Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli, contadini e contadine,  originari e originarie di Chuquisaca:
  Ai nostri fratelli e sorelle delle città:
Alle gente semplice e lavoratrice della campagna e della città della  Bolivia e del Mondo:
Cari Fratelli:
Care Sorelle:
Gli operai e le operaie metalmeccaniche di Cochabamba, gli inquilini, i  disoccupati, i giovani, i pensionati, figli e figlie, nipoti di contadine e indigene,  riuniti in questa piazza, orgogliosi della nostra discendenza Quechua e Aymara,  dai volti e dalla pelle scura, dai cognomi di Mamani, Choque e Condori, come  voi, perchè arrivammo in città dall’altipiano e dalle valli pensando di “vivere  meglio”, vogliamo dirvi, Fratelli e Sorelle, che noi siamo figli e figlie della  terra, perchè ci partorì la Madre Terra, la nostra Pachamama, che tutto ci da e  niente ci chiede. Questo siamo e questo stiamo difendendo, per continuare a  vivere, perchè i nostri figli e i nostri nipoti possano costruire un mondo di  allegria, per questo ci rivolgiamo a voi, che siete noi stessi.
Abbiamo visto la furia delle orde di delinquenti, violenti e razzisti che vi  hanno picchiato, che vi hanno preso a pedate, che vi hanno bastonato, abbiamo  visto questi cittadini che vi hanno sputato, che ci hanno sputato, che hanno  picchiato noi, voi. Si sono dimenticati che produciamo per loro, che siamo noi  che diamo loro il cibo, perché siamo noi quelli che seminano, irrigano,  raccolgono, trasportano e trasformano ciò che la nostra Madre Terra  generosamente ci regala perché vivano meglio di noi, di voi, perché voi siete  noi stessi.
  Lo stesso fecero con i nostri padri ed i nostri nonni che osarono ribellarsi  davanti al potere di colui che ha il denaro e si appropriò dei nostri  territori; così fecero con i nostri nonni e le nostre nonne come Tupak Katari,  come Zárate Willka, come Bartolina Sisa, come tanti e tante che morirono per  darci forza e darci vita.
  I nostri popoli, la nostra gente di questo Qollasuyo, ha memoria e ha  valore, per questo non hanno potuto sconfiggerci e non ci sconfiggeranno,  perché le nostre lotte di resistenza, di ribellione, di emancipazione per  autogovernarci, per decidere autonomamente, per prendere nelle nostre mani e  nei nostri cuori la costruzione del nostro presente e del nostro futuro, è  inarrestabile, è irreversibile. Niente e nessuno potrà frenarla. Da ciò  consegue la rabbia, l’impotenza di queste orde che sono state inviate dai loro  padroni, i Costa, i Cossio, i Reyes Villa, i Quiroga, i Nava, i Cava, i Barrone  e Matone, che pretendono continuare a comandare, a conservare i loro privilegi  e il loro benessere.
  Noi, insieme a tutti voi, diciamo BASTA! Come quando iniziammo il percorso  della breve storia delle nostre lotte e ricominciammo la nostra propria storia,  che iniziò nell’aprile del 2000 con la Guerra dell’Acqua a Cochabamba e  Achacachi. Quando costruimmo un alleanza tra campagna e città.
Oggi dobbiamo continuare a costruire questo nostro tessuto sociale, come nelle  giornate dell’ottobre del 2003 quando abbiamo reso possibile la radicalizzazione  delle nostre lotte per una società di uguaglianza, dignità e giustizia, e anche  lì furono unite città e campagna. Ciò ci permise di riconoscerci, di  rincontrarci, per vederci come fratelli, come uguali. Per questo motivo noi  siamo voi.
  Questo BASTA! Deve continuare con più forza, con maggiore rabbia, con  maggiore indignazione perché la nostra VOCE, che abbiamo recuperato da qualche  tempo, diventi PAROLA e, come dicono i nostri fratelli e le nostre sorelle  indigene del Chiapas, la nostra parola inizi a camminare.
  Voi siete noi e noi siamo voi: per questo motivo ci fa male il corpo, ci fa  male l’anima, ci fanno male le ferite, ci fa male la rabbia, ci fa male la  Vita, ci fa male la morte. Per allo stesso modo ci rallegra la lotta, ci  rallegrano i sogni, ci rallegra recuperare la nostra memoria impregnata di  dignità e di valore, ci rallegra che voi e noi siamo una cosa sola.
  Continueremo, come voi, a costruire, a sognare, a incontraci, a riconoscerci  e a lottare per una Bolivia senza razzismo, senza oppressori, senza  neoliberalismo né capitalismo.
  ORA BASTA!!
Oscar  Olivera - Portavoce della Coordinadora de Defensa del Agua y la Vida
2 junio 2008 - Cochabamba, Bolivia