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COLOMBIA: MOBILITAZIONE INDIGENA IN TUTTO IL PAESE
Simone Bruno
[24/10/2008 15.03.34]



Documento senza titolo

Il castello costruito sulla bolla della popolarità del presidente Uribe sembra iniziare a sgretolarsi. Mai nei sei anni della sua presidenza c’erano state proteste tanto forti, né per durata, né per intensità, né per la partecipazione. L’immagine presidenziale, costruita sulla retorica belligerante, ha nascosto i temi socali dietro il «sacrifico per vincere la guerra contro i terroristi». Però oggi i problemi della vita reale dei colombiano stanno esplodendo, aggravati da una crisi economica che colpisce duramente tutto il paese.

Dal 12 ottobre, che la retorica occidentale indica come il giorno in cui l’America fu scoperta, la protesta indigenza si è aggiunta a quella di vari settori sociali. La magistratura ha concluso pochi giorni fa uno sciopero di 43 giorni, un fatto senza precedenti; i tagliatori di canna da zucchero della regione della Valle del Cauca da più di un mese occupano le raffinerie e chiedono dignità e la contrattazione diretta per avere un salario giusto: i trasportatori hanno scioperato fino a pochi giorni fa. Gli studenti preparano la protesta per il 23 ottobre.

Il 12 è iniziata la Minga dei popoli indigeni, per ricordare 516 anni di resistenza. Le mobilitazioni si sono avviate in tutto il paese e sono diventate un catalizzatore della protesta, raccogliendo appoggio morale e materiale sia dalla Colombia che dal resto del mondo. Alla Minga si sono aggiunti la Centrale unitaria dei lavoratori [Cut], la più grande del paese, il sindacato dei giudici, i tagliatori di canna, studenti e insegnanti, contadini e molti altri ancora. Una volta di più i popoli indigeni colombiani, 102 contando anche quelli non ufficialmente riconosciuti tali, stanno dimostrando di essere la coscienza e la forza morale di un paese che ha dimenticato come lottare per i propri diritti, ubriacato dalla retorica presidenziale. Non è un risultato casuale, gli indigeni colombiani e i Nasa soprattutto, hanno tessuto relazioni con altri settori sociali ormai da anni, con l’intento di trovare punti comuni minimi sui quali costruire una serie di azioni comuni per cercare di aggirare le divisioni storiche tra i settori sociali colombiani.

In vari dipartimenti del paese [Guajira, Cordoba, Sucre, Atlantico, Chocò, Norte de Santander, Risaralda, Caldas, Quindìo, Valle del Cauca, Tolima, Huila, Casanare, Meta e Boyacà] migliaia di indigeni sono ancora mobilitati e chiedono al governo di rispondere su cinque punti fondamentali che, come dicono loro, ne contengono molti altri. Una delle ragioni della protesta è il numero di omicidi di indigeni che è aumentato molto nelle ultime settimane. Secondo la Organizzazione nazionale indigena della Colombia [Onic], «negli ultimi sei anni sono stati assassinati 1253 indigeni in tutto il paese, ogni 53 ore un indigeno viene assassinato e almeno 54 mila indigeni sono stati espulsi dai propri territori». Solo negli ultimi quindici giorni, sono stati uccisi 19 indigeni.

Un’altra ragione è che lo stato non ha mantenuto gli accordi firmati con le comunità. Un esempio rappresentativo è quello del popolo Nasa. Il 21 dicembre 1991, 20 indigeni, compresi donne e bambini, furono massacrati con la complicità della forza pubblica nel massacro del Nilo. Lo stato era responsabile di questo massacro e lo ha riconosciuto a livello internazionale e si era impegnato a rispettare le raccomandazioni della Commissione interamericana per i diritti umani [Cidh] in materia di giustizia e risarcimenti individuali e collettivi. Il presidente Ernesto Samper in persona chiese pubblicamente scusa a nome dello stato colombiano alle vittime di quel massacro, ai loro familiari e al popolo Nasa. Fino a oggi, però, gli accordi non sono stati rispettati, anzi, l’attuale governo si era impegnato, il 13 settembre 2005, con un ultimo accordo, a completare quanto previsto dagli accordi nel giro di due anni. Finora però non è stato rispettato l’impegno di restituire ai Nasa 15 mila ettari delle loro terre.

Gli indigeni si oppongono anche a una serie di leggi come lo Statuto rurale, il Codice delle miniere, la Legge sulle acque, la Legge forestale, tutte promosse dal governo di Uribe, che «scelgono di favorire gli interessi economici e contribuiscono alla spoliazione territoriale», secondo la Onic. Queste leggi sono contrarie all’articolo 120 della Costituzione colombiana del 1991 che dice che «lo sfruttamento delle risorse naturali nei territori indigeni da parte dello stato si farà senza danneggiare l’integrità culturale, sociale ed economica degli stessi e ugualmente sarà soggetto a informazione preliminare e alla consultazione preliminare delle comunità indigene interessate».

Negli ultimi sei anni, secondo la Onic, 53885 indigeni sono stati costretti a lasciare le proprie terre e oggi 18 popoli indigeni colombiani corrono il rischio di scomparire perché sono rimasti con meno di 200 componenti e 10 ne hanno meno di 100. Come ripetono, «un indigeno senza terra, è un indigeno morto». Questo diritto alla terra e alla vita è contemplato nella Dichiarazione delle Nazioni unite sui diritti dei popoli indigeni, approvata nel settembre 2007, firmata da tutti i paesi latinoamericani tranne la Colombia. Oggi gli indigeni si mobilitano anche perché il paese la approvi.

I comunicati della Onic riferiscono che a Tolima, circa 2 mila indigeni Pijos e Nasa marciano pacificamente tra El Guamo e El Espinal, così come fanno 400 indigeni Embera Chami verso Armenia, capoluogo del Quindìo. A Caldas, la concentrazione avviene nel municipio di Riosucio, mentre nel Chocò gli indigeni continuano l’occupazione pacifica degli uffici della Defensoria del pueblo a Quibdò. Nella sede della Defensoria ci sono più di 300 indigeni Embera Dovida e Katios, che lavorano a formare commissioni regionali su temi come la salute, l’educazione e la sicurezza alimentare. Fuori dall’edificio, un gruppo altrettanto numeroso di persone appoggia l’occupazione pacifica.

Nella Valle del Cauca, sulla strada che congiunge Palmira a Popayan, la Florida e Pradera, ci sono più di mille indigeni Embera Chami, Eperaras Saipidaras e Wannan. In Guajira, nonostante l’inverno e i disastri in molte zone rurali, i Wayùu si mobilitano sulla strada per il capoluogo del diparimento. I marciatori, fin da venerdì, «purificano» il territorio con canti, danze e cerimonie; saranno ricevuti da indigeni Wiwas, da studenti indigeni e da altri settori sociali. Il punto di incontro previsto è l’università di Guajira. A Cordoba, migliaia di indigeni Zenù ed Embera Katios si sono uniti alla protesta. In totale, si calcola che almeno 40 mila indigeni sono scesi in strada e nei municipi per unirsi alla Minga nazionale di resistenza indigena.

Gli scontri più duri ci sono stati nella località La Maria-Piendamò, nel Cauca, dove 20 mila indigeni Guambiana, Nasa, Yanacona, Totorò, Cononuco ed Eperara-Saipirara hanno occupato la Panamericana tra Cali e Popayan, per richiamare l’attenzione nazionale sulla protesta. Lo stato ha inviato uno squadrone mobile antiosommossa, dichiarando che la strada sarebbe stata liberata in dieci minuti. La resistenza indigena, invece, è durata più di 24 ore. A La Maria c’è stato uno scontro molto duro, durante il quale tra gli indigeni ci sono stati due morti e più di 70 feriti. La polizia nazionale, sotto la responsabilità del presidente Uribe, del governatore del Cauca Guillermo Gonzalez Mosquera e del comandante del reparto antisommossa colonnello Jorge Cartagena ha usato le armi contro gli indigeni che si difendevano solo con i bastoni del comando e con le pietre. Le forze di polizia, oltre ai gas e ai machete, hanno usato pallottole che al momento dell’impatto generano una grandine di schegge. Queste armi non convenzionali sono state consegnate mercoledì scorso ai delegati internazionali presenti nella zona.

La comunità internazionale sta accompagnando la protesta. Sono arrivati funzionari delle ambasciate del Canada, della Svizzera, della Svezia, degli Stati uniti e della Spagna, nonché rappresentanti delle Nazioni unite, dell’Unione europea, dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, dell’Unicef e dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli aiuti umanitari. I delegati internazionali hanno chiesto alla forza pubblica di non entrare nel territorio indigeno, perché secondo la costituzione, le autorità indigene sono autorità dello stato nei loro territori. Le forze di polizia, una volta liberata la strada, sono invece entrate nel resguardo e hanno bruciato diverse abitazioni. Oltre che dai proiettili, le comunità indiene sono state colpite da un’offensiva mediatica vergognosa.

Vari mezzi di comunicazione non hanno fatto altro che citare fonti governative, senza darsi la pena di verificare le notizie e accusano gli indigeni di usare armi da fuoco e di essere stati infiltrati dalle Farc. Contro queste bugie parlano i fatti: i morti e i feriti indigeni ritratti nelle foto. Il processo che ha portato all’occupazione della Panamericana viene dal basso, dai membri della comunità che in assemblea propongono ai membri dei loro «cabildos» le azioni da compiere. Non c’è guerriglia, ci sono invece le decisioni di un popolo molto cosciente, che prende decisioni in modo comunitario.

La criminalizzazione della protesta è un esercizio molto praticato in Colombia, dove le Farc sono diventate la scusa per schiacciare i movimenti sociali. Secondo il presidente, sono guerriglieri gli studenti, i giudici, gli indigeni, i professori, i trasportatori e i contadini. Se fosse così, la sua politica di sicurezza democratica sarebbe un vero fallimento, visto che tutto il paese sarebbe infiltrato dalla guerriglia.

Gli stessi che accusano i contadini di essere guerriglieri sono sotto processo per crimini connessi ai paramilitari, e questi sono crimini reali, come dimostrano i 60 parlamentari coinvolti nello scandalo della «parapolitica» o lo stesso ex governatore del Cauca, Juan José Chaux Mosquera, che così tanto ha attaccato gli indigeni Nasa. Chaux, dopo essere stato governatore è stato nominato dal presidente Uribe ambasciatore nella Repubblica dominicana, un incarico a cui ha dovuto rinunciare a causa dei suoi provati legami con i paramilitari.

Leggi l'articolo in castigliano

Ultimo aggiornamento
23.10.2012 ore 20.44
AGENDA
Le nostre iniziative
ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità

In un momento storico di attacco alle risorse della Madre Terra, le donne a vari livelli ritornano al centro della politica come nuove parole ed antiche pratiche in difesa della vita. L'acqua, oggetto di privatizzazioni e violenze, diventa un paradigma della vita svenduta agli interessi di pochi. La difesa di questo elemento diventa a sua volta la proposizione di una visione alternativa della produzione, della partecipazione, della gestione dei beni comuni.

Che richiama anche antiche ritualità, quando il femminile si fonde con il significato stesso del ciclo generatore della Natura.

ILÊ BRASIL: acqua e ancestralità, che verrà presentato a Trento dal 25 al 28 ottobre 2012, fa parte di una delle attività proposte dal gemellaggio di due gruppi di ricerca teatrale: una italiana la Bottega Buffa CircoVacanti di Trento e una brasiliana la Cia Buffa de Teatro di Salvador Bahia.

Insieme a Yaku ed altre realtà trentine, per tre giorni affronterà questa tematica da diversi punti di vista - culturalu, politici, sociali- insieme a molti compagni di viaggio e con la partecipazione straordinaria di Ekedy Sinha, rappresentante del Terreiro Ilê Axé Iyá Nassô Oká–Bra.

Giovedì 25 alle ore 16.30, con ACQUA MATER, tavola rotonda presso l'Università di Lettere e Filosofia di Trento (Via Tomaso Gar, 14 ), parleremo di acqua partendo dal ruolo delle donne in tre paesi chiave: Brasile, Colombia, Mozambico, fra solidarietà, territori di conflitto e megaprogetti, come la diga di Belo Monte in Brasile.

Un confronto che vede anche noi, donne europee ed italiane, al centro di un movimento di presa di coscienza delle nostre responsabilità. A partire dalla dichiarazione delle donne del mondo, presenti al Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Marsiglia.


Firenze 10+10

A dieci anni di distanza da quell'enorme spazio di discussione e dibattito aperto che fu il primo Forum Sociale Europeo, reti, gruppi e movimenti fiorentini hanno avviato un percorso inclusivo per costruire nella città un appuntamento con cui rimettere insieme legami, riflessioni e azioni intorno alla costruzione di un'Europa sociale e dei beni comuni, come risposta alla crisi economica, sociale, ambientale e di democrazia in cui siamo immersi.

Questo evento si svolgerà nell'arco di quattro giorni nel prossimo mese di novembre e vi troveranno spazio attività autorganizzate e incontri di convergenza finalizzati al lancio di azioni e campagne europee e del bacino del Mediterraneo.

Ci rivolgiamo perciò a tutti coloro che vogliono contribuire a costruire e progettare insieme il percorso collettivo verso Firenze 10 + 10, alle donne e agli uomini che furono con noi protagonisti del FSE del 2002, ma anche a tutti i gruppi e i soggetti sociali che si sono affacciati sulla scena nazionale ed internazionale nel corso dei dieci anni trascorsi: insieme abbiamo davanti un altro decennio di lavoro comune. A tutti chiediamo di aderire alla costruzione di Firenze 10 + 10 portando il proprio contenuto di azione e le reti di relazioni con cui ciascuno opera, indirizzato anche all'organizzazione di eventi preparatori di avvicinamento.

E' un grande impegno che ci aspetta ma anche una sfida attraente: ricostruire uno spazio di discussione e azione in una fase in cui sui territori si manifestano gli effetti dei tanti volti della crisi, ma dove si attivano anche numerose forme di conflitto sociale e di proposta alternativa, capaci di assumere anche dimensioni di massa; lo dimostrano, ad esempio, l'affermazione al referendum del 2011 sull'acqua, la rete di opposizione alle grandi opere inutili, il diffuso contrasto alla privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Sul sito www.firenze1010.eu, si possono trovare tutti i riferimenti per entrare in contatto con il gruppo di coordinamento, per conoscere luoghi e tempi degli incontri preparatori e per contribuire ai gruppi di lavoro a cui tutti possono fornire il loro apporto: programma; logistica; partecipazione e accoglienza; comunicazione; risorse.

Comitato promotore di “Firenze 10 + 10”

Contatto: info@firenze1010.eu


1 OTTOBRE ORE 13.30 CONFERENZA STAMPA / ORE 15.30 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


La difesa dei beni comuni in Colombia per una vita degna delle popolazioni

Con gli incontri con le istituzioni trentine – il Servizio Solidarietà della Provincia di Trento e l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trento - che appoggiano il percorso della Commissione Justicia y Paz in Colombia, si è conclusa oggi la serie di incontri in Trentino “Acqua Giustizia e Pace – Beni comuni fra solidarietà e conflitto” che ha visto protagonista il sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, esecutivo della Commissione.

Lunedì sera, l'incontro pubblico presso il Centro Formazione alla Solidarietà Internazionale, in Via San Marco, con la partecipazione di Padre Alex Zanotelli, in collegamento da Napoli, dove era in procinto di partire per la Marcia della Pace: “La mia solidarietà a Padre Alberto Franco, religioso che con coraggio vive nella guerra al fianco delle popolazioni – ha detto Padre Zanotelli, lanciando un appello accorato alla responsabilità a chi vive nella parte ricca del pianeta: “L'Occidente deve cambiare stile di vita, vivere in maniera più sobria. Noi qui a Napoli lottiamo quotidianamente contro l'immondizia, se non riduciamo drasticamente la produzione di rifiuti verremmo sommersi. Se non ci attiviamo, per il Sud del mondo non c'è futuro”.


Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25 Justicia y Paz en Italia

Los bienes comúnes entre conflicto y solidaridad 

Desde el sábado 22 de septiembre al martes 25, el sacerdote colombiano Padre Alberto Franco, secretario ejecutivo de la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz de Bogotá, estará presente en varias reuniones en el departamento  Trentino de Italia


Università estiva di Attac;

Università estiva di Attac: “Buttiamo a mare i mercanti!”

FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


FORUM SOCIALE URBANO NAPOLI

Il diritto alla città per la difesa dei beni comuni: (Napoli, 3-7 settembre 2012): mercoledì 5 settembre tavola rotonda "Acqua diritto di tutti?" con Alex Zanotelli, Francesca Caprini, Valerio Balzametti, Paolo Carsetti, Maurizio Montalto, Consiglia Salvio


SPICCHI D'ACQUA
Hidronotizie dall’Italia
No Eni? NO Party!

Da alcuni giorni sul programma del Forum sulla Cooperazione che si terrà il 1 e il 2 ottobre a Milano campeggiano gli sponsor dell’iniziativa, attesa da molti come uno spartiacque per la rinascita dell’aiuto allo sviluppo italiano. Tre società sono note a tutti: Microsoft, Banca Intesa e soprattutto Eni. 


Roma non si vende

Oggi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso sulle forzature procedurali, effettuate dalla maggioranza di alemanno nell'assemblea capitolina, per far passare la privatizzazione di ACEA.
Questo è l'ennesimo colpo per il Sindaco di Roma e le sue alleanze che vogliono speculare sull'acqua e i beni comuni.


Vicenza: NO alla base militare

Vicenza i No dal Molin tagliano la rete della base, entrano nell'area facendo molte scritte sulle costruzioni e attaccando striscioni.


"Roma non si vende!"

L'ampia coalizione di associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali che ha lanciato nelle scorse settimane la campagna cittadina di informazione e mobilitazione contro la manovra di bilancio della Giunta Alemanno, ha sottolineato durante la conferenza stampa tenutasi alle 15.30 di oggi in Piazza del Campidoglio, la gravità della scelta, di responsabilità del gabinetto del sindaco Alemanno, di vietare al corteo in programma per il prossimo sabato 5 di maggio l'arrivo in Piazza del Campidoglio.


In Abruzzo si ripubblicizza!

L’assemblea dei sindaci della provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “ la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda pubblica di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale” .

 


La Radio del CSO Bruno!

http://centrosocialebruno.it/node/17680


venerdì 23 febbraio conferenza stampa a Dolomiti energia

 

Per il lancio dell’importante iniziativa di martedì 28 febbraio, ovvero l’autoconvocazione cittadina presso il Consiglio Comunale di Trento,  il Coordinamento trentino Acqua bene Comune sul tetto di Dolomiti Energia!

 


 


la val di Susa inondata di colore
Una folla di oltre 75.000 persone ha marciato da Bussoleno a Susa sabato scorso, in un pomeriggio assolato e ventoso, quasi estivo.

No alla grande Multiutility del nord

Leggiamo con preoccupazione il rapido delinearsi della grande Multiutility del nord, di cui l'integrazione di Iren e A2A, sponsorizzata da Fassino, Tabacci è il primo passo.

 


Al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua il Premio Personaggio Ambiente 2011!!!!

OJOS INQUIETOS
Sguardi sull’america latina
Terremoto Colombia

Il 30 Settembre 2012 forte scossa in Colombia fortunatamente molto profonda

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Central Hidroeléctrica Neltume en Panguipulli,

Representantes de las comunidades mapuche huilliche afectadas por el proyecto Central Hidroeléctrica Neltume que la transnacional Enel-Endesa proyecta instalar en Panguipulli, concurrirán a las embajadas de Italia y España este este Viernes 18 de Mayo a las 10:00 horas para entregar una solicitud a los respectivos Estados para que la empresa de capitales Españoles e Italianos desista de la construcción de la central hidroeléctrica

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Argentina, Cordoba: agua derecho fundamental

Reclamo por agua potable en Cañada Larga: La municipalidad de mina clavero aprovisiona  en camiones "agua no apta para el consumo humano", osea agua de pozo sin tratar , donde muchas familias la terminan consumiendo por no contar con otra opcion con los riesgos de salud que esto conlleva...

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rassegna stampa di Stop Enel 30 aprile a Roma

“Sono qui a Roma in rappresentanza di diversi movimenti della Colombia, in particolare l’Assoquimbo che sta difendendo il territorio contro le multinazionali Enel e Endesa. Di recente gli abitanti sono stati brutalmente fatti sgomberare dalla regione, anche attraverso una campagna che è stata coordinata con gli addetti alla sicurezza delle stesse aziende ma anche con agenti dello Stato, con un bilancio di diversi feriti, di cui uno grave

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Miles marchan por el Agua en Ecuador

"A mí no me diste, a mi no me diste, todo el Oro que a la China diste, luego me engañaste, luego me mentiste, con la derecha amaneciste… con las mineras amaneciste"

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MARCHA PLURINACIONAL POR EL AGUA, LA VIDA Y LA DIGNIDAD DE LOS PUEBLOS

In Ecuador dall'8 marzo, dai quattro punti cardinali del Paese: verso Quito per l'Acxqua e la vita.

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El Quimbo inundará seis municipios del Huila

Para construir la hidroeléctrica de El Quimbo, en el Huila, será necesario inundar un área mayor que el tamaño de Pereira. La obra, según sus opositores, se construirá a costa de diversas alteraciones y cambios sociales, ambientales, económicos y culturales, a seis municipios: Gigante, El Agrado, Garzón, Tesalia, Altamira y Paicol; cubriendo un total de 8.586 hectáreas que serían inundadas.

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LA TIERRA, EL AGUA Y LA RESISTENCIA

Lo que está sucediendo en América Latina en relación con los bienes comunes (agua, tierra, biodiversidad) es algo más que una sucesión de conflictos locales. Por momentos la intensidad de los enfrentamientos da la impresión de que marchamos hacia una conflagración general, que por ahora tiene expresiones locales y regionales, pero que se repiten en casi todos los países.

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INIZIA IN PERÙ LA GRANDE MARCIA NAZIONALE PER L’ACQUA E PER LA VITA

l 1° febbraio dalla regione di Cajamarca, nel nord del Perù, partirà la Marcia Nazionale per l’Acqua e per la Vita, che scenderà dalle montagne fino alla costa per arrivare a Lima il giorno 9.

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FINALMENTE PIOVE, MA IN TANTE CASE PALESTINESI MANCA L’ACQUA

a scarsa disponibilità d’acqua è un problema comune a tutte le comunità palestinesi in Cisgiordania ma alcune realtà sono più colpite di altre. Il distretto di Betlemme – che comprende al suo interno i centri di Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala, Ad Doha e Al Khader e i campi di rifugiati di Aida, Dheisheh e Al Azza – è in cima a questa ben poco onorevole lista.

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