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Una Parola
Leggendo il Manifesto de los pueblos del Morelos ci rendiamo conto di quanto siamo lontani dallo stare bene. E quanto ci stiamo allontanando da ciò che ci appartiene e a cui apparteniamo.
Dai beni comuni che sono il luogo in cui viviamo, l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, l’energia che ci tiene in vita, la terra, i boschi, i mari, i ghiacciai. Ma stiamo allungando le distanze anche dal patrimonio collettivo che alimenta lo spirito comunitario di ogni territorio: l’istruzione, la cultura, la sanità, lo stato sociale, i trasporti. Tutto inserito in un processo di mercificazione che atrofizza relazioni e omologa pensieri, demolisce progressivamente il sistema pubblico dei servizi sociali, dall’istruzione alla sanità, dissemina i luoghi in cui viviamo di ecomostri di sabbia, inceneritori, recinzioni e accessi a pagamento.
Il privato corrode e si sostituisce al pubblico.
La finanziarizzazione dei beni comuni ridotti a un prodotto qualsiasi riduce i cittadini a vuoti consumatori e a sua volta la società in cui viviamo ad una semplice assemblea di azionisti.
Ma se tutto ciò che abbiamo in comune ci viene tolto e mercificato, se il pubblico si riduce a un insieme sconnesso di interessi individuali, la società diventa un contenitore vuoto e il tessuto comunitario finisce per disgregarsi nell’isolamento dell’individuo, nel conflitto competitivo delle relazioni, nella discriminazione, nella xenofobia, nella paura.
Leggendo il Manifesto de los pueblos del Morelos ci rendiamo conto che, in questa nostra “privilegiata” parte del mondo, la paura è l’unica cosa che continueremo a condividere delegando ad altri, e a pagamento, la gestione del nostro futuro.
Los pueblos – i popoli - dello Stato messicano del Morelos distinguono ancora “il sapore dell’acqua viva”.
Sono comunità organizzate e ribelli che hanno difeso nei secoli e difendono oggi la loro dignità.
E vogliono continuare semplicemente a decidere della loro vita e del loro futuro.
Per questo utilizzano una sola parola che unisce le genti ai loro territori: pueblo.
Che vuol dire “gente” e “luogo”, uomo e natura.
Anche noi, insieme a tante altre persone, organizzazioni e movimenti sociali che nel nostro Paese e in altre parti del mondo difendono l’acqua e i beni comuni, stiamo cercando una parola che ci possa unire, come un tempo di cui non abbiamo più memoria, ai nostri territori.
In questa ricerca ci sentiamo ogni giorno più forti, e quando la troveremo, allora, come los pueblos del Morelos, smetteremo di avere paura.
Una Visione
I popoli originari delle Americhe ci hanno abituato negli ultimi decenni a moti di ribellione impetuosi, alla costituzione di movimenti organizzati con forti proposte politiche, alla composizione di governi nazionali indigeni.
Hanno rappresentato, per chi ancora vuole “cambiare il mondo” nella nostra Italia, nella nostra Europa, una speranza, un esempio da considerare, un’esperienza da cui trarre insegnamento.
E ancora oggi, ogni qual volta dirigiamo la nostra attenzione su quel continente incredibile, scopriamo nuove lotte, nuovi saperi, nuovi movimenti.
Qui, ci troviamo di fronte a un Manifesto politico, scritto dalle mani dei nauhatl del Morelos, uno stato messicano, ma ancor prima una terra azteca, che porta ancora oggi i segni, nel paesaggio come nelle coscienze, di antiche culture e antichi sistemi di pensiero.
I popoli indigeni del Morelos si sono riuniti in un Consiglio per tentare di frenare la devastazione e l’annichilimento del loro nutrimento di sempre: l’Aria, l’Acqua e la Terra.
Poichè di questo si tratta: il percorso che ha scelto l’umanità scuote l’equilibrio del Mondo danneggiando gli antichi elementi che lo sorreggono, mettendo in pericolo la Vita stessa dell’Essere Umano.
Leggendo questo testo ci accorgiamo di quanto siano simili le modalità con cui l’essere umano sta uccidendo se stesso, in ogni dove, qua in Italia, come in Messico. Discariche a cielo aperto e inceneritori, contaminazione dell’acqua, cementificazione della Terra, corruzione e decadenza nel governo, subordinazione di ogni volontà umana al Dio Denaro, al Profitto.
L’epoca che stiamo vivendo ci appare come un sentiero solitario verso la distruzione, senza possibilità di uscita.
Non ci rendiamo conto però della natura multidirezionale di questo sentiero, dell’eterno crocevia che invece questa epoca è. Delle infinite possibilità che abbiamo di cambiare l’esistente, ogni giorno, in ogni singolo respiro della nostra vita. Tutto ciò lo neghiamo costantemente, legittimando questo ordine delle cose, mantenendo così ferma la rotta verso la nostra auto-eliminazione. E troppo spesso pensiamo che la causa, e quindi la soluzione, sia al di fuori di noi stessi, in una qualche congiuntura economica o in un errore nella “gestione delle cose”, calcolabile, identificabile.
Noi stessi, uomini e donne che creiamo il mondo, siamo la causa e la soluzione.
Il sapere dei popoli indigeni delle Americhe, al contrario di quanto ci hanno sempre insegnato qua in Europa, ci dice che l’universo non è una domanda, perciò non dobbiamo cercare una risposta, giacchè la risposta siamo noi stessi.
Questo Manifesto ci porta un sapere antico del mondo e nuovo per il nostro mondo, nascosto sotto la forma politica e organizzata, un sapere tollerante e disinteressato di una visione armoniosa e naturale, una visione profonda dell’Acqua, dell’Aria e della Terra, e dell’Essere Umano in relazione ad esse.
Associazione YAKU - Firenze, maggio 2009