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RAZZISMO, DOMINAZIONE E RIVOLUZIONE IN BOLIVIA
Adolfo Gilly
[23/09/2008 19.18.05]



“Il problema in Bolivia è che nonostante il paese stia vivendo un processo di riforme, senza uscire dal quadro democratico, sia l’opposizione che il governo agiscono come se fossero di fronte a una rivoluzione”, avrebbe dichiarato Marco Aurelio García, collaboratore di Lula in questioni internazionali, secondo l’articolo di José Natanson su Página/12.

Mi permetto di non prendere alla lettera, ma in senso ironico, la dichiarazione di Marco Aurelio García, uomo intelligente e informato che non può certo non rendersi conto che se tutte e due i protagonisti dello scontro boliviano credono che si tratti di una rivoluzione, questa convinzione è la migliore prova che, in effetti, lo è. Il vicepresidente Alvaro García Linera, invece, ha detto che ciò che è in corso è “un allargamento delle elite, un allargamento dei diritti e una re-distribuzione della ricchezza. Questo, in Bolivia, è una rivoluzione”.

In parte ha ragione: in Bolivia già solo questo sarebbe una rivoluzione, come quella del 1979 in Nicaragua. Però ciò che sta succedendo è qualcosa di molto più profondo e va al di là delle elite, della politica e dell’economia. È la messa in discussione dei sostegni stessi della dominazione storica di queste elite, vecchie e nuove. Viene da molto in basso, è mosso da una furia antica e non la fermeranno i massacri delle bande fasciste, né i fragili accordi del governo con i prefetti della Media Luna.
Il massacro del Pando, con più di 30 contadini assassinati a sangue freddo dai sicari della minoranza bianca, e le terrificanti scene di umiliazione, dolore e punizione degli indigeni nella piazza pubblica di Sucre e nelle strade di Santa Cruz de la Sierra per mano delle bande dei giovani fascisti, stanno dicendo a tutta la Bolivia che questa minoranza bianca sa bene ciò che è in gioco: il suo potere non è negoziabile, le sue terre non si toccano, il suo diritto di comando dispotico risiede nel colore della pelle, non nel voto cittadino. La minoranza bianca non è disposta ad “ampliare” in nessun senso questo diritto dispotico, appoggiata inoltre da settori bianchi poveri la cui unica “proprietà” è quel colore della pelle che li separa dagli indios, dagli indigeni. E ancora meno è disposta a re-distribuire proprietà o ricchezza.

* * *

La destra boliviana, le vecchie e non tanto vecchie élite, i padroni e i signori delle terre e delle vite, sono stati sconfitti dall’immensa rivolta indigena e popolare che iniziò con la guerra dell’acqua nell’anno 2000, e culminò con la ribellione di El Alto nell’ottobre del 2003 e si concluse con l’ingresso di Evo Morales alla presidenza nel gennaio del 2006. La nuova Costituzione, ancora da sottomettere a referendum, e altre misure del governo boliviano sono stati passi per consolidare il nuovo governo nel terreno giuridico, politico ed economico.

Questo corso fu approvato ancora una volta dall’enorme maggioranza del popolo boliviano nel referendum del 10 agosto: 67 per cento dei voti – cioè più dei due terzi -, con punte superiori all’86 per cento nelle comunità dell’Altipiano. La minoranza bianca dominante nella regione orientale è insorta e, con accanimento e ferocità, sfida questi risultati elettorali nazionali e minaccia la secessione.

Questa minoranza sa bene che non si tratta di puri “allargamenti democratici” ma di una rivoluzione che mette in discussione il suo potere e i suoi privilegi, la “struttura ereditaria” del suo comando dispotico. Una rivoluzione è uno di quei momenti culminanti nel movimento insorgente del popolo che mina le stesse basi della dominazione, tenta di distruggerla e riesce a fratturare la linea divisoria dove passa questa dominazione nella società considerata.

Non si tratta della linea che separa in governanti e governati, il che è una questione politica, ma di quella che separa in dominanti e subalterni. Il classico nome della rivoluzione sociale si riferisce alla sovversione di questa dominazione sociale e non solamente politica o economica.

Questa linea divisoria è nitida e profonda in Bolivia. Non è tanto una dominazione di classe, che certo esiste. È soprattutto una dominazione razziale modellata dalla Colonia e confermata durante la Repubblica oligarchica dal 1825 in avanti.
In questa dominazione, essere cittadino di pieno diritto significa essere bianco o meticcio assimilato. Per arrivare a essere cittadino, un indigeno deve smettere di essere indigeno e riconoscersi e essere riconosciuto come bianco; rompere con la sua comunità storica concreta, quella degli aymara, dei quechua, dei guaranì o altre delle numerose comunità indigene boliviane; e entrare come subordinato, ultimo arrivato alla comunità astratta dei cittadini della Repubblica. Non si spera che la Repubblica cambi e che sia com’è il suo popolo. Si esige che quel popolo cambi nei suoi uomini e nelle sue donne, che rinunci al suo essere e alla sua storia e sia com’è la Repubblica dei bianchi, dei ricchi, degli istruiti, dei parlanti spagnolo – dove, per lo più, l’indelebile colore della sua pelle condannerà sempre queste donne e uomini a una cittadinanza di seconda classe. Tale è l’indole di questa dominazione.     

* * *

La forza della rivoluzione in corso in Bolivia si sostenta di un antica civiltà, negata nelle leggi ma che persiste nelle lingue, nei costumi, nelle credenze, nella solidarietà e nelle comunità, sia rurali che urbane. I dominati dalla pelle scura non furono portati da altre terre. Stavano lì prima, erano e continuano a essere la civiltà originaria. Il cineasta Jorge Sanginés, in un film indimenticabile, l’ha chiamata “La nazione clandestina”. Guillermo Bonfil l’ha denominata qui “Messico profodno: una civiltà negata”. Seguendo i suoi passi, l’ho chiamata “una civiltà subalterna” nel mio libro Historia a contrapelo.

Clandestine, negate o subalterne, il tessuto sociale e culturale di queste civiltà originarie appare nel momento di organizzare rivolte e ribellioni da parte dei sui eredi e portatori, poiché queste ribellioni e rivolte sono la radice profonda, tanto profonda quanto la dominazione di matrice razziale.

Quella forza viene anche dal tessuto ereditario dei dominati e subalterni che si sollevano per conquistare tutti i diritti che questa Repubblica razziale nega e toglie loro: la dignità e il rispetto, gli spazi di libertà e di organizzazione, le risorse naturali della propria terra, l’educazione, la salute, tutto ciò che costituirebbe il tessuto sociale di una Repubblica di uguali.
L’antico slogan repubblicano “libertà-uguaglianza-fratellanza” ha in tali ribellioni il suo sosia: “terra-giustizia-solidarietà”. A queste latitudini non esiste libertà senza ridistribuzione agraria, uguaglianza senza giustizia, né fratellanza senza la solidarietà interna delle molte comunità e della comunità intera di questa nazione di nazioni che si chiama Bolivia. Non si tratta solo di un nuovo ordine politico ed economico. Si tratta di ciò che nel contesto boliviano costituirebbe un nuovo ordine sociale. Da lì la violenza bestiale delle reazioni dei gruppi privilegiati, minoritari ed i suoi sicari, come nel Pando, a Santa Cruz, in Chuquisaca.
Tutta la Bolivia, e in special modo la Bolivia indigena e popolare che ha vinto in maniera schiacciante il referendum, ha visto in televisione e ha ascoltato alla radio questa violenza assassina esercitata sui propri fratelli e sorelle. Queste immagini hanno loro mostrato ancora una volta, meglio di qualsiasi discorso, ciò che già hanno conosciuto e vissuto sulla propria carne e su quella dei propri genitori e nonni. Hanno potuto vedere dal vero e a colori la minaccia di un ritorno al passato.

Non lo permetteranno. Hanno sufficiente esperienza e organizzazione per sapere come rispondere alla violenza con la violenza se i propri governanti, dai quali aspettano però ai quali anche esigono, non fermano o puniscono i criminali, unica uscita sensata ed effettiva che potrebbe derivare dalle negoziazioni nella presente relazione tra le forze in contrasto.

* * *

L’espulsione dell’ambasciatore di Washington con l’accusa di cospirare con la detsra razzista ha contribuito a porre questa nel luogo che le spetta. Però non l’ha rabbonita. La riunione dei presidenti sudamericani a Santiago del Cile ha dato sostegno al governo di Evo Morales e tolto certe speranze ai golpisti. Però non li ha disarmati: hanno anche i propri alleati in questi paesi.

Tuttavia, non solo sono i governi a giocare. In Bolivia le organizzazioni indigene e popolari dell’oriente, dell’altipiano e delle valli si stanno mobilitando e alcune sono letteralmente sul piede di guerra. Non sembrano disposte a lasciarsi o a lasciare la soluzione chiusa nel tavolo della negoziazione tra il governo e i prefetti assassini.

Un manifesto del Grande Popolo Chiquitano, dell’Oriente, ha deciso il 15 settembre che “sono arrivati al limite della loro tolleranza e faranno in modo che l’istinto di sopravvivenza e furioso del Popolo Chiquitano rinasca per combattere fisicamente per il proprio Territorio, Dignità e Autonomia Indigena”. Di conseguenza, decide “ratificare la nostra conseguente lotta indistruttibile per difendere i risultati del processo costituente, il quale ha raccolto le nostre richieste storiche […] perché mai più torniamo ad essere schiavi né servi dei gruppi di oligarchi e proprietari terrieri di Santa Cruz!”; e “avvertire le Autorità Civiche e Prefetturali del dipartimento di Santa Cruz che i territori indigeni titolati e in processo di risanamento sono intoccabili, irreversibili e imprescrittibili”.

Un pronunciamento delle Organizzazioni Sociali dell’Oriente ha intimato il 17 settembre “al Parlamento e al Governo Nazionale di non toccare la nuova Costituzione Politica dello Stato approvata a Oruro il 9 dicembre del 2007, soprattutto il capitolo sulle autonomie, dato che lì si trovano le principali richieste di più di 25 anni di lotte rivendicative. I nostri caduti e noi stessi, umiliati e perseguitati, pianifichiamo, marciamo e moriamo per la nostra liberazione e per quella di tutto il popolo boliviano”.

Una denuncia della Coordinadora dei Popoli Etnici di Santa Cruz, il 17 settembre, dice: “coloro che hanno assaltato i nostri uffici sono comandati e pagati dai trafficanti di terra, dai latifondisti e schiavisti di fratelli e sorelle indigene e dal Prefetto, dal Sindaco e dai Comitati Civici, che si oppongono alla nostra storica richiesta che trova luogo nella Nuova Costituzione Politica: le autonomie territoriali indigene, senza subordinazione a nessun livello autonomico, che ha carattere irrenunciabile, è la base della nostra liberazione come popoli”.

Su questo terreno si trovano gli scontri in Bolivia, quello di una rivoluzione i cui promotori e protagonisti non sono disposti a lasciarsela rapire né a negoziarla qualsiasi sia il costo e la violenza che i proprietari terrieri e i razzisti impongano. Forse l’uscita non sarà immediata. Però, come nell’ottobre del 2003, se questi non cedono, allora la soluzione cercata da quelli si troverà nelle strade e nei campi. È uno dei motivi dell’allarme dei governi dei paesi limitrofi.

Fonte: La Jornada - leggi l'articolo in castigliano

Traduzione di Cristina Coletto e Andrea Lorini

Ultimo aggiornamento
23.10.2012 ore 20.44
AGENDA
Le nostre iniziative
ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità

In un momento storico di attacco alle risorse della Madre Terra, le donne a vari livelli ritornano al centro della politica come nuove parole ed antiche pratiche in difesa della vita. L'acqua, oggetto di privatizzazioni e violenze, diventa un paradigma della vita svenduta agli interessi di pochi. La difesa di questo elemento diventa a sua volta la proposizione di una visione alternativa della produzione, della partecipazione, della gestione dei beni comuni.

Che richiama anche antiche ritualità, quando il femminile si fonde con il significato stesso del ciclo generatore della Natura.

ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità, che verrà presentato a Trento dal 25 al 28 ottobre 2012, fa parte di una delle attività proposte dal gemellaggio di due gruppi di ricerca teatrale: una italiana la Bottega Buffa CircoVacanti di Trento e una brasiliana la Cia Buffa de Teatro di Salvador Bahia.

Insieme a Yaku ed altre realtà trentine, per tre giorni affronterà questa tematica da diversi punti di vista - culturalu, politici, sociali- insieme a molti compagni di viaggio e con la partecipazione straordinaria di Ekedy Sinha, rappresentante del Terreiro Ilê Axé Iyá Nassô Oká–Bra.

Giovedì 25 alle ore 16.30, con ACQUA MATER, tavola rotonda presso l'Università di Lettere e Filosofia di Trento (Via Tomaso Gar, 14 ), parleremo di acqua partendo dal ruolo delle donne in tre paesi chiave: Brasile, Colombia, Mozambico, fra solidarietà, territori di conflitto e megaprogetti, come la diga di Belo Monte in Brasile.

Un confronto che vede anche noi, donne europee ed italiane, al centro di un movimento di presa di coscienza delle nostre responsabilità. A partire dalla dichiarazione delle donne del mondo, presenti al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Marsiglia.


Firenze 10+10

A dieci anni di distanza da quell'enorme spazio di discussione e dibattito aperto che fu il primo Forum Sociale Europeo, reti, gruppi e movimenti fiorentini hanno avviato un percorso inclusivo per costruire nella città un appuntamento con cui rimettere insieme legami, riflessioni e azioni intorno alla costruzione di un'Europa sociale e dei beni comuni, come risposta alla crisi economica, sociale, ambientale e di democrazia in cui siamo immersi.

Questo evento si svolgerà nell'arco di quattro giorni nel prossimo mese di novembre e vi troveranno spazio attività autorganizzate e incontri di convergenza finalizzati al lancio di azioni e campagne europee e del bacino del Mediterraneo.

Ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che vogliono contribuire a costruire e progettare insieme il percorso collettivo verso Firenze 10 + 10, alle donne e agli uomini che furono con noi protagonisti del FSE del 2002, ma anche a tutti i gruppi e i soggetti sociali che si sono affacciati sulla scena nazionale ed internazionale nel corso dei dieci anni trascorsi: insieme abbiamo davanti un altro decennio di lavoro comune. A tutti chiediamo di aderire alla costruzione di Firenze 10 + 10 portando il proprio contenuto di azione e le reti di relazioni con cui ciascuno opera, indirizzato anche all'organizzazione di eventi preparatori di avvicinamento.

E' un grande impegno che ci aspetta ma anche una sfida attraente: ricostruire uno spazio di discussione e azione in una fase in cui sui territori si manifestano gli effetti dei tanti volti della crisi, ma dove si attivano anche numerose forme di conflitto sociale e di proposta alternativa, capaci di assumere anche dimensioni di massa; lo dimostrano, ad esempio, l'affermazione al referendum del 2011 sull'acqua, la rete di opposizione alle grandi opere inutili, il diffuso contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Sul sito www.firenze1010.eu, si possono trovare tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, per conoscere luoghi e tempi degli incontri preparatori e per contribuire ai gruppi di lavoro a cui tutti possono fornire il loro apporto: programma; logistica; partecipazione e accoglienza; comunicazione; risorse.

Comitato promotore di “Firenze 10 + 10”

Contatto: info@firenze1010.eu


1 OTTOBRE ORE 13.30 CONFERENZA STAMPA / ORE 15.30 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25 Justicia y Paz en Italia

Los bienes comúnes entre conflicto y solidaridad 

Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25, el sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, secretario ejecutivo de la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz de Bogotá, estará presente en varias reuniones en el departamento  Trentino de Italia


Università estiva di Attac;

Università estiva di Attac: “Buttiamo a mare i mercanti!”

FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


SPICCHI D'ACQUA
Hidronotizie dall’Italia
No Eni? NO Party!

Da alcuni giorni sul programma del Forum sulla Cooperazione che si terrà il 1 e il 2 ottobre a Milano campeggiano gli sponsor dell’iniziativa, attesa da molti come uno spartiacque per la rinascita dell’aiuto allo sviluppo italiano. Tre società sono note a tutti: Microsoft, Banca Intesa e soprattutto Eni. 


Roma non si vende

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.


Vicenza: NO alla base militare

Vicenza i No dal Molin tagliano la rete della base, entrano nell'area facendo molte scritte sulle costruzioni e attaccando striscioni.


"Roma non si vende!"

L'ampia coalizione di associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali che ha lanciato nelle scorse settimane la campagna cittadina di informazione e mobilitazione contro la manovra di bilancio della Giunta Alemanno, ha sottolineato durante la conferenza stampa tenutasi alle 15.30 di oggi in Piazza del Campidoglio, la gravità della scelta, di responsabilità del gabinetto del sindaco Alemanno, di vietare al corteo in programma per il prossimo sabato 5 di maggio l'arrivo in Piazza del Campidoglio.


In Abruzzo si ripubblicizza!

L’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “ la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda pubblica di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale” .

 


La Radio del CSO Bruno!

http://centrosocialebruno.it/node/17680


venerdì 23 febbraio conferenza stampa a Dolomiti energia

 

Per il lancio dell’importante iniziativa di martedì 28 febbraio, ovvero l’autoconvocazione cittadina presso il Consiglio Comunale di Trento,  il Coordinamento trentino Acqua bene Comune sul tetto di Dolomiti Energia!

 


 


la val di Susa inondata di colore
Una folla di oltre 75.000 persone ha marciato da Bussoleno a Susa sabato scorso, in un pomeriggio assolato e ventoso, quasi estivo.

No alla grande Multiutility del nord

Leggiamo con preoccupazione il rapido delinearsi della grande Multiutility del nord, di cui l'integrazione di Iren e A2A, sponsorizzata da Fassino, Tabacci è il primo passo.

 


Al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua il Premio Personaggio Ambiente 2011!!!!

OJOS INQUIETOS
Sguardi sull’america latina
Terremoto Colombia

Il 30 Settembre 2012 forte scossa in Colombia fortunatamente molto profonda

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Central Hidroeléctrica Neltume en Panguipulli,

Representantes de las comunidades mapuche huilliche afectadas por el proyecto Central Hidroeléctrica Neltume que la transnacional Enel-Endesa proyecta instalar en Panguipulli, concurrirán a las embajadas de Italia y España este este Viernes 18 de Mayo a las 10:00 horas para entregar una solicitud a los respectivos Estados para que la empresa de capitales Españoles e Italianos desista de la construcción de la central hidroeléctrica

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Argentina, Cordoba: agua derecho fundamental

Reclamo por agua potable en Cañada Larga: La municipalidad de mina clavero aprovisiona  en camiones "agua no apta para el consumo humano", osea agua de pozo sin tratar , donde muchas familias la terminan consumiendo por no contar con otra opcion con los riesgos de salud que esto conlleva...

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rassegna stampa di Stop Enel 30 aprile a Roma

“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave

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Miles marchan por el Agua en Ecuador

"A mí no me diste, a mi no me diste, todo el Oro que a la China diste, luego me engañaste, luego me mentiste, con la derecha amaneciste… con las mineras amaneciste"

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MARCHA PLURINACIONAL POR EL AGUA, LA VIDA Y LA DIGNIDAD DE LOS PUEBLOS

In Ecuador dall'8 marzo, dai quattro punti cardinali del Paese: verso Quito per l'Acxqua e la vita.

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El Quimbo inundará seis municipios del Huila

Para construir la hidroeléctrica de El Quimbo, en el Huila, será necesario inundar un área mayor que el tamaño de Pereira. La obra, según sus opositores, se construirá a costa de diversas alteraciones y cambios sociales, ambientales, económicos y culturales, a seis municipios: Gigante, El Agrado, Garzón, Tesalia, Altamira y Paicol; cubriendo un total de 8.586 hectáreas que serían inundadas.

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LA TIERRA, EL AGUA Y LA RESISTENCIA

Lo que está sucediendo en América Latina en relación con los bienes comunes (agua, tierra, biodiversidad) es algo más que una sucesión de conflictos locales. Por momentos la intensidad de los enfrentamientos da la impresión de que marchamos hacia una conflagración general, que por ahora tiene expresiones locales y regionales, pero que se repiten en casi todos los países.

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INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA

l 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9.

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FINALMENTE PIOVE, MA IN TANTE CASE PALESTINESI MANCA L’ACQUA

a scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

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