Dopo Santa Cruz, teatro del referendum autonomico del 4 maggio, prosegue l’offensiva secessionista delle destre conservatrici in Bolivia che il primo giugno scorso hanno indetto altri due referendum per l’autonomia dal governo centrale in altrettante regioni dell’Oriente boliviano, i dipartimenti amazzonici del Beni e del Pando.
Senza troppe sorprese, i dirigenti regionali hanno aggiunto trionfalmente di aver ottenuto un risultato elettorale stravolgente, con oltre l’80% delle popolazioni che hanno votato per l’autonomia. Ma da troppe parti vengono testimonianze di frodi e di violenze. Nel Beni il delegato presidenziale Palmiro Soria ha spiegato che i dati offerti dalla Corte Dipartimentale Elettorale sono molto al di sotto delle aspettative dei dirigenti regionali ed ha condannato ufficialmente la presenza di un migliaio di membri della Unión Juvenil Cruceñista, gruppo d’attacco del Comitato Civico del vicino dipartimento di Santa Cruz, giunti per obbligare i cittadini contrari al referendum ad andare a votare.
A Pando l’assenteismo è stato molto forte, tanto che non si sa se il sondaggio sia valido. La rappresentante del governo, Nancy Texeira, ha confermato gli alti indici d’assenza di elettori chiamati a votare per uno statuto d’autonomia che non è stato scelto dal popolo e nemmeno dalle province. La Texe¡ra ha parlato delle numerose irregolarità e dell’arrivo di persone di altre regioni, dell’acquisto dei voti e della campagna sviluppata dalla Corte Dipartimentale Elettorale, con l’obiettivo d’influire sugli elettori. Il ministro di Governo, Alfredo Rada, ha ratificato la decisione dell’Esecutivo di non riconoscere i risultati di questi referendum, per il loro carattere illegale e perchè fomentano la divisone tra i boliviani. Resta ora il referendum a Tarija, nel sud del paese, previsto per il 22 giugno.
Da Filadelfia, Bolivia, testimonianza esclusiva di Nelson Vilca
“Perchè non si dica che le discriminazioni che esistono in Bolivia sono così differenti da quelle degli Stati Uniti, anche se le loro genti sono ben differenti, un esempio viene dalla situazione di Filadelfia (comunità contadina che si opponeva al referéndum del Pando), il primo gugno, giorno delle votazioni del referéndum autonomico del Pando.
Filadelfia è un piccolo municipio del dipartimento del Pando, e qui tutta la comunità contadina si è organizzata per non far entrare le urne elettorali nel proprio territorio, che certo non arrivavano per offrire vantaggi alla popolazione. Il 28 e 30 di maggio infatti vennero picchiati rispettivamente 14 e 4 contadini, uno dei quali è finito in ospedale a Cbija in gravi condizioni. All’ospedale dove era stato ricoverato si sono presentati rappresentanti della prefettura minacciandolo di morte
Il motivo delle agressioni è semplice: la comunità contadina non ha permesso l’ingresso delle urne elettorali. Gli aggressori appartengono al partito di Podemos, che a sua volta ha incitato altri simpatizzani a prendersela con i contadini. E alle proteste formali dei contadini, che si sono rivolti dopo le aggressioni sia alla polizia che ai magistrati della capitale Cobija, sono pervenute risposte tutt’altro che soddisfacenti.
La mancata risposta alle proteste legittime dei contadini da parte delle autorità, ha finito per scatenare la ferma opposizione di questi ultimi di fronte all’intenzione della “corte departamental” di voler entrare nel loro territorio con l’armamentario del referendum autonomico, che si è tradotto nella proclamazione di ribellione del municipio, e in una serie di blocchi alle strade che portavano alla comunità
Nonostante questo, siamo stati avvertiti che le urne elettorali stavano viaggiando attraverso il Brasile, entrando per il Perù, e aggirando così i blocchi stradali.
Il primo giugno ci siamo mobilitati, alle 4 del mattino, e abbiamo sequestrato le urne elettoriali che arrivavano dal Perù e le abbiamo bruciate alle 7, dopo aver chiamato quelli di Canale 7 che sono arrivati con le telecamere e hanno mandato in diretta le immagini.
A mezzogiorno della domenica si sono presentati attorno alla nostra comunità 13 ragazzi –probabilmente universitari, ma anche gente appartenente alla “corte departamental”– armati e pronti a sgombrare con la forza le strade dai blocchi
Certo è che, per concludere questa mia testimonianza, in tutto il municipio di Filadelfia per lo statuto economico non si è votato, anche se probabilmente gli Stati Uniti avrebbero voluto il contrario: dico questo perché so per certo che parte del denaro che è servito a sostenere la campagna pro referendum autonomico è arrivato dall’Ambasciata statunitense.
Il Pando, e in particolare la capitale Cobija, è sempre stato un posto dove in media venivano assassinate 4-6 persone al giorno per i traffici di droga e di legno pregiato proveniente dal Brasile che passano da lì. Una zona “libera dalle domande”, grazie alla gestione del prefetto del Pando Leopoldo Fernández. E perché questa pentola di interessi potesse rimanere ben chiusa, era necessaria l’autonomia. Ed era così importante, questa vittoria, che una “mano amica” ha fatto sparire i tanti voti contrari e nulli. Così come è cosa nota che successe in Santa Cruz. In entrambi i casi abbiamo a che fare con gente che vuole contrastare il progetto socialista di Evo Morales in favore del neoliberalismo. Per essere più chiari, sto parlando di sicari che vengono dal Brasile e che, senza mezzi termini, obbligano la gente a scegliere se votare o mangiare piombo. E la Gioventù Cruceñista, i ragazzetti del Comitè Civico di Santa Cruz, a Cobija sono arrivati tra i 150 e i 175. proprio in quesi giorni è stata infatti dato alle fiamme anche l’ufficio della INRA, l’Istituto
Nazionale per la Riforma Agraria: loro hanno sostenuto che non erano soddisfatti dei lavori fatti dalla INRA per bonificare alcune zone amazzoniche, ma possiamo dedurre che è stato un atto intimidatorio per i processi che la INRA sta portando avanti in tema di redistribuzione delle terre, in particolare della zona dell’Alto Parapetì, in gran parte in mano ad alcuni potentati “Yanqui” (yankee).
Questi ragazzetti crucenisti dopo qualche tempo se ne sono andati dal Pando, ma sono rimasti quelli alle dipedenze di Mauro Vázquez e di Adversa Humeres. Sono due narcotrafficanti che hanno parecchi sicari ai propri ordini e che possono facilmente vendicarsi dei contadini che non hanno voluto votare per l’autonomia. Ma loro vogliono prima essere pagati, e parecchio, e per questo ci sono i soldi dell’ambasciata statunitense, ma prima ancora serve il benestare del padrino: il prefetto del Pando Leopoldo Fernández (detto el cacique).