Dopo il fallimento del vertice ONU di Copenhagen, si è aperta a Bonn la Conferenza delle Nazioni Unite per la Convenzione sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). Contemporaneamente le reti europee per la giustizia climatica, dal Klima Forum ai networks per la Climate Justice si stanno organizzando per le campagne verso Cancun (Messico), partendo dall'esperienza di Copenhagen e dalla Conferenza sui Cambiamenti Climatici di Cochabamba (Bolivia).
L'ormai noto non-accordo del COP15 sostenuto dai paesi del BASIC (Brasile, Sud Africa, India e China) nella trattativa privata aperta dagli Stati Uniti a Copenhagen, sta marcando chiaramente quale sarà il destino e le caratteristiche delle convenzioni multilaterali che potrebbero essere sottoscritte, forse, al prossimo vertice della Conferenza delle Parti (COP16) di Cancun.
La Conferenza di Bonn infatti costituisce la tappa intermedia, e ultima, degli incontri delle Nazioni Unite per le negoziazioni del COP16 di Cancun, definendo, tra i vari panel in programma, i meccanismi di finanziamento sulle iniziative a lungo termine sulle azioni cooperative e sul protocollo di Kyoto (AWG-LCA, e AWGKP).
La cornice di lavoro ed il background delle negoziazioni si confermano in linea con il non-accordo di Copenhagen:green economy, green technology, green washing. Si mantiene quindi la logica business as usual.
Sembra ormai chiaro e definito, non solo dagli esperti, che i percorsi onusiani ed i panel dell'UNFCCC sugli interventi ed i meccanismi da adottare per fronteggiare la crisi climatica siano lontani dall'essere misure reali e trasversali, sia in termini di riduzioni delle emissioni di anidride carbonica sia, ovviamente, in sostanziali cambi di paradigma del modello produttivo.
Sta per scadere (2011) il famoso Protocollo di Kyoto (KP) che, con i suoi enormi limiti e le sue vistose contraddizioni, stabiliva parametri e misure per la riduzione delle emissioni di CO2 (5%). Tale Convenzione, mai ratificata nè dagli Stati Uniti, nè dalla Cina e nè da altri paesi, non costituisce neppure una base di lavoro nelle negoziazioni odierne, costituendo un ostacolo all'espansione ed alla crescita delle cosiddette economie "emergenti" e delle grandi lobbies finanziarie del mercato globale.
Dall'altra parte si è concluso il "controvertice" indetto dal Klimaforum e si stanno svolgendo le riunioni europee delle reti e delle organizzazioni che fanno riferimento al Climate Justice Action (CJA) e Climate Justice Now(CJN).
Molti spunti del dibattito seguono il lungo processo che reclama giustizia climatica, che da Copenhagen porterà a Cancun, dopo aver attraversato la Conferenza dei Popoli sui Cambiamenti Climatici tenutasi a Cochabamba il mese scorso.
Concetti e principi che si ispirano al cosidetto "Cochabamba Protocol", rappresentato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti della Madre Terra ed al Documento sui Diritti Collettivi uscito dalla Mesa 18.
Le proposte per articolare la campagna nelle reti per la Giustizia Climatica verso Cancun si muovono principalmente intorno alle settimana della Minga Global, promossa dalle reti indigene inter-americane, all'interno della quale verranno articolate le giornate globali (dal 12 al 16 ottobre) per la Giustizia Climatica.
In una video-intervista Nicola Bullard, direttrice di Focus on Global South e parte del Climate Justice Now spiega il concetto di climate justice ed lancia il percorso verso Cancun promuovendo l'iniziativa globale delle 1000 Cancun (proposta da Via Campesina) per sostenere una giornata mondiale in difesa del clima e dei diritti della Mother Earth, richiamando i principi dell'accordo dei Popoli di Cochabamba.
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Bonn-Conferenza-UN-sui-Cambiamenti-Climatici/5087