Almeno 500 mila persone si sono mobilitate nella città di Cochabamba e altre 200 mila nella città di El Alto per protestare contro la pretesa della prefettura di Santa Cruz di approvare una sorte di Costituzione locale di stampo separatista.
Mentre a Santa Cruz la consulta autonomica, caratterizzata da forte astensione e casi di frode elettorale, è degenerata in forme di violenza, i movimenti sociali boliviani hanno manifestato altrove, pacificamente, il proprio No all’ennesimo tentativo separatista dell’Oriente.
“Lo statuto non passerà e siamo qui per dire che non tolleriamo nessun atto oligarchico che minacci l’unità nazionale”, ha detto Oscar Olivera, segretario dei Fabriles, in un discorso trasmesso da molte televisioni.
“Cochabamba ha detto al suo prefetto Manfred Reyes Villa che deve rinunciare per aver appoggiato i separatisti, altrimenti lo butteremo fuori con un referendum revocatorio”.
Mai nella storia di Cochabamba si era realizzato un mobilitazione di tale entità per un solo motivo, la Unità della Bolivia. Unità messa in pericolo sempre più dagli interessi dei gruppi di latifondisti e di imprenditori cruceños, questa volta sotto la forma di uno referendum illegale per uno statuto separatista.
In un messaggio alla Nazione nella notte di domenica, il presidente boliviano Evo Morales Ayma ha affermato che il referendum illegale promosso dal prefetto Ruben Costas e dal presidente del Comitato Civico Branco Marinkovic è fallito e ha diviso Santa Cruz.
“Lo statuto autonomico è fallito completamente, questa consulta illegale e anticostituzionale non ha avuto l’esito che alcune famiglie o gruppi di potere della regione di Santa Cruz speravano “ ha affermato il Primo Mandatario.
I primi risultati del referendum di Santa Cruz che escono dai mezzi di comunicazione sembrano dar ragione alle affermazioni del Capo di Stato, poiché dimostrano che 4 persone su 10 non hanno votato rifiutando così uno statuto che non è stato consensuato con i settori popolari.
Secondo le previsioni della Corte Regionale Elettorale di Santa Cruz, di 935.527 cruceños che avrebbero potuto dire la loro sullo statuto autonomico, 374.210 persone hanno deciso di non andare a votare rifiutando così un documento dichiarato illegale dal Governo.
Morales, in questo contesto, ha affermato che la principale causa del fallimento è dovuta alla violenza e agli scontri tra le famiglie che vivono nella regione di Santa Cruz. Per il momento si parla di 20 feriti e 40 detenuti circa.
A questo panorama si somma la frode elettorale che è stata evidenziata nel Plan Tres Mil, quartiere di Santa Cruz, dove gli abitanti si sono impossessati di decine di anfore elettorali, scoprendo al suo interno schede già segnate con l’opzione Sì, in un quartiere per giunta che ha rifiutato la consulta considerandola illegale.
Inoltre i settori vicini al MAS, partito di Morales, hanno denunciato la presenza a Santa Cruz di giovani di altre regioni, che si sono aggiunti alla denominata Union Juvenil Cruceñista “per rafforzare la violenza e l’aggressione”. Ricordiamo che la Union Juvenil Cruceñista, di stampo dichiaratamente xenofobo, è stata più volte protagonista di aggressioni razziste e violente nei confronti di indigeni nel corso degli ultimi due anni.
In questo panorama Morales ha sottolineato che i promotori del referendum illegale dovrebbero essere molto preoccupati per risultati mostrati da diversi mezzi di comunicazione, oltre alle irregolarità evidenziate: una astensione del 39%, i voti per il no, le schede nulle e bianche dimostrano che il 50% dei cruceños ha rifiutato il progetto di statuto autonomico.
Dall'altra parte Rubén Costas, prefetto di Santa Cruz, festeggia la vittoria del Sì avvenuta con una percentuale dell' 81%. Dichiara il fallimento della politica centralista del governo di Morales e la nascita di "una patria nuova, una nuova Repubblica e un moderno Stato autonomista che inizialmente si espanderà alle regioni orientali e da lì poi a tutto il paese e a tutta America".
Quel che è evidente è che l'81% dei voti a favore del Sì può rappresentare un rinnovato potere contrattuale dei gruppi di potere dell'Oriente nei confronti del governo di Morales.