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Senza discorsi né cerimonie, però al riparo grazie a forti misure di  sicurezza, è iniziato ieri il tanto auspicato dialogo in Bolivia. Il punto  d’incontro è la città di Cochabamba, dove da mercoledi notte stanno arrivando i  rappresentanti del Governo, i prefetti oppositori assembrati nel Consiglio  Nazionale Democratico (Conalde) e i caporali nazionali e internazionali. 
Durante la mattina, nella reciproca sfiducia, il programma degli incontri si  è limitato ai resoconti circa i recenti eventi accaduti nel paese. Già nel  pomeriggio il presidente ha messo sopra la tavola le prime proposte  governative: da una parte l’esigenza – che già era stata convenuta nel  preaccordo – della immediata devoluzione di tutte le istituzioni occupate nell’oriente  all’Esecutivo e la ricerca di consensi definitivi per pacificare il paese. Dall’altra,  la convocazione a elezioni nel prossimo futuro di consiglieri e subprefetti  dipartimentali.
  L’incontro, previsto per le 7 ora locale, si è posticipato di una ora. Evo  Morales e la sua comitiva sono stati i primi ad arrivare, dopodichè sono  arrivati i prefetti oppositori. Velocemente gli attori si sono divisi in tre tavoli.  Il più osservato è stato quello che discute la compatibilità della Nuova  Costituzione Politica dello Stato con gli statuti autonomici, ed è presieduto  dal Ministro per lo Sviluppo Rurale, Carlos Romero. Il secondo tratta i temi  della Tassa Diretta sugli Idrocarburi (Impuesto Directo a los Hidrocarburos) e  delle regalie, e il terzo ha come obiettivo la designazione di congresales per le cariche decapitate.  Gli incaricati di capeggiare le negoziazioni circa i punti suddetti sono il  ministro delle Finanze per l’IDH e il ministro della Difesa, Hector Arce, per  le designazioni.
 Dalla parte delle prefetture, c’erano tutte meno quella del Pando. La  ragione è che davanti all’arresto di Leopoldo Fernández per il recente  “Massacro del Porvenir”, nel quale sono state massacrate almeno 19 persone, si  è deciso che tale dipartimento non venga rappresentato. Davanti al timore che i  rappresentanti della Conalde insistano nell’esigere la rappresentanza del  Pando, da La Paz il ministro del Governo, Alfredo Rada, ha avvertito: “una cosa  è un dialogo in democrazia e un’altra è la ricerca e la sanzione penale alle  persone che hanno commesso dei delitti. Ho fiducia nel fatto che tutti adottino  un atteggiamento di buon senso, perché se qualcuno richiedesse la sua presenza,  starebbe commettendo un’apologia del delitto”.
 Sabina Cuéllar, l’indigena oppositora che governa Chuquisaca, aveva sospeso  la sua presenza poiché, ha argomentato, non era stato messo sul tavolo della  discussione il tema della capitalia che è stata centrale durante la passata Assemblea Costituente. Tuttavia,  davanti all’isolamento che avrebbe implicato la sua assenza, all’ultimo momento  ha deciso di partecipare, nonostante che il governo avesse ratificato  l’intenzione di escludere questa tematica dall’agenda.
  Come osservatori del dialogo sono stati presenti delegati della Unione delle  Nazioni Sudamericane (Unasur), dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU),  dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), dell’Unione Europea (UE),  diplomatici del Brasile, del Cile e dell’Argentina, e rappresentanti della  chiesa Cattolica, Evangelica e Metodista.
  Mentre il dialogo stava avanzando, organizzazioni sociali e indigene  realizzavano un presidio fuori dal Centro dei Congressi El Manantial, nella  località di Quillacollo, situato a 10 km dal centro della città di Cochabamba.  “I boliviani e le boliviane si ritrovano in emergenza e esigiamo che il dialogo  sia onesto per poter così pacificare il paese”, ha dicharato Fidel Surco,  presidente della Coordinadora Nazionale per il Cambiamento (Conalcam).
  Davanti ai giornalisti, il portavoce presidenziale Iván Canelas, ha spiegato  che non è nella volontà dell’Esecutivo che le organizzazioni rimangano lì.  Tuttavia, si è incaricato di evidenziare che “le decisioni che prendono i  movimenti sociali sono decisioni indipendenti dal governo e avvaloriamo la loro  reazione in difesa della democarazia, come già è capitato altre volte”.
  Il giorno di ieri non è stata una giornata di concreti passi in avanti, ma  di alcuni necessari gesti o cenni. Un esempio di ciò è stata la strana e  probabilmente involontaria coincidenza alla quale sono arrivati il Viveministro  della Decentralizzazione, Fabián Yaksic, e il viscerale oppositore di Santa  Cruz Rubén Costas. Mentre il primo si dava da fare per ottenere una “maturità  di tutti gli attori per arrivare ad un accordo”, il prefetto ha coinciso nel  pianificare che si sta “iniziando a raggiungere un grande patto sociale”. In definitiva,  si è trattato solo di una prima fase di quello che si spera sia un lungo periplo.
Fonte: Pagina 12