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31 ottobre 2004: in Uruguay un plebiscito con più del 60% dei voti favorevoli dichiara l'acqua un diritto umano fondamentale e i servizi idrici non privatizzabili. Una data epocale per l'Uruguay e per il mondo intero, che ogni anno viene ricordato con il "mese azzurro" dedicato all'acqua: l'Octubre Azul.
In Uruguay da domani e per una settimana, si sussegono conferenze ed eventi in memoria dell'Octubre Azul. Ma in molte altre parti del mondo già da tempo l'Octubre Azul ha dato inizio ad un momento di festa ma anche di seria riflessione sulle tematiche legate all'acqua.
Ciò di cui è stato capace il popolo uruguayano 4 anni fa, ha fatto sì che oggi in più di 40 stati si stia tentando di cambiare la legislazione vigente in tema di acqua sulla stessa linea di quella uruguayana. Mentre comunità indigene e contadine in ogni parte del mondo lottano strenuamente per difendere l'acqua in nome della madre terra.
Nel 2006 In Uruguay la francese Suez (attraverso Aguas de Barcelona) e la spagnola Aguas de Bilbao hanno dovuto rinunciare ai contratti che privatizzavano la gestione delle risorse idriche del paese, nel rispetto della riforma costituzionale. In Colombia sono state consegnati milioni di firme per il referendum per il diritto all'acqua.
In Bolivia la fondazione Solon ha promosso una serie di eventi per discutere alcuni temi principali: i saperi originari, il modello d'impresa e il controllo sociale sull'acqua; l'Assemblea Costituente fino all'inquinamento delle acque. Proprio in Bolivia, patria della «guerra dell'acqua» avvenuta nel 2000 a Cochabamba, si sta spettando il referendum costituzionale il prossimo 25 gennaio. E l'Ecuador invece sta ancora festeggiando la sua Costituzione nuova di zecca, dove l'acqua è diritto umano e l'ambiente gode degli stessi diritti delle persone.
Ormai anche i sassi sanno che 1 miliardo di persone al mondo muore di sete. In Bolivia ad esempio più del 40% della popolazione non ha accesso ad una rete idrica e se la cava con cisterne e bidoni per raccogliere l'acqua. E 8000 bambini al giorno muiono per malattie legate all'uso di acqua contaminata. E chegli USA godono di un uso procapite di 500 litri al giorno. Noi Europei "solo" della metà. Un keniano, in media, di 5 litri al giorno.
Eppure in Berluskonia l'acqua è sempre più merce e mercificabile. E i sassi se la ridono.
Secondo Tony Clarke, del Polaris Institute canadese e autore, insieme a Maude Barlow, di Oro Azul (Oro Blu), «il principale ostacolo al riconoscimento del diritto umano all'acqua è la sua privatizzazione». La messicana Silvia Ribero (ricercatrice del Etc Group, rete per la dofesa della diversità sociale ed ecologica) spiega che vi sono varie facce della privatizzazione. La privatizzazione del territorio, la creazione di megaprogetti come le dighe, la presenza di industrie contaminanti, la privatizzazione dei servizi di acqua potabile e l'imbottigliamento.
Per le istituzioni finanziarie internazionali (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale), che hanno appoggiato per anni la privatizzazione dell'acqua, l'obiettivo principale oggi è favorire la creazione di associazioni pubblico-privato. Nel caso dell'Uruguay la Banca Mondiale ha affermato che «i tentativi di privatizzare imprese (pubbliche) sono stati osteggiati dalla popolazione. Per questo è stato deciso di aprire gradualmente questi il mercato alla competenza tra il pubblico e il privato». E questa è oggi una strategia globale.
Ma i movimenti per il diritto all'acqua criticano anche le associazioni pubblico-private, in quanto l'acqua continua a essere gestita come uno strumento di profitto invece che come un diritto inalienabile. E il 21 settembre scorso si sono uniti a livello continentale, fondando la rete Europea dei Movimenti per l'Acqua e sottoscrivendo i principi comuni nel manifesto di Malmoe.
Festeggiamo dunque l'Octubre Azul, sperando in un futuro più..azzurro!