Documento senza titolo
a) il Governo ha optato di procedere attraverso un Disegno di Legge e non per Decreto. Questa scelta è dettata innanzitutto dalla impossibilità di dimostrare i requisiti di “necessità ed urgenza”, obbligatori per procedere attraverso decreto. Data l’indifferenza dell’attuale Governo per il rispetto delle procedure, dobbiamo pensare che la scelta del DDL è probabilmente anche dettata da contrasti interni sulla direzione da prendere in merito ai servizi pubblici locali (possibili resistenze da parte della Lega Nord e da una parte di An). La scelta del DDL comporta tempi di approvazione più dilatati, anche se il Governo ha annunciato la volontà di chiudere la partita entro fine luglio
b) il DDL ricalca sostanzialmente il precedente DDL Lanzillotta, con l’aggiunta del servizio idrico integrato fra i servizi da liberalizzare, che allora era stato escluso grazie alle lotte dei movimenti e alle posizioni tenute dalla sinistra a quel tempo parlamentare; nell’attuale quadro parlamentare, il DDL parte da una sostanziale unanimità;
c) il DDL si basa su un impianto totalmente liberista, come ben espresso dal primo comma, laddove si parla di “favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale di rilevanza economica in ambito locale”;
d) primo elemento da rilevare per le lotte per la ripubblicizzazione dell’acqua : il DDL fa esplicito riferimento ai “servizi di interesse generale di rilevanza economica”. Poiché, come diciamo da tempo, non esiste una classificazione dei “servizi di interesse generale di rilevanza economica” che li differenzi dai “servizi di interesse generale” e poiché la gestione di tali servizi, stante la riforma del Titolo V della Costituzione, sono prerogativa degli enti locali, è sufficiente che un ente locale deliberi di definire il servizio idrico –o qualunque altro servizio- come “servizio di interesse generale privo di rilevanza economica” ai sensi dell’art.43 della Costituzione, per poterlo sottrarre al DDL sulle liberalizzazioni e gestirlo attraverso enti di diritto pubblico;
e) le modalità di affidamento considerate prioritarie sono l’affidamento a privati o a società miste, in cui il privato abbia almeno il 30%; tutte le altre modalità di affidamento sono da considerarsi residuali, con tempi di scadenza e con scelte, che per essere effettuate, devono essere adeguatamente motivate (comma 4);
f) secondo elemento da rilevare per le lotte per la ripubblicizzazione dell’acqua: tra le forme di gestione, vengono previste solo le SpA (comma 3); tuttavia, ai commi 9 e 10, si fa esplicito riferimento, tra le gestioni “in house” alle aziende speciali; aldilà dell’incongruità del testo normativo, questo significa che il legislatore ritiene le aziende speciali tra le forme di gestione possibili;
g) il comma 4 si conclude con il seguente capoverso: “Alle società in house si applicano le procedure di selezione pubblica del personale e quelle ad evidenza pubblica per l'acquisto di beni e servizi.” Ulteriore dimostrazione del fatto che le SpA si fanno per deregolamentare i contratti di lavoro e per avere mano libere sugli appalti (vedi le recenti inchieste su Acqualatina e Sorical);
h) il DDL, al comma 5, dice che tutti gli enti gestori titolari di affidamenti diretti fatti in maniera difforme da quanto previsto (ovvero senza gara), non possono dal giugno 2009 operare in qualsiasi forma su altri territori; dubitando che, nel corso della discussione parlamentare, tale comma rimanga inalterato, il testo comprende anche molte delle attuali SpA che dal 30 giugno 2009 non potranno più operare fuori dal proprio territorio;
i) con il comma 10, tutti gli affidamenti diretti –da intendersi come aziende speciali, SpA a totale capitale pubblico e SpA miste con affidamento difforme da quanto previsto dal DDL – cessano entro il 31 dicembre 2010. Questo significa, oltre a un attacco alle gestioni “in house”, anche il fatto che molti degli attuali affidamenti a Spa miste cessano alla medesima data (anche qui, è bene dubitare che il testo rimanga tale); per rafforzare questo principio, il comma stabilisce inoltre che, a partire dal 1 gennaio 2011, tutti questi affidamenti saranno soggetti al patto di stabilità interno (strano modo di procedere : si dice che gli affidamenti cessano e poi si dice che dal giorno dopo saranno soggetti al patto di stabilità interno. Dunque non cessano?). In realtà questo comma è sicuramente rivolto a scoraggiare le ripubblicizzazione del servizio idrico, mettendo esplicitamente i costi delle aziende speciali dentro il patto di stabilità interno.
GOVERNO BERLUSCONI ALL'ATTACCO DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
COSTRUIAMO SUBITO UN'ALLEANZA CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI
Come se decenni di mercificazione dei beni comuni e di messa sul mercato dei servizi pubblici locali non avessero già ampiamente dimostrato i disastrosi risultati della consegna degli stessi al mercato e ai privati, anche il nuovo Governo ci riprova.
Il Ministro dell'Economia Tremonti ha annunciato che il prossimo 18 giugno, in sede di presentazione del Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef), allegherà allo stesso un "Piano per lo sviluppo" che, tra le altre cose, prevede un decreto o un disegno di legge per la messa a gara della gestione di tutti i servizi pubblici locali.
Il solerte Ministro ha inoltre tenuto più volte a precisare come la privatizzazione riguarderà anche l'acqua, dimostrando la precisa volontà di attaccare il movimento che in questi anni si è prodotto con più forza e radicamento territoriale.
E, se qualcuno coltivasse qualche illusione di possibilità parlamentare, ci ha pensato la ministro-ombra del PD, Lanzillotta, a dichiarare il consenso bipartisan dell'intero Parlamento.
Siamo alle solite.
Il modello neoliberista,per continuare ad esistere, ha assoluto bisogno della valorizzazione finanziaria e della messa sul mercato dei beni comuni, in una logica di espropriazione totale dei diritti e di precarizzazione completa della vita delle persone.
Perché si dispieghi l'orizzonte della solitudine competitiva –ciascuno lasciato solo sul mercato in diretta competizione con l'altro- occorre eliminare qualsiasi orizzonte di comune condivisone, qualsiasi spazio pubblico, qualsiasi diritto sociale.
Da qui l'attacco strumentale ai "fannulloni" del lavoro pubblico, il tentativo di eliminare il contratto nazionale e l'espressa volontà di precarizzare definitivamente il lavoro.
Da qui il disegno di privatizzazione totale dei beni comuni e dei servizi pubblici locali per consegnarli ai poteri forti del grande capitale finanziario.
Lasciando al pubblico il solo ruolo di gendarme, e dispiegando in funzione di esso le politiche securitarie, attraverso una attenta seminagione dell'intolleranza sociale e del razzismo contro ogni diversità e della trasformazione in problema di ordine pubblico di ogni conflittualità sociale.
Occorre respingere con forza questa nuova ondata di privatizzazioni.
Perché la consegna al mercato dei beni comuni e dei servizi pubblici è un'espropriazione di democrazia.
Perché tutte le lotte per la ripubblicizzazione dell'acqua, per una diversa politica dei rifiuti che faccia a meno di discariche ed inceneritori, per un nuovo piano energetico che dica basta alla proliferazione di centrali fossili e nucleari e si basi sul risparmio energetico, per un diverso modo di muoversi e di abitare i territori urbani sarebbero vanificate dalla definitiva consegna al mercato di questi beni.
Perché il mercato non conserva, avendo tutto l'interesse a dissipare.
Perché il mercato non universalizza, avendo tutto l'interesse a dividere.
Crediamo sia giunto il momento, così come è stato per la lotta alla direttiva Bolkestein e per il contrasto al precedente DDL Lanzillotta, di costruire da subito una nuova alleanza contro la privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici che metta insieme tutte le forze e le realtà che in questi anni, dentro i territori e attraverso esperienze di partecipazione dal basso, hanno indicato la strada di un altro modello sociale e di un altro mondo possibile.
Dicono che privatizzare significa entrare nella modernità.
Non ci interessa. Noi abbiamo in mente il futuro.
ATTAC ITALIA