Pochi giorni fa, l'impresa di calzature Manaco di Cochabamba (filiale della multinazionale Bata) ha deciso di licenziare ingiustificatamente il lavoratore Alejandro Saravia. Il sindacato della fabbrica, come succede già da alcuni anni, non ha fatto niente per Saravia e ha difeso i suoi padroni. Però un altro lavoratore, cresciuto in quei reparti, in quel sindacato, ha deciso di appoggiarlo: Oscar Olivera, come Segretario Generale della Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici di Cochabamba, ha lanciato il 30 giugno scorso uno sciopero della fame contro la politica lavorativa della Manaco.
Oltre alla difesa dei loro diritti e delle loro conquiste, ingiustamente ed illegalmente tolte dall'impresa Manaco ai propri lavoratori,i dirigenti metalmeccanici hanno richiesto uno sforzo maggiore per produrre più pressioni e hanno preteso dall'attuale Ministro del Lavoro, Walter Delgadillo, un'azione concreta al rispetto. Però, fino ad adesso, non c'è stata risposta nè dai mezzi commerciali nè dal governo "del cambiamento".
da Cochabamba, Boris Rios Brito
Negli ultimi decenni in Bolivia il movimento operaio ha registrato molti passi in avanti e molti passi indietro, non solo nel campo del rispetto e dei diritti, ma anche in quello della sua identità.
Molte fabbriche hanno precarizzato le condizioni lavorative; il pagamento degli straordinari e domenicali fa parte di una storia lontana, coperta dalla polvere del libero mercato più sfrenato, che, insieme ad altre violazioni, ha portato alla legislazione lavorativa vigente.
Questa è la storia della Manaco, una fabbrica sotto il controllo della multinazionale Bata, che ha implementato vecchi meccanismi di sfruttamento basati sul terrore sui lavoratori attraverso minacce, arguzie verbali, di coercizione e attraverso videocamere di sicurezza e fotografi occasionali pronti a riprendere i lavoratori durante le loro riunioni e proteste.
Una delle vittime della politica "dura" della Manaco è Alejandro Saravia, un lavoratore di 54 anni con 27 anni di lavoro in fabbrica, licenziato ingiustaente dopo aver ricevuto un ammonimento per aver trasgredito le norme e i meccanismo vigenti. Alejandro, come tutti gli altri lavoratori della Manaco, è stato spogliato del diritto al suo bonus di anzianità da diversi anni, così come del pagamento degli strordinari a differenza degli "impiegati", che oltre a avere il ruolo di caporeparto beneficiano del pagamento delle ore di straordinario attraverso un minuzioso calcolo al minuto. La differenza salariale tra gli operai e gli "impiegati" è abessale: mentre un lavoratore appena assunto riceve uno stipendio di 688 Bs., un impiegato prende circa 20.000 Bs.
Da lunedi 30 giugno, Alejandro Saravia, insieme ad ex-dirigenti del Sindacato Manaco e dirigenti della Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici di Cochabamba, tra i quali Oscar Olivera, hanno iniziato uno sciopero della fame esigendo rispetto e dignità per i lavoratori della Manaco, e evidenziando il carattere servile dell'attuale direttorio del Sindacato Manaco, che ormai non difende più i lavoratori ed i loro interessi, bensì difende gli interessi dei padroni della Manaco.
Questo sciopero della fame ricorda la tradizione di lotta, dignità e fratellanza con il popolo del Sindacato Manaco, che molte volte è stato protagonista di proteste in difesa di interessi comuni, come durante la Guerra dell'Acqua.
Lo sciopero fino ad oggi non si ferma ed il conflitto aumenta. Nei prossimi giorni si realizzeranno varie proteste, così come assicurano gli scioperanti, che pur non trovandosi in fabbrica difendono gli interessi dei lavoratori che invece ci stanno.
Introduzione di Luis Gomez
Articolo tradotto da www.ubnoticias.org