai nella Cordigliera Orientale delle Ande, che un assurdo megaprogetto di “ecoturismo” vorrebbe violentato da una funivia e da strutture d’accoglienza.
Il Parco Nazionale del Cocuy funziona come “traslape”, ovvero una parte del Parco si sovrappone al territorio indigeno U’wa, riconosciuto dalla Costituzione colombiana nel ’91. Il Governo colombiano propone che attraverso una co – amministrazione si possa formalizzare la presenza dei due soggetti – Governo e Popolo U’wa – per poter rafforzare i progetti di ecoturimo. Il progetto del Parco è ancora una volta appoggiato da USAID (Agenzia per los viluppo internazionale Statunitense). La Unidad de Parques Nacionales Naturales, attraverso la coordinazione del Ministero degli Interbi e della Giustizia, è dal 2007 che cerca di fare pressione in questo senso, attraverso i processi di “consulta previua” con le popolazioni indigene, così come previste dal decreto 622/77.
Gli U’wa decisero di non accettare la consulta previua con il Governo, essendo assolutamente contrari sulla promozione turística di un luogo assolutamente sacro per la loro cultura, considerando inoltre il turismo massiccio una reale minaccia per la conservazione medioambientale. “nella settimana santa arrivano circa 1000 turisti a settimana”, hanno affermato le autorità U’wa. “Questo per noi è una violazione insopportabile della tranquillità di Rayana, Sisuma, Bejkana, Rubrasha, ovvero le quattro cime più alte del Cocuy, altrttante entità spirituali per gli U’wa”.
“Quando un Parco naturale si sovrappone ad un territorio indigeno, nascono sempre problemi, e la giurisdizione delle popolazioni indigene sui loro stessi territori, viene automaticamente limitata”. Così spiegava Alberto Achito, líder indígena Emberá, in un articolo su “Analisi, conflitti e concetti dei parchi naturali nei territorio indigeni in Colombia”.
Achito, dell’ Organizzazione Nazionale Indigena della Colombia - Onic, sottolinea l’incompatibilità sul controllo e la gestione territoriale in casi come questi: probelimi gravi di competenze, che mettono ancora una volta a rischio la sopravvivenza delle culture indigene e si presenta come l’ennesima “azione di occidentalizzazione del pensiero indigeno