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Pubblicato su Il Manifesto il 16/12/08 
Erano cinquemila i manifestanti che domenica scorsa ad Aprilia, in
  provincia di Latina, hanno rioccupato simbolicamente per qualche
  minuto i terreni che dovranno ospitare la centrale turbogas della
  Sorgenia. 
Tante famiglie con bambini, partite in mattinata dal centro
  della città, hanno accompagnato i ragazzi della rete territoriale
  creata per contrastare un impianto fortemente voluto dal gruppo De
  Benedetti. A differenza delle tante altre manifestazioni che si sono
  tenute prima dello sgombero del presidio, avvenuto lo scorso ottobre,
  questa volta le forze dell'ordine hanno proceduto ad identificare più
  di 300 persone, accusandole di violenza privata, danneggiamento (la
  rottura della recinzione) e violazione di proprietà privata. Le
denunce riguardano anche l'occupazione della strada statale Pontina.
  Un segnale che sta preoccupando il movimento No turbogas, che si è
  sempre contraddistinto per le azioni pacifiche. La rete cittadina di
  Aprilia - secondo la questura di Latina - è già stata denunciata per
  l'occupazione del sito della Sorgenia e la procura della repubblica
  dovrà decidere nei prossimi mesi sull'eventuale richiesta di rinvio a
  giudizio. La proprietà di Sorgenia non si tocca, le ruspe e gli operai
  venuti dal sud potranno lavorare protetti dalle forze dell'ordine,
  alzando i camini della megacentrale, giudicata da tanti esperti
inutile e pericolosa.
  L'intera provincia di Latina sta vivendo una crisi industriale e di
  vocazione, rischiando di divenire una sorta di territorio di serie B
  nel Lazio, dove affiancare alle tante industrie inquinanti già
  presenti impianti di produzione di energia per il mercato nazionale,
  nuove discariche ed inceneritori. Trasformare la piana della bonifica
  in una terra di veleni sembra essere il piano degli amministratori di
  centrodestra del sud del Lazio, pronti però ad allearsi con qualsiasi
gruppo industriale al momento del bisogno.
  Nel caso della turbogas progettata da Sorgenia l'impatto ambientale -
  ricostruito dalla rete di Aprilia - è terrificante: più di 16 milioni
  di quintali di CO2 all'anno, 450 quintali di particolato e un
  beneficio per la città pari sostanzialmente a zero. Un pezzo di
quell'Italia inquinante sgradita in Europa.
  Dal 2002 sono state autorizzate in Italia 45 centrali con tecnologia
  turbogas. Un affare voluto dai principali produttori di energia
  italiani quali Enel, Sorgenia, Edison, Acea Electrabel, E.on, Eni ed
  Endesa. A queste negli ultimi anni si sono aggiunte altre 73 nuove
  richieste di centrali elettriche, di cui nove nel Lazio. I veri
investimenti puntano decisamente verso le tecnologie sporche,
preferendo non scommettere sul risparmio energetico.
  I cittadini di Aprilia, che avevano vinto una prima battaglia legale
  davanti al Tar, revocata poi dal Consiglio di stato, dopo lo sgombero
  del presidio e la recinzione del terreno, non si sono arresi di fronte
  all'accelerazione imposta da Sorgenia. Hanno chiesto un incontro con
  il ministro per le attività produttive e soprattutto stanno preparando
  nuovi studi per cercare di bloccare l'inizio del cantiere. Il punto
  fondamentale - spiega la rete No turbogas - è evitare il dato di
  fatto, le forzature da parte dei costruttori della centrale. Il comune
  di Aprilia e la rete cittadina hanno infatti presentato una richiesta
  di sospensiva dei lavori davanti al Tar e chiedono che le opere non
partano fino alla decisione dei giudici amministrativi.
  La manifestazione di domenica dimostra poi che lo sgombero e le
  denunce non hanno bloccato la mobilitazione della città. Di certo
contano più la salute e il futuro dei figli.