Documento senza titolo
Con la nostra visione dal basso ci interessa richiamare l’ attenzione su alcuni gravi eventi che concernono la situazione dei popoli indigeni, in particolare quelli dello Stato di Roraima e la situazione di galoppante devastazione dell’ amazzonia.
I popoli indigeni di Roraima sono attualmente oggetto di una nuova offensiva da parte delle forze anti-indigene del Brasile: il settore dell’agro-business, i militari e la bancada ruralista, l’ala più conservatrice del Parlamento.
Questa, mentre accusa gli indigeni di “internazionalizzare” l’Amazzonia, è sempre stata la principale responsabile della penetrazione di forze esterne e della privatizzazione delle terre amazzoniche, a beneficio di interessi stranieri.
Si afferma che gli indigeni ostacolano lo sviluppo dello stato, ma in verità non si dice che ci sono imprese minerarie brasiliane e multinazionali che non aspettano altro che mettere le mani sui giacimenti presenti in quelle terre. L’ISA – Istituto Socio Ambiental di Sao Paulo – stimava in un suo studio che l’88% delle terre indigene dell’Amazzonia potrebbero essere interessate dallo sfruttamento minerario.
Nell’aprile scorso, con la ripresa della terza fase dell’operazione Upatakon, Terra libera, tesa ad espellere gli invasori dalla Terra Indigena Raposa Serra do Sol, i politici di Roraima, i militari e anche una parte della società civile, sono tornati a chiedere di annullare il decreto del Ministro della Giustizia che riconosce la terra indigena, che a loro parere andrebbe ridotta in “piccole isole”, garantendo così la presenza dei coltivatori di riso nell’area. Questi sarebbero infatti fondamentali per lo sviluppo dello stato e senza di loro gli indigeni morirebbero di fame. Inoltre, la sovranità del Paese sarebbe a rischio, visto che la terra indigena è situata in un’area di frontiera. E infine il ritornello di sempre: “troppa terra per pochi indios”…
Intanto la situazione è precipitata: da un lato i latifondisti, capeggiati dal “signore di Roraima”, Paulo Cesar Quarteiro, hanno attaccato e ferito gravemente alcuni indigeni, utilizzando anche alcuni indigeni cooptati; dall’altro il Supremo Tribunale Federale di Brasilia ha accolto la richiesta di revisione del processo di omologazione della terra. La decisione sarà presa entro giugno e, se fosse favorevole ai latifondisti, rappresenterebbe un precedente pericolosissimo, che aprirebbe la strada alla revisione di tutti i processi di definizione delle terre indigene in Brasile.
Indigeni e media
In questi ultimi mesi, le vicende di Roraima hanno conquistato le prime pagine dei giornali nazionali. E, incredibile dictu, per una volta alcuni tra i principali media brasiliani come la Folha de Sao Paulo, si sono schierati con i popoli indigeni. Ma non O Globo.
José Ribamar Bessa Freire, noto e lucidissimo editorialista del Diário do Amazonas, sulla sua colonna settimanale Taquiprati riporta le dichiarazioni rilasciate proprio a O Globo dal Comandante Militare dell’Amazzonia, generale Augusto Heleno, secondo il quale la terra indigena Raposa Serra do Sol, demarcata dall’ex presidente Fernando Henrique Cardoso nel 1998 e omologata da Lula nel 2005, costituisce una minaccia alla sovranità nazionale. In questo attacco è stato appoggiato dal colonnello Jarbas Passarinho, ex-ministro dell’Educazione durante la dittatura militare che, all’epoca, aveva difeso gli accordi MEC/USAID favorevoli all’intervento nord americano nelle università brasiliane. Però, per quel che riguarda le terre indigene, improvvisamente Passarinho diventa “nazionalista”, e dichiara che Raposa do Sol è una “frontiera viva”, occupata da fazendas produttive e la sua delimitazione minaccia l’integrità nazionale. O Globo ha lanciato una campagna isterica di disinformazione, urlando nei titoli delle prime pagine che gli indios vogliono mozzare il Brasile. L’editoriale “Stupidità indigena” ha pontificato che “è ingiustificabile dare agli indios delle zone di terre” perché significa “destabilizzare l’agricoltura locale”.
Ancora più gravi e sconcertanti sono le posizioni assunte da alcuni politici, come il deputato del Partito Comunista del Brasile Aldo Rabelo, che ha affermato che “la demarcazione continua della riserva Raposa Serra do Sol è stato un errore politico dello stato brasiliano”.
A Rabelo ha risposto lo stesso Bessa Freire in una intervista alla Radio Bandeirantes: “Come è possibile che qualche centinaio di indios, che amano il Brasile, armati di arco e frecce, possono minacciare la sovranità nazionale?. Esistono basi militari dentro le terre indigene delle fasce di frontiera e molti indios servono l’Esercito come soldati. E poi gli indios si sentono brasiliani a tutti gli effetti. Basta entrare nelle maloche indigene durante i Mondiali e si troveranno tutte le comunità con la tv alimentata da batterie di macchine che vibrano ad ogni goal del Brasile”.
E conclude: “non si può disinformare, impunemente, le persone: bisogna che i brasiliani si mettano in testa una volta per tutte che “secondo quanto afferma la Costituzione dell’88, le terre indigene appartengono all’Unione e non feriscono la sovranità nazionale. I “difensori della Patria”, quelli sì, difendono in verità gli interessi privati - e non nazionali - delle oligarchie che, come uccelli predatori, credono che tutto ciò che è pubblico gli appartenga di diritto. Gli indios no. Guardiani delle terre dell’Unione, costituiscono una garanzia della sovranità nazionale, e della socio- biodiversità”.
Lula perde Marina
Marina Silva, la ministra dell’Ambiente, originaria dello stato dell’Acre come Chico Mendes, che rappresentava nel governo brasiliano la voce di milioni di riberinhos, seringueiros, indigeni e altri popoli della foresta, ha dato le dimissioni il 13 maggio scorso dopo aver resistito per 5 lunghi e difficili anni.
Marina era una di loro, una "cabocla da Amazonia", e per questo non ha potuto più reggere le logiche di potere che hanno determinato il fatto che la gestione del programma “Amazzonia sostenibile”, da lei stessa creato, fosse affidata al Ministro per le "Questione Strategiche".
Con l’uscita di scena di Marina, ci sono maggiori probabilità che si realizzi l'auspicio di Blairo Maggi, latifondiario, maggiore produttore di soia al mondo nonchè governatore del Mato Grosso e alleato politico di Lula: che l'Amazzonia diventi un grande parco nazionale, di dimensioni notevolmente ridotte rispetto a quelle attuali. Tutti gli attuali provvedimenti governativi che riguardano l'Amazzonia - espansione dei canaviais (piantagioni di canna zucchero) per gli agro-combustibili, costruzione di dighe e centrali idroelettriche, in linea con il programma nazionale PAC (Patto di accelerazione della Crescita), ripresa delle attivitità minerarie, revisione delle terre destinate ai popoli indigeni e alle RESEX, riserve estrattive sostenbili - sembrano essere assolutamente in linea con questo piano.
MININOTIZIARIO AMERICALATINA DAL BASSO - n. 47 del 10 giugno 2008
A cura della Fondazione Neno Zanchetta
PER CHI VOLESSE CONTRIBUIRE ALLA CAMPAGNA IN DIFESA DEI POPOLI INDIGENI DI RORAIMA : MODELLO DI LETTERA DA SCRIVERE E INDIRIZZI CUI INVIARE
Eccellentissimo Signore,
Le comunità indigene Macuxi, Wapixana, Taurepang, Patamona e Ingarikó stanno vivendo momenti di angoscia, per l’annuncio fatto dal Supremo Tribunale Federale di voler ridurre la superficie della Terra Indigena Raposa Serra do Sol, dopo aver decretato la sospensione del ritiro degli invasori dalla loro terra.
La ratifica del decreto di omologazione della Terra indigena Raposa Serra do Sol, è fondamentale per i popoli indigeni, ma allo stesso tempo sappiamo che questo ha tenuto conto di vari interessi pubblici nazionali. Al contrario, se la decisione del Supremo Tribunale Federale fosse favorevole agli invasori, si aprirebbe un precedente gravissimo nella legislazione brasiliana: tutte le terre indigene del Brasile, demarcate, omologate e registrate, potrebbero essere contestate e riviste.
Nel 2005 la Terra Indígena Raposa Serra do Sol è stata omologata e registrata, in accordo con la Costituzione Federale del Brasile e con il diritto internazionale (Convenzione 169 dell’ OIT e Dichiarazione dell’ONU sui Diritti dei Popoli Indigeni). Restava aperta solo la questione dell’espulsione degli invasori.
Per questo sollecitiamo il Supremo Tribunale Federale a ratificare il decreto di omologazione della Terra Indigena Raposa Serra do Sol, espellendo gli invasori e rendendo finalmente giustizia ai popoli indigeni, dopo 34 anni di lotte e sofferenze.
Firma
PRESIDÊNCIA DA REPÚBLICA:
Luiz Inácio Lula da Silva
Fax: (61) 34112222
E-mail: gilcarvalho@planalto.gov.br
STF – SUPREMO TRIBUNAL FEDERAL:
Presidente
Ministro GILMAR MENDES
Telefone: 32174175
Fax: (61) 32174189
E-mail: mgilmar@stf.gov.br
Relator
Ministro CARLOS BRITTO
Telefones: (61) 32174311 / 32174312 / 32174314 / 32174331
Fax: (61) 32174339
E-mail: gabcarlosbritto@stf.gov.br
MINISTRA ELLEN GRACIE
Telefone: (61) 32174221 / 32174242 / 32174241
Fax: (61)32174249
E-mail: silvia.leticia@stf.gov.br
MINISTRO CELSO DE MELLO
Telefone: (61) 32174073
MINISTRO MARCO AURÉLIO
Telefone: (61) 32174281
Fax: (61) 32174309
E-mail: marcoaurelio@stf.gov.br
MINISTRO CEZAR PELUSO
Telefone: (61) 32174191
Fax: (61) 32174219
E-mail: mluciam@stf.gov.br
MINISTRO JOAQUIM BARBOSA
Telefone: 61-32174131
Fax: 61-32174159
E-mail: gabminjoaquim@stf.gov.br
MINISTRO EROS GRAU
Telefone: 61-32174380
Fax: 61-32174399
E-mail: alexandram@stf.gov.br
MINISTRO RICARDO LEWANDOWSKI
Telefone: 61-32174256
Fax: 61-32174279
E-mail: patriciaml@stf.gov.br
MINISTRA CÁRMEN LÚCIA
Telefone: 61-32174342
Fax: 61-32174355 / 61-32174369
E-mail: audienciacarmen@stf.gov.br
MINISTRO MENEZES DIREITO
Telefone: 61-32174102
Fax: 61-32174129
E-mail: gabmdireito@stf.gov.br