Una “due giorni” vissuta tra grande partecipazione e musica, con vecchie lotte alle spalle e nuove idee per il futuro, tutto all’insegna di un nuovo percorso in comune.
Mentre l’Italia è frastornata da una campagna elettorale portata avanti alla maniera dei più artificiosi e spocchiosi show televisivi, a Firenze nei primi due giorni di marzo, i movimenti si sono ritrovati per cercare di concretizzare l’alternativa ad una politica istituzionale, incentrata su vuoti programmi elettorali e sull’idolatria dei leaders in corsa.
Alla due giorni, indetta dalle forze sociali fiorentine, ci sono Centri sociali, No Dal Molin, Arci, Cobas, FIOM, Movimento per la casa, Ya Basta, Attac, Forum dei movimenti per l’acqua, Movimento Antagonista Toscano, Carta, tanti frammenti della società civile che, davanti al fallimento della rappresentanza politica, cerca di andare “oltre” e di nuovo confrontarsi con le prospettive, gli strumenti e gli ostacoli.
Si parla di Guerra e del come il movimento debba confrontarsi con tale questione, lasciandosi alle spalle quella subalternità culturale nei confronti del sistema partitico che negli ultimi due anni di governo Prodi faceva passare l’idea che le missioni militari potessero essere appoggiate o rifiutate, per semplice opportunismo politico.
Si parla di Donne, del ruolo fondamentale che il genere femminile ha svolto e svolge nelle lotte in corso (pensiamo all’inequivocabile volto “gentile” del movimento vicentino contro la base USA), di come sia urgente, davanti all’attacco della 194 da parte di obesi pensieri anti-abortisti, riattivare la mobilitazione delle donne già dal prossimo e vicino 8 marzo.
Si parla chiaramente di come poter rovesciare la politica securitaria, sempre più presente nella realtà contingente e nell’immaginario del prossimo avvenire: la sentenza della Magistratura fiorentina rimane l’asse attorno al quale i vari interventi prendono vita.
Il discorso passa sui Beni Comuni: “la piattaforma comune dalla quale ne esce il tentativo di ricostruire un pezzo di società” dice Raffaella Bolini dell’Arci.
Così l’acqua e la campagna per la raccolta delle 400mila firme per ripubblicizzarla è secondo Tommaso Fattori l’esempio più evidente della “nascita di frammenti di un nuovo Diritto” che si contrappone alla “torsione securitaria del Diritto” comprovata dalla condanna a sette anni di reclusione nei confronti di 13 attivisti che nel maggio 1999, davanti al Consolato USA, si erano agitati “in difesa dell’articolo 11 della Costituzione”.
Oreste Scalzone, tornato in terra italiana da solo un anno, dopo più di 25 anni di esilio in Francia, di repressione e accanimento persecutorio da parte della Magistratura ne sa qualcosa. “Ci troviamo in una situazione addirittura anti-giuridica”dice, facendo riferimento alla spettacolarizzazione delle vittime da parte dei media di massa e di come tale “pornografia della vittima” sia un paradigma vertiginosamente pericoloso poiché tende a riprodurre vittime a vittime.
Parla il comitato Dal Molin di Vicenza. Parla di come sei donne siano state denunciate per “violazione di domicilio privato”, poiché la prefettura, occupata in segno di resistenza all’ampliamento della base militare, risiede al piano terra di un edificio di proprietà di un losco figuro, imprenditore vicentino.
Pierluigi Sullo, direttore di Carta, preme sull’importanza di continuare sul terreno iniziato dalle lotte territoriali per creare la “nuova politica” e interroga, così come già fece il Subcomandante Marcos, su quale sia la “velocità del sogno” poiché anche se inferiore a quella dell’”incubo” rimane pur sempre la velocità a cui dobbiamo camminare.
Giorgio Cremaschi, Fiom-Cgil, si sofferma sull’inevitabilità, da parte dei movimenti, di fare un percorso autonomo e indipendente dai partiti; su quanto sia determinante rifiutare quel “collateralismo”, storica attitudine del sindacalismo italiano (la CISL da sempre, la CGIL lo sta comprovando definitivamente con l’attuale Partito Democratico), che si traduce, nonostante una parvenza di autonomia, in un percorso appunto “collaterale” al partito di riferimento. Introduce poi la gravità in cui versa la democrazia italiana, messa in pericolo da un modello di governance neo-autoritario che si vede sempre più nitido all’orizzonte. Su tale rischio si inserisce anche Marco Bersani, Attac Italia nonché Forum dei movimenti per l’acqua, il quale ritiene necessario per i movimenti sociali, davanti ad un eventuale “governissimo” (o per usare le parole di Beppe Grillo: il “Veltrusconi”), passare ad una nuova tappa che non si riduca alla semplice dimostrazione di solidarietà tra le vertenze territoriali in resistenza, poiché il “Patto di Mutuo Soccorso” non è sufficiente a contrastare una sempre più probabile involuzione democratica del nostro paese.
Dopo una prima fase in cui i movimenti “hanno ripreso le piazze” è seguita una seconda “in cui sono finite le grandi adunate facendo così parlare di crisi del movimento, quando in realtà il movimento non ha fatto altro che radicarsi territorialmente”. “Per risolvere l’isolamento che le vertenze territoriali soffrono, nonostante il Patto di Mutuo Soccorso”, continua Bersani, “in questa nuova tappa dobbiamo iniziare a confrontarci per attuare forme di democrazia partecipativa; è il momento di abbandonare la subalternità e passare ad una fase di costruzione di alternativa politica”.
|