1) E’ vero o non è vero che negli Stati Uniti l’EPA (Environmental Protection Agency) ha ufficialmente chiesto ai colossi 3M, Du Pont, Arkema, Asahi, Ciba, Clariant, Daikin, Solvay Solexis di sospendere progressivamente la produzione e l'utilizzo del PFOA (acido perfluoroctanico) e di eliminarlo entro il 2015? Prescrizione che la Du Pont ha notevolmente anticipato. Secondo quanto accertato dalle autorità ambientali americane, questo prodotto usato anche da Solvay a Spinetta Marengo per la realizzazione del teflon e utilizzato in molti settori, lascia tracce nel sangue umano. Per inalazione e ingestione. Le ricerche della 3M avevano evidenziato che l'esposizione continuata a questa sostanza tossica e cancerogena puo' provocare danni al sistema riproduttivo e al fegato dei topi utilizzati come cavie. L'EPA ha trovato questi residui anche in molte persone, e non solamente nelle cavie di laboratorio. Secondo uno studio divulgato dal WWF e da Greenpeace, il PFOA è stato individuato nei cordoni ombelicali e nel sangue delle donne incinte. Il teflon, prodotto tramite il pfoa a Spinetta Marengo dalla Solvay, viene ad esempio utilizzato nelle pellicole delle padelle antiaderenti. Secondo Du Pont ovviamente le pentole e i prodotti in generale fatti con i propri materiali (tessuti da abbigliamento e arredamento, componenti di farmaci, schiume antincendio, lubrificanti, adesivi, cosmetici, insetticidi, rivestimenti per tappeti e mobilio) sono sicuri e, casualmente, non sarebbero stati accertati danni per l'uomo. Peccato che l’Epa ha diffuso il parere del suo Comitato scientifico consultivo, che sta conducendo una revisione sulla sicurezza del Teflon, che ha concluso che esso è probabilmente cancerogeno anche per gli esseri umani. Peccato che sempre la Du Pont abbia sborsato centinaia di milioni di dollari per patteggiare delle controversie legali sorte a causa dei residui del PFOA ritrovati nelle faglie acquifere e per aver taciuto informazioni importanti. Nel 2005 la Du Pont ha sborsato oltre 85 milioni di dollari agli abitanti della West Virginia e dell'Ohio che le avevano intentato causa dopo aver trovato residui di PFOA nell'impianto idrico dal quale si attingevano acqua potabile, in modo da chiudere la controversia legale. Alla fine del 2005 sempre la Du Pont ha patteggiato una causa intentatagli dall'EPA per aver taciuto informazioni importanti sui rischi provocati dal PFOA e sui residui dell'acido ritrovato nelle faglie acquifere; costo del patteggiamento: 16,5 milioni di dollari. In Italia, l’associazione dei consumatori Codacons ha chiesto al ministro della Salute di intervenire per tutelare la salute dei cittadini, procedendo al sequestro di 150 milioni di pentole di Teflon.
2) E’ vero o non è vero che nell'ambito del progetto europeo denominato «Perforce 2006» è stata condotta da Irsa Istituto di ricerca sulle acque una campagna di misura di perfluoroderivati nelle acque e sedimenti di alcuni fiumi europei? Da tale studio CNR è emerso che la concentrazione più elevata di tali composti tra i maggiori fiumi europei è stata riscontrata nel fiume Po, alla chiusura di bacino a Pontelagoscuro (FE) (200 ng/l). Successivamente il Joint Research Centre, di Ispra (VA) ha verificato i livelli di pfc nel Po e dei sui principali affluenti; tutti gli affluenti hanno mostrato valori di pfoa compatibili con una contaminazione diffusa (1-20 ng/l) ad eccezione del fiume Tanaro (1270 ng/l). Nel 2008 lo stesso, ha condotto una campagna di verifica ed approfondimento specificamente dedicata alle zone che presentavano livelli di pcf maggiori. In particolare sono state analizzate le acque del fiume Bormida, dove scarica la Solvay, nelle quali sono stati rilevati picchi di concentrazione fino 1.500 ng/l. La sostanza riscontrata in maggiori concentrazioni è il pfoa. Il quale, attenzione, è già presente nelle falde acquifere! Perché fino ad allora l’ARPA non aveva fatto queste analisi sugli scarichi Solvay, non potendo non sapere il dibattito scientifico in corso da anni?
3) E’ vero o non è vero che l’ Istituto di ricerca sulle acque, Irsa, ha valutato l’inidoneità dell'uso dell'acqua di questi fiumi come fonte di approvvigionamento idropotabile? Che per quanto riguarda il rischio di consumo di prodotti ittici, a causa della bioaccumulabilità di tali composti, sarebbe necessario svolgere indagini appropriate per valutare le concentrazioni di pfoa nelle specie mangerecce del Po perché il rischio per la salute umana, come riporta il parere dell'Iss, Istituto superiore della sanità, non può assolutamente essere escluso? Soprattutto nel caso di friggitura.
4) E’ vero o non è vero che non solo i lavoratori, anche gli abitanti della Fraschetta sono esposti ai danni del PFOA? Infatti, presso la Fondazione Maugeri di Pavia (professor Minoia, dottoressa Sottani) risultano allarmanti referti di esami ematici per il PFOA addirittura per una dipendente non esposta a lavorazioni che prevedono l’utilizzo della sostanza.
5) E’ vero o non è vero che il Ministero dell’ambiente (sottosegretario Roberto Meina) in Parlamento ha sottoscritto che tali sostanze, per la loro pericolosità, sono oggetto di misure a livello europeo per una progressiva riduzione e ritiro dal mercato? Già ora esse, pur nella disattenzione italiana della direttiva acque 2000/60/CE, poiché possono causare effetti endocrini, rientrano nelle famiglie incluse nell' allegato 8 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e di conseguenza devono essere incluse nei piani di monitoraggio. Si lamentano così l’assenza di monitoraggi e piani di tutela secondo i criteri legislativi, nonché l’inerzia delle amministrazioni locali, e si reclama la necessità di maggiore ricerca scientifica e di interventi.
6) Se tutto ciò e vero, come è vero, come può l’Arpa affermare che non è preoccupata? Come dire: lavorate, bevete e mangiate tranquillamente? Oppure: il PFOA che avete nel sangue fa bene all’organismo? Si ritiene l’Arpa più competente e autorevole dell’EPA? Non dovrebbe invece l’ARPA chiedere alle autorità amministrative e giudiziarie, non dico di vietare gli scarichi e le produzioni, come sembra preannunciare il sottosegretario, ma chiedere almeno di vietare da subito la pesca in Tanaro e Bormida, oltre che l’approvvigionamento per uso potabile?
Al Presidente della Solvay Solexis chiediamo di rispondere pubblicamente a queste domande.
1) E’ vero o non è vero che l’azienda è sempre stata consapevole dei rischi delle sostanze, al punto da sottoporre tutti gli anni i dipendenti a analisi ematiche atte a quantificare il PFOA presente nel sangue (Medizinisches Labor Bremen, Fondazione Maugeri)? In merito può riferire il dottor Casalino del servizio sanitario dello stabilimento.
2) E’ vero o non è vero che la Solvay solo da Dyneon e Miteni è fornita con 8 tonnellate all’anno di PFOA in soluzione 20%? Quante tonnellate sono immesse in atmosfera, ad esempio dal camino dell’impianto di Polimerizzazione? Perché in azienda non esiste un sistema di monitoraggio ambientale del PFOA a differenza di altre sostanze considerate pericolose? Quanto può essere accidentalmente versato in fogna civile? Nei laboratori i campioni della sostanza vengono abitualmente versati nei lavandini allacciati alla rete civile?
3) E’ vero o non è vero che la Solvay è stata accusata negli esposti alla Procura di Alessandria di precisi attentati all’ambiente e alla salute? E che alcuni dipendenti sono stati licenziati dopo le loro denunce?
4) Come intende sostituire le sostanze contestate, di cui lo stesso Ministero dell’ambiente prevede la riduzione e la scomparsa, ovvero eliminarle dagli scarichi nei fiumi? Considerando che il reparto Polimerizzazione Algoflon usa il tensioattivo PFOA acido perfluoroottanoicotramite la polimerizzazione in emulsione del fluoropolimero tetrafluoroetilene monomero TFEM per produrre il PTFE (nelle denominazioni commerciali: Teflon, Fluon, Algoflon, Hostaflon), e che i reparti Algoflon 2, DF, D60, Ricerca si occupano del post-trattamento del PTEF.
5) Come intende affrontare queste problematiche, per i risvolti produttivi e occupazionali, con i Sindacati? Considerato che il PFOA non è un additivo qualunque, come affermato dal responsabile comunicazione aziendale Fabio Lovelli, bensì è fondamentale per la quasi totalità del ciclo produttivo dello stabilimento. Considerato altresì che non è in atto nessuna bonifica a monte dell’immenso inquinamento di cromo esavalente cancerogeno della Solvay, come dovrebbero sapere Nicola De Ruggero e Lino Rava, rispettivamente assessori all’Ambiente di Regione e Provincia.
P.S. Queste domande sono state trasmesse alla Procura della Repubblica di Alessandria, alla quale Arpa e Solvay dovrebbero rispondere.