Documento senza titolo
Non soffriamo il caldo torrido italiano, ma anche qua, nella valle di Cochabamba, dal clima accogliente, arriva il vento minaccioso che imperversa sulla nostra bella penisola meditteranea.
I tanti presenti al seminario iternazionale della Rete dei Movimenti per l’Acqua del Latinoamerica, sindacalisti, ambientalisti, dirigenti dei comitati di base, lavoratori e pensatori sono quasi tutti volati via. Verso la costruzione della migliore gestione dell’acqua possibile.
Poichè una volta ripubblicizzata l’acqua, comincia la tappa più difficile, quella della cotruzione del “pubblico”, del collettivo, del comunitario, quella della costruzione della politica e del mondo migliore che vogliamo.
Chi di ritorno verso imprese pubblice, chi da queste non è neanche partito (penso a Luis Isarra, compagno peruviano che è rimasto bloccato per l'ennesimo tentativo di liquidare la lotta da parte dei soliti "padroni", e che ha riscontrato appoggio e solidarietà dai Lavoratori di Publiacqua, che qui ringraziamo), chi di ritorno verso comunità sperdute dell'altipiano o della selva, dove il popolo comanda e il governo obbedisce, dove è l'acqua che detta legge all'essere umano e non viceversa.
Chi di ritorno verso paesi come Ecuador, Uruguay e Venezuela che già hanno sancito nella loro Costituzione che l’Acqua è un bene comune e pertanto inalienabile, inappropriabile.
Chi di ritorno verso terre e popoli originari, gridando ribellione contro i propri malgoverni che con spazzatura e cemento mettono a rischio le fonti di vita, quelle sorgenti che per millenni hanno costituito il centro della società, della cultura, della memoria, del presente e del futuro, e che rispondono a leggi universali che sorreggono il mondo e tutti gli esseri viventi.
Penso a Don Saul, venuto dal lontano Messico, dallo stato di Morelos, da una comunità che si chiama Xoxocotlan, dove ancora oggi sopravvive forte il ricordo e la lotta di Emiliano Zapata.
Qui nacque l’uomo che dette vita alla prima rivoluzione del secolo passato, tra i suoi fratelli e le sue sorelle, appartenenti agli 80 popoli originari, di lingua nahuatl, che abitano quei luoghi dal momento in cui fu inventato il concetto stesso di tempo.
Oggi i popoli del Morelos si oppongono alla speculazione edilizia e alla costruzione di discariche, così come noi italiani, difendendo il loro manantial (la sorgente), giurando di poter arrivare a morire per la sua salvaguardia, poichè lottare per la difesa dell’acqua è lottare per la difesa della vita, poichè vivere senz’acqua non è meglio del morire per l’acqua.
Possiamo accettare passivamente di vivere (e quindi morire) senz’acqua o lottare attivamente, con tutti i mezzi disponibili, per sopravvivere insieme ad essa.
Ciò che si impara da questa parte dell’oceano è che ancor prima del Capitale, del Potere o dell’Oppressore (qualsiasi esso sia) il principale nemico dell’essere umano è la Paura.
É per questo che di fronte ai fatti di Aprilia, al di là delle parole di Zanotelli che invitano il Forum a canalizzare le proprie energie ancora una volta verso politici e parlamento, verso strade sempre più difficili da percorrere, se non (adesso) impossibili, credo che noi tutti dovremmo impegnarci a far sì che la Dignità dell’essere umano trionfi di fronte alla volgarità che ci comanda, partendo dalla consapevolezza che la legittimità delle nostre azioni non può essere contenuta all’interno dello spazio della legalità e delle istituzioni, sempre più metodo e organo connivente a ciò che ci opprime.
Da amanti e difensori dell’acqua e della vita esprimiamo solidarietà e presenza fisica ai compagni e compagne di Aprilia, perchè la dignità non venga più calpestata.
Clicca qui per approfondimenti sui fatti di Aprilia, dal Manifesto del 21 agosto