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IN TEMPI IMMEMORABILI
Francesca Caprini
[28/01/2009 15.17.21]



Documento senza titolo

“En tiempos inmemoriales se erigieron montañas, se desplazaron ríos, se formaron lagos. […]Poblamos esta sagrada Madre Tierra con rostros diferentes, y comprendimos desde entonces la pluralidad vigente de todas las cosas y nuestra diversidad como seres y culturas. Así conformamos nuestros pueblos, y jamás comprendimos el racismo hasta que lo sufrimos desde los funestos tiempos de la colonia”.(1)

E’ un brano del cosiddetto preambolo alla nuova Costituzione statale della Bolivia che votata attraverso referendum popolare il 25 gennaio 2009: un evento epocale per il Paese andino, che ha portato circa 4 milioni di aventi diritto – su una popolazione di 8, per il 60 % indigena – andare a votare una Costituzione che parla di 36 “nazioni indigene”, di autonomie regionali e culturali, di acqua come bene comune e diritto umano ed ambientale, di cosmovisione delle popolazioni originarie. Un preambolo – cosa che mancava negli altri testi costituzionali boliviani: né nella Constitucion Política del Estado del ‘38, nè in quella del ‘67, si era sentita l’esigenza di un’introduzione che ne raccogliesse le linee guida e lo spirito -  in cui si parla di Madre Terra, di colonialismo, di razzismo. Praticamente, la storia della Bolivia. La nuova Costituzione della Bolivia potrebbe essere vista come la meta raggiunta di un decennio di lotte civili di difesa dei beni comuni e per l’autodeterminazione del popolo boliviano, che idealmente comincia con la Guerra dell’Acqua di Cochabamba, nell’aprile del 2000, e che prosegue attraverso tappe storiche fondamentali fra cui la Guerra del Gas del 2003, le guerre della coca nel decennio dei ’90 e oltre, le marce indigene per la terra, l’elezione del primo presidente indigeno, l’aymara Evo Morales, nel gennaio del 2006. La caratteristica comune di questo cammino verso la democrazia – costellato da dittature militari e colpi di stato - si può riassumere con le parole di uno dei suoi più insigni rappresentanti, il sindacalista e portavoce della Coordinadora del Agua y la Vida[il coordinamento cittadino nato all’indomani della Guerra dell’Acqua], Oscar Olivera: “con la Guerra dell’Acqua, il popolo boliviano ha recuperato la parola e perso la paura”.

In effetti, la capacità organizzativa che dimostra la popolazione boliviana nelle giornate dell’aprile del 2000, quando in difesa dell’acqua pubblica si mobilita e riesce a far rescindere il contratto con la multinazionale statunitense Bechtel, è riconosciuta come uno straordinario laboratorio politico. Raquel Gutierrez, storica ed economista messicana, incontrata alcuni mesi fa a Cochabamba, spiegava: “ Due cose fondamentali vennero fatte nell’aprile del 2000: da una parte si cominciò ad opporsi al potere delle multinazionali che dall’avvento del neoliberalismo, negli anni ’80, si erano impadronite dei beni comuni della popolazione. Dall’altra, organizzandosi nella Coordinadora, la gente si riappropriò della capacità di intervenire direttamente in tutto quello che era la cosa pubblica. Questo fu come una torcia che venne accesa, e che venne poi portata avanti negli Altipiani e nella città di El Alto, verso il recupero del saqueado (di quello che era stato rubato)”.

La riappropriazione dei beni – la terra, le risorse del sottosuolo, l'acqua – e della loro gestione, è stata una delle bandiere della grande onda rivoluzionaria dei movimenti sociali boliviani. In tutte  le "guerre" citate infatti,  il controllo sociale dal basso prendeva il sopravvento su quello legale – ma illegittimo – dello Stato vigente: le dittature militari dei vari presidenti Hugo Banzer, Sanchez de Lozada, Carlos Mesa. Lottava per la difesa di diritti inalienabili, quali l'accesso all' acqua o allo sfruttamento del proprio gas, di cui la poverissima popolazione boliviana non aveva mai potuto beneficiare, pur possedendo un bacino idrocarburifero di immense dimensioni (lo 0,4 % di quello mondiale, secondo solo a quello del Venezuela). Lo sforzo della gente "sencilla e trabajadora" (semplice e lavoratrice), convogliata nei movimenti indigeni, operai, contadini, studenteschi, aveva non solo come obiettivi il recupero della sovranità popolare e il superamento del modello neoliberale, ma, più in profondità, l'elaborazione e l'attuazione di un nuovo sistema di relazioni sociali. Di un nuovo "ordine". Una speranza non solo della gente boliviana, ma di parte del mondo che assisteva ai fatti col fiato sospeso.

Le richieste della popolazione boliviana fin dal 2000 erano state l’accesso all'acqua pubblica, l'Assemblea Costituente e la nazionalizzazione degli idrocarburi. Evo Morales, quando fu eletto, fece proprie queste rivendicazioni, promettendone la realizzazione. Che si è rivelata con luci ed ombre.  “Quando Morales ricevette la sua carica come massimo dirigente indigeno sulle rovine di Tiwanacu, sul lago Titicaca, un sentimento di orgoglio inondò i cuori di migliaia di donne e uomini della campagna e della città”, racconta Boris Rios della Fundacion Abrìl (fondazione boliviana che si occupa di cooperazione internazionale), in Italia per un ciclo di conferenze. “Tutta l’ondata delle mobilitazioni ebbe il suo corso tra gli anni 2000 e 2005. Le elezioni del dicembre del 2005, dalle quali Evo Morales uscì vincitore con il 54%, furono esse stesse conseguenza di questa forza creatrice. In tutto questo, confondere il processo che ha vissuto e sta vivendo la Bolivia, con il governo, è sbagliato. Di fatto il governo ha commesso gravi errori, il primo fra i quali il cooptamento dei movimenti sociali all’interno del governo, che hanno permesso alla destra di risollevarsi e rafforzarsi”.  E ancora, Oscar Olivera in un’intervista dell’estate scorsa, avvertiva: “E’ da trent’anni che partecipo alle lotte sociali come dirigente sindacalista, come operaio, come portavoce dei movimenti sociali. Ma mai ho visto una situazione di tale confusione, con i movimenti sociali ignorati, dimenticati, disprezzati”.

Una delle conseguenze letali del rafforzamento dei partiti oppositori al governo Morales è stata la spinta secessionista delle cinque regioni ricche e a maggioranza bianca della Bolivia, che dall’avvento della presidenza di Evo Morales avevano cominciato una violenta campagna denigratoria nei confronti del nuovo presidente e della sua politica di redistribuzione delle ricchezze.

Il triste emblema di questa epoca di scontri fratricide, è il “masacre de El Porvenir”. L’11 settembre 2008 una banda di paramilitari agli ordini del prefetto della regione del Pando, Leopoldo Fernandez – che assiema alle regioni di Santa Cruz, Tarija, Chuquisaca e Beni  pretendevano l’autonomia dal governo centrale – ha teso un’imboscata ad una colonna di contadini. I morti accertati sono stati subito 30, oltre 100 sono rimasti dispersi per settimane. Fra loro, donne e bambini.
Una strage senza precedenti, nonostante la storia della Bolivia parli di migliaia di morti in scontri civili e con l’esercito. Non solo per la brutalità, ma anche perché ad uccidere i contadini del Pando c’erano altri boliviani: giovani esaltati, caricati da mesi di campagne razziste dove si tornava a dire, come nel secolo passato, “morte agli indios”, e inquadrati in un supposto esercito parallelo, la Union Juvenil.  Le fazioni avverse al presidente aymara tornavano a sbandierare la propria supposta superiorità razziale di cambas – i bianchi delle terre d’Oriente, discendenti dei conquistadores  – rispetto ai kollas, indigeni degli altipiani andini. Lo stesso rapporto finale dell’ UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane) del 27 novembre scorso, parla de El Porvenir come una “serie di vere esecuzioni sommarie ed extragiudiziali, che rispondevano ad un preciso piano destabilizzatore e criminale”.

Dunque, se da una parte la Bolivia diventa simbolo della rivendicazione popolare per la gestione dei beni comuni e contro il sistema economico neoliberale, dall’altra la sua popolazione – a maggioranza contadina ed originaria -  incarna a caro prezzo quel rinascimento indigeno che l’America latina vive dall’inizio di questo secolo.

Ultimo aggiornamento
23.10.2012 ore 20.44
AGENDA
Le nostre iniziative
ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità

In un momento storico di attacco alle risorse della Madre Terra, le donne a vari livelli ritornano al centro della politica come nuove parole ed antiche pratiche in difesa della vita. L'acqua, oggetto di privatizzazioni e violenze, diventa un paradigma della vita svenduta agli interessi di pochi. La difesa di questo elemento diventa a sua volta la proposizione di una visione alternativa della produzione, della partecipazione, della gestione dei beni comuni.

Che richiama anche antiche ritualità, quando il femminile si fonde con il significato stesso del ciclo generatore della Natura.

ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità, che verrà presentato a Trento dal 25 al 28 ottobre 2012, fa parte di una delle attività proposte dal gemellaggio di due gruppi di ricerca teatrale: una italiana la Bottega Buffa CircoVacanti di Trento e una brasiliana la Cia Buffa de Teatro di Salvador Bahia.

Insieme a Yaku ed altre realtà trentine, per tre giorni affronterà questa tematica da diversi punti di vista - culturalu, politici, sociali- insieme a molti compagni di viaggio e con la partecipazione straordinaria di Ekedy Sinha, rappresentante del Terreiro Ilê Axé Iyá Nassô Oká–Bra.

Giovedì 25 alle ore 16.30, con ACQUA MATER, tavola rotonda presso l'Università di Lettere e Filosofia di Trento (Via Tomaso Gar, 14 ), parleremo di acqua partendo dal ruolo delle donne in tre paesi chiave: Brasile, Colombia, Mozambico, fra solidarietà, territori di conflitto e megaprogetti, come la diga di Belo Monte in Brasile.

Un confronto che vede anche noi, donne europee ed italiane, al centro di un movimento di presa di coscienza delle nostre responsabilità. A partire dalla dichiarazione delle donne del mondo, presenti al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Marsiglia.


Firenze 10+10

A dieci anni di distanza da quell'enorme spazio di discussione e dibattito aperto che fu il primo Forum Sociale Europeo, reti, gruppi e movimenti fiorentini hanno avviato un percorso inclusivo per costruire nella città un appuntamento con cui rimettere insieme legami, riflessioni e azioni intorno alla costruzione di un'Europa sociale e dei beni comuni, come risposta alla crisi economica, sociale, ambientale e di democrazia in cui siamo immersi.

Questo evento si svolgerà nell'arco di quattro giorni nel prossimo mese di novembre e vi troveranno spazio attività autorganizzate e incontri di convergenza finalizzati al lancio di azioni e campagne europee e del bacino del Mediterraneo.

Ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che vogliono contribuire a costruire e progettare insieme il percorso collettivo verso Firenze 10 + 10, alle donne e agli uomini che furono con noi protagonisti del FSE del 2002, ma anche a tutti i gruppi e i soggetti sociali che si sono affacciati sulla scena nazionale ed internazionale nel corso dei dieci anni trascorsi: insieme abbiamo davanti un altro decennio di lavoro comune. A tutti chiediamo di aderire alla costruzione di Firenze 10 + 10 portando il proprio contenuto di azione e le reti di relazioni con cui ciascuno opera, indirizzato anche all'organizzazione di eventi preparatori di avvicinamento.

E' un grande impegno che ci aspetta ma anche una sfida attraente: ricostruire uno spazio di discussione e azione in una fase in cui sui territori si manifestano gli effetti dei tanti volti della crisi, ma dove si attivano anche numerose forme di conflitto sociale e di proposta alternativa, capaci di assumere anche dimensioni di massa; lo dimostrano, ad esempio, l'affermazione al referendum del 2011 sull'acqua, la rete di opposizione alle grandi opere inutili, il diffuso contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Sul sito www.firenze1010.eu, si possono trovare tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, per conoscere luoghi e tempi degli incontri preparatori e per contribuire ai gruppi di lavoro a cui tutti possono fornire il loro apporto: programma; logistica; partecipazione e accoglienza; comunicazione; risorse.

Comitato promotore di “Firenze 10 + 10”

Contatto: info@firenze1010.eu


1 OTTOBRE ORE 13.30 CONFERENZA STAMPA / ORE 15.30 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25 Justicia y Paz en Italia

Los bienes comúnes entre conflicto y solidaridad 

Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25, el sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, secretario ejecutivo de la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz de Bogotá, estará presente en varias reuniones en el departamento  Trentino de Italia


Università estiva di Attac;

Università estiva di Attac: “Buttiamo a mare i mercanti!”

FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


SPICCHI D'ACQUA
Hidronotizie dall’Italia
No Eni? NO Party!

Da alcuni giorni sul programma del Forum sulla Cooperazione che si terrà il 1 e il 2 ottobre a Milano campeggiano gli sponsor dell’iniziativa, attesa da molti come uno spartiacque per la rinascita dell’aiuto allo sviluppo italiano. Tre società sono note a tutti: Microsoft, Banca Intesa e soprattutto Eni. 


Roma non si vende

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.


Vicenza: NO alla base militare

Vicenza i No dal Molin tagliano la rete della base, entrano nell'area facendo molte scritte sulle costruzioni e attaccando striscioni.


"Roma non si vende!"

L'ampia coalizione di associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali che ha lanciato nelle scorse settimane la campagna cittadina di informazione e mobilitazione contro la manovra di bilancio della Giunta Alemanno, ha sottolineato durante la conferenza stampa tenutasi alle 15.30 di oggi in Piazza del Campidoglio, la gravità della scelta, di responsabilità del gabinetto del sindaco Alemanno, di vietare al corteo in programma per il prossimo sabato 5 di maggio l'arrivo in Piazza del Campidoglio.


In Abruzzo si ripubblicizza!

L’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “ la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda pubblica di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale” .

 


La Radio del CSO Bruno!

http://centrosocialebruno.it/node/17680


venerdì 23 febbraio conferenza stampa a Dolomiti energia

 

Per il lancio dell’importante iniziativa di martedì 28 febbraio, ovvero l’autoconvocazione cittadina presso il Consiglio Comunale di Trento,  il Coordinamento trentino Acqua bene Comune sul tetto di Dolomiti Energia!

 


 


la val di Susa inondata di colore
Una folla di oltre 75.000 persone ha marciato da Bussoleno a Susa sabato scorso, in un pomeriggio assolato e ventoso, quasi estivo.

No alla grande Multiutility del nord

Leggiamo con preoccupazione il rapido delinearsi della grande Multiutility del nord, di cui l'integrazione di Iren e A2A, sponsorizzata da Fassino, Tabacci è il primo passo.

 


Al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua il Premio Personaggio Ambiente 2011!!!!

OJOS INQUIETOS
Sguardi sull’america latina
Terremoto Colombia

Il 30 Settembre 2012 forte scossa in Colombia fortunatamente molto profonda

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Central Hidroeléctrica Neltume en Panguipulli,

Representantes de las comunidades mapuche huilliche afectadas por el proyecto Central Hidroeléctrica Neltume que la transnacional Enel-Endesa proyecta instalar en Panguipulli, concurrirán a las embajadas de Italia y España este este Viernes 18 de Mayo a las 10:00 horas para entregar una solicitud a los respectivos Estados para que la empresa de capitales Españoles e Italianos desista de la construcción de la central hidroeléctrica

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Argentina, Cordoba: agua derecho fundamental

Reclamo por agua potable en Cañada Larga: La municipalidad de mina clavero aprovisiona  en camiones "agua no apta para el consumo humano", osea agua de pozo sin tratar , donde muchas familias la terminan consumiendo por no contar con otra opcion con los riesgos de salud que esto conlleva...

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rassegna stampa di Stop Enel 30 aprile a Roma

“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave

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Miles marchan por el Agua en Ecuador

"A mí no me diste, a mi no me diste, todo el Oro que a la China diste, luego me engañaste, luego me mentiste, con la derecha amaneciste… con las mineras amaneciste"

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MARCHA PLURINACIONAL POR EL AGUA, LA VIDA Y LA DIGNIDAD DE LOS PUEBLOS

In Ecuador dall'8 marzo, dai quattro punti cardinali del Paese: verso Quito per l'Acxqua e la vita.

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El Quimbo inundará seis municipios del Huila

Para construir la hidroeléctrica de El Quimbo, en el Huila, será necesario inundar un área mayor que el tamaño de Pereira. La obra, según sus opositores, se construirá a costa de diversas alteraciones y cambios sociales, ambientales, económicos y culturales, a seis municipios: Gigante, El Agrado, Garzón, Tesalia, Altamira y Paicol; cubriendo un total de 8.586 hectáreas que serían inundadas.

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LA TIERRA, EL AGUA Y LA RESISTENCIA

Lo que está sucediendo en América Latina en relación con los bienes comunes (agua, tierra, biodiversidad) es algo más que una sucesión de conflictos locales. Por momentos la intensidad de los enfrentamientos da la impresión de que marchamos hacia una conflagración general, que por ahora tiene expresiones locales y regionales, pero que se repiten en casi todos los países.

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INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA

l 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9.

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FINALMENTE PIOVE, MA IN TANTE CASE PALESTINESI MANCA L’ACQUA

a scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

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