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VERSO LA CHIUSURA DI UN CICLO POLITICO "PROGRESSISTA" IN AMERICA LATINA?
Mininotiziario "America Latina dal Basso" a cura della Fondazione Neno Zanchetta
Aldo Zanchetta
[14/07/2008 18.00.46]



Documento senza titolo

Si ha l’ impressione che in America latina si stia chiudendo un ciclo - quello dei cambiamenti per una maggiore giustizia e attenzione alle richieste dei movimenti sociali - e  se ne stia aprendo un’ altro, quello della ripresa di iniziativa della reazione conservatrice interna ai vari paesi e del ritorno consistente dell’ ingerenza statunitense almeno nei paesi più critici. Dalla Bolivia all’ Argentina le acque interne sono molto mosse e l’ avvenire più incerto.

Reazioni interne (con) ingerenze esterne

Espressione della reazione interna sono ad es. le iniziative separatiste nell’ oriente boliviano o i gravi conflitti sociali in corso in Argentina fra governo e agrari, mentre l’ ingerenza esterna, pur continuando anche attraverso le vie più di questi ultimi anni, sta accentuando nuovamente l’ aspetto militare di cui è espressione somma la ricostituzione, dopo 50 anni, della IV flotta, quella destinata appunto a controllare i mari del sud del a partire da quelli del Caribe, cui si aggiungono consistenti segnali di preparativi per nuove base militari yankees in Colombia e in Perù che si aggiungerebbero alle altre già presenti in vari punti strategici del subcontinente. In particolare alcuni fatti sottolineano l’ aggravarsi della situazione in varie aree, come ad es. la spericolata politica interna e internazionale del presidente colombiano Uribe, forte dell’ appoggio di Washington. L’ intervento militare colombiano in Ecuador conclusosi con l’ uccisione del numero due delle Farc, Raul Reyes, mirava appunto a creare un nuovo focolaio di destabilizzazione in questa area cruciale del Sudamerica. Scongiurata almeno momentaneamente l’ internazionalizzazione di un conflitto fra Colombia, Ecuador e Venezuela, grazie a una reazione abbastanza unitaria dei paesi latinoamericani, il problema si ripresenta sotto altre vesti, in particolare la continua infiltrazione di paramilitari colombiani in Venezuela e la continua schermaglia fra i presidenti Uribe e Correa.

Alcuni temi caldi di prossima riflessione

Esamineremo la situazione colombiana nel prossimo mininotiziario, e subito dopo la preoccupante situazione politica in Argentina, poi il permanere del conflitto coi Mapuche in Cile, le gravi tensioni nell’ Amazzonia brasiliana, lo stato delle trattative per accordi commerciali  dell’ Unione europea coi paesi del Can e del Mercosur nonché dei Caraibi, intervallando questi prossimi notiziari con un bilancio del Vertice euro-latinoamericano e del contemporaneo Vertice dei popoli di Lima dello scorso maggio, della imminente VII Cumbre sociale mesoamericana, del Foro sociale americano in Guatemala ad ottobre e del Foro sociale mondiale di Belem dell’ inizio del 2008. Tutti eventi importanti per il prossimo futuro del continente.

Questo numero è invece dedicato a una riflessioni sui tre processi costituenti recenti (Venezuela e Bolivia) o in corso (Ecuador) e sulle situazioni, diverse dalle attese, che si sono create. Integriamo il nostro commento con le parole di un ponderato analista, Eduardo Gudynas[1], che ci sembra aver colto pacatamente ma decisamente i limiti di questi processi in un suo recentissimo articolo (sono suoi i pezzi
riportati in riquadro).

I processi costituenti in Venezuela, Bolivia e Ecuador

I tre paesi dove le forze "progressiste" avevano ottenuto i maggiori successi – Venezuela, Bolivia e Ecuador – vivono un momento difficile, legato in tutti e tre in qualche modo allo stesso processo che avrebbe dovuto stabilizzare i nuovi equilibri conseguiti, e cioè la promulgazione di  nuove Costituzioni.

In Bolivia la Costituzione approvata nel dicembre 2007 in una situazione di grave conflitto sociale, e certamente dopo un processo tormentato e non privo di errori da parte del Mas, ha portato alla iniziativa di tentativo separatista delle province più ricche della cosiddetta (Sante Cruz, Beni, Pando, Tarija) e il paese appare oggi spaccato e in preda a gravi tensioni sociali. In Venezuela la bocciatura referendaria della Costituzione che avrebbe dovuto sostituire quella del 1999 anche qui dopo un processo affrettato e non accortamente condotto, ha indebolito il Presidente Chavez rendendo meno brillante e incisiva la sua azione rispetto al passato, anche se non ha bloccato ma certamente rallentato il processo "bolivariano"[2]. In Ecuador, dove il processo costituente è in corso, dopo un avvio ricco di speranze si stanno ora addensando nubi preoccupanti.

Il processo costituente boliviano

Il processo costituente boliviano conteneva due peccati originali:

  • l’accettazione da parte del Mas del quorum del 75% per la approvazione dei singoli articoli nella convinzione che nella elezione per la composizione della della Costituente esso avrebbe raggiunto tale quoziente, ciò che era ottimistico pensare e che infatti non è stato
  • l’avere, nel processo elettorale della Costituente, rimesso in gioco i partiti emarginando i movimenti che invece erano stati gli attori della vittoria elettorale che aveva portato il Mas al potere e quindi sottoponendo il funzionamento ai vecchi meccanismi contrattuali.

Era inevitabile quindi che, specie su articoli critici come quello sull’ estensione delle proprietà terriere incolte per essere definite latifondo e quindi espropriabili se improduttive, tale maggioranza non si sarebbe raggiunta. Il cambio in corso d’opera dalla maggioranza qualificata a quella semplice per la approvazione dei singoli articoli non poteva far altro che generare scontri e ritardi accompagnate da  accuse di illegittimità. L’ approvazione finale del testo complessivo da sottoporre a referendum è avvenuta a dicembre 2007 in condizioni drammatiche fra scontri di piazza e deputati barricati in un collegio militare protetti dall’ esercito per il voto finale. Ma ci sono stati, oltre a errori di metodo, anche errori di contenuto. Nel corso di una ampia conferenza tenuta a Buenos Aires e ripresa da Argenpress, Mauricio Ochoa Urioste,  avvocato e presidente della Asociación Boliviana de Juristas (ABJ), ha rilevato una serie di incongruenze. Un esempio fra i molti, la vaghezza del termine "indigeno" di cui si è abusato:

Centoquindici volte viene citata la parola "indigeno" senza precisare i territori, i governi né le popolazioni indigene; distingue la giurisdizione ordinaria da quella indigena senza stabilire l’ ambito materiale o territoriale della seconda; designa i magistrati dei tribunali supremi di giustizia mediante voto popolare; privilegia gruppi etnici non definiti nello sfruttamento delle risorse naturali, l’ assemblea legislativa e l’ amministrazione di giustizia; introduce trentasei idiomi ufficiali, - fra i quali il “toronoma”, nome omonimo di un “popolo originario” isolato che abiterebbe l’ Amazzonia - ; contiene ben 418 articoli; non precisa neppure sommariamente i contenuti delle competenze dei governi autonomici, etc...

Fra le cause Ochoa Urioste individua una carenza di cultura giuridica propria nel paese, dovuta al fatto che:

Nel secolo XIX certe classi native si formarono culturalmente nella venerazione delle istituzioni europee, delle loro mode, dei loro libri, delle loro idee e Costituzioni……Alcuni esempi della anticaglia giuridica boliviana sono il Codice Civile e il Codice Penale. Ispirato dal Codice Civile Italiano de 1942, il princièpale libro di consultazione della materia è il “Código Civil, concordado, comentado y anotado” di Carlos Morales Guillén che stese con poca fortuna la dottrina scientifica dei fratelli francesi Henry e Leon Mazeaud e di Francesco Messineo, fra gli altri, in una parodia giuridica che lungi dal riflettere le fonti formali del diritto alimentano soltanto l’ immaginazione di un mondo irreale di citazioni italiane, francesi, tedesche e latine, incomprensibili dagli stessi giudici e contendenti, i quali con frequenza li utilizzano per adornare i loro scritti con "ergo"……

E ancora, ma non è il solo (ad es. ripetutamente vi accenna nei suoi testi anche l’ ex ministro dell’ industria Soliz Rada),  evidenzia il ruolo che nella stesura di alcuni contenuti hanno giocato influenti Ong occidentali. Ricordando che l’ attuale Costituzione non sarebbe stata possibile senza l’ “abbondante” e “misericordioso” finanziamento di Ong come Oxfam (Gran Bretagna), Hivos (Olanda), Danda e Ibis (Danimarca) e altre. E nota:

La presentazione di Ibis (Danimarca) dice: "L’ azione di Ibis nella regione è centrata sull’ appoggio alle organizzazioni dei popoli indigeni di Bolivia, Ecuador e Perú nei loro sforzi per il riconoscimento culturale e la difesa dei loro diritti collettivi come nazioni e popoli formanti parte di stati nazionali pluriculturali. La nuova Costituzione enfatizza con consistente peculiarità i diritti collettivi delle nazioni e dei popoli indigeni originari, fra cui si incontrano il diritto alla libera determinazione e territorialità (art. 30 n.4) e alla consultazione preventiva rispetto alle risorse naturali non rinnovabili del territorio da loro abitato (art.30 n. 15). Chi sono i veri autori della nuova Costituzione boliviana? Quali sono i propositi reali di queste e altre Ong e organismi finanziari internazionali? Nel processo costituente vi è stata partecipazione del magnate e multimilionario azionista della miniera San Critóbal, Gorge Soros? D’ altro lato è quasi indubitabile la presenza dell’ Ambasciatore venuto dai Balcani e dell’ ex presidente dell’ Ottobre Negro nella politica nazionale e nella congiuntura attuale. Mark Falcoff, consigliere di George W. Bush, vaticinò la divisione dello Stato boliviano già nel 2004. Tre anni dopo non è strano che gli statuti delle Autonomie Dipartimentali sostenuti dall’ estrema destra a santa Cruz della Sierra siano finanziati precisamente da Usaid – casualità del destino? -. Ma ciò che è deplorevole è il fatto che l’ attuale governo, soprattutto per il mal consiglio vicepresidenziale e di altri leaders, non sia capace di affrontare l’ assalto disgregatore e esistano personaggi arrivisti incaricati di mettere altra legna sul fuoco con discorsi etnocentrici ugualmente divisionisti. Il ministro Juan Ramón Quintana ha diffuso con ricchezza di particolari l’ attività di usaid in Bolivia. Ma l' imperialismo, il colonialismo e i centri del potere mondiale hanno più di una sola testa e di un solo tentacolo.

Nel caso della Bolivia la coalizione al governo, il Movimiento al Socialismo (Mas) di Evo Morales, pensò che una nuova costituzione avrebbe permesso di rifondare il paese. Ma il processo risultò rallentato, contestato e bombardato dall’ opposizione. Uno dei problemi fu che molti attori del Mas restarono irretiti dal ripetere le vecchie pratiche politiche per optare finalmente per svuotare e approvarlo comunque fosse. Si giunse così a un testo che mostra sia problemi di redazione che contenuti contraddittori. La qualità fu sacrificata alle scadenza della politica. Le conseguenze di questa decisione furono che il testo costituzionale, invece di riannodare il dialogo politico nazionale servendo come riferimento quale testo base di concetti e valori compartiti da una maggioranza ampia, si è concluso alimentando i fuochi della crisi politica e le resistenze delle diverse minoranze.

Il processo costituente in Ecuador

In Ecuador, dove il presidente Correa sta seguendo un percorso zigzagante - confermando alcune perplessità da noi già espresse - il processo di riforma costituzionale, in via di conclusione, sembrava procedere in maniera più esemplare grazie alla forte maggioranza in esso di componenti del partito di governo, l’ Alianza Pais, e la ferma guida di Alberto Acosta, l’ ex ministro dell’ economia dello stesso governo Correa e rappresentante più votato nella elezione della Costituente. Le sue dimissioni, giunte non del tutto inattese a fine giugno, causate dalla pressione presidenziale per non prolungare oltre il limite stabilito i lavori dell’ Assemblea e quindi con una compressione del dibattito sugli articoli ancora mancanti, getta preoccupanti ombre sulla prossima evoluzione della politica del paese. Gudynas osserva infatti che:

La rinunzia di Acosta mette in evidenza altre divergenze sopra le strategie dello sviluppo che dovrebbero essere seguite in Ecuador. Queste si fanno ogni giorno più evidenti per il lento ma continuo spostamento di Correa verso posizioni tradizionali, come la politica petroliera convenzionale o  l’ intensificazione degli investimenti minerari, entrambi ancorati ad una integrazione internazionale commercial dipendente. In altre parole strategie che nella loro espressione concreta si fanno sempre più simili alle politiche estrattive applicate in Perù e Colombia. Le sue risposte a coloro che dalla società civile allertano su questi problemi subito degenerano nella critica e nella squalifica, come appunto accade in Colombia e Perù.

Non possiamo non sottolineare come anche il quotato commentatore politico Kintto Lukas, già autore di un enfatico articolo sull’ accoppiata complementare Correa-Acosta, abbia ora preso le distanze[3] accusando Correa e la sua staff di mancanza di un progetto politico chiaro, di stare confondendo un processo costituente con la ricerca di un successo personale, di contraddittorietà nel difficile rapporto con la Colombia e nelle relazioni con le Forze armate, per il cattivo rapporto con il movimento indigeno, della recente svolta neoliberista in agricoltura e nell’ espansione dell’ attività mineraria e altro ancora. E’ pur vero che la fretta di Correa è legata al desiderio di sottoporre al più presto la Costituzione al giudizio popolare legittimando così ancor più la propria posizione, che ha anche aspetti positivi e scomodi (non rinnovo della concessione della base navale di Manta agli Usa, sostegno del Banco del sur……) ma gli esempi di Venezuela e Bolivia avrebbero consigliato un altro processo.

Sia in Bolivia come in Venezuela questo processo è stato contraddittorio e teso, mentre nel caso ecuadoriano, il più recente, appariva come il più ordinato e alimentava le speranze che in questo caso si potesse ottenere un testo di buona qualità e rivestito di un’ ampia legittimazione sociale. Sembra opportuno esaminare questi casi per analizzare le opzioni in Ecuador. Cominciamo dalla proposta di riforma costituzionale venezuelana, nata non da una richiesta della cittadinanza ma dall’ interesse presidenziale per poter realizzare cambiamenti più o meno specifici. Questo ha fatto sì che il processo venezuelano anziché cercare una costituzione comune a tutti sia stato interpretato come una agenda di Hugo Chavez. Questo non solo impedì di realizzare un consenso sui principi di base ma anzi accentuò le divergenze fra e . Molte persone ne colsero l’ occasione per esprimere il disaccordo con il percorso del governo Chavez senza approfondire la qualità della proposta costituzionale. Il risultato è ben noto: la riforma costituzionale fu respinta dalla cittadinanza.
Questa è una prima lezione da tenere presente nel caso ecuadoriano. Un testo costituzionale non è una piattaforma partitica né può riflettere gli interessi presidenziali, ma deve esprimere accordi condivisi dai cittadini. Questo è uno dei rischi che si corrono nella sede della Costituente, a Ciudad Alfaro, poiché il progetto potrebbe concludersi con l’ essere una espressione di una agenda governativa e la sua votazione finirebbe per essere un referendum sulla figura presidenziale. […]
E’ certo che vi sono vari analisti di ottima reputazione che difendono questo cambio nella Costituente poiché pensano che la affronta costi politici crescenti e che è necessario passare quanto prima alla campagna del alla nuova Costituzione […]. E’ possibile fare ricorso alla maggioranza di cui la coalizione di governo dispone per forzare l’ approvazione dei prossimi articoli. L’ uso delle come riflesso dell’ opinione presidenziale è stato utilizzato ad esempio nel Venezuela di Chávez o nell’ Argentina di Néstor Kirchner. In entrambi i casi sono state approvate le norme, ma si è finito per deteriorare il ruolo del potere legislativo e di proseguire i vizi della vecchia politica caudillista sotto altre sembianze. I rischi nel proseguire questo cammino per approvare un testo costituzionale sono enormi. Non solo per i problemi già indicati ma anche perché una nuova Costituzione non è un semplice decreto né una legge qualsiasi. […] Acosta sottolinea questo quando nella sua lettera di dimissioni dice che il processo costituente deve "cercare e ottenere un vero patto sociale in cui le grandi maggioranze ma anche le piccole minoranze si riconoscano e si riconcilino […] Abbiamo la necessità di un cambio del modo di fare politica, riscattandola e ripoliticizzando la società: tenendo presente in ogni momento che la democrazia è per tutti e per tutte".

Una osservazione finale

Nel momento in cui la reazione interna e esterna sembrano voler invertire il ciclo sfavorevole di questi ultimi anni, la disunione e gli errori delle forze è particolarmente preoccupante e i movimenti sociali e indigeni dovranno certamente rivedere e rafforzare le loro strategie. Un processo da seguire con attenzione.

 

America Latina dal basso è un esperimento di informazione rapida, ragionata, non esaustiva, sulla realtà dei movimenti e delle organizzazioni sociali latinoamericane. Consigli, critiche, segnalazioni sono graditi.

 


[1] Eduardo Gudynas, La renuncia de Alberto Acosta Vieja política y nueva política en la Constituyente ecuatoriana - http://alainet.org/active/25008. Gudynas è un reputato analista dell’ informazione del CLAES (Centro Latino Americano de Ecología Social) e del D3E (Desarrollo, Economía, Ecología, Equidad – América Latina).

[2] Al referendum venezuelano abbiamo dedicato l’ intero n. 38 del Mininotiziario (27.12.07)

[3] Resumen Latinoamericano n. 1067 del 25.6.2008

Ultimo aggiornamento
23.10.2012 ore 20.44
AGENDA
Le nostre iniziative
ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità

In un momento storico di attacco alle risorse della Madre Terra, le donne a vari livelli ritornano al centro della politica come nuove parole ed antiche pratiche in difesa della vita. L'acqua, oggetto di privatizzazioni e violenze, diventa un paradigma della vita svenduta agli interessi di pochi. La difesa di questo elemento diventa a sua volta la proposizione di una visione alternativa della produzione, della partecipazione, della gestione dei beni comuni.

Che richiama anche antiche ritualità, quando il femminile si fonde con il significato stesso del ciclo generatore della Natura.

ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità, che verrà presentato a Trento dal 25 al 28 ottobre 2012, fa parte di una delle attività proposte dal gemellaggio di due gruppi di ricerca teatrale: una italiana la Bottega Buffa CircoVacanti di Trento e una brasiliana la Cia Buffa de Teatro di Salvador Bahia.

Insieme a Yaku ed altre realtà trentine, per tre giorni affronterà questa tematica da diversi punti di vista - culturalu, politici, sociali- insieme a molti compagni di viaggio e con la partecipazione straordinaria di Ekedy Sinha, rappresentante del Terreiro Ilê Axé Iyá Nassô Oká–Bra.

Giovedì 25 alle ore 16.30, con ACQUA MATER, tavola rotonda presso l'Università di Lettere e Filosofia di Trento (Via Tomaso Gar, 14 ), parleremo di acqua partendo dal ruolo delle donne in tre paesi chiave: Brasile, Colombia, Mozambico, fra solidarietà, territori di conflitto e megaprogetti, come la diga di Belo Monte in Brasile.

Un confronto che vede anche noi, donne europee ed italiane, al centro di un movimento di presa di coscienza delle nostre responsabilità. A partire dalla dichiarazione delle donne del mondo, presenti al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Marsiglia.


Firenze 10+10

A dieci anni di distanza da quell'enorme spazio di discussione e dibattito aperto che fu il primo Forum Sociale Europeo, reti, gruppi e movimenti fiorentini hanno avviato un percorso inclusivo per costruire nella città un appuntamento con cui rimettere insieme legami, riflessioni e azioni intorno alla costruzione di un'Europa sociale e dei beni comuni, come risposta alla crisi economica, sociale, ambientale e di democrazia in cui siamo immersi.

Questo evento si svolgerà nell'arco di quattro giorni nel prossimo mese di novembre e vi troveranno spazio attività autorganizzate e incontri di convergenza finalizzati al lancio di azioni e campagne europee e del bacino del Mediterraneo.

Ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che vogliono contribuire a costruire e progettare insieme il percorso collettivo verso Firenze 10 + 10, alle donne e agli uomini che furono con noi protagonisti del FSE del 2002, ma anche a tutti i gruppi e i soggetti sociali che si sono affacciati sulla scena nazionale ed internazionale nel corso dei dieci anni trascorsi: insieme abbiamo davanti un altro decennio di lavoro comune. A tutti chiediamo di aderire alla costruzione di Firenze 10 + 10 portando il proprio contenuto di azione e le reti di relazioni con cui ciascuno opera, indirizzato anche all'organizzazione di eventi preparatori di avvicinamento.

E' un grande impegno che ci aspetta ma anche una sfida attraente: ricostruire uno spazio di discussione e azione in una fase in cui sui territori si manifestano gli effetti dei tanti volti della crisi, ma dove si attivano anche numerose forme di conflitto sociale e di proposta alternativa, capaci di assumere anche dimensioni di massa; lo dimostrano, ad esempio, l'affermazione al referendum del 2011 sull'acqua, la rete di opposizione alle grandi opere inutili, il diffuso contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Sul sito www.firenze1010.eu, si possono trovare tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, per conoscere luoghi e tempi degli incontri preparatori e per contribuire ai gruppi di lavoro a cui tutti possono fornire il loro apporto: programma; logistica; partecipazione e accoglienza; comunicazione; risorse.

Comitato promotore di “Firenze 10 + 10”

Contatto: info@firenze1010.eu


1 OTTOBRE ORE 13.30 CONFERENZA STAMPA / ORE 15.30 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25 Justicia y Paz en Italia

Los bienes comúnes entre conflicto y solidaridad 

Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25, el sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, secretario ejecutivo de la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz de Bogotá, estará presente en varias reuniones en el departamento  Trentino de Italia


Università estiva di Attac;

Università estiva di Attac: “Buttiamo a mare i mercanti!”

FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


SPICCHI D'ACQUA
Hidronotizie dall’Italia
No Eni? NO Party!

Da alcuni giorni sul programma del Forum sulla Cooperazione che si terrà il 1 e il 2 ottobre a Milano campeggiano gli sponsor dell’iniziativa, attesa da molti come uno spartiacque per la rinascita dell’aiuto allo sviluppo italiano. Tre società sono note a tutti: Microsoft, Banca Intesa e soprattutto Eni. 


Roma non si vende

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.


Vicenza: NO alla base militare

Vicenza i No dal Molin tagliano la rete della base, entrano nell'area facendo molte scritte sulle costruzioni e attaccando striscioni.


"Roma non si vende!"

L'ampia coalizione di associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali che ha lanciato nelle scorse settimane la campagna cittadina di informazione e mobilitazione contro la manovra di bilancio della Giunta Alemanno, ha sottolineato durante la conferenza stampa tenutasi alle 15.30 di oggi in Piazza del Campidoglio, la gravità della scelta, di responsabilità del gabinetto del sindaco Alemanno, di vietare al corteo in programma per il prossimo sabato 5 di maggio l'arrivo in Piazza del Campidoglio.


In Abruzzo si ripubblicizza!

L’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “ la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda pubblica di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale” .

 


La Radio del CSO Bruno!

http://centrosocialebruno.it/node/17680


venerdì 23 febbraio conferenza stampa a Dolomiti energia

 

Per il lancio dell’importante iniziativa di martedì 28 febbraio, ovvero l’autoconvocazione cittadina presso il Consiglio Comunale di Trento,  il Coordinamento trentino Acqua bene Comune sul tetto di Dolomiti Energia!

 


 


la val di Susa inondata di colore
Una folla di oltre 75.000 persone ha marciato da Bussoleno a Susa sabato scorso, in un pomeriggio assolato e ventoso, quasi estivo.

No alla grande Multiutility del nord

Leggiamo con preoccupazione il rapido delinearsi della grande Multiutility del nord, di cui l'integrazione di Iren e A2A, sponsorizzata da Fassino, Tabacci è il primo passo.

 


Al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua il Premio Personaggio Ambiente 2011!!!!

OJOS INQUIETOS
Sguardi sull’america latina
Terremoto Colombia

Il 30 Settembre 2012 forte scossa in Colombia fortunatamente molto profonda

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Central Hidroeléctrica Neltume en Panguipulli,

Representantes de las comunidades mapuche huilliche afectadas por el proyecto Central Hidroeléctrica Neltume que la transnacional Enel-Endesa proyecta instalar en Panguipulli, concurrirán a las embajadas de Italia y España este este Viernes 18 de Mayo a las 10:00 horas para entregar una solicitud a los respectivos Estados para que la empresa de capitales Españoles e Italianos desista de la construcción de la central hidroeléctrica

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Argentina, Cordoba: agua derecho fundamental

Reclamo por agua potable en Cañada Larga: La municipalidad de mina clavero aprovisiona  en camiones "agua no apta para el consumo humano", osea agua de pozo sin tratar , donde muchas familias la terminan consumiendo por no contar con otra opcion con los riesgos de salud que esto conlleva...

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rassegna stampa di Stop Enel 30 aprile a Roma

“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave

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Miles marchan por el Agua en Ecuador

"A mí no me diste, a mi no me diste, todo el Oro que a la China diste, luego me engañaste, luego me mentiste, con la derecha amaneciste… con las mineras amaneciste"

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MARCHA PLURINACIONAL POR EL AGUA, LA VIDA Y LA DIGNIDAD DE LOS PUEBLOS

In Ecuador dall'8 marzo, dai quattro punti cardinali del Paese: verso Quito per l'Acxqua e la vita.

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El Quimbo inundará seis municipios del Huila

Para construir la hidroeléctrica de El Quimbo, en el Huila, será necesario inundar un área mayor que el tamaño de Pereira. La obra, según sus opositores, se construirá a costa de diversas alteraciones y cambios sociales, ambientales, económicos y culturales, a seis municipios: Gigante, El Agrado, Garzón, Tesalia, Altamira y Paicol; cubriendo un total de 8.586 hectáreas que serían inundadas.

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LA TIERRA, EL AGUA Y LA RESISTENCIA

Lo que está sucediendo en América Latina en relación con los bienes comunes (agua, tierra, biodiversidad) es algo más que una sucesión de conflictos locales. Por momentos la intensidad de los enfrentamientos da la impresión de que marchamos hacia una conflagración general, que por ahora tiene expresiones locales y regionales, pero que se repiten en casi todos los países.

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INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA

l 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9.

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FINALMENTE PIOVE, MA IN TANTE CASE PALESTINESI MANCA L’ACQUA

a scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

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