Ancora oggi nel mondo solo il 40% della popolazione ha accesso ai servizi igienico-sanitari e la principale causa di morte infantile è legata alla mancanza di acqua potabile e accesso ai servizi igienici.
Normalmente la copertura dei servizi è maggiore nelle grandi città e nei centri urbani, mentre è molto carente o totalmente assente nelle aree rurali.
Le tecnologie tradizionali di trattamento delle acque residuali prevedono generalmente interventi centralizzati con la realizzazione di grandi impianti, i quali ricevono le acque convogliate attraverso sistemi fognari a grande scala, con il principio di raccogliere le acque residuali trasportandole a un impianto centralizzato, localizzato a distanza rispetto il punto di origine della contaminazione e spesso fuori dal bacino idrografico di origine, perdendo così totalmente la visione del ciclo integrato dell’acqua, ovvero dalla fonte, all’uso, alla contaminazione, al trattamento e infine al riuso.
Lo sviluppo indiscriminato e lo sfruttamento delle risorse naturali degli ultimi decenni, la contaminazione ad opera dell’uomo, i conseguenti cambiamenti climatici, stanno portando ad una riduzione globale della quantità d’acqua presente sulla terra e ad un disequilibrio delle relazioni con la Madre Terra.
Per questo acquista sempre maggiore importanza la diffusione di sistemi e tecnologie alternative che permettano una gestione integrale dell’acqua, con sistemi decentralizzati che contemplino anche il riuso dell’acqua trattata. Questo ha un peso ancora maggiore in aree rurali o periurbane, dove una grande quantità d’acqua viene utilizzata per l’irrigazione a scopi agricoli.
Il 69% dell’acqua dolce disponibile nel pianeta è destinata all’agricoltura.
Nei prossimi anni si prevede un aumento della domanda d’acqua e quindi è necessario cercare fonti alternative d’acqua, soprattutto per l’agricoltura, che è il settore che richiede la maggiore percentuale d’acqua.
Dall’altro lato, la disposizione finale delle acque residuali prodotte dalle diverse attività umane rappresenta un problema in crescita. L’acqua residuale deve quindi essere vista come una fonte alternativa per l’agricoltura, ma senza un adeguato trattamento può diventare a sua volta un problema e un rischio per la salute umana.
In Bolivia il settore agricolo utilizza l’85% della quantità d’acqua e solo il 40% delle acque residuali sono trattate, a volte in forma insufficiente, e il 60% non riceve nessun tipo di trattamento.
Quindi nasce l’esigenza urgente di cercare alternative tecnologiche di trattamento delle acque residuali, a basso costo e con requisiti di operazione e mantenimento semplici, e del riutilizzo di queste acque per l’irrigazione.
In questa logica si inserisce perfettamente la tecnologia della fitodepurazione, una tecnologia ecosostenibile, a basso costo, che non necessita l’uso di sostanze chimiche ed energia, di facile mantenimento, anche nell’ottica di un’autogestione comunitaria, e che rispetta i principi della visione andina e dell’integralità del ciclo dell’acqua e non solo.
Una tecnologia che ben si adatta a risolvere il problema delle acque residuali in aree rurali o periurbane, distanti dai sistemi centrali di raccolta e trattamento.
è un sistema che si adatta facilmente a diverse condizioni climatiche, un sistema che riproduce i processi dei pantani naturali, così come avevano osservato gli antichi Aymara, che grazie alla presenza delle piante e della loro interazione con i microorganismi associati alla zona radicale, permette lo sviluppo di processi fisici, chimici e biologici che riducendo la carica organica presente nelle acque residuali.
La qualità dell’effluente dei sistemi di fitodepurazione è normalmente alta, consentendo l’uso delle acque trattate per l’irrigazione di aree verdi, giardini, parchi urbani, campi sportivi e per alcuni usi agricoli.
Lo stesso sistema, ricreando una zona umida, consente la riproduzione di spazi naturali per flora e fauna, nonché un effetto positivo sul ciclo idrico, specialmente in zone con clima secco e scarsità d’acqua, chiudendo il ciclo dell’acqua nel bacino idrografico di origine e introducendo una gestione integrata non solo dell’acqua, ma del territorio nella sua complessità, permettendo di introdurre una gestione sostenibile anche di altri ambiti come per esempio la gestione dei rifiuti solidi organici, che possono essere trattati in un sistema di compostaggio che unisce il trattamento dei fanghi degli impianti di depurazione con la parte organica domestica.